Il Paradigma Olografico: tutto compenetra tutto

Pubblicato il 10-08-2012

di Antonio Manzalini

di Antonio Manzalini - Nel 1982, un equipe di ricercatori diretta dal fisico Alain Aspect, del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), effettua uno dei più importanti esperimenti della storia della fisica: sottoponendo a determinate condizioni delle particelle, come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente a prescindere dalla distanza che le separa, anche a diversi miliardi di chilometri. Questo fenomeno portò a due tipi di spiegazioni: o la teoria di Einstein (che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce) è da considerarsi errata, oppure più possibilmente le particelle sono connesse non-localmente: in altre parole, esiste qualcosa di non tangibile e visibile che mantiene collegati gli atomi nonostante lo spazio che li separa. Questo fenomeno si chiama “entanglement”, traducibile come intreccio, aggrovigliamento. Ormai molti laboratori nel mondo sono in grado di sperimentarlo realmente.

L'entanglement dunque esiste realmente, non è solo una teoria. La nostra speranza è poter capire le sue dinamiche, non solo per le particelle, ma anche per gli oggetti su scale più vicine alle nostre dimensioni e, se possibile, sfruttarle per creare una nuova era della fisica e della tecnologia. Ebbene, recentemente i Clarendon Laboratory della University of Oxford hanno dimostrato per la prima volta il fenomeno per due oggetti solidi. Hanno utilizzato dei diamanti delle dimensioni di qualche millimetro, e non delle particelle individuali: la vibrazione del reticolo cristallino di un diamante, innescata da un laser, ha immediatamente suscitato una reazione istantanea in un secondo diamante, il cui reticolo ha iniziato a vibrare allo stesso ritmo di quelli del primo. Immaginate di far vibrare i cristalli secondo uno schema binario di 0 e 1: sequenze di bit potrebbero essere trasmesse istantaneamente a distanze virtualmente infinite, ed essere decodificate in ricezione.

Ma c’è di più. Secondo David Bohm, celebre fisico dell'Università di Londra, le scoperte di Aspect dimostrano che la separazione delle particelle è un’illusione: ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di una stessa unità fondamentale. Le particelle ci appaiono separate perché siamo capaci di vedere solo una parte della loro realtà, esse sono come immagini di un grande ologramma. Se fosse vera questa teoria, ad un livello profondo tutte le cose sarebbero infinitamente ed intimamente collegate. Tutto compenetra tutto, e la natura non è altro che un' immensa rete ininterrotta.


Un fascio di luce laser viene sdoppiato: una metà è inviata direttamente sulla lastra, mentre l'altra metà viene inviata sull'oggetto, il quale a sua volta lo diffonde sulla lastra. L’interferenza dei due raggi su una lastra crea un ologramma ovvero una retinatura di linee sottilissime e iridescenti.

Se l’ologramma è illuminato con la stessa sorgente luminosa che l’ha prodotto, all'osservatore appare l'immagine tridimensionale, proprio come se fosse un oggetto reale.

Se l’ologramma viene spezzato in diversi pezzi, anche uno solo dei frammenti, illuminato con la sorgente luminosa, riproduce l’immagine dell’oggetto nella sua interezza.



Anche il famoso neuroscienziato Karl Pribram, dell'Università di Stanford, è sostenitore della natura olografica della realtà. Pribram ha dimostrato che i ricordi non sono memorizzati nei neuroni, o in gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi elettrochimici che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come in un’immagine olografica. Questo spiegherebbe anche come il cervello riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato e la sua stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia informazione. Vi è una impressionante quantità di dati scientifici a conferma della teoria di Pribram ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico dello scienziato, è ciò che ne deriva se lo integriamo con la teoria di Bohm: i nostri cervelli sono capaci di ricevere ed integrare un caleidoscopio di frequenze per creare le immagini della realtà nella quale viviamo.

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