willy
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PERCORSO PROGETTUALE : “ L’evoluzione del personaggio: dall’eroe romantico al
conformista”

1) L’eroe romantico
o Werther
o Ortis

2) L’eroe preborghese
o Renzo

3) Il self made man
o Mazzarò
o Gesualdo

4) L’esteta
o Andrea Sperelli
o Dorian Gray

5) Il superuomo
o Giorgio Aurispa
o Claudio Cantelmo

6) L’inetto
o Alfonso Nitti
o Emilio Brentani

7) Il conformista
o Marcello Clerici

1) L’eroe romantico
Personaggi: Werther, Ortis.

a) L’eroe romantico esprime la critica di alcuni valori illuministici come:

• La fiducia nella ragione;
• La visione materialistica della vita e del mondo;
• Il rapporto logico con la natura e la realtà;
• Il cosmopolitismo;
• La concezione dell’arte soggetta al dominio della ragione.

b) L’eroe romantico nasce dalla crisi dell’Illuminismo e dà voce alle prime istanze romantiche a livello psicologico-umano, ideologico, culturale.

c) I caratteri dell’eroe romantico:

• Psicologico-umano = l’eroe romantico è un individuo eccezionale per magnanimità di sentimenti (=grandezza d’animo), intensità di passioni e infelicità del vivere, provocata dalla consapevolezza del contrasto tra reale e ideale (il dolore per l’eroe romantico è segno di elezione, cioè di superiorità).

Ha una acutissima sensibilità, è individualista, fa di sé la misura di tutta la realtà, ama la natura, che rispecchia i suoi stati d’animo. Tende all’analisi interiore e a evidenziare il perenne contrasto tra il cuore e la ragione.

• Ideologico = l’eroe romantico aderisce all’ideologia materialistica dell’Illuminismo, ma in lui viene meno la fiducia nella capacità della ragione di comprendere le leggi della natura e di dominarla. Il suo pessimismo si spiega con i nuovi orientamenti culturali del secondo Settecento (Preromanticismo – temi preromantici, propri anche dell’eroe romantico, sono: la visione conflittuale della vita, il contrasto tra finito-infinito, reale-ideale, individuo società, regole-libertà). Specificamente per l’Ortis si può parlare di pessimismo storico, in quanto egli intende la storia come dominata da un oscuro meccanismo che produce tirannidi e rivoluzioni (vedi Ortis, “Lettera di Ventimiglia, 19-20/02/1799).
L’eroe romantico è portatore di una morale minoritaria, in contrasto con la morale utilitaristica borghese (Ortis, 25/05/1798), non privilegia l’utile personale e le ambizioni sociali. La morale dell’eroe romantico esalta la solidarietà (Ortis, lettera Dalla Pietra, 15/02/1799), la vita semplice (Ortis, 15/05/798), la spontaneità dei fanciulli ( Werther, 115/05/1771; 29/0/1771), lo spirito democratico. L’amore, più che una pulsione erotica, è un’esperienza spirituale che innalza moralmente.

• Culturale = l’eroe romantico ha un’ampia cultura che comprende anche la conoscenza dei classici. Ama l’arte (pittura e poesia), legge i sacri testi del Romanticismo (Omero, Dante, Shakespeare, poeti cosiddetti primitivi, cioè originali). Per l’eroe romantico l’arte esprime la massima intensità della passione, del sentimento. E’ un’arte che rifiuta le regole per dar voce liberamente alle emozioni più profonde e forti della vita.

N.B. mentre nella tradizione classica l’eccelso nell’arte coincideva con il bello, definito secondo criteri universali e codificati (proporzione, equilibrio, armonia), nel Romanticismo il Sublime consiste nella forza di rappresentazione che esprime e suscita le più forti emozioni.

Sublime = eccelso, supremo

2) L’eroe preborghese
Renzo, protagonista maschile dei “Promessi Sposi”
a) Condizione socio-economica di Renzo all’inizio del romanzo (cap. II)
Renzo

• È orfano di entrambi i genitori (fin dall’adolescenza).
• Esercita con competenza la “professione” di filatore di seta, ereditaria nella sua famiglia. N.B. Questo mestiere, in passato “assai lucroso” era agli inizi del ‘600 già in decadenza, ma non a tal punto che “un abile operaio non potesse cavarne di che vivere onestamente”.
• Possiede un piccolo podere che fa lavorare e lavora egli stesso, quando il filatoio sta fermo.
• È un giovane onesto, attivo, industrioso e responsabile, “buon massaio”, cioè risparmiatore e accorto amministratore del suo modesto patrimonio. Queste qualità si accentuano quando Renzo si innamora di Lucia e decide di formarsi una famiglia.

b) Renzo a Bergamo (fine cap. XVII)
• È un esule, perseguitato dalla giustizia, non ha un soldo; si trova dunque in una situazione drammatica.
• Però può fare affidamento sul cugino Bortolo, avveduto e abile filatore anch’egli, e sulla sua laboriosità e perizia (= abilità nel lavoro). Riesce così a inserirsi nel nuovo contesto, sebbene il momento, economicamente, non sia favorevole.

c) Condizione socio-economica di Renzo alla fine del romanzo (cap. XXXVIII, 59)

• Renzo acquista insieme con Bortolo un piccolo filatoio, situato quasi alle porte di Bergamo. L’acquisto segna il passaggio a una condizione economica più solida e ad una promozione sociale. La scelta di Renzo di far fruttare “alla miglior maniera” i quattrini di cui è venuto in possesso, impegnandoli nell’industria e non nell’agricoltura, veicola la visione di un’economia imprenditoriale borghese, fondata sulle attività industriali.
• Renzo anticipa, sul piano economico e ideologico, la logica borghese: 1) produrre, investire, guadagnare; 2) impegnarsi, assumere le proprie responsabilità, avere spirito d’intraprendenza. I cardini del mondo borghese, già anticipati da Renzo, sono: famiglia, lavoro, guadagno.
• Invece il giovane scapestrato, che vende a Bortolo e a Renzo il filatoio ereditato per impiegare i denari “in consumazioni improduttive”, è il simbolo di un mondo improduttivo destinato ad essere soppiantato dalla moderna società industriale.

3) Il self made man (l’uomo che si è fatto da sé)
- Mazzarò ( protagonista della novella verghiana “ La roba”)
- Gesualdo Motta (protagonista del 2° romanzo del ciclo dei “Vinti”,“Mastro don Gesualdo”)

a) Il self made man
• È di condizione sociale umilissima (Mazzarò = bracciante agricolo; Gesualdo = muratore)
• Ma insoddisfatto della propria condizione, non si sottrae a nessun sacrificio pur di affermarsi grazie alla “roba” (proprietà immobiliari, cioè case e terreni). E’ l’eroe della dinamicità e dell’intraprendenza individuale, che dal nulla si crea un prodigiosa fortuna.
Le sue “virtù” sono astuzia, energia infaticabile, tenacia, fiuto per gli affari, capacità di sacrificare tutto alla roba, avidità.
• La scalata sociale del personaggio è inserita in un ben identificabile processo storico della modernità: la crisi della nobiltà di origine feudale (v. il barone da cui Mazzarò acquista le terre) e l’ascesa della borghesia.
• La roba non modifica le abitudini e lo stile di vita del personaggio. Mazzarò e Mastro don Gesualdo continuano a lavorare duramente e a vivere in modo frugale. Ad esempio, Gesualdo continua a mangiare pane e cipolla; Mazzarò “non beveva vino, non fumava, non usava tabacco, non aveva il vizio delle donne; egli portava ancora il berretto, soltanto lo portava di seta nera, la sola sua grandezza.”)

b) Verga e il self made man

Nella visione verghiana l’uomo che si è fatto da sé, pur sembrando un vincitore, è di fatto un vinto. Il mondo che egli costruisce, conosce solo l’interesse ed ignora ogni altro valore, è un mondo disumano, che isola il personaggio (Gesualdo e Mazzarò sono odiati da tutti) e lo travolge con le sue leggi, le leggi della pura economicità (si veda, a tale proposito, la fine tragica di entrambi)
N.B. Il mito della roba, per il Verga, è negativo.
N.B. la critica alla “religione” della roba emerge dal racconto, senza che l’autore intervenga dall’esterno, in nome del principio dell’impersonalità.

c) Differenze tra Mazzarò e Gesualdo

1) Mazzarò non ha legami affettivi. La sua avidità lo rende crudele e insensibile nei confronti di tutti. Ad esempio, Mazzarò non piange la morte della madre, ma i 12 tarì spesi per il funerale.
2) Gesualdo ha dato “l’anima al diavolo” pur di avere la roba, ma è capace di provare dei sentimenti (per Diodata, la moglie Bianca, la figlia Isabella) e sa essere generoso (ad es., nei confronti del padre, dei figli avuti da Diodata). L’opposizione valori-economicità determina in lui un lacerante conflitto interiore.

4) L’esteta
- Andrea Sperelli (protagonista del romanzo di D’Annunzio “il piacere”)
- Dorian Gray (protagonista del romanzo di Oscar Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”)

L’esteta
• Appartiene all’alta società ( Andrea Sperelli è il rampollo di una nobile famiglia romana).
• Ha il culto della bellezza intesa come qualcosa di artefatto, non naturale.
• Disprezza e abolisce la realtà comune per dare luogo a una costruzione del tutto artificiale.
• È l’artista che vuole trasformare la sua vita in opera d’arte sostituendo alle leggi morali le leggi del bello.
• Va costantemente alla ricerca di sensazioni squisite e piaceri raffinati.
• Ha orrore della vita comune, della volgarità borghese, di una società dominata dall’interesse materiale e dal profitto, dall’egualitarismo democratico.
• Si isola in una sdegnosa solitudine, circondato solo dalla bellezza e dall’arte.
Per l’esteta il presente è il trionfo della bruttezza e dello squallore; ciò che è bello ed eletto può essere collocato solo nel passato, in età di suprema raffinatezza, come quella greca o quella rinascimentale.

L’esteta
• Rifiuta le norme morali e le convenzioni e nella sua assoluta amoralità può con indifferenza giungere a commettere il male, a compiere crudeltà e delitti.
• Può compiacersi di sprofondare nel vizio.
• Non prova sentimenti autentici, ma ogni suo interesse è frutto di un calcolo cerebrale , freddo, preordinato.
• È un personaggio velleitario, i cui progetti grandiosi di vita e di arte si concludono sempre con la sconfitta.

5) Il superuomo
Giorgio Aurispa, protagonista del romanzo di D’Annunzio “Il trionfo della morte”
Claudio Cantelmo, protagonista del romanzo dannunziano “Le vergini delle rocce”

Come evoluzione del tipo umano dell’esteta si afferma il superuomo, che nasce da suggestioni filosofiche ( lettura di Nietzsche).

Il superuomo
• Esalta la volontà di potenza
• Afferma se stesso al di là di ogni norma morale
• Ricerca il godimento ebbro
• Celebra la forza barbarica, ferina
• Impone il suo dominio sui deboli
• Intende creare un nuovo tipo di umanità liberata e gioiosa
• Rifiuta l’etica della pietà e dell’altruismo, eredità della tradizione cristiana.

Anche per il superuomo, come per l’esteta, l’esito dei progetti di potenza e di intervento politico è fallimentare.
Ma mentre la figura dell’esteta, chiuso nel vagheggiamento di una bellezza raffinata, era in netta opposizione rispetto alla realtà dominante, la figura del superuomo ha atteggiamenti che si accordano con le tendenze ideologiche e politiche dell’età dell’imperialismo, del militarismo aggressivo, del colonialismo.

6) L’inetto
Alfonso Nitti, protagonista di “Una vita” di Svevo
Emilio Brentani, protagonista di “Senilità” di Svevo

L’inetto
• Appartiene alla piccola-media borghesia e svolge un modesto lavoro di impiegato.
• È escluso dalla vita che pulsa intorno a lui e a cui egli non sa partecipare per mancanza di energie vitali, per una sottile malattia psicologica che corrode la sua volontà.
• Può solo rifugiarsi nelle sue fantasie che compensano le delusioni e sostituiscono l’azione da cui è escluso.
• Vorrebbe provare forti passioni, ma ha paura di lasciarsi andare e di assumersi le responsabilità di ogni decisione.
• Più che vivere, si osserva vivere. L’attenzione al proprio io blocca ogni suo agire e lo isola dalla vita che scorre fuori di lui.

Alfonso Nitti
Alfonso inaugura in Svevo la figura dell’inetto.
L’inettitudine è sostanzialmente una debolezza, un’insicurezza psicologica che rende l’eroe “incapace alla vita”.
Essa nasce da una crisi sociale:
- Alfonso è un piccolo borghese declassato da una condizione originariamente più elevata (la morte del padre, medico condotto, lascia la famiglia in ristrettezze).
- Ha una cultura umanistica, ormai svalutata nella solida società borghese triestina, i cui unici valori sono il profitto, la produttività, l’energia nella realizzazione pratica.
- L’impotenza psicologica e l’impotenza sociale fanno di Alfonso un escluso che si sente inferiore.
- La cultura umanistica lo rende inadatto alla durezza della lotta per la vita nella società capitalistica, ma ai suoi occhi diventa motivo di orgoglio. Il grigio impiegatuccio, il provinciale timido, goffo, scontroso, chiuso nella sua solitudine, incapace di stabilire relazioni con gli altri, nei suoi sogni da megalomane costruisce un’immagine elevata di sé. Quest’immagine s’infrange quando Alfonso non sa cogliere l’opportunità di affermarsi socialmente. La sua inettitudine lo porta al suicidio.

Emilio Brentani
Emilio Brentani ha le stesse caratteristiche di Alfonso Nitti.
- È un piccolo borghese la cui squallida condizione è, anche nel suo caso, effetto di un processo di declassazione (un tempo la famiglia Brentani era stata ricca)
- Al tempo stesso è un intellettuale intriso di letteratura, che ha scritto in gioventù un romanzo.
- Dal punto di vista psicologico è un debole, un “inetto”, che ha paura ad affrontare la realtà; per questo si adatta a una vita grigia, monotona, rinunciataria.
- Nonostante ciò, resta in Emilio un’inquietudine che nasce da un desiderio di godimento e di piacere. L’incontro con Angiolina gli offre la possibilità di appagare con una facile avventura il suo desiderio di piacere. Emilio vorrebbe vivere con il cinismo di un dongiovanni questa esperienza, ma ha paura della donna e del sesso, e per questo sostituisce alla donna reale una donna ideale, trasformando nei suoi sogni Angiolina in una creatura angelica e purissima.
- La tendenza a mistificare la realtà e a negare l’evidenza (Angiolina è una ragazza di facili costumi) è la chiara testimonianza dell’inettitudine di Emilio.
- N.B. senilità indica una condizione non anagrafica, ma psicologica.

7) Il Conformista
Marcello Clerici, protagonista del romanzo di Alberto Moravia “ Il conformista”.
Definizione di conformista:
• Chi si uniforma passivamente alla mentalità, alle opinioni e ai modi di vita prevalenti in un determinato gruppo sociale, periodo storico ecc.
La definizione fornita dal vocabolario si adatta perfettamente al protagonista del romanzo di Moravia “Il conformista”.

Marcello Clerici
• Appartiene all’alta e ricca borghesia romana.
• Vive un’infanzia “dorata”.
• Abita in una zona residenziale, in una villa arredata con gusto raffinato ed elegante.
• Gli mancano però il calore e l’affetto dei genitori, che non vanno d’accordo.
• E’ un bambino difficile, crudele con gli animali, scontroso con i compagni.
• Un’esperienza traumatica lo segna profondamente e lo fa sentire diverso.
• Crescendo, Marcello avverte sempre di più l’esigenza di essere come gli altri. Di qui il suo desiderio di eliminare tutto quello che lo contraddistingue. La perdita della ricchezza non lo rattrista, perché appartenere alla condizione sociale dei più lo conferma nella sua normalità. Si adegua all’abbigliamento e al gusto comune, fuma le sigarette più vendute; sceglie una fidanzata anonima, che appartiene alla piccola borghesia, abita in un appartamento piccolo borghese, arredato con gusto piccolo borghese, in un quartiere piccolo borghese.
• La normalità per Marcello significa seguire la corrente e, quindi, il fascismo. Contratta e paga la “normalità” con il delitto politico.

N.B. Ogni ideologia di massa tende ad imporre le proprie scelte uniformando le menti, i gusti, il costume, e fa leva sul desiderio di normalità della maggioranza, per dominare.