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Sintesi

Che cosa ci rivelano i sogni


Nel novembre del 1899 a Vienna, L’interpretazione dei sogni fu pubblicato. Il libro porta già la data del “1900”, con l’evidente intento di farne un’opera del nuovo secolo. Freud coglie intenzionalmente, per porsi in aperta polemica con la psichiatrica tradizionale: è consapevole della portata rivoluzionaria della sua teoria e dello scandalo che essa susciterà. 
Sebbene la presenza nella mente umana di pensieri non coscienti fosse da sempre riconosciuta, prima di Freud si ignorava quasi completamente l’influenza di tali pensieri sul comportamento cosciente. 
Sotto la sottile crosta del pensiero cosciente si nasconde per lui un magma di rappresentazioni e impulsi sconosciuti, e spesso destinati a rimanere tali, che condizionano pesantemente la vita delle persone. Ai tratta dell’<<inconscio>>, un’oscura e remota ragione della psiche che si manifesta attraverso i sogni

Perché la scoperta dell’inconscio ha “ferito” l’umanità?


Profonda ferita al narcisismo dell’umanità—> <<io non è padrone in casa propria>>

Qual è l’importanza della psicanalisi per la filosofia?
Se il soggetto <<rimuove>> (cioè rende inaccessibili alla propria coscienza) i vissuti che suscitano in lui emozioni negative. L’uomo è mosso da pulsioni di cui spesso è inconsapevole e alle qual, conseguentemente, riesce a opporsi con difficoltà. 
In questa nuova prospettiva, l’auto-inganno è costantemente in agguato: noi pensiamo di agire in base alle nostre convinzioni, ma in molti casi a guardarci sono istinti primordiali e non governabili. Freud fu nominato come terzo e ultimo <<maestro del sospetto>>, come Marx e Nietzsche.
Freud ha mostrato come come “dietro” i contenuti coscienti della mente umana si nasconde l’inconscio, e come quest’ultimo contribuisca in misura assai consistente a determinare le nostre scelte e le nostre azioni.
Il ruolo di decostruire—> un’immagine secolare dell’essere umano.

La vita di Freud


Nasce nel 1856 a Freiberg, In Moravia. (Regione impero austro-ungarico)
Nel 1860 si trasferì a Vienna
Origine ebraiche
Studiò medicina—> ad attrarlo sono la fisiologia, psicologia e la filosofia. Lavora presso l’Ospedale generale di Vienna, come aiuto di un famoso anatomista, Theodor Meynert.
I suoi primi studi si concentrarono sull’istologia del sistema nervoso e le proprietà analgesiche della cocaina
Proficua collaborazione con il medico viennese Josef Breuer. Tra il 1892 e il 1895 pubblicano Studi sull’isteria, Freud si è particolarmente interessato al metodo ipnotico.
A Parigi—> Jean-Martin Charcot—> studio sull’ipotesi nella cura dell’isteria.
Freud abbandona completamente i suoi precedenti studi istologici per dedicarsi all’attività privata come specialista di quelle che erano chiamate “malattie nervose”
La morte del padre, avvenuta nel 1896, consente a Freud di iniziare un percorso di autoanalisi che lo aiuta a perfezionare le teorie sviluppate a partire dalla sua esperienza clinica. 
Il frutto di tale lavoro si trova—> L’interpretazione dei sogni (1900), con cui la psicoanalitica prende forma. Ottenne un ottimo successo di pubblico
Nasce la Società psicanalitica di Vienna. Carl Gustav Jung divenne il principale erede di Freud. 
Successivamente fu fondata l’Associazione psicanalitica internazionale (1910)
Alla fine del primo decennio del XX secolo la fama di Freud si diffonde in tutta Europa e anche oltreoceano, mentre i suoi seguaci iniziarono a crearsi dissapori e antagonismi. Le conseguenze sono l’abbandono del movimento psicanalitico da parte di Alfred Adler e di Carl Jung, che fonderanno le scuole di pensiero indipendenti.
Nell’aprile del 1923 a Freud viene asportato un tumore al palato: da allora subirà decine di operazioni che renderanno sempre più difficoltosa la sua comunicazione.
Nazismo—> le sue opere furono date alle fiamme nel rogo dei libri di Berlino, l’11 maggio del 1933, in quanto prodotto della cultura ebraica, e Freud decise di rimanere a Vienna. Alla fine nel 1938 dovette scappare a Londra, dove lì morirà nel 1939, per conseguenze del suo tumore.

Le origini del metodo psicanalitico: le ricerche sull’isteria e la <<terapia catartica>>


Il mistero dell’isteria: alla fine dell’Ottocento la “malattia nervosa” più diffusa tra la popolazione femminile era l’isteria. Con questo termine si indicano disturbi di vario genere (crisi, simil-epilettiche, paralisi, problemi respiratori, perdita della vista, allucinazioni). I casi più gravi, soprattutto se le pazienti appartenevano ai ceti meno abbienti, venivano trattati negli ospedali psichiatrici, mentre le più agiate potevano restare a casa, dove vivevano pressoché precluse perché vergogna sociale.
Quanto alle cause della malattia, all’epoca si pensava fossero causa di un problema di tipo organico. Si supponeva che i sintomi isterici fossero la causa di una lesione nascoste del sistema nervoso o di una analoga debolezza fisica ereditaria. Ma tale ipotesi aveva dei problemi: non si sapeva dove fosse tale lesione, oppure come mai l’ipotesi potesse mitigare tali sintomi.

I metodi di Charcot e di Breuer


Jena-Martin Charcot—> induceva lo stato ipnotico nelle proprie pazienti, il medico ordinava loro di far sparire uno dei sintomi e al risveglio le malate eseguivano ciò che era stato loro ordinato. 
Benché questa cura non fosse definitiva, essa procurava alla malata un temporaneo sollievo.
Josef Breuer—> si serviva anch’egli dell’ipnosi, ma con uno scopo differente: alle donne ipnotizzate non importava ordini, ma instaurava con loro un dialogo terapeutico, inducendole a raccontare i loro vissuti. L’ipotesi alla base di questo metodo era che i sintomi isterici non fossero altro che le conseguenze fisiche di un disagio psichico, ovvero di un’esperienza traumatica che le pazienti avevano vissuto, e che cercavano di ignorare. Nello stato ipnotico le malate venivano indotte a condividere tali esperienze con il medico, nelle convinzione che il fatto di raccontarle potesse essere “liberatorio”. 
Talking cure —> cura mediante la parola. Da una sua paziente, Bertha Pappenheim (Anna O).

Il caso di Anna O.


Giovane molto intelligente.
Ricca famiglia viennese.
Sintomatologia particolarmente seria.
Spesso era colta da disturbi visivi, tosse nervosa, alterazione di coscienza, paralisi quasi completa.
Nel talking cure—> dal dialogo emergono immagini angosciose che avevano tormentato Anna durante la giornata, le ansie, i pensieri ossessivi. I benefici del colloquio avevano una durata limitata e il giorno seguente, quanto Breuer tornava a visitarla, la trovava nelle stesse condizioni del giorno prima
La scoperta decisiva consentì di guarire in maniera definitiva la paziente. (Idrofoba; aveva sete, ma aveva visto il cagnolino della sua serva bere da un bicchiere, e non riusciva più a bere; dopo aver espresso la rabbia repressa, chiese l’acqua e bevve avidamente; il sintomo scomparve)
Breuer—> ricordo della scena disgustosa, a causa del sentimento negativo—> <<rimosso>> dalla coscienza. Banche l’episodio sgradevole e il sentimento di rabbia ad esso connesso, non erano scomparsi dalla mente, ma avevano continuato ad agire a livello inconscio , dando origine a un sintomo del tutto coerente con il contenuto della scena.

Le prime conclusioni


Il caso di Anna O. Consentì a Breuer di comprendere meglio il ruolo dell’intervento terapeutico: il dialogo fra terapeutica e paziente era catartico (la parte della psiche che sfugge al controllo della coscienza e nella quale sono collocati i contenuti rimossi), poiché consentiva a quest’ultimo di dare finalmente sfogo all’emozione negativa suscitata dall’episodio rimosso. Il tornare alla luce del sentimento negativo comportava la dissoluzione del sintomo che ne era la diretta conseguenza.
Capisce che:
Esiste una parte della mente inconscio costituita da rappresentazioni inaccessibili al pensiero cosciente del soggetto
Alcuni contenuti dell’inconscio derivano da un processo di rimozione (processo inconsapevole secondo cui la mente rende inaccessibile a se stessa una parte dei propri contenuti e delle emozioni vissute perché produco sofferenza e angoscia)
Ha sperimentato che i contenuti rimossi, benché non accessibili, continuare ad agire provocando effetti sul comportamento, talvolta patologici come i sintomi isterici
Si sta facendo strada l’idea che la guarigione richieda il recupero a livello conscio dei contenuti rimossi, e che questo possa avvenire soltanto con l’aiuto di un terapeuta.
Questi principi, e in modo particolare la tesi dell’esistenza di una dimensione inconscia della psiche, costituiscono a ben vedere una radicale obiezione al primato cartesiano della coscienza e del metodo introspettivo, che aveva dominato buona parte della filosofia e della psicologia moderne: il soggetto fatica ad accedere ai suoi stessi pensieri, molti dei quali sono destinati a rimanergli nascosti.

Il metodo delle <<libere associazioni>>


Un metodo per superare i limiti dell’ipnosi: rispetto all’efficacia dell’ipnosi nutre dei dubbi. Il problema più importante, a suo avviso, consiste nel fatto che, quando il paziente si risveglia dallo stato ipnotico, non ricorda nulla di ciò che ha fatto che, quando il paziente si risveglia dallo stato ipnotico, non ricorda nulla di ciò che ha detto o fatto. Ma la mancanza di consapevolezza preclude una completa guarigione. L’occasione gli viene fornita nel 1892 da una paziente, Lucy R., la quale si era dimostrata refrattaria a qualunque tentativo di ipnosi. Freud decise allora di provare ad applicare la talking care anche se la malata si trovava in stato cosciente. Per superare la sua resistenza, ossia il rifiuto (inconsapevole) opposto dalla coscienza al tentativo di recuperare i contenuti rimossi, Freud ricorre all’espediente della <<regola psicoanalitica fondamentale>>: perché il terapeuta possa accedere all’inconscio di un paziente, occorre che questi gli racconti ciò che gli passa per la mente senza vagliene l’opportunità o la coerenza, senza porre filtri, senza cioè avere il tempo di operare una selezione o una distorsione dei contenuti che si affacciano alla sua mente cosciente.

Dalla talking cure alle libere associazioni


Verrano superati:
Contatto fisico con la paziente
Invito a concentrarsi
L’idea che il malato sia in grado di trovare il problema
Si rende conto che bisogna aggirare l’io fornendo nel dialogo terapeutico soltanto uno stimolo iniziale, e chiedendo ai pazienti di associare ad esso la prima cosa che viene loro in mente, passando da un pensiero all’altro, da un’immagine all’altra, in una catena continua che può anche apparire priva di senso. Il compito di interpretare ciò che il malato dice, attribuendo un significato alle immagine evocate e all’ordine in cui sono state riferite, spetterà poi al terapeuta, che cercherà di decifrare le libere associazioni del soggetto, decodificandone i contenuti simbolici e individuando i riferimenti al vissuto reale che si celano dietro di esse.

Il “cuore” della psicoanalisi freudiana


L’interpretazione dei sogni: il sogno come espressione di desiderio inconscio.
Freud aveva notato come i pazienti facessero spesso riferimento ai sogni. In quell’epoca, tuttavia, non esisteva alcun interesse scientifico poiché si trattata di un’attività mentale non misurabile, il sogno sembrava sottrarsi a qualunque possibilità d’investigazione rigorosa. Soltanto la tradizione popolare dava spazio ai sogni, ritenendoli possibili anticipazioni del futuro, mentre la neurologia li considerava fantasie prive di senso.
Freud si convinse invece che proprio il sogno possa costituire <<la via che porta alla conoscenza dell’inconscio>>. Nel sogno, molto più che nel dialogo cosciente con il terapeuta, la resistenza opposta dal soggetto verso i contenuti dolorosi della sua mente è debole. Il sogno costituisce perciò un fenomeno psichico denso di significato: per Freud esso è il luogo in cui il soggetto esprime e appaga, in qual modo, desideri che non vorrebbe mai confessare, neppure a sè stesso.

I contenuti del sogno


Anche il sogno subisce, però, una serie di trasformazioni atte a “mascherarlo” e a renderlo irriconoscibile. Freud chiama questo mascheramento censura e distingue nel sogno due libelli del contenuto: contenuto manifesto(immagini effettivamente sognate e che l soggetto ricorda una volta sveglio) contenuto latente (consiste il significato profondo dels ogni, ovvero in ciò che la psiche ha voluto esprimere attraverso di esso, seppure in maniera “mascherata”).

Il lavoro onirico


L’insieme delle trasformazioni che il soggetto inconsciamente opera sui propri desideri latenti e che porta alla produzione del contenuto manifesto del sogno viene definito lavoro onirico (consiste in una serie di operazioni mentali, le più importanti delle quali sono la <<condensazione>> e lo <<spostamento>>)
condensazione—> contenuti appartenenti a contesti differenti vengono “concentrati” in una sola rappresentazione
spostamento—> l’attenzione viene trasferita da un elemento dotato di forte valore affettivo a uno più neutrale.

La continuità fra normalità e patologia


Il compito del terapeuta sarà quello di guidare il paziente nella decifrazione dei contenuto manifesti dei suoi sogni, fino ad estrapolarne il contenuto latente. È importante infatti ricordare che per Freud la psicoanalisi non è soltanto una terapia per curare le malattie psichiche, ma una <<nuova disciplina scientifica>>, una teoria e una metodologia di analisi del funzionamento della mente umana nel suo complesso, le cui tesi valgono dunque per tutti i soggetti, compresi quelli sani.
Momenti oblii—> quando ci dimentichiamo il nome di una persona che non amiamo
lapsus, sviste o <<atti mancati>>—> tutti quei comportamenti incoerenti o contraddittori rispetto ai desideri o alle intenzioni coscienti
La differenza tra questi comportamenti e le malattie psichiche sta nel fatto che i primi sono limitati e transitori, mentre le secondo sono pervasive e tendono a ripetersi costantemente rendendo difficile la vita di chi ne soffre.

La teoria della sessualità


Fin dall’inizio della sua attività terapeutica, Freud si convinse dell’origine sessuale di molte malattie psichiche: egli si persuade infatti che esse derivino spesso da un impulso sessuale giudicato immorale, e quindi rimosso. La domanda alla quale si vuole rispondere è: da dove provengono questi desideri “inconfessabili”? Perché si originano? 
L’esperienza clinica induce Freud a cercare la soluzione esplorando un campo fino ad allora completamente ignorato: quello della sessualità infantile. (Contenuto rivoluzionario del XIX secolo)

La pulsione sessuale


Approccio anti-convenzionale. Infanzia era considerata l’età dell’innocenza, mentre la scoperta della sessualità costituiva uno dei sintomi dell’avvenuta ingresso nella vita adulta. Nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) Freud afferma che in ogni essere umano è presente fin dal primo giorno di vita una pulsione sessuale, che egli chiama libido (è l’energia della pulsione sessuale, intesa come spinta alla ricerca del piacere. È legata a parti diverse del corpo a seconda della specifica fase di sviluppo sessuale attraversata dall’individuo). Naturalmente in età infantile tale impulso non è ancora sessuale, come in un adulto, ma si traduce in un insieme di comportamenti attraverso i quali il bambino ricerca il piacere, e che variano in funzione dell’età.

Le prime fasi dello sviluppo sessuale infantile


Fase orale—> poiché le attività concentrano l’attenzione sulla nutrizione, prima fra tutte la suzione, e di conseguenza la zona da cui trae massimo piacere è quella della bocca. La prima modalità con cui il piccolo entra in contatto con il mondo, incorporando ciò che è buono e sputando ciò che è cattivo
Fase anale—> tra i 2 e i 4 anni. Dunque il piacere è legato al trattenere e rilasciare le feci. Impara a controllare gli sfinteri, ma riflette sul significato da attribuire alle feci, interpretandole perlopiù come un dono ne confronti della madre, qualcosa che può dare in cambio di tutto ciò che riceve da lei.
Fase fallica—> tra i 4 e i 6 anni, nella quale il bambino finisce per contrare la sua attenzione sui propri organi genitali.

Il complesso di Edipo


Nelle prime due fasi, in cui il piacere è di tipo auto-erotico (il bambino indirizza le pulsioni sessuali verso quella parte del proprio corpo da cui trae piacere), nella fase dall’ira la tensione lipidica viene per la prima volta dall’esterno, ossia verso un’altra persona, normalmente è il genitore di sesso opposto. Bambino-madre, bambina-padre, il genitore del proprio sesso è un rivale. 
Ciò genera un conflitto nella psiche infantile: da un latono il bambino/a nutre un desiderio incestuoso, che riconoscono non soltanto come inaccettabile, ma anche come concretamente insoddisfacente, poiché il genitore rivale è manifestazione superiore. Sebbene provino un sentimento di rivalità, provano un sentimento d’affetto, dal momento che ne ricevano amore e protezione. —> Complesso di Edipo
Complesso di Elettra—> simile al complesso di Edipo, ma le femmine essendo differenziate dalla costituzione fisica. Questa cosiddetta <<invidia del pene>> porta la bambina a incolpare la propria madre: è lei, infatti, che l’ha creata senza questa parte. Freud ipotizza che il desiderio di congiungersi al padre e farli dono di un figlio sia una forma di “compensazione” a cui la bambina tende per rifare a quella che percepisce come una propria colpevole mancanza.

Il superamento del complesso edipico


La consapevolezza della propria inferiorità rispetto al rivale, unita al senso di colpa, porta il bambino/a al timore di una punizione, che nel caso dei maschi si concretizza nell’angoscia della castrazione, cioè nel timore che il padre possa privarlo del membro su cui si concentra la sua energia sessuale. Per superare tale angoscia il bambino è costretto ad abbandonare il proposito di possedere il genitore di sesso opposto e a soddisfare le proprie pulsioni in modo indiretto. Questa soddisfazione mediata possa attraverso l’identificazione con il genitore dello stesso sesso: il bambino inizia ad assumere come modello il genitore del sesso opposto, imitandone comportamenti, atteggiamenti e abitudini. Si rivelano dunque il tentativo di eguagliare e prendere il suo posto. Questo processo, è fondamentale nella definizione dell’identità di genere del piccolo o della piccola.

Il periodo di <<latenza>> e la <<fase genitale>>


Alla soluzione del complesso edipico segue un periodo di latenza, in cui l’impulso libidico si attenua fino quasi a scomparire: ciò da modo al bambino di concentrarsi su altre attività. Questa tregua che si estende dai 6 ai 11 anni, consente di strutturare sempre meglio la propria identità e di giungere alla maturazione fisica. Il periodo di latenza dirige le pulsioni sessuali interamente alla zona genitale indirizzandole verso altre persone che non sono i genitori.
Fase genitale—> inizia nell’età puberale, si protrae per tutto il resto della vita

L’origine delle nevrosi


Quando lo sviluppo sessuale avvinò e senza intoppi e il complesso edipico si risolve, il soggetto può costruire relazioni positive con persone di sesso opposto; al contrario, se ciò non avviene, l’individuo è destinato a sviluppare una nevrosi (un disturbo psichico la cui genesi non è riconducibile a causa di tipo fisiologico , ma a “conflitti” inconsci mai ricomposti.) Freud interpreta le nevrosi come patologie psichiche che traggono la loro origine da uno sviluppo sessuale infantile anomalo, e spesso da un complesso edipico rimasto irrisolto.

Verso una nuova psichiatria


Il ruolo dello psichiatra: il metodo psicoanalitico sviluppato da Freud produce un vero e proprio rovesciamento del rapporto tra medico e paziente. —> il paziente ha un ruolo attivo, in quanto è lui a detenere, anche se inconsapevolmente, la chiave per la risoluzione dei suoi problemi.
Il medico è un facilitatore o un interprete, che pone in una situazione di disponibilità all’ascolto, consente al paziente di prendere gradualmente coscienza delle cause del proprio malessere.
Setting psicoterapeutico—> organizzazione dell’ambiente in cui si svolgono le sedute: l’uso di un lettino, la collocazione del terapeuta alle spalle del paziente, cioè in una posizione di ascolto e di ridotta interferenza.
Rinuncia alle domande dirette relative ale cause dei sintomi, per concentrarsi sulla sola interpretazione del racconto spontaneo.
Cambiamento dell’oggetto di studio dello psichiatra che cessa di interessarsi primariamente del corpo, per concentrarsi invece sull’esplorazione della mente.

Il <<transfert>> e la sua importanza terapeutica


Freud si imbatte in un fenomeno basilare, a cui da il nome di transfert(al fatto che nel corso del trattamento il paziente finisce per provare verso l’analista sentimenti di natura talvolta positiva e altre volte negativa, che possono ostacolare oppure favorire la guarigione)
Il fenomeno si era manifestato con particolare evidenza nel caso di Anna O. La donna aveva infatti sviluppato verso Breuer una dipendenza affettiva a cui il medico aveva reagito allontanandosi, giudicandola dannosa ai fini della guarigione e inaccettabile sotto il profilo deontologico.
Anche Freud vede nel transfert un fattore di disturbo e individuai vari tipi di <<transfert negativi>>. Esso si verifica quando la paziente si sente trascurata o sottovalutata dal medico, quando teme di legarsi troppo a lui, o quando trasferisce sull’analista sentimenti dolorosi relativi a esperienza traumatiche vissute nel passato. Ben presto Freud capisce che il transfert può essere usato a fini di scopo terapeutici. Si rende conto che nella relazione con l'analista, il paziente o la paziente, tendono spesso a riprodurre le stesse dinamiche di interazione che caratterizzavano il loro legame infantile con i genitori: benché sia impossibile ricordare molti eventi dell'infanzia, poiché sono stati rimossi, tutta via il paziente e la paziente li <<mettono in atto>> nella vita di tutti giorni. Questo consente al malato o alla malata di accedere ad alcune esperienze infantili rimosse e, con l'aiuto del terapeuta, di “riappropriarsene”, ovvero rielaborarle consapevolmente.

Da pratica terapeutica a teoria psicologica


Freud volle riassumere tutti i suoi studi affinché non possano essere distorti o fraintesi. Il volume si chiama Metapsicologia (1915). Il termine si riferisce all’indagine che si spinge oltre la coscienza, nei territori dell’inconscio, assume qui un significato più specifico, indicando la riflessione sulle strutture e sui meccanismi fondamentali della psiche umana.

La teoria delle pulsioni


Il concetto freudiano di <<pulsione>>: il concetto di libido si inserisce in una più ampia teoria pulsionale. 
In genere la pulsione (un’energia fisica, e più precisamente uno stato di eccitazione di origine endogena, cioè che nasce all’interno dell’organismo). In questo senso la pulsione si contrappone con lo stimolo, che invece è causato da un oggetto o da un evento esterno. La natura delle pulsioni è al limite <<tra lo psichico e il corporeo>>: si tratta infatti di un’eccitazione somatica, che si manifesta però alla coscienza o alla mente del soggetto sotto forma dei sensazione.
Freud distingue innanzitutto in base alla fonte ossia la zona del corpo in cui si produce l’eccitazione. Tutte le pulsioni tendono a una stessa meta, che consiste nella loro soddisfazione. Ciò dipende dal fatto che ogni organismo, dal punto di vista della distribuzione della sua energia, risponde al <<principio di costanza>>, ossia tende sempre a << mantenere al più possibile il quantum di eccitazione presente>>. Visto che la pulsione corrisponde a un aumento dell’eccitazione interna, l’organismo tenderà a “spegnerlo”. Ma ciò può realizzarsi solo con la sua soddisfazione.

Tra piacere e realtà


L’eccitazione viene avvertita dall’io cosciente come una forma di sofferenza, o disagio, mentre alla sua riduzione corrisponde una sensazione di piacere. Il principio fisico della costanza della distribuzione energetica risulta perciò correlato al principio di piacere (ogni organismo è sempre teso ad evitare il dispiacere e a ricercare il piacere).
Naturalmente una pulsione non viene soddisfatta immediatamente perché il suo oggetto può non solo essere disponibile, oppure perché il suo soddisfacimento può comportare conseguenze negative per il soggetto. Il principio di piacere è dunque in competizione con il principio di realtà (è la capacità di tener conto nel soddisfacimento di una pulsione, delle possibilità, dei limiti e dei divieti che la situazione reale presenta).

Specie e individuo, vita e morte


Accanto alle pulsioni sessuali, che mirano alla conservazione della specie, egli mette in evidenza le pulsioni dell’io, ovvero di autoconservazione, che mirano alla conservazione dell’individuo. Per molto tempo Freud concepisce le pulsioni sessuali e quelle di autoconservazione come opposte e in conflitto tra loro: mentre le prime seguono ciecamente il principio di piacere, le secondo sono più sensibili al principio di realtà.
A queste <<pulsioni di vita>> se ne oppone un diverso tipo, che freud chiama <<pulsioni di morte>>, le quali tendono all’autodistruzione. Freud ipotizza tale pulsione poiché molti suoi pazienti sono posseduti da un’invincibile <<coezione a ripetere>>, ossia da una tendenza a replicare costantemente situa<zioni spiacevoli vissute in passato. Questi comportamenti, tanto masochisti quanto irrinunciabili. 
In conclusione Freud afferma che nell’essere umano, accanto alle pulsioni di vita, esiste anche una pulsione innata verso la morte, ossia verso il raggiungimento della quiete caratteristica del mondo inorganico. Freud allude al nuovo dualismo Eros e Thanatos. (Amore e morte)

La teoria della mente


Se sotto il profilo dinamico la psiche è un coacervo di spinte o attività pulsioni che si incontrano e si scontrano tra loro, dal punto di vista “topico”, cioè topos, essa può essere descritta come un insieme di “regioni”, oppure di strutture funzionali che la compongono. Nella letteratura psicanalitica di parla di due <<topiche>>, ossia di due diverse “mappe” con cui Freud ha tenuto di rendere conto delle strutture fondamentali della mente umana.

La <<prima topica>> e i suoi limiti


Nel primo modello, o prima topica, ci sono 3 sistemi:
Inconscio—> contenuti che sono stati rimossi e che dunque sono di norma inaccessibili al soggetto
Preconscio —> rappresentazioni che, pur non essendo attualmente il focus dell’attenzione del soggetto, possono tuttavia diventarlo.
Conscio—> insieme di quelle rappresentazioni a cui il soggetto sta indirizzando attualmente la propria attenzione
Freud spiega tale rapporto attraverso l’immagine dell’iceberg: proprio come un iceberg anche la nostra mente è costituita da una parte che affiora sopra il livello del mare (il conscio), una lambita dall’acqua (il preconscio) e infine, una parte più ampia, che si trova al di sotto di esso (inconscio).

La <<seconda topica>>


Il nuovo modello, detto <<strutturale>> e noto come seconda topica, distingue tre strutture o sistemi funzionali e spiega ogni attività psichica come risultato della loro interazione.
Es—> si riferisce sostanzialmente le pulsioni innate, a bisogni che traggono origine dalla natura stessa dell'essere umani.si tratta evidentemente di una parte razionale, su cui il soggetto non ha alcun controllo diretto.
Super-io—> l'istanza morale critica dell'est rumeno, ovvero la funzione corrispondente alle regole morali e sociali che sono stati trasmesso imposti dal soggetto, durante la sua infanzia, dei genitori. Gradualmente, poi, tali regole sono state introiettati e consolidate.
Io—> è la funzione che media tra le pulsioni dell’es, le istanze morali repressive del super-io e le esigenze di natura pratica posto del mondo esterno. Infatti sono stati descritti da Freud come <<un servo di tre padroni>>. L’es, il super-io e il mondo esterno.

La salute mentale come esito di un “lotta” inconsapevole


È importante notare che, se l’Es è costituito da pulsioni totalmente incoscienti, anche l’io e il Super-Io non sono completamente al di sopra del livello di coscienza. Tanto l’attività critica e censoria del Super-Io quanto quella mediatrice e conciliatrice dell’Io non vengono necessariamente espletate a livello cosciente, ma possono svolgersi senza che il soggetto se ne renda conto. 
Normalmente l’Es e il Super-Io sono tra loro in una condizione di sostanziale equilibrio grazie all’Io. Laddove invece prevalga il Super-Io, ponendo un eccessivo freno alle pulsioni, avremo a che fare un individuo nevrotico. Al contrario in cui prevalga l’Es, ossia laddove le pulsioni non siano sufficientemente “censurate” dal Super-Io, si avranno comportamenti asociali o delinquenziali.


L’interpretazione psicanalitica dei fenomeni sociali


Le teorie metapsicologiche fin qui descritto non si applicano unicamente alla mente individuale, ma vengono utilizzate da Freud anche per interpretare le strutture dinamiche della società.

Totem e tabù


Le prime riflessioni si trovano già nel suo scritto Totem e tabù (1912-1913), in cui Freud avanza un’ipotesi sulla nascita e sull’evoluzione delle società primitive. Più precisamente interpreta il totem (elemento sacro e identitaria di una tribù come un’idealizzazione della figura paterna) e i tabù (sono proibizioni corrispondenti ai due divieti fondamentali dello schema edipico (divieto di uccidere il padre e avere rapporti incestuosi con la madre)). Come il rispetto dei divieti fondamentali dello schema edipico costituisce il nucleo della moralità individuale, vale a dire di quelle leggi che il Super-io interiorizza, così i tabù legati al totem costituiscono secondo Freud il nucleo originario della moralità collettiva. Il loro rispetto è la condizione necessaria per l’uscita dallo stato di natura e l’ingresso nello stato sociale.

La religione e il suo <<avvenire>>


Il meccanismo proiettivo (ossia il meccanismo per cui i divieti relativi alle figure dei genitori vengono “proiettati” sul limbo della comunità, diventando divieti sociali) è alla base della fondazione di una società con le sue leggi, ma per Freud è anche l’origine delle religioni. Qualunque religione è <<un’illusione>>, nel senso che sorge dalla proiezione verso l’esterno di alcuni desideri fondamentali di ogni essere umano. Freud definisce la religione come l’espressione di un <<complesso del padre>>, nel senso che l’essere umano consapevole della propria finitezza, proietta su Dio, ossia sull’idea di un essere onnipotente, il suo desiderio disperato di sopravvivenza, rivolgendosi a lui come un bambino desideroso di protezione. Se la religione è un’illusione, il suo destino è quello di essere dissolta dalla scienza: sta alla scienza il compito di mostrare come le entità sovrasensibili immaginate dalle religioni non siano affatto reali, essendo il prodotto di quelli stessi meccanismi che caratterizzano la psicologia dell’inconscio.

Il <<disagio>> provocato dalla civiltà e la <<sublimazione>>


Per Freud le società sono sitemi normativi che garantiscono protezione ai loro membri, a patto che questi rispettino i tabù. Tuttavia, rispettare le leggi significa rinunciare all’espressione e alla soddisfazione delle proprie pulsioni, dal momento che metterli in atto sarebbe da egoisti, incompatibili con la vita sociale. La vita all’interno della società genere dunque una costante angoscia, è questo appunto quel disagio della civiltà (sottile senso di insoddisfazione e angoscia che secondo Freud caratterizza il vivere civile, poiché nella civilizzazione bisogna rinunciare al soddisfacimento indiscriminato delle pulsioni individuali) Contro il malessere psichico inevitabilmente provocato dalla vita sociale, gli essere umani mettono in atto diversi meccanismi di difesa, meccanismi per tener sotto controllo l’angoscia. Un altro meccanismo è la sublimazione (consiste nell’incanalare le energie lipidiche e aggressive verso comportamenti socialmente accettabili)

L’arte come sublimazione della libido


Anche per Freud il prodotto di un processo di sublimazione, per mezzo del quale la libido viene incanalata in un’attività che procura un piacere di tipo intellettuale. L’artista sarebbe una persona che, non riuscendo a rinunciare al soddisfacimento delle proprie pulsioni, trova un modo differente di darne sfogo. 
Ma se l’attività artistica è uno strumento per sfuggire alla nevrosi, allora le opere d’arte sono uno specchio del mondo interiore dei loro autori, dei meccanismi psicologici che li caratterizzano. Ogni opera d’arte rivela le strutture inconsce dell’artista che l’ha prodotta.

L’ampia portata della psicanalisi


La psicanalisi ambisce a fornire la chiave di interpretazione dell’intera realtà umana: dalle organizzazioni sociali alle istituzioni e alle leggi… centrale rimane la componente sessuale diverso dai suoi allievi.
Estratto del documento

in quanto prodotto della cultura ebraica, e Freud decise di rimanere a Vienna. Alla fine nel 1938 dovette

scappare a Londra, dove lì morirà nel 1939, per conseguenze del suo tumore.

Le origini del metodo psicanalitico

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Le ricerche sull’isteria e la <<terapia catartica

Il mistero dell’isteria

Alla fine dell’Ottocento la “malattia nervosa” più diffusa tra la popolazione femminile era l’isteria. Con

questo termine si indicano disturbi di vario genere (crisi, simil-epilettiche, paralisi, problemi respiratori,

perdita della vista, allucinazioni). I casi più gravi, soprattutto se le pazienti appartenevano ai ceti meno

abbienti, venivano trattati negli ospedali psichiatrici, mentre le più agiate potevano restare a casa, dove

vivevano pressoché precluse perché vergogna sociale.

Quanto alle cause della malattia, all’epoca si pensava fossero causa di un problema di tipo organico. Si

supponeva che i sintomi isterici fossero la causa di una lesione nascoste del sistema nervoso o di una

analoga debolezza fisica ereditaria. Ma tale ipotesi aveva dei problemi: non si sapeva dove fosse tale lesione,

oppure come mai l’ipotesi potesse mitigare tali sintomi.

I metodi di Charcot e di Breuer

Jena-Martin Charcot—> induceva lo stato ipnotico nelle proprie pazienti, il medico ordinava loro di far

sparire uno dei sintomi e al risveglio le malate eseguivano ciò che era stato loro ordinato.

Benché questa cura non fosse definitiva, essa procurava alla malata un temporaneo sollievo.

Josef Breuer—> si serviva anch’egli dell’ipnosi, ma con uno scopo differente: alle donne ipnotizzate non

importava ordini, ma instaurava con loro un dialogo terapeutico, inducendole a raccontare i loro vissuti.

L’ipotesi alla base di questo metodo era che i sintomi isterici non fossero altro che le conseguenze fisiche

di un disagio psichico, ovvero di un’esperienza traumatica che le pazienti avevano vissuto, e che cercavano

di ignorare. Nello stato ipnotico le malate venivano indotte a condividere tali esperienze con il medico, nelle

convinzione che il fatto di raccontarle potesse essere “liberatorio”.

Talking cure —> cura mediante la parola. Da una sua paziente, Bertha Pappenheim (Anna O).

Il caso di Anna O.

• Giovane molto intelligente

• Ricca famiglia viennese

• Sintomatologia particolarmente seria

• Spesso era colta da disturbi visivi, tosse nervosa, alterazione di coscienza, paralisi quasi completa.

• Nel talking cure—> dal dialogo emergono immagini angosciose che avevano tormentato Anna durante

la giornata, le ansie, i pensieri ossessivi. I benefici del colloquio avevano una durata limitata e il giorno

seguente, quanto Breuer tornava a visitarla, la trovava nelle stesse condizioni del giorno prima

La scoperta decisiva consentì di guarire in maniera definitiva la paziente. (Idrofoba; aveva sete, ma aveva

visto il cagnolino della sua serva bere da un bicchiere, e non riusciva più a bere; dopo aver espresso la rabbia

repressa, chiese l’acqua e bevve avidamente; il sintomo scomparve)

Breuer—> ricordo della scena disgustosa, a causa del sentimento negativo—> <<rimosso>> dalla

coscienza. Banche l’episodio sgradevole e il sentimento di rabbia ad esso connesso, non erano scomparsi

dalla mente, ma avevano continuato ad agire a livello inconscio , dando origine a un sintomo del tutto

coerente con il contenuto della scena.

Le prime conclusioni

Il caso di Anna O. Consentì a <Breuer di comprendere meglio il ruolo dell’intervento terapeutico: il dialogo

fra terapeutica e paziente era catartico (la parte della psiche che sfugge al controllo della coscienza e

nella quale sono collocati i contenuti rimossi), poiché consentiva a quest’ultimo di dare finalmente sfogo

all’emozione negativa suscitata dall’episodio rimosso. Il tornare alla luce del sentimento negativo

comportava la dissoluzione del sintomo che ne era la diretta conseguenza.

Capisce che:

1. Esiste una parte della mente inconscio costituita da rappresentazioni inaccessibili al pensiero

cosciente del soggetto

2. Alcuni contenuti dell’inconscio derivano da un processo di rimozione (processo inconsapevole

secondo cui la mente rende inaccessibile a se stessa una parte dei propri contenuti e delle emozioni

vissute perché produco sofferenza e angoscia)

3. Ha sperimentato che i contenuti rimossi, benché non accessibili, continuare ad agire provocando

effetti sul comportamento, talvolta patologici come i sintomi isterici

4. Si sta facendo strada l’idea che la guarigione richieda il recupero a livello conscio dei contenuti

rimossi, e che questo possa avvenire soltanto con l’aiuto di un terapeuta.

Questi principi, e in modo particolare la tesi dell’esistenza di una dimensione inconscia della psiche,

costituiscono a ben vedere una radicale obiezione al primato cartesiano della coscienza e del metodo

introspettivo, che aveva dominato buona parte della filosofia e della psicologia moderne: il soggetto fatica

ad accedere ai suoi stessi pensieri, molti dei quali sono destinati a rimanergli nascosti.

<<

Il metodo delle <<libere associazioni

Un metodo per superare i limiti dell’ipnosi

Rispetto all’efficacia dell’ipnosi nutre dei dubbi. Il problema più importante, a suo avviso, consiste nel fatto

che, quando il paziente si risveglia dallo stato ipnotico, non ricorda nulla di ciò che ha fatto che, quando il

paziente si risveglia dallo stato ipnotico, non ricorda nulla di ciò che ha detto o fatto. Ma la mancanza di

consapevolezza preclude una completa guarigione. L’occasione gli viene fornita nel 1892 da una paziente,

Lucy R., la quale si era dimostrata refrattaria a qualunque tentativo di ipnosi. Freud decise allora di provare

ad applicare la talking care anche se la malata si trovava in stato cosciente. Per superare la sua resistenza,

ossia il rifiuto (inconsapevole) opposto dalla coscienza al tentativo di recuperare i contenuti rimossi, Freud

ricorre all’espediente della <<regola psicoanalitica fondamentale>>: perché il terapeuta possa accedere

all’inconscio di un paziente, occorre che questi gli racconti ciò che gli passa per la mente senza vagliene

l’opportunità o la coerenza, senza porre filtri, senza cioè avere il tempo di operare una selezione o una

distorsione dei contenuti che si affacciano alla sua mente cosciente.

Dalla talking cure alle libere associazioni

Verrano superati:

- Contatto fisico con la paziente

- Invito a concentrarsi

- L’idea che il malato sia in grado di trovare il problema

Si rende conto che bisogna aggirare l’io fornendo nel dialogo terapeutico soltanto uno stimolo iniziale, e

chiedendo ai pazienti di associare ad esso la prima cosa che viene loro in mente, passando da un pensiero

all’altro, da un’immagine all’altra, in una catena continua che può anche apparire priva di senso. Il compito

di interpretare ciò che il malato dice, attribuendo un significato alle immagine evocate e all’ordine in cui

sono state riferite, spetterà poi al terapeuta, che cercherà di decifrare le libere associazioni del soggetto,

decodificandone i contenuti simbolici e individuando i riferimenti al vissuto reale che si celano dietro di

esse.

Il “cuore” della psicoanalisi freudiana

L’interpretazione dei sogni

Il sogno come espressione di desiderio inconscio

Freud aveva notato come i pazienti facessero spesso riferimento ai sogni. In quell’epoca, tuttavia, non

esisteva alcun interesse scientifico poiché si trattata di un’attività mentale non misurabile, il sogno

sembrava sottrarsi a qualunque possibilità d’investigazione rigorosa. Soltanto la tradizione popolare dava

spazio ai sogni, ritenendoli possibili anticipazioni del futuro, mentre la neurologia li considerava fantasie

prive di senso.

Freud si convinse invece che proprio il sogno possa costituire <<la via che porta alla conoscenza

dell’inconscio>>. Nel sogno, molto più che nel dialogo cosciente con il terapeuta, la resistenza opposta dal

soggetto verso i contenuti dolorosi della sua mente è debole. Il sogno costituisce perciò un fenomeno

psichico denso di significato: per Freud esso è il luogo in cui il soggetto esprime e appaga, in qual modo,

desideri che non vorrebbe mai confessare, neppure a sè stesso.

I contenuti del sogno

Anche il sogno subisce, però, una serie di trasformazioni atte a “mascherarlo” e a renderlo irriconoscibile.

Freud chiama questo mascheramento censura e distingue nel sogno due libelli del contenuto: contenuto

manifesto(immagini effettivamente sognate e che l soggetto ricorda una volta sveglio) contenuto latente

(consiste il significato profondo dels ogni, ovvero in ciò che la psiche ha voluto esprimere attraverso di

esso, seppure in maniera “mascherata”).

Il lavoro onirico

L’insieme delle trasformazioni che il soggetto inconsciamente opera sui propri desideri latenti e che porta

alla produzione del contenuto manifesto del sogno viene definito lavoro onirico (consiste in una serie di

operazioni mentali, le più importanti delle quali sono la <<condensazione>> e lo <<spostamento>>)

- condensazione—> contenuti appartenenti a contesti differenti vengono “concentrati” in una sola

rappresentazione

- spostamento—> l’attenzione viene trasferita da un elemento dotato di forte valore affettivo a uno più

neutrale.

La continuità fra normalità e patologia

Il compito del terapeuta sarà quello di guidare il paziente nella decifrazione dei contenuto manifesti dei suoi

sogni, fino ad estrapolarne il contenuto latente. È importante infatti ricordare che per Freud la psicoanalisi

non è soltanto una terapia per curare le malattie psichiche, ma una <<nuova disciplina scientifica>>, una

teoria e una metodologia di analisi del funzionamento della mente umana nel suo complesso, le cui tesi

valgono dunque per tutti i soggetti, compresi quelli sani.

Momenti oblii—> quando ci dimentichiamo il nome di una persona che non amiamo

lapsus, sviste o <<atti mancati>>—> tutti quei comportamenti incoerenti o contraddittori rispetto ai desideri

o alle intenzioni coscienti

La differenza tra questi comportamenti e le malattie psichiche sta nel fatto che i primi sono limitati e

transitori, mentre le secondo sono pervasive e tendono a ripetersi costantemente rendendo difficile la vita di

chi ne soffre.

La teoria della sessualità

Fin dall’inizio della sua attività terapeutica, Freud si convinse dell’origine sessuale di molte malattie

psichiche: egli si persuade infatti che esse derivino spesso da un impulso sessuale giudicato immorale, e

quindi rimosso. La domanda alla quale si vuole rispondere è: da dove provengono questi desideri

“inconfessabili”? Perché si originano?

L’esperienza clinica induce Freud a cercare la soluzione esplorando un campo fino ad allora completamente

ignorato: quello della sessualità infantile. (Contenuto rivoluzionario del XIX secolo)

La pulsione sessuale

Approccio anti-convenzionale. Infanzia era considerata l’età dell’innocenza, mentre la scoperta della

sessualità costituiva uno dei sintomi dell’avvenuta ingresso nella vita adulta. Nei Tre saggi sulla teoria

sessuale (1905) Freud afferma che in ogni essere umano è presente fin dal primo giorno di vita una pulsione

sessuale, che egli chiama libido (è l’energia della pulsione sessuale, intesa come spinta alla ricerca del

piacere. È legata a parti diverse del corpo a seconda della specifica fase di sviluppo sessuale attraversata

dall’individuo). Naturalmente in età infantile tale impulso non è ancora sessuale, come in un adulto, ma si

traduce in un insieme di comportamenti attraverso i quali il bambino ricerca il piacere, e che variano in

funzione dell’età.

Le prime fasi dello sviluppo sessuale infantile

1. Fase orale—> poiché le attività concentrano l’attenzione sulla nutrizione, prima fra tutte la suzione,

e di conseguenza la zona da cui trae massimo piacere è quella della bocca. La prima modalità con cui

il piccolo entra in contatto con il mondo, incorporando ciò che è buono e sputando ciò che è cattivo

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