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Cibo nell'arte dal '600 ai giorni nostri, percorso
-Giacomo Ceruti
-Maestro SB
-Osias Beert
-Jean-Baptiste-Siméon Chardin
-Edouard Manet
-Claes Oldenburg
-Andy Warhol
-Daniel Spoerri
Egli, infatti, condizionerà la pittura impressionista, certe ricerche di Cézanne e di Manet sono
inconcepibili senza Chardin.
1800- Secondo di pesce
Ed è prioprio di quest'ultimo, Edouard Manet, la natura morta con carpa e ostriche, che
mostra un calderone di rame che accompagna la composizione di pesci e ostriche, che sembra
preludere in una visione impressionista, tutti gli elementi e gli ingredienti alla preparazione
della bouillabaisse, tradizionale zuppa di pesce francese.
Si può vedere il segno più evidente della rivoluzione che l'artista stava portando avanti,
l'avvento di una pittura unicamente preoccupata di se stessa e liberata dalla negazione
dell'importanza del soggetto. Attraverso questa ricerca si riscopre la pittura paesaggistica e la
natura morta, l'interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno, la prevalenza della
soggettività dell'artista, delle sue emozioni che attraverso rapidi colpi di spatola creano un
alternarsi di superfici uniformi e irregolari, divenendo il punto di partenza degli impressionisti.
Per tutta la durata della sua carriera artistica, Manet dipinge nature morte, trovandole
obbedienti e disponibili, un laboratorio di esperienze ricche di colore le cui idee brillanti
producevano subito altre composizioni; è così che di scandalo in scandalo, si conquistò la fama
di grande artista, rompendo le regole accademiche.
In particolare, il soggetto del nostro secondo presenta un passato interessante, infatti, il pesce
è da sempre cibo delle popolazioni mediterranee e perciò immortalato fin dalle origini nelle
loro opere d’arte. E’ col cristianesimo però che, al di là degli usi alimentari, il pesce diviene
simbolo per eccellenza della rappresentazione del Cristo. Oltre alle ostriche, i crostacei in
particolare assumono una doppia valenza simbolica: peccato e indecisione da un lato - per il
loro deambulare - e resurrezione dall’altro – per la presunta abitudine di rinascere cambiando
carapace.
Tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, le numerose rivoluzioni avevano
profondamente trasformato la situazione economica, politica e sociale dell'Europa occidentale
e dell'America settentrionale.
Questo periodo fu caratterizzato dalla diffusione delle industrie, che imposero nuove forme di
produzione, accelerando lo sviluppo economico e mutando i rapporti tra le classi sociali. Quindi
la maggiore disponibilità di prodotti, dovuta al miglioramento delle colture agricole, è la
caratteristica principale dell’alimentazione dell’Ottocento.
1900- Dessert, frutta e caffè
Ma è nel corso del ‘900 che il ruolo del cibo nell’arte assume aspetti a dir poco sorprendenti:
negli anni ’60, in seguito al “Boom” economico, non ci si nutre solo di cibo ma anche di
immagini e di pubblicità. Con gli artisti della Pop Art, il cibo non viene più rappresentato nella
sua veste “naturalistica” ma piuttosto nella sua nuova veste “industriale”.
L’attenzione dell’artista si sposta su nuovi prodotti e beni di consumo di massa, che
divengono oggetto di interesse mettendo in discussione il concetto stesso di arte e operando
un rovesciamento della gerarchia dei valori.
Non si tratta semplicemente di trasformare il banale in arte ma di rendere l’arte stessa banale.
L’arte con il pop diventa prodotto di massa. Ad offrirci il dolce di oggi sarà Claes Oldenburg,
un artista di origini svedesi che ha operato negli Stati Uniti. Egli riproduce oggetti quotidiani e
cibi, modificandone dimensioni e aspetto, attribuendo loro un nuovo significato attraverso
l’ingigantimento, la deformazione e lo svuotamento della consistenza. Oldenburg effettua
un’operazione critica verso il consumismo nella società americana in particolare focalizzandosi
sui prodotti alimentari. Impiegando tela, plastica e PVC, Oldenburg realizza caricature di cibi
che assumono una nuova valenza scultorea: un cono gelato da 4 metri, un’enorme fetta di
torta soffice, gelati da passeggio in morbido pelo si afflosciano sul pavimento. I prodotti non
sono proposti per esaltare il sapore o la genuinità ma per le dimensioni, i colori e la loro
accattivante estetica che producono l’effetto straniante di disgusto.