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Introduzione Crollo delle Certezze, tesina
La questione del crollo delle certezze del Novecento è presa in esame attraverso l’analisi di alcune poesie di Montale, dalle quali emerge la crisi dell’identità dell’individuo, smarrito e privo di punti di riferimento, non più in grado di attingere ad una sua piena realizzazione. In oltre, è stata presa in considerazione la prima guerra mondiale, come esperienza estrema che ha trasformato il paesaggio mentale, modificando le condizioni esistenziali dei protagonisti, il loro modo di vivere e di pensare, di comunicare e percepire la realtà.
La rivoluzione digitale e il rapporto tra relativismo etico e Stato laico sono gli argomenti considerati, invece, per una discussione sulla crisi odierna. Le tecnologie informatiche, infatti, stanno offrendo nuove funzionalità e nuove possibilità agli individui. Se tutto avverrà secondo le attuali congetture, si aprirà un’epoca di radicali novità nel modo di stare al mondo e di relazionarsi con gli altri, che trasformerà la nostra vita, la nostra identità e i nostri schemi culturali. Per la disciplina di Diritto, è stato preso in esame il concetto di Stato laico, in quanto s’intreccia con la questione del relativismo etico e della crisi dei valori, che ha generato disincanto e ci ha privato di bussole per orientarci nella complessità moderna.
Collegamenti
Crollo delle Certezze, tesina
Italiano - Eugenio Montale
Storia - L'esperienza della Prima Guerra Mondiale
Informatica - Internet
Diritto - Relativismo etico e Stato laico
LA CRISI DELLE
CERTEZZE
Il crollo delle illusioni tra ieri e oggi
Alessio R
Candidato: ANDO
V P
Classe: MERCURIO
0
---Mappa concettuale--- 1
---Indice--- 2
PREMESSA
siete così giovane, così al di qua d’ogni inizio,
«Voi
e io vi vorrei pregare quanto posso, caro signore,
di aver pazienza verso quanto non è ancora risolto nel vostro cuore,
e tentare di aver care le domande stesse come stanze serrate e
libri scritti in una lingua molto straniera.
Non cercate ora risposte che non possono venirvi date
perché non le potreste vivere.
E di questo si tratta, di vivere tutto.
Vivete ora le domande.
Forse v’insinuate così a poco a poco, senz’avvertirlo,
a vivere un giorno lontano la risposta»
Lettere a un giovane poeta)
(R.M. Rilke,
I l seguente percorso analizza alcuni aspetti della crisi delle certezze della prima metà
del Novecento e di quella della società odierna. Il Novecento, infatti, è il secolo del
crollo delle certezze, in cui sono messi in discussione conoscenze e valori che un tempo
erano considerati assoluti; ma anche oggi viviamo in un’epoca di grandi incertezze
dominata dal senso di precarietà e provvisorietà di ogni cosa.
La questione del crollo delle certezze del Novecento è presa in esame attraverso
Montale,
l’analisi di alcune poesie di dalle quali emerge la crisi dell’identità
dell’individuo, smarrito e privo di punti di riferimento, non più in grado di attingere ad
prima guerra
una sua piena realizzazione. In oltre, è stata presa in considerazione la
mondiale, come esperienza estrema che ha trasformato il paesaggio mentale, modificando
le condizioni esistenziali dei protagonisti, il loro modo di vivere e di pensare, di
comunicare e percepire la realtà.
rivoluzione digitale
La e il rapporto tra relativismo etico e Stato laico sono gli
argomenti considerati, invece, per una discussione sulla crisi odierna. Le tecnologie
informatiche, infatti, stanno offrendo nuove funzionalità e nuove possibilità agli individui.
Se tutto avverrà secondo le attuali congetture, si aprirà un’epoca di radicali novità nel
modo di stare al mondo e di relazionarsi con gli altri, che trasformerà la nostra vita, la
nostra identità e i nostri schemi culturali. Per la disciplina di Diritto, è stato preso in esame
Stato laico,
il concetto di in quanto s’intreccia con la questione del relativismo etico e della
3
crisi dei valori, che ha generato disincanto e ci ha privato di bussole per orientarci nella
complessità moderna.
Sottese a tutto il percorso, restano sullo sfondo alcune domande vive e profonde:
esiste una verità? Come possiamo orientarci in questa vita? Saranno tentate delle risposte
nella conclusione. 4
EUGENIO MONTALE
La crisi dell’individuo e il senso dell’esistenza
M
La crisi delle certezze
ontale pone al centro della sua opera uno dei grandi temi della letteratura del
crisi dell’identità dell’individuo, smarrito e privo di
Novecento: la che è
certezze. La sua anima è frantumata, “informe”, ha perso consistenza, non è più in grado
di attingere ad una sua piena realizzazione.
La realtà è sfuggente, non è possibile rivelarne la segreta essenza e il senso ultimo.
Ogni sforzo di conoscenza è vano, perché l’organicità del soggetto è stata ormai perduta e
di seppia»
la condizione dell’uomo è impoverita, prosciugata e scabra come gli «ossi che le
onde del mare rilasciano sulla sabbia.
Quest’impossibilità di scampo si proietta nell’immagine del “muro”, della
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia»,
«muraglia impossibile da valicare, perché l’uomo non
1
può accedere ad una verità ultima e certa, né ad una pienezza vitale . Non è possibile
vivere sentimenti intensi, ma solo un’incerta inquietudine, che fa in modo che la realtà sia
di vivere»,
indifferente. Quest’indifferenza può essere un antidoto al «male cioè al dolore
causato dalla crisi spirituale dell’uomo moderno, in un mondo che sembra sgretolarsi e
dissolversi. Il male di vivere rappresenta anche la difficoltà di comunicare, l’isolamento
dell’individuo, l’impossibilità di raggiungere ogni certezza.
Per uscire da questa crisi il poeta cerca un “varco”, ma esso non si apre, al massimo
il varco».
può alimentare la speranza che qualcuno «passi La sua opera più importante, gli
Ossi di seppia, speranza
si chiude con la di ridare un senso all’esistenza, di ritrovare
un’armonia con la totalità del reale che trasformi l’“elegia” del poeta in un “inno”, un
canto spiegato. La letteratura,
. B G., G S., R M., Z G., Paravia, Torino, 2007, vol. 6, p. 645
1 ALDI IUSSO AZETTI ACCARIA 5
N : la sfiducia nella poesia
ON CHIEDERCI LA PAROLA
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l’uomo se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
M : tre quartine di vario metro, con rime , , .
ETRO ABBA CDDC EFEF
Questa poesia del 10 luglio 1923 occupa una posizione significativa nell’opera di
Ossi di seppia,
Montale, in quanto è collocata in apertura della sezione denominata che è
2
anche il titolo della raccolta. Come scrisse ad Angelo Barile il 12 luglio 1924: «Non
è un po’ la chiave di volta de’ miei 3
chiederci la parola “rondels” ».
Montale si rivolge ad un ipotetico interlocutore, parlando a nome di una pluralità di
persone, coinvolgendo altri poeti (non viene chiarito se si tratta di una scuola, degli autori
della sua generazione o dei poeti in generale). Nella prima strofa il poeta afferma che la
poesia non è in grado di esprimere il caos d’impulsi e sentimenti contraddittori dell’animo
umano. I poeti non sono in grado di mettere ordine, dare senso e valore al grigiore della
vita quotidiana. L’autore fa riferimento ad un momento storico ben preciso di rottura con
solo possiamo dirti»),
il passato («Codesto poiché la negatività del presente non consente
OGGI magica”
più di trovare la “formula che ci fa attingere l’essenza ultima della realtà. Il
periodo storico in cui questi versi sono scritti coincide con l’affermarsi della dittatura
fascista, che molti intellettuali rifiutarono, pur non riuscendo ad opporsi ad essa. In
. Angelo Barile (Albisola Marina 1888 - Albisola Capo 1967) è stato un poeta ligure, ancorato a una visione
2
cristiana dell'uomo, inventore di ritmi e di parole, nell'ambito del gusto ermetico. Dall’amicizia con Montale,
col quale ebbe intensi scambi culturali, nacque una raccolta di lettere che Montale scrisse tra il 1920 e il 1957
Giorni di libeccio. Lettere ad Angelo Barile (1920-1957).
al suo amico: E. M ,
ONTALE
rondel
. Il è un tipo di poesia costruita su due rime con un ritornello. Generalmente è composto di tredici
3 rondel
versi ottonari ripartiti in tre strofe. Nella maggior parte dei casi, il ritornello del è costituito dai suoi
primi due versi, che si ritrovano alla fine della seconda strofa, e alla fine della terza si ritrova il primo verso.
6
generale, provarono un senso di impotenza e manifestarono una tendenza ad isolarsi nella
propria solitudine.
In realtà questi versi non sono meramente legati ad avvenimenti storici, ma
condizione umana in sé.
esprimono la Come si legge in un articolo del 1946:
«L'argomento della mia poesia (e credo di ogni possibile poesia) è la
condizione umana in sé considerata; non questo o quello avvenimento
storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa
solo coscienza, e volontà, di non scambiare l'essenziale col transitorio. Non
sono stato indifferente a quanto è accaduto negli ultimi trent'anni; ma non
posso dire che se i fatti fossero stati diversi anche la mia poesia avrebbe
avuto un volto totalmente diverso. Un artista porta in sé un particolare
atteggiamento di fronte alla vita e una certa attitudine formale a
interpretarla secondo schemi che gli sono propri. Gli avvenimenti esterni
sono sempre più o meno preveduti dall'artista; ma nel momento in cui essi
avvengono cessano, in qualche modo, di essere interessanti. […] Avendo
totale disarmonia con la realtà
sentito fin dalla nascita una che mi
circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella
disarmonia. Non nego che il fascismo dapprima, la guerra più tardi, e la
esistevano
guerra civile più tardi ancora mi abbiano reso infelice; tuttavia
in me ragioni di infelicità che andavano molto al di là e al di fuori di
questi fenomeni. inadattamento,
Ritengo si tratti di un di un
maladjustement psicologico e morale che è proprio a tutte le nature a sfondo
4
introspettivo, cioè a tutte le nature poetiche»
Al di là di un rapporto col suo tempo, è evidente che Montale si spinge oltre, riflettendo
ruolo della poesia,
sul sul suo rapporto con i mutamenti storici e sulla sua possibilità
d’incidere nel reale.
Non chiederci la parola fine della fiducia nella parola poetica
decreta la che era
storta sillaba e secca»,
propria di Pascoli e D’Annunzio, riducendola a «qualche cioè ad una
nostro informe».
poesia franta e inerte, come «l’animo
Montale rifiuta il simbolismo, il collegamento tra concetto, oggetto e sentimento.
Restano solo gli oggetti: essi diventano espressione di concetti astratti e della condizione
esistenziale dell’individuo.
Gli oggetti del destino umano
sono le cose della vita, sono l’emblema e delle sue
complesse vicende. La poetica degli oggetti di Montale stabilisce un rapporto razionale col
mondo, a differenza di quella simbolista, che tendeva all’irrazionale.
L : l’inutile ricerca della salvezza
A CASA DEI DOGANIERI
Tu non ricordi la casa dei doganieri
Intervista immaginaria, La Rassegna Italiana,
. Da: in anno I, n. 1, Milano, Gennaio 1946, pp. 84-89.
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sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende…)
Tu non ricordi la casa di questa 5
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta
M : strofe di cinque o sei versi, di misure varie (prevalentemente endecasillabi o versi
ETRO
composti dall’unione di due versi più brevi), rime libere.
Le Occasioni
Questa poesia, che apre la quarta sezione de (1939), compare già nel
Italia letteraria La casa dei doganieri e altri
6
1930 sul periodico e poi nel volumetto intitolato
versi (1932).
La casa dei doganieri è un edificio che un tempo era stato luogo di un evento felice,
l’incontro del poeta con Annetta-Arletta degli Uberti, cui è dedicata la poesia. Era la
stazione della guardia di Finanza, a Monterosso in Liguria. Ora, invece, è un posto
abbandonato e desolato, sferzato dal libeccio che soffia impetuosamente.
Come altre protagoniste montaliane, anche questa figura femminile è caratterizzata
sciame dei tuoi pensieri),
dall’inquietudine esistenziale e dall’irrequietezza (lo soprattutto in
relazione al difficile futuro che attende lei e il poeta. memoria,
La poesia ripropone il tema dell’impossibile senza il cui appoggio risulta
impossibile trovare un punto di riferimento per orientarsi nel percorso della vita.
Il poeta è consapevole che nella memoria della donna non c’è più posto per ricordare la
casa dei doganieri in cui s’incontravano. Questa casa rappresenta solo “l’occasione”, il
pretesto per ritornare a un sogno di felicità accarezzato, ma perduto. È la casa dei