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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Spacciando la fantasia per genialità 

Autore: Giada Cantono

Descrizione: partendo dal desiderio di legittimare le rappresentazioni di argomenti scientifici da parte degli artisti, sono state presentate alcune corrispondenze tra scienza e immaginazione nello studio e nell'interpretazione del mondo, soffermandosi sulla figura d

Materie trattate: fisica, storia, arte, filosofia, italiano, inglese

Area: scientifica

Sommario: "Va riconosciuto che, a parte alcuni esempi, i cosiddetti scienziati pensano e scrivono come bottegai… e disprezzano l'arte, nella sua accezione generale […]; io riservo la qualifica di scienziato all'uomo capace di sguardo sintetico, e non a chi fruga tra i fatti e si scava il suo piccolo angolino di ricerca… E purtroppo la maggior parte degli uomini di scienza si ferma proprio qui. Qualche raro uccello si innalza con un colpo d'ala e riesce a scorgere tutto il paesaggio […]. Il mondo non è paragonabile a una grande opera d'arte? La spiegazione scientifica è solo una comoda convenzione, tutto considerato… è anzi un'espressione artistica."1 Così scriveva nel suo primo romanzo un illuminato geologo di inizio Novecento, escluso dal mondo scientifico per aver azzardato l'ipotesi che lo Yunnan si fosse trovato, milioni di anni prima, vicino alla Boemia. Questo a riprova che le teorie da noi oggi considerate pressoché palesi furono motivo di non poche divergenze per i primi pionieri che osarono pronunciarle. Ma anche a testimonianza che arte e scienza sono squisitamente imparentate, che un geologo può trasformarsi in un romanziere di successo, che la straordinaria varietà  di fenomeni di cui ci rende partecipi l'universo sensibile è pressoché paragona-bile ai prodigiosi voli pindarici di una mente appassionata. E ciò che toglie fascino a tutte le teorie scienti-fiche e filosofiche che siamo tenuti ad affrontare nel corso della nostra vita è proprio la mancanza della ve-rità  ludica e informale della scoperta stessa, che ha nelle sue radici i più sorprendenti avvenimenti e so-prattutto una rete di connivenze tra le varie discipline che sono una continua fonte di meraviglia. Se la scienza è un'espressione artistica, l'arte può dunque diventare espressione o ispirazione scientifica? Certamente sì: questo saggio vuole proporre alcune letture di questa frase, sottolineando rela-zioni tra cose, persone, esperienze, vite che nella loro banalità  o eccezionalità  possono essere definite ope-re d'arte, visto che i legami nascosti tra i fenomeni sono ciò che rende interessante la formazione di una cultura scientifica che, si dimostrerà , ha molto di artistico. Una prova del fatto che espressione scientifica può essere arte è data dal fumetto, la "nona arte"2, spesso snobbata e fraintesa, ridotta a stereotipi, relegata in un angolo della mente come passatempo infantile, correlata a titoli emblematici e nostalgici come Topolino, Tex o Spiderman. Spesso non si ricorda che il fumetto è elaborato da persone adulte, di solito con conoscenze piuttosto ampie, ma so-prattutto con l'incombenza di reperire originalità  a prova di copyright e regalare anche la verosimiglianza che, nel suo sapore di realtà , sa meravigliare più della fantasia (si pensi ad esempio alla proficua collaborazione di Stan Lee con fisici e matematici per sfornare le avventure dei Fantastici Quattro o di Hulk, senza dimenticare il secchione Peter Parker). Perché, come disse Robert Hunt, conservatore al Geological Museum di Londra, "i fenomeni della realtà  sono più sorprendenti ancora dei fantasmi dell'immaginazione"3 ma, come spiega il professor Emilio Garroni, ordinario di estetica nella facoltà  di filosofia dell'Università  La Sapienza di Roma, è rischioso trattare di argomenti scientifici in modo artistico senza averne una conoscenza approfondita4.

Estratto del documento

Spacciando la genialità per fantasia

1 “Va riconosciuto che, a parte alcuni esempi, i cosiddetti scienziati pensano e scrivono come botte-

0F

gai… e disprezzano l’arte, nella sua accezione generale […]; io riservo la qualifica di scienziato all’uomo

capace di sguardo sintetico, e non a chi fruga tra i fatti e si scava il suo piccolo angolino di ricerca… E

purtroppo la maggior parte degli uomini di scienza si ferma proprio qui. Qualche raro uccello si innalza

con un colpo d’ala e riesce a scorgere tutto il paesaggio […]. Il mondo non è paragonabile a una grande

opera d’arte? La spiegazione scientifica è solo una comoda convenzione, tutto considerato… è anzi

1

un’espressione artistica.”

Così scriveva nel suo primo romanzo un illuminato geologo di inizio Novecento, escluso dal

mondo scientifico per aver azzardato l’ipotesi che lo Yunnan si fosse trovato, milioni di anni prima, vicino

alla Boemia. Questo a riprova che le teorie da noi oggi considerate pressoché palesi furono motivo di non

poche divergenze per i primi pionieri che osarono pronunciarle. Ma anche a testimonianza che arte e

scienza sono squisitamente imparentate, che un geologo può trasformarsi in un romanziere di successo,

che la straordinaria varietà di fenomeni di cui ci rende partecipi l’universo sensibile è pressoché paragona-

bile ai prodigiosi voli pindarici di una mente appassionata. E ciò che toglie fascino a tutte le teorie scienti-

fiche e filosofiche che siamo tenuti ad affrontare nel corso della nostra vita è proprio la mancanza della ve-

rità ludica e informale della scoperta stessa, che ha nelle sue radici i più sorprendenti avvenimenti e so-

prattutto una rete di connivenze tra le varie discipline che sono una continua fonte di meraviglia.

Se la scienza è un’espressione artistica, l’arte può dunque di-

ventare espressione o ispirazione scientifica? Certamente sì: questo

saggio vuole proporre alcune letture di questa frase, sottolineando

relazioni tra cose, persone, esperienze, vite che nella loro banalità o

eccezionalità possono essere definite opere d’arte, visto che i legami

nascosti tra i fenomeni sono ciò che rende interessante la formazione

di una cultura scientifica che, si dimostrerà, ha molto di artistico.

Una prova del fatto che espressione scientifica può essere ar-

2 , spesso snobbata e fraintesa, ri-

te è data dal fumetto, la “nona arte”

dotta a stereotipi, relegata in un angolo della mente come passatempo

infantile, correlata a titoli emblematici e nostalgici come Topolino,

Tex o Spiderman. Spesso non si ricorda che il fumetto è elaborato

da persone adulte, di solito con conoscenze piuttosto ampie, ma so-

prattutto con l’incombenza di reperire originalità a prova di copy-

right e regalare anche la verosimiglianza che, nel suo sapore di real-

tà, sa meravigliare più della fantasia (si pensi ad esempio alla profi-

cua collaborazione di Stan Lee con fisici e matematici per sfornare le

avventure dei Fantastici Quattro o di Hulk, senza dimenticare il sec-

chione Peter Parker). Perché, co-

me disse Robert Hunt, conservato-

re al Geological Museum di Londra, “i fenomeni della realtà sono più

3 ma, come spie-

sorprendenti ancora dei fantasmi dell’immaginazione”

ga il professor Emilio Garroni, ordinario di estetica nella facoltà di filo-

sofia dell'Università La Sapienza di Roma, è rischioso trattare di argo-

menti scientifici in modo artistico senza averne una conoscenza appro-

4

fondita .

Partiamo dunque dal fumetto, le cui potenzialità furono voluta-

mente ignorate fino agli anni Sessanta in Italia e in molti altri paesi eu-

1. Jacques Deprat, in Nicolas Witkowski, Raffaello Cortina Editore, pag. 292

Les chiens aboient…, Storia sentimentale della scienza,

2. Gianfranco Goria, Il manifesto delle Sette Arti di Canuto, pubblicato sulla Gazzette des sept arts, elencava, nell’ordine: ar-

Scrivere a fumetti.

chitettura, musica, pittura, scultura, poesia, danza e cinematografia. L’ottavo posto spetta, per Claude Beylie, alla radio-televisione.

3. Robert Hunt, in Nicolas Witkowski,.op. cit., pag. 275

Poetry of science,

4. Alberto Di Majo, Il Tempo – 7 settembre 2001

Arte come scienza, 2

Spacciando la genialità per fantasia

ropei, essendo considerato come un genere di seconda catego-

2

ria, con una parte troppo limitata del rispettabile testo scritto e

1F

per contro troppe figure “da guardare”, inciso che rivelava un

giudizio negativo e sminuente, come se conoscere un racconto

5

attraverso le immagini fosse da plebei ignoranti . Gli Stati Uniti

invece si mossero subito controcorrente e sfruttarono le capacità

comunicative del fumetto, trasformandolo in un vero e proprio

strumento di educazione delle masse, dai più piccoli (per i quali

Paperino rappresentava un ideale esempio di cosa non bisogna

6 ), ai più grandi (per i

fare in casa, come lasciare il gas aperto

quali il fumetto si ricopriva di istanze antinaziste prima e anti-

comuniste dopo).

In tempi recenti invece pare che la situazione si sia

completamente ribaltata e che anzi il fumetto abbia invaso le

nostre vite, facendosi tramite di continui messaggi pubblicitari e

educativi: da Martin Mistère impegnato nel riciclaggio

dell’alluminio, a Dylan Dog nella conoscenza dei problemi del-

la droga, a Lupo Alberto professore di educazione sessuale, per

finire con il ladro dagli occhi di ghiaccio, Diabolik, prodigatosi

contro l’abbandono degli animali domestici sulle autostrade.

Insomma, ciò che non si voleva riconoscere al fumetto è stato

ormai universalmente accettato. D’altronde la famosa Alice di

Carroll (peraltro brillante studioso di matematica) aveva già

espresso il suo parere dicendo: “A cosa serve un libro senza

figure?”, capendo che “basta un disegno per aprirti la mente,

7 .

molto più di tante belle parole”

In questo discorso la scienza si inserisce senza alcuna

forzatura, in quanto il fumetto si è spesso e volentieri incarica-

to di fare divulgazione scientifica (si veda un’animazione di-

sneyana su azione e reazione propinata ai cervelloni del Penta-

gono dal presidente Eisenhower), magari ispirando le scazzot-

tate tra eroi muscolosi e geni del male, prodigiosi costruttori di marchingegni esplosivi o frullati fosfore-

scenti per provocare mutazioni. E non è finita: quando le storie prendevano tratti fantascientifici, scostan-

dosi dalle verità fisiche e chimiche provate, è successo che gli autori si travestissero involontariamente da

preveggenti, arrivando ad anticipare di mesi e

con pochi dettagli errati tappe fondamentali

della storia e della scienza. È il caso, ad esem-

nel

pio, di Paperino che scopre il metilene CH

2

1944, prima della sua effettiva osservazione da

parte dei chimici; di un mancato brevetto sul

polistirolo espanso (usato da Kroyer nel 1964 e

rifiutato perché un simile strumento era già sta-

to usato da Paperino e nipoti in una storia di

Barks datata 1949); della costruzione di nuovi

aerei (l’Espadon di Edgar Pierre Jacobs del

1946 preannuncia il Douglas X3 del 1952); del

tunnel sotto la manica (nelle avventure del

5. Luca Boschi, pag. VII

Prefazione a La scienza tra le nuvole,

6. Filmato reperibile su YouTube con le parole Donald Duck, How to have an accident in the home.

7. L. Novelli, in Pier Luigi Gaspa, Guido Giorello, pag. 5

In viaggio con Darwin. Patagonia e Terra del Fuoco, La scienza tra le nuvole, 3

Spacciando la genialità per fantasia

Dottor Bax il tunnel è del 1951, contro il nostro 1994); dello sbarco sulla Luna (previsto nella striscia

H1760, pubblicata nel 1959, per il 4 agosto 1969, con un errore di soli quindici giorni!); del bombarda-

mento giapponese sulla flotta americana (ipotizzata a Guam, nelle Filippine, nel dicembre 1941 e pubbli-

cata nell’ottobre, quando la strage si concentrò a Pearl Harbour il 7 dicembre); infine dello sgancio della

bomba atomica (citato in una preview di un fumetto italiano preparato alle stampe il 4 agosto 1945, senza

8 3

.

immaginare che due giorni dopo sarebbe avvenuta la strage di Hiroshima e, il 9, quella di Nagasaki) 2F

Quello che dunque può sembrare un gioco di sfaccendati che mischiano tensioni reali a personaggi

immaginari si rivela poi essere frutto di percorsi mentali pressoché logici che si appoggiano su basi reali e

scientifiche, per osare lanciarsi oltre le conoscenze prestabilite. Non tanto diversamente da come sono nate

le teorie di numerosi scienziati eminenti, osannati come eroi con miracolosi geni o capacità intuitive ecce-

zionali. Nulla di tutto questo. Anzi è sorprendente rivelare che la curiosità, lo spiri-

to di osservazione, ma soprattutto dei banali giochi da bambini furono spesso la

scintilla delle teorie che dal Settecento fondarono tanto la fisica quanto le altre di-

scipline giunte fino a noi oggi. Per fare un esempio: i vortici magnetici che Max-

well suppose essere la causa delle rotazioni dei dipoli elettrici (peraltro esagonali,

copiati direttamente dalle arnie delle api e dai fiocchi di neve già studiati da Keple-

ro) non sono altro che un retaggio delle trottole con cui giocava da piccolo, quando

già la sua frase preferita era “show me how it does”. Lo stesso per Newton, che si

divertiva a costruire strani aquiloni dotati di petardi da sganciare sui passanti, mentre Voltaire tagliava te-

9 : tutto nel perfetto spirito da Giovani Marmotte.

ste alle lumache per constatare se ricrescevano

Queste considerazioni possono dunque dimostrare che ogni forma di metodo empirico ha, alla sua

partenza, l’ardore della scoperta o del ragionamento mossi da un’istintiva reazione del sentimento, suppo-

sto essere alla base di una conoscenza pura e illimitata, come ipotizzò per esempio lo scrittore D.H. Law-

rence scrivendo: “The whole great basis of our consciousness in sensual, and this field of consciousness is

10 ”, mentre per il filosofo idealista e romantico Schelling l’arte era l’unica attività

immense, illimitable

adatta per percepire l’infinito. Primo Levi, avvicinatosi alla fisica in cerca di “certezze” con cui contrasta-

re il senso scomodo di solitudine e abbandono in cui la dittatura fascista aveva gettato, con le sue violenze,

i giovani, scoprì che “l’intera fisica era marginale, in quanto si prefiggeva di dare norma all’universo delle

apparenze, mentre la verità […] era oltre, inaccessibile ai nostri telescopi. La fisica era prosa, elegante

11 ”. Dal sentimento individuale al gusto comune il passo è breve. Nel primo Nove-

ginnastica della mente

cento la bellezza di una formula scientifica si esprimeva in brevità, eleganza e sintesi, ritenute essere le

inevitabili espressioni di un ordine naturale che possiede simmetria e armonia. Già Pirandello, nei suoi

saggi dedicati ad aveva auspicato la collaborazione tra immaginazione e ragionamento per

Arte e Scienza, 12 (seguendo involontariamente la tradizione dei membri

produrre un’opera tanto razionale quanto istintiva

della Lunar Society di nonno Erasmus Darwin che nel 1780 inneggiava: “Dobbiamo arruolare

13

l’immaginazione sotto lo stendardo della scienza!” ). I maggiori scienziati del Novecento concordavano

nell’attribuire all’eleganza formale il discriminante della valutazione dei risultati scientifici ottenuti con le

loro teorie (si pensi ad Einstein e Heisemberg). In effetti questo è lo stesso approccio del genere fumetti-

stico, che in pochi tratti deve saper esprimere i contenuti, avvalendosi di immagini attraenti.

Tenere conto dell’interiorità e dell’eleganza è quindi uno stimolo ulteriore per raggiungere verità

più ampie, e ormai si è largamente dimostrato che anche sull’ambiente di lavoro un’atmosfera comoda che

rispetti le esigenze delle persone può garantire maggior efficienza e produttività. Questo principio esatto

8. Pier Luigi Gaspa, Guido Giorello, La e Nicolas Witkowski, Artisti che anticiparono le

scienza tra le nuvole Storia sentimentale della scienza.

mosse degli scienziati furono anche Edgar Allan Poe, che si avvicinò intuitivamente alle teorie di Einstein sulla velocità della luce (E.A. Poe, Eu-

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