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Storia
Parigi,1900
l’amore
Il 1900 e
Parigi, 1990
Amore, Bellezza, Verità e Libertà.
Sono queste le parole chiave del
movimento bohémien che travolge la
vita culturale parigina tra la fine del
diciannovesimo e l'inizio del
ventesimo secolo. Sono gli anni della
Belle Epoque della capitale francese,
che si guadagna l'appellativo di Ville
Lumière. Un'epoca bella, appunto,
fatta di innovazioni tecniche, mirabili
scoperte scientifiche, virtuosismi
architettonici. Fatta, soprattutto, di joie
de vivre.
I Bohème attuano uno stile di vita che non fa
preoccupare loro del domani, permette il
perseguimento della musica, del colore e delle
relazioni interpersonali senza l'ausilio del denaro che
odiano. Amano il vagabondaggio e la povertà dai
beni materiali. Si autodefiniscono anime libere
perché non rispecchiano i canoni sociali, le leggi
dettate dall'uomo, dal suo pudore e dalla sua
coscienza. Vivono con vestiti semplici e simili a quelli
della cultura hippie anche se influenzati da una
cultura gitana e di vagabondaggio. L'igiene
personale viene curata il minimo possibile, o, in altri
casi, completamente trascurata. Opinione comune,
tra gli stessi ambiti bohemienne, è che loro i bohéme
amavano la bellezza, l'amore, e scrivevano di quello,
in una società che viveva l'epoca più cruda e cruenta
della storia dell'umanità.
L'inizio del secolo breve. Loro provano a distaccarsi dalla guerra e dalle
armi, dall'odio, e dalla correttezza religiosa per riscoprire il bello di
questo mondo, l'amore che può legare due persone, anche al di fuori
del matrimonio, e la bellezza che può esistere in ogni cosa.
Il trionfo della ricerca del piacere, nelle forme più varie ed
entusiasmanti, porta alla proliferazione dei cafés-concerts. Il quartiere
di Montmartre diventa una vera e propria cittadella del divertimento;
aprono i battenti in questo periodo locali che entreranno nella storia: il
Folies Bergère, il Chat Noir, e il Moulin Rouge. Nelle sale
fumose di questi ritrovi si affolla una clientela inconsueta,
che si ribella all'emarginazione e alla derisione cui la
società borghese l'aveva condannata.
Prostitute, ballerine di cancan, cabarettisti, cantastorie e artisti
bohémiens tirano l'alba tutti i giorni tra musica e assenzio.
È in quest'ambiente che si generano
alcune tra le avanguardie artistiche più
interessanti del Novecento come la
chanson réaliste e il Post-impressionismo
del geniale Henri de Toulouse-Lautrec.
È in questo ambiente che la nostra storia
prende forma. Filosofia
Schopenhauer Freud Nietzsche
Arthur Schopenhauer
Le vicende biografiche
Arthur Schopenhauer nacque a Danzica il 22 febbraio
1788: suo padre era banchiere, sua madre una nota
scrittrice di romanzi. Nella giovinezza viaggio in
Francia e in Inghilterra e, dopo la morte del padre,
frequentò l’Università’ di Gottinga, dove ebbe come
maestro Schulze. Sulla sua formazione influirono le
dottrine di Platone e di Kant. Dopo la laurea visse a
Dresda dove si dedicò alla stesura delle sue opere e
durante il soggiorno a Weimar preparò per la stampa
la sua opera principale, Il mondo come volontà e
rappresentazione, pubblicata nel dicembre 1818. Nel
1820 divenne libero docente presso l’Università’ di
Berlino. Tra il 1822 e il 1825 tornò in Italia. Dopo il
1831 si stabilì a Francoforte sul Meno, dove vi rimase
fino alla morte, avvenuta il 21 settembre 1860.
Le influenze
La filosofia di Schopenhauer risulta essere il punto d’incontro tra:
• filosofia platonica, della quale lo attrae la teoria delle idee;
• filosofia kantiana, dalla quale riprende l’impostazione soggettivistica
della gnoseologia;
• Romanticismo, dal quale prende l’irrazionalismo, il tema dell’infinito,
l’importanza dell’arte e della musica;
• Illuminismo, del quale gli interessa il filone materialistico e
ideologico
• Idealismo
• filosofie orientali. Il pensiero
Punto di partenza della sua filosofia e’ la distinzione kantiana tra:
fenomeno per Schopenhauer e’ un’illusione,
un sogno, cio’ che
per Kant e’ la realta’ cosi come ci appare nella sapienza indiana e’ detto “Velo di Maya”
E’ rappresentazione ed esiste solo dentro la
coscienza
noumeno per Schopenhauer e’ quella realta’
per Kant e’ un concetto che si nasconde dietro il fenomeno e che in
limite, ossia la “cosa in se’” Filosofia ha il compito di “s-coprire”
Quindi secondo Schopenhauer se noi
fossimo solo coscienza e
rappresentazione vivremo soltanto nel
mondo fenomenico, ma siccome siamo
anche corpo noi viviamo sia dentro sia
fuori dal mondo fenomenico, e quindi
possiamo scoprire la cosa in sè, ossia la
volontà di vivere.
E’ un impulso che ci spinge
ad agire e ad esistere
Quando e’ inconsapevole
si manifesta in un E’ l’essenza segreta
mondo a spaziale di tutte le cose
e a temporale La volonta’ di
vivere
Quando e’ consapevole si E’ eterna e indistruttibile,
manifesta in un mondo quindi un principio senza inizio
naturale spaziale e senza fine
e temporale E’ forza libera e cieca
non ha meta oltre se’ stessa
Visione dell’amore
Secondo l’autore, basilare per ogni
individuo e’ l’amore, di cui la filosofia
deve occuparsi.
L’amore e’ uno dei più forti stimoli
dell’esistenza.
“L’amore scioglie i vincoli più stretti, porta a
sacrificare la vita o la salute, la ricchezza e la
felicita’, priva di coscienza l’onesto e rende traditore
il fedele”
(Supplementi al “Mondo come volontà
e rappresentazione”, cap. XLIV)
Se l’amore e’ così forte da far di Cupido “il signore degli
dei e degli uomini” e’ perchè dietro si cela il “Genio della
specie”, che mira alla perpetuazione della vita. In altre
parole, il fine dell’amore e’ solo l’accoppiamento. Ma se
dietro il fascino di un bel viso c’e’ nascosto il desiderio
sessuale, che con l’innamoramento da avvio al ciclo
accoppiamento - procreazione, vuol dire che l’individuo
diviene lo zimbello della natura proprio quando crede di
aver realizzato il suo piacere.
Manifestazione di tale “essenza biologica”
dell’amore si può ritrovare nella natura nel
caso della mantide femmina che, dopo
l’unione sessuale, divora il maschio, e
della donna che, dopo la procreazione e
l’allevamento dei figli, perde la bellezza.
Se l’amore e’ lo strumento che serve
per perpetuare la vita della specie,
vuol dire che non esiste amore senza
sessualità.
“Ogni innamoramento affonda le sue radici nell’istinto
sessuale”
E’ proprio per queste varie ragioni che
l’amore procreativo viene visto come
peccato e vergogna, e quindi l’amore e’:
“due infelicità che si incontrano generano una terza infelicità”
Per tanto l’unico amore che può essere elogiato non e’ l’eros
ma la pietà. Una volonta’ positiva
La pieta’ e’
La compassione che si avverte Sinonimo di carita’
guardando le sofferenze altrui
Freud
Nato in Moravia nel 1856 da
genitori ebrei, laureatosi in
medicina, per poi dedicarsi agli
studi di anatomia del sistema
nervoso, Sigmund Freud tratto’
di amore, distinguendo l’amore
oggettuale (contrapposto ad
“amore narcisistico”) dall’oggetto
d’amore (riferito alla persona che
si ama).
L’amore è energia sessuale rivolta a un oggetto;
non è altro che istinto fisiologicamente radicato
indirizzato verso un oggetto; è, per cosí dire, un
prodotto di scarto della necessità biologica per
la sopravvivenza della razza. Negli uomini,
l’“amore” è per lo piú del genere “attaccamento”,
precisamente alle persone che sono divenute
preziose grazie al soddisfacimento di altre
necessità vitali (il bere e il mangiare). Cioè
l’amore dell’adulto non differisce da quello del
bambino, poiché entrambi amano chi li nutre.
“L’amore in se stesso, in quanto desiderio e privazione,
abbassa il rispetto di sé, laddove essere amati, vedere
ricambiato il proprio amore e possedere l’oggetto
d’amore, lo esalta vieppiú”. (S. Freud, 1944 c, pag. 99. Il
corsivo è mio.)
Tale affermazione è una chiave per la
comprensione del concetto freudiano di
amore. L’amore, che implica desiderio e
privazione, abbassa l’autorispetto.
“Amare vi rende deboli; ciò che vi rende felici è essere amati. E che
significa essere amati? È possedere l’oggetto amato!”
È questa una classica definizione di amore
borghese: il possesso e il controllo fanno
la felicità. L’amore comincia come risultato
del fatto che il figlio è nutrito dalla madre, e
si conclude nel possesso da parte del
maschio della femmina, che deve ancora
nutrirlo di affetto, piacere sessuale e cibo.
Quindi, in conclusione si puo’ dire che
come Schopenahuer, anche Freud
considera l'amore più un impulso
sessuale, eros, amore carnale. Ma a
differenza dello stesso, Freud riuscì a
dimostrare che l'amore non ha soltanto
uno scopo procreativo, ma serve anche
per provare piacere. Inoltre fece cadere
l'immagine falsa del bambino inteso
come un "angelo asessuato", infatti,
sosteneva che il bambino, come l'uomo,
è polimorfo e perverso: polimorfo
perchè si provoca piacere stimolando
diverse parti del corpo; perverso, perchè
il suo scopo non dipende da quello
procreativo.
Nietzsche
Friedrich Wilhelmen Nietzsche nacque presso Lipsia nel
1844. Alla morte del padre si trasferì con la madre e la
sorella a Naumburg, dove all’eta’ di dodici anni inizio’ a
comporre poesia e musica.
Ritornato a Lipsia, nell’inverno 1865-1866 lesse per la
prima volta l’opera di Schopenhauer, “Il mondo come
volontà e rappresentazione”, rimanendone conquistato.
A differenza di Freud e di Schopenhauer, per lui l’amore e’
l’ebbrezza che giustifica la vita, e l’arte senza amore, quindi senza
ebbrezza, e’ inutile.
L’argomento piu’ esclusivo di Nietsche lo si
ritrova nell’opera Cosi parlo’ Zarathustra, ed e’
l’amore del prossimo, in cui si annidano troppe
volte alibi, scuse, pretesti, rinunce, vilta’, inganni
di se’ e degli altri. Contro tutto cio’ lui predicherà
la santificazione dell’Io, l’amore del remoto e
“l’amore delle cose e dei fantasmi” al di sopra
dell’amore degli uomini.
“Voi non sopportate voi stessi e non vi amate abbastanza: e perciò volete indurre
il prossimo ad amarvi ed indorarvi col suo errore”
“Amici, non l'amore del prossimo (cioè di colui che è vicino) vi consiglio:io vi
consiglio l’amore del remoto (cioè di colui che è lontano)”
Non il prossimo bisogna cercare bensi’
l’amico, l’“amico e il suo cuore
traboccante” . L’amore del prossimo e’
pagato dal remoto. Per Nietzsche accanto
al falso amore del prossimo vi e’ il vero
amore del prossimo, quello che si puo’
sentire come pieta’ di se’ e degli altri,
come comunanza di destino e di natura
essenziale.
L' amore per il prossimo secondo
Nietzsche non è altro che una
mascheratura del proprio non amare e non
accettare se stessi: le persone mediocri
amano stare con i più deboli ed aiutarli
perchè stando in mezzo a loro sono in una
posizione predominante, in una posizione di
forza, e sentirsi indispensabile per essi le
gratifica. L' uomo forte invece può decidere
di aiutare il debole se vuole, ma lo fa
"perchè gli va", perchè è consapevole della
propria superiorità e vuole aiutare chi è
meno fortunato, e non per un
comandamento o per auto-gratificarsi.
Greco
Tragedia Euripide Menandro Teocrito
Seneca Apollonio Rodio
La tragedia
La questione sull’origine della tragedia si apre nel
1871, quando Nietzsche pubblicò la sua opera
“Sull’origine della tragedia”.
Secondo lui la tragedia sarebbe nata dalla fusione di
due principi di natura opposti: dionisiaco (annullamento
di individualità) e apollineo (realizzazione
dell’individualità’)
Individua in Omero il poeta apollineo. Ma dopo questo visse
Archiloco, poeta dionisiaco, che preparò il ditirambo, e dal
ditirambo, come poi confermerà Aristotele nel V capitolo della
Poetica (dal coro che
intonava il ditirambo) , nacque la tragedia.
• Secondo gli antichi, il termine tragwdia
deriva da due parole: (capro) e
(canto).
• In eta’ ellenistica l’interpretazione piu’