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Influenza del gruppo sulle persone e altri gruppi

La performance di una persona è influenzata dalla mera presenza di un'altra persona. Alcune volte la presenza degli altri migliora la prestazione: gli studi di Triplett sui ciclisti e sui bambini; alcune volte la presenza degli altri peggiora la prestazione: imparare sillabe senza senso, completare labirinti o problemi di matematica complessa. I risultati divergenti hanno causato uno stop nella ricerca ma Zajonc propone: facilitazione sociale - attivazione fisiologica prodotta dalla mera presenza di altre persone, che rende più accessibili risposte dominanti.

A. L'arousal (condizione fisiologica in cui aumenta il battito cardiaco, si suda) migliora qualunque risposta dominante (quella più facilmente accessibile);

B. La presenza di altri aumenta l'arousal che a sua volta facilita la risposta dominante. Se la risposta dominante è corretta si avrà una buona prestazione, se è scorretta si avrà una prestazione negativa.

Sbaglierà il compito; INERZIA SOCIALE di Ringelmann - tendenza ad impegnarsi meno in un compito quando il contributo individuale viene inglobato nella prestazione complessiva del gruppo rispetto a quando lo stesso viene eseguito dalla persona sola.

Cause:

  • equità nei risultati tra sé e gli altri: durante un compito le persone aggiustano e rimodulano il loro impegno in modo da essere alla pari con gli altri; se non sono presenti indizi, agiamo pensando ciò che gli altri stiano facendo;
  • timore del giudizio: grazie all'anonimato assicurato dal gruppo, davanti a un compito noioso o non di nostro interesse, tendiamo a evitare di essere giudicati, nascondendoci nel gruppo.
  • corrispondenza con gli standard del gruppo: causa mancanza norme o standard del gruppo, tendiamo a non impegnarci troppo perché non sappiamo quanto il gruppo in generale si impegni.

Per contrastare l'inerzia sociale occorre aumentare l'interdipendenza del

compito e l'interdipendenza sociale e coesione tra i membri. LA LEADERSHIP Processo per il quale ad alcune persone del gruppo viene permesso di mobilitare e guidare i componenti del gruppo per il raggiungimento degli obiettivi. Non si impone, viene autorizzato dal gruppo a guidarlo perché riconosciuto come competente in un determinato compito. Non vi è leader senza un gruppo che lo riconosce, altrimenti è un dittatore o non leader. IL MODELLO DEL GRANDE UOMO di Stogdill: esistono alcuni tratti di personalità che distinguono i leader dagli altri: - propensione alla responsabilità e alla esecuzione del compito; - tenacia nel perseguire gli obiettivi; - originalità nell'affrontare i problemi; - tendenza a prendere l'iniziativa; - fiducia in sé; - capacità di tollerare le frustrazioni; - abilità nell'influenzare gli altri. MA non si tiene conto del fatto che le persone possono variare il proprio comportamento di

situazione insituazione e che i tratti non sono caratteristiche stabili ma dinamiche.

Alternative e sviluppi

APPROCCIO SITUAZIONISTA: il contesto del compito e l'obiettivo del gruppo determinano il tipo di comportamento da adottare. Un leader non va bene in qualsiasi situazione. Secondo Hollander il contesto e il tipo di attività determinano il tipo di leader:

  • Clima competitivo/cooperativo;
  • Tipo di compito da svolgere;
  • Grandezza del gruppo;
  • Struttura;
  • Storia;

LO STUDIO DELLE FUNZIONI

LEADER ORIENTATO AL COMPITO - ha uno stile direttivo, mantiene l'attenzione diretta verso l'obiettivo, guida il gruppo nell'esecuzione del compito, da indicazioni/ordini precisi, coordina le attività dei membri.

LEADER SOCIO-EMOTIVO - ha uno stile democratico, mantiene l'armonia, aumenta la coesione del gruppo, evita o risolve i conflitti interni.

STILI DI LEADERSHIP di Lewin, Lippitt e White

STILE AUTORITARIO - adotta dei comportamenti orientati al comando,

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sprona le persone a seguire i suoi ordini. Maggiore aggressività tra i membri, sottomissione al leader, la produttività inizialmente elevata poi in calo con l'assenza del leader. Funziona in situazioni di emergenza dove noi dobbiamo massimizzare la produzione a discapito della soddisfazione del gruppo;

STILE DEMOCRATICO > offerta di una guida e incoraggiamento a partecipare all'attività. Relazione amichevole tra i membri, una coesione elevata e un buon orientamento al compito, l'attività diminuiva limitatamente durante l'assenza del leader. È più utile quando noi dobbiamo aver cura più delle relazioni del gruppo piuttosto che della produttività;

STILE PERMISSIVO > entra in situazione ma la scia che il gruppo faccia quello che vuole senza neanche partecipare allo svolgimento del compito. Orientamento al compito bassissimo, produttività paradossalmente aumenta quando il leader si allontana.

IL MODELLO

DELLA CONTINGENZA DI FIEDLER (1964)

Poggia sul teorema della corrispondenza – la capacità del leader di adeguare lo stile di leadership alle richieste e la sua capacità di controllo della situazione.

Questa dipende da tre fattori:

A. Struttura del compito più o meno chiara;

B. Qualità della relazione leader – gruppo;

C. Posizione di potere del leader;

Affinché ci sia un’efficacia della leadership massima, lo stile del leader deve corrispondere al tipo di leadership che quella situazione richiede.

A seconda di come questi tre indicatori si combinano tra di loro possiamo determinare il livello di controllo di quella leader sulla situazione: sulle ascisse è identificato in tre macrocategorie: un livello di controllo basso, moderato, alto; sulle ordinate abbiamo la performance del gruppo, la produttività del gruppo.

IL MODELLO TRANSAZIONALE DI HOLLANDER

La leadership ha a che fare con un’interazione (scambio sociale) tra leader e subordinati.

Si fonda sullacredibilità personale, cioè il leader deve rendersi credibile e legittimarsi di fronte al gruppo. Deve dar prova di: - Conformismo iniziale al gruppo, deve fare proprie le norme di quel gruppo affinché possa essere ritenuto membro di quel gruppo; - Competenza, dar prova di possedere conoscenze pertinenti e funzionali al raggiungimento del compito; - Legittimità, essere scelto dalle persone del gruppo non dall'esterno; - Identificazione con il gruppo; Il leader è contemporaneamente un membro fedele del gruppo (adeguandosi attentamente alle sue norme) ed un deviante efficace e autorevole, ovvero, un agente di cambiamento in grado di modificare le norme prevalenti e di influenzare gli altri più di quanto lui sia da loro influenzato (colui che può anche modificare le varie norme di quel gruppo solo perché è legittimato dal gruppo a farlo); LE FONTI DI LEGITTIMAZIONE 1. Metodo di raggiungimento del loro status (eletti)

1. Legittimità del leader (scelto dai membri o nominati da un'autorità esterna?);

2. Capacità di soddisfare gli obiettivi del gruppo;

3. Identificazione del leader con il gruppo (assorbendo i suoi valori, ideali, norme);

4. Percezione da parte del gruppo del leader come rappresentante prototipico del gruppo, incarnando tutte le caratteristiche del gruppo (criterio importante soprattutto in situazioni intergruppi);

5. Modo in cui il leader esercita la propria autorità: criteri di giustizia distributiva e procedurale;

AGGRESSIVITÀ

Comportamento verbale o fisico che ha l'intento di ferire, danneggiare o distruggere l'altro oppure modificare un atteggiamento.

La definizione racchiude due diverse tipologie di aggressività:

L'aggressività ostile: scaturisce dall'odio e ha per obiettivo ferire o danneggiare: aggressività alimentata dalla rabbia e perpetrata come fine a sé stessa. Viene anche definita aggressività affettiva. Qui rientra la

La maggior parte degli omicidi è dovuta a scoppi emotivi e impulsivi. L'aggressività strumentale ha come scopo l'arrecare dolore, ma questo è solo il mezzo per raggiungere un altro fine. Alcuni omicidi e altri atti violenti di punizione coercizione sessuale sono strumentali. Ad esempio, a Chicago, durante il proibizionismo gran parte degli omicidi del crimine organizzato furono freddi e calcolati. Rientrano anche buona parte degli atti di terrorismo. Raramente vengono commessi da chi ha patologie psicologiche, ma è un modo per ottenere fama personale diventando martire e eroi. Rientrano qui anche la maggior parte delle guerre.

TEORIE SULL'AGGRESSIVITÀ

AGGRESSIVITÀ COME FENOMENO BIOLOGICO: brutalità insita come fenomeno biologico.

- Teoria istintuale e psicologia evoluzionistica: l'aggressività è innata, gli individui sono "programmati" per aggredire e deve essere canalizzata verso forme di

“scaricamento” socialmente accettabili; se non viene liberata viene accumulata fino ad esplodere o essere innescata da unostimolo.

- Influenze genetiche: il temperamento (= livello di intensità e reattività emotive) ci è donato alla nascita ed è influenzato dalla reattività del sistema nervoso simpatico; l’eredità genetica predispone alcuni bambini ad essere più reattivi a sollecitazioni aggressive (ex. maltrattamenti infantili) comportando la presenza di comportamenti violenti. Geni “cattivi” o un ambiente “cattivo” non sono sufficienti, da soli, a favorire una successiva predisposizione all’aggressività, natura ed educazione interagiscono tra loro.

- Influenze biochimiche: anche la presenza di alcuni composti chimici nel sangue influenza la sensibilità neurale alla stimolazione aggressiva.

+ Alcool: aumenta l’aggressività diminuendo l’autoconsapevolezza, aumenta

L'attenzione sulle provocazioni (anche di azioni ambigue) e porta alla deindividuazione;

Testosterone: gli individui con un maggior livello di questo ormone sessuale maschile sono più propensi a reagire con maggior aggressività, se provocati. Questo può avvenire se iniettato o stimolato da un evento (ex. vittoria partita);

AGGRESSIVITÀ COME RISPOSTA ALLE FRUSTRAZIONI (= qualsiasi cosa che impedisca di raggiungere un obiettivo; direttamente proporzionale alla motivazione nel volerlo raggiungere) l'aggressività si verifica quando si è provocati e una risposta violenta è considerata più accettata e gratificante.

Teoria della frustrazione-aggressività di DOLLARD e MILLER (1939): qualunque frustrazione scatena aggressività (associazione biunivoca). Non è detto che l'energia aggressiva esploda direttamente contro ciò che l'ha originata. Si impara a inibire le ritorsioni dirette,

soprattutto quando altri potrebbero disapprovarci o punirci, e a trasferire questa conoscenza alle future generazioni.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
46 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher _angela_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto della proprietà industriale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Pozzi Maura.