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COSMOLOGIE VIOLENTE
• Riflessioni che partono dal tema dell'attacco al corpo.
• Film “La sottile linea rossa” sulla guerra di Corea (pag. 379) → scena delle persone ferite dopo la
battaglia → da dove viene il male? Da dove viene la violenza?
• Athes → ha studiato una teoria sul comportamento violento, perchè essendo stato vittima di
violenze da parte del padre, sapeva di cosa si trattava quando si parlava di violenza, attacco al corpo.
• Natali ha fatto la tesi su di lui, poi ha lavorato con Ceretti a Cosmologie violente.
• Carcere Opera Milano → hanno selezionato detenuti maschi, che hanno intervistato secondo il
metodo di Athes, e sono state tutte registrate e trascritte con autori di omicidi o violenze sessuali o
entrambi. Tutte persone giudicate, condannate, periziate e giudicate capaci di intendere e volere.
Indubbiamente responsabili di omicidi.
• Tecnica che hanno usato: è importante far affiorare il livello della verità personale → quella
narrazione che se fatta in un certo modo ha anche una valenza terapeutica. Autonarrazione,
ricostruzione per mettere in un ordine del discorso dei frammenti di sé che spesso sono molto
confusi, incapaci di restituire all'autore di un delitto la capacità di dirsi coerentemente “io sono colui
che ha compiuto l'omicidio”. Potersi raccontare con coerenza, o perlomeno con una capacità non
attraversata da troppe ombre, il racconto del male che si è fatto.
• Ceretti usa queste tecniche per aiutare a ricostruire il senso del racconto.
• Quello che è significativo è far affiorare la verità personale e relazionale attraverso il racconto →
raccontarsi. Se vogliamo capire qual è la nostra vita (può falere per raccontare qualsiasi storia di vita
32 qualunque), come le rappresentazioni interiori delle nostre dinamiche (ad esempio amorose) possano
essere immesse in un flusso narrativo coerente.
• Il lavoro è proprio permettere alle persone di raccontarsi. Ceretti con quella che sta seguendo che ha
ammazzato tot persone è partito da un punto semplice, facendole una domanda banale: “cominci a
parlare di 2 o 3 episodi che reputa singolari o che l'hanno toccata in un'età tra 4/8 anni”.
• Molti film hanno la capacità di riagganciarsi perfettamente alle nostre teorie.
• La costruzione dell'azione violenta per Ceretti è la stessa che persegue e guida molte altre azioni,
anche non violente. Alcune persone pensano che chi uccide è una persona diversa da noi (tipo
Lombroso); ma quello che Ceretti cerca di sostenere è il contrario: ci sono delle modalità attraverso
le quali alcune persone scelgono la violenza come metro di risoluzione del conflitto. Lo scelgono in
base a determinati procedimenti che non sono diversi come processi da quelli con cui noi compiamo
delle altre azioni che reputiamo normali ella vita quotidiana (tipo scegliere il menù tra un branzino e
una pasta). Ci sono dei modelli di ragionamento e di scelta che presiedono in percorsi che in realtà
non differenziano poi il comportamento perchè violento.
• Noi siamo presieduti da alcuni comportamenti, che hanno determinate strutture, e possono anche
essere violenti.
• Lo scarto tra chi commette atti violenti e chi non li commette c'è, ma non è in un natura “altra”, non
è come diceva Sutherland o Lombroso. Questo riconoscimento di ambiguità tra “noi” e “loro”, cioè
non siamo totalmente separati: c'è un'ambiguità tra mondi simili ma non uguali. E questo discorso
contribuisce a non esaurire il problema della criminalità violenta con la questione della malattia
mentale.
• Qui siamo fuori dalla visione per cui si cerca di spiegare il comportamento violento in relazione a
delle psicopatologie / si può anche avere un disturbo, ma la capacità di intendere e volere è diversa
da ciò.
• Cosmologie violente perchè è un cosmo, e non un mondo. Usano “cosmo” e non “mondo”. Perchè
mondo è una parola che etimologicamente lascia a che vedere con molte parti visibili: rimanda a un
concetto di visibilità, non c'è nulla che può essere nascosto in un mondo. Mentre il cosmo ha delle
zone d'ombra che non sono raggiungibili. Possiamo capire il senso di ciò che hanno commesso solo
in parte. Una parte inscritta in una dimensione che non è catturabile da un lavoro psicoanalitico. È
proprio costitutiva del nostro modo di essere gettati nel mondo. Dipende dal tipo di relazioni.
(capitolo 8 pag 343-356). Gli sfondi prospettici. Ci sono delle relazioni e noi ci siamo gettati in
mezzo, in parte ci costituiscono, ma non ci determinano.
• Attività in cui l'attore è in gran parte consapevole: noi siamo dei cosmi, quindi non totalmente capaci
di dirci perchè facciamo certe cose. C'è il livello dell'inconscio, da cui però possiamo cogliere infiniti
aspetti di cui crediamo di non essere padroni, e invece può dirci con esattezza che cosa è importante
per noi e cosa stiamo decidendo per noi.
• Le deliberazioni riflessive (cioè quello che noi decidiamo riflessivamente di fare, e per questo
parliamo di interazionismo simbolico – la trovi sul libro) alle quali partecipiamo sono in gran parte
consapevoli, perchè sono intenzionali, derivano in gran parte da operazioni alle quali partecipano i
giudizi, le opinioni, le lodi, gli ammonimenti di altri significativi che vengono internalizzati da noi,
che suggeriscono, ordinano, o meglio orientano come tradurre tutto ciò in atti (che possono anche
essere atti violenti).
• Altri significativi → sono le persone che per noi contano, che noi eleggiamo come interlocutori
significativi in una data fase della nostra esistenza. A differenza, ad esempio, che dalla psicoanalisi in
cui gli altri significativi sono i genitori, per noi il panorama è molto più fluido: nel corso della vita
possono cambiare varie e varie volte, e quindi cambiano anche le nostre narrazioni interiori (che
sono sempre coerenti agli altri significativi che in quel momento sono presenti / comunità fantasma).
• Uomo è un cosmo, deliberiamo riflessivamente e sono attività di cui l'attore è in gran parte
consapevole, e sono decisioni di tipo diverso, e non sono tutta farina del nostro sacco, ma sono l'esito
di conversazioni con altri significativi che orientano il nostro modo di pensare.
• Pulp fiction → dialogo tra Vincent e Jules (2 serial killer della criminalità organizzata) [è la scena di
quando gli sparano addosso ma nessun proiettile li colpisce] → questo dialogo è una questione di
morale, di etica (cosa è bene e cosa è male rispetto ai propri valori individuali).
• Ceretti ci porta su un terreno in cui quando parliamo di violenza non parliamo di comportamenti del
33 tutto alieni dall'essere umano.
• Vincent e Jules sono 2 cosmi → non realizzano allo stesso modo, non hanno la stessa struttura
morale.
• “Identità e violenza” → libro in cui si parla della miniaturizzazione dell'essere umano = operazione
che molti sociologi o scienziati fanno, di riduzione di un uomo a un microcosmo → uomo come
mero specchio del mondo sociale in cui vive (a grandi linee Sutherland esprime un'idea come questa:
siamo l'esito delle associazioni differenziali, delle quali facciamo parte). Ceretti è alieno da posizioni
come queste: ogni uomo è un cosmo da se stesso creato, i due hanno posizioni diverse tra loro.
• Amartya Sen (colui che parla di miniaturizzazione) → la sua idea viene rinforzata da un autore
di solito pensiamo all ambiente sociale (il
giapponese, il quale afferma che noi
microcosmo in cui abitiamo: condominio, famiglia quartiere) come qualcosa che
si trova la fuori e viene con noi, ed afferma che “noi non siamo delle
decalcomanie di quello che ci sta attorno”. Abbiamo già detto che il nostro
ambiente è qualcosa che ci può orientare, ma per gli interazionisti simbolici è
decisivo l'interscambio che c'è tra noi e l'ambiente. Tutto il processo della
nostra vita costituisce questa rielaborazione continua delle relazioni
che abbiamo con noi stessi e gli altri, e questo è necessario anche per
capire il comportamento violento. Se ora mi alzo e ti tiro un pugno sul
naso inaspettatamente e immotivatamente, il soggetto terzo potrebbe
pensare che sono pazza.
Il loro “sè” è composto da varie sfaccettature (infatti Jules poi farà un
• cambiamento drammatico di sé) → noi non siamo gli stessi di tutta una vita,
quindi è estremamente articolato il modo di entrare in relazione con il mondo
sociale, perchè ci entriamo sempre attraverso una conversazione interiore.
Gli uomini non sono dei soggetti passivi alla mercè degli stimoli esterni (come
• per quelli che studiano il comportamento umano come quello dei topi); ma non
siamo nemmeno dei calcolatori razionali.
Siamo riflessivi (capitolo 8) → abbiamo la capacità di essere oggetto e
• soggetto allo stesso tempo di noi stessi (osservare e osservarci). Instaurare un
dialogo con noi stessi e confrontarci su più punti di noi stessi.
“la conversazione interiore”)
Archer (autore → su come nasce l'agire sociale.
• Il processo secondo cui mi innamoro o sono violento non è diverso: tutto
• dipende da questo dialogo interiore, e tutto dipende da come noi, come cosmi,
costruiamo questo dialogo interiore (come e cosa ci raccontiamo quando
decidiamo di comportarci in quei modi).
Athens dice che quando noi elaboriamo degli atti violenti (ma anche non
• violenti) non facciamo altri che indicare a noi stessi (self indication) e valutiamo
in maniera anche a volte velocissima. Valutiamo sempre in maniera fallibile (ciò
che penso oggi potrebbe non essere ciò che penso domani) credenze, valori,
idee, anche a seconda del contesto.
Il dialogo interiore non ha una natura psicologica, ma relazionale → sono
• relazioni che si danno tra mente e mondo (non la mia personalità) quelle che (a
modo di vedere di Ceretti) sono più decisive per darci un'impronta rispetto a ciò
che stiamo per intraprendere. Come filtriamo quel valore / idea che viene da
fuori (per cui l'ambiente è molto importante).
Esempio → 1984 Ceretti nella calca rovescia la birra addosso a uno enorme con
• la camicia bianca. Questo poteva essere l inizio della sua fine, ha dovuto
interpretare quella situazione, ma mentre lo faceva, anche quel signore ha
interpretato la situazione (ma da u