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Il Neopositivismo
Esistono diversi tipi di condizionale, come i futuri contingenti e i controfattuali, ma Wittgenstein ha in mente la matematica, gli enunciati che esprimono necessità (se succede A necessariamente succede B, es. "Se Luca mangia una carota allora mangia una verdura"). Questi sono falsificati solo con l'antecedente vero e il conseguente falso, perché non si può derivare il falso dal vero.
Capire un enunciato composto significa capire le condizioni di verità dei due enunciati semplici e del connettivo.
Negli anni 20, a Vienna nasce il Circolo di Vienna, chiamato poi Neopositivismo o Positivismo logico, formato da studiosi tedeschi che cercavano di unire la ricerca empirica delle scienze matematiche alla logica. Essi accolsero con entusiasmo il Tractatus di Wittgenstein e in particolare la distinzione tra:
- Enunciati empirici: semplici, descrittivi, empiricamente verificabili, descrivono stati di cose nel mondo.
- Enunciati logici:
concetto).
Enunciati:
- Est: valore di verità
- Int: funzione da mondi possibili a valori di verità
Un enunciato riferito ad un mondo possibile restituisce un valore di verità vero o falso e lo stesso enunciato in diversi mondi possibili restituisce valori di verità diversi.
L'intensione dice in quali mondi possibili l'enunciato è vero, capirne il significato è capire in quali mondi possibili risulta vero.
L'intensione corrisponde al significato cognitivo, perché cattura un'idea di significato come qualcosa di condiviso da tutti. Due enunciati hanno la stessa intensione se e solo se sono veri negli stessi mondi possibili, cioè se le due intensioni sono la stessa funzione.
Carnap: verità e postulati di significato
Carnap, usando la semantica delle intensioni, definisce i concetti di possibile e necessario. Le tautologie e le contraddizioni assumono sempre il vero o sempre il falso in qualsiasi mondo.
Possibile (◊p): vero se p è vero in qualche mondo possibile (es. "Genova è in Italia").
Necessario (□p): vero se p è vero in tutti i mondi possibili (verità necessaria).
Esistono due tipi di verità necessarie (analitiche):
- Significato delle costanti logiche (verità logiche): enunciati veri in virtù dei connettivi logici (tautologie, contraddizioni ecc.) Sono veri in ogni mondo possibile.
- Postulati di significato: enunciati veri in virtù di termini non logici, esprimono definizioni lessicali e sono veri in virtù del significato delle parole. Non sono veri in forza di una valutazione empirica, non sono enunciati logici, né empirici, operano restrizioni sui mondi di cui è sensato parlare. (es. "Gli scapoli sono uomini non sposati"). Sono veri in ogni mondo possibile compatibile col postulato di significato.
Gli enunciati empirici sono valutati in relazione ad un certo
mondo possibile.
Carnap: i problemi della modalità
Il principio di sostituibilità fregeano viene espresso da Carnap nel seguente modo: due espressioni con la stessa estensione sono sostituibili mantenendo inalterato il valore di verità dell'enunciato. Ma nei contesti modali di possibilità e necessità tale principio non vale, per esempio: Non hanno la stessa intensione, ma la Necessariamente 9>7 stessa estensione.
Il numero dei pianeti= 9
Necessariamente il numero dei pianeti è >7
Falso, è un fatto contingente, non necessari, in altri mondi possibili potrebbe essere diversamente.
Sostituire espressioni che hanno la stessa estensione nel mondo attuale, ma non in altri mondi possibili cambia il valore di verità, perciò nei contesti modali, un'espressione è sempre sostituibile salva veritate con un'altra che abbia la stessa intensione.
Un altro problema alla sostituibilità è dato dagli atteggiamenti
proposizionali, ovvero i contesti epistemici e doxastici, per esempio: Stessa intensione, ma non se Pia sa che 2+2=4 ne può derivare la conclusione, Necessariamente 2+2=4 si parlerebbe di onniscienza 429467297=641x7600417 logica. Pia sa che 429467297=641x7600417 Non si rende conto dei limiti cognitivi dell'uomo. Nei contesti epistemici e doxastici, due espressioni sono sostituibili salva veritate se possiedono la stessa struttura intensionale, ovvero se hanno la stessa struttura sintattica e i costituenti occupano i posti corrispondenti e hanno la stessa intensione (es. 2+5 e II+V sono veri negli stessi mondi possibili, hanno la stessa struttura).
Descrittivismo Per Frege e Russell il riferimento di un nome proprio è l'individuo che soddisfa le descrizioni ad esso attribuite, c'è una relazione di soddisfazione tra riferimento e nome proprio. Secondo la teoria descrittivista, il portatore di un nome proprio è l'oggetto/individuo che soddisfa
le descrizioni associate a quel nome. La relazione tranome e oggetto è mediata concettualmente.
Kripke: problemi per il descrittivismo
Il logico e filosofo del linguaggio Saul Kripke redita la distinzione di Peter Strawson tra enunciato ed enunciazione:
Enunciato (sentence): sequenza tipo di parole (type), enunciato in sé di cui si possono produrre enunciazioni diverse (aspetto semantico).
Enunciazione (utterance): uso della frase in un contesto (token). Si possono produrre diverse enunciazioni dello stesso enunciato (aspetto pragmatico).
Secondo Kripke, per ogni descrizione definita, si ha:
Riferimento semantico: individuo/oggetto a cui un termine si riferisce date le convenzioni linguistiche.
Riferimento del parlante: individuo/oggetto a cui un parlante intende riferirsi in un certo contesto d'uso.
Possono esserci delle misdescriptions quando il livello semantico è separato da quello pragmatico. Può esserci una descrizione definita riferita ad un
individuo che nonsoddisfa la descrizione, il riferimento semantico e quello del parlante possono noncoincidere. Keith Donnellan distingue tra due usi delle descrizioni definite:
Uso attributivo: il parlante si vuole riferire a qualsiasi oggetto soddisfi la descrizione. Manca un riferimento preciso, la descrizione definita non è soddisfatta da nessun individuo.
Uso referenziale: il parlante intende riferirsi ad un certo oggetto usando una qualche descrizione, sia essa appropriata o no. Si riferisce ad un individuo preciso.
Kripke, quindi, si chiede quale sia la funzione specifica dei nomi propri del linguaggio:
Non c'è bisogno della presenza dell'oggetto a differenza dei dimostrativi.
Possono riferirsi a prescindere dalle caratteristiche dell'oggetto a differenza delle descrizioni definite.
Kripke: riferimento diretto
I nomi propri:
Come i dimostrativi si riferiscono direttamente ad oggetti senza mediazione concettuale.
Come le descrizioni definite
Possono riferirsi anche in assenza dell'oggetto.
I nomi propri sono designatori rigidi, perché designano lo stesso oggetto o individuo in tutti i mondi possibili. Esiste un modo diretto di riferirsi ad oggetti, che prescinde dal fatto che l'oggetto soddisfi la descrizione. Kripke usa l'esempio del caso Godel-Shmidt (Godel è l'autore del teorema di incompletezza): supponiamo che Godel in realtà non sia l'autore del teorema, ma che l'abbia fregato a Shmidt prima che morisse. Secondo il descrittivismo, quando parliamo di Godel ci riferiamo a Shmidt, ma per Kripke il nome proprio ha un riferimento diretto. Per questo, il portatore del nome proprio non è determinato dall'individuo che soddisfa la descrizione, ha un riferimento diretto.