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Fenomenologia dello spirito - Riconoscimento Pag. 1
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Il senso duplice si è ormai chiarito nella perfetta reciprocità del riconoscimento:

L'operare non ha dunque il doppiosenso solo perché è un operare tanto verso sé quanto verso l'altro, bensì anche perché è l'operare tanto dell'uno quanto dell'altro.

La situazione, spiega Hegel, può apparire simile a quella che incontrammo nella coscienza con il "gioco delle forze". Ma c'è una differenza fondamentale. Anche questo è un "gioco delle forze", ma tale per cui le forze sono autocoscienze, cioè vedono per sé stesse il gioco, lo ospitano nel loro orizzonte. Il gioco non è solo per noi, tra termini che ci compaiono solo come mezzi, ma è per loro, per i termini stessi, per A e per B, che operano consapevolmente quel gioco.

In questo movimento noi vediamo ripetersi il processo, che si presentò come gioco delle forze, ma nella coscienza.

Ciò che in quello era per noi, è qui per gli estremi stessi. Ora Hegel introduce una complicazione ulteriore nel discorso, perché cerca di rappresentare in senso logico la situazione, e quindi la sua differenza dal "gioco delle forze" della coscienza. Il sillogismo che si costituisce ha una natura affatto peculiare. Il medio (l'autocoscienza) si chzersetzt, si decompone, si disgrega, negli estremi (A e B), e ciascuno di questi estremi è l'intero movimento, l'intero sillogismo. Per questo, ciascun estremo è esso il medio, è l'intera mediazione, perché include l'essenza dell'altro nell'atto del riconoscimento: Sie anerkennen sich als gegenseitig sich anerkennend, essi si riconoscono come reciprocamente riconoscentisi. Il medio è l'autocoscienza, che si scompone negli estremi, e ciascun estremo è questa permutazione della sua determinatezza, ed è assoluto.

passaggio nell'estremo opposto. Ma come coscienza, ciascun estremo esce bensì fuori di sé; non di meno nel suo esser fuori di sé è in pari tempo trattenuto in sé stesso, è per sé, e il suo fuori-di-sé è per esso. È per esso di essere o di non essere immediatamente altra coscienza; ed è altrettanto per esso che quest'altra coscienza sia sol per sé, giacché essa togliesi come qualcosa che è per sé, ed è per sé solo nell'esser-per-sé dell'altra. Ciascun estremo rispetto all'altro è il medio, per cui ciascun estremo si media e conchiude con sé stesso; e ciascuno è rispetto a sé e all'altro un'immediata essenza che è per sé, la quale in pari tempo è per sé solo attraverso questa mediazione. Essi si riconoscono come reciprocamente riconoscentisi. Leggiamo con molta attenzione l'ultimo

brano di questa parte. Quello che abbiamo ora descritto è il reine Begriff des Anerkennens, il puro concetto del riconoscere. Il riconoscimento ha la forma logica di quel peculiare sillogismo, per cui l'autocoscienza si duplica in modo tale che ciascun estremo conserva la natura del medio, coincide con l'unità. Ma ora, scrive Hegel, bisogna considerare come tale processo erscheint, appare, für das Selbstbewusstsein, per l'autocoscienza. Dobbiamo tornare, cioè, nella situazione fenomenologica, e osservare la Erscheinung, l'apparenza, del riconoscimento, dal punto di vista dei suoi termini costitutivi. Non per noi, ma für das Selbstbewusstsein, per l'autocoscienza. Così, questo processo si presenterà dapprima come ineguaglianza: A come l'autocoscienza che riconosce, B come l'autocoscienza che è riconosciuta. Noi sappiamo che, invece, il processo è segnato dall'eguaglianza, dalla

reciprocità: tanto l'uno è riconosciuto, solo quanto esso riconosce. Ma ora, per osservare più a fondo la situazione, mettiamo in parentesi questa consapevolezza, eseguiamo la coscienza nel suo cammino, come se nel sillogismo i due estremi non partecipassero entrambi interamente del medio, ma l'uno recitasse una parte diversa rispetto all'altro. Il concetto (scrive Hegel in un passo che si legge male nella traduzione) wird... darstellen, presenterà, das Heraustreten der Mitte in die Extreme, l'uscire-fuori, l'alienarsi, quasi il perdersi, del medio negli estremi; welche als Extreme sich entgegengesetzt sind, i quali in quanto estremi sono opposti, si contrappongono. L'attenzione, cioè, si sposta sull'ineguaglianza degli estremi (A e B), come è vista nella loro prospettiva. È ora da considerare questo puro concetto del riconoscere, della duplicazione dell'autocoscienza nella sua unità;

è da considerare, cioè, come il suo processo appaia per l'autocoscienza. Esso presenterà da prima il lato dell'ineguaglianza di ambedue le autocoscienze; o presenterà l'insinuarsi del medio negli estremi, il quale medio in quanto estremi, è opposto a sé: l'un estremo è solo ciò che è riconosciuto, mentre l'altro è solo ciò che riconosce. Siamo dunque nella particolare situazione in cui gli estremi, le autocoscienze, si presentano nel segno dell'ineguaglianza. Hegel caratterizza questa situazione mostrando l'autocoscienza come eguale a sé ed escludente l'altro, cioè - scrive - come singola, come Io. L'autocoscienza fa di sé, del proprio essere, l'essenziale, ed esclude l'altro come l'inessenziale. Si comporta come se (ecco l'elemento di oblio che segna la situazione) l'altro non fosse la propria essenza,

ciò che, nel movimento del riconoscere, costituisce la sua stessa essenza. Dapprima l'autocoscienza è semplice essere-per-sé, è eguale a sé stessa, perché esclude da sé ogni alterità; a lei sua essenza e suo assoluto oggetto è l'Io; ed essa in questa immediatezza o in questo essere del suo esser-per-sé è qualcosa di singolo. Ciò che per lei è un altro, lo è come oggetto inessenziale, segnato col carattere del negativo. Aber, ma, (ecco che cominciamo a togliere il velo dalla situazione) l'altro non è un oggetto, ist auch ein Selbstbewusstsein, è anch'esso un'autocoscienza, proprio come la prima autocoscienza che lo esclude e che lo tratta come pura negatività. Abbiamo, cioè, un rapporto immediato tra individui: immediato perché sono l'uno di fronte all'altro, l'uno escludente l'altro, senza che ciascuno scorga.

Ancora la mediazione che lo costituisce, l'altro come propria essenza. Ma l'altro è anch'esso un'autocoscienza; un individuo sorge di fronte a un'individuo. In questa posizione immediata gli individui sono l'un per l'altro a guisa di oggetti qualunque; sono formazioni indipendenti e,

Nella loro immediatezza, le autocoscienze sono semplicemente nell'elemento della vita. Sono viventi. Non hanno ancora compiuto, l'una verso l'altra, die Bewegung der absoluten Abstraktion, il movimento (la mediazione) dell'assoluta astrazione. Per questo non sono ancora, in senso pieno, Selbstbewusstseine, autocoscienze, essere-cosciente-di sé. Bisogna insistere sul significato di questa parola, che ora Hegel adopera: astrazione.

Le autocoscienze non hanno compiuto l'astrazione dall'immediatezza del loro esserci vivente, cioè non si sono sollevate alla mediazione reciproca, includendo nel loro essere la negatività dell'altro.

Perciò il Selbst, il sé (sottolineato nell'espressione) non è davvero entrato nella coscienza, nell'essere-cosciente. Dacché l'oggetto essente si è qui determinato come vita, - sono coscienze calate nell'essere della vita, le quali non hanno ancora compiuto l'una per l'altra il movimento dell'assoluta astrazione, consistente nel sopprimere ogni essere immediato, e nell'essere soltanto l'essere puramente negativo della coscienza eguale a se stessa; ossia sono coscienze le quali non si sono ancora presentate reciprocamente come puro essere-per-sé, vale a dire come autocoscienze. Detto in altri termini, qui l'autocoscienza è certezza di sé (singolarità, Io), ma non ancora verità: per essere verità, deve entrare nella sfera del riconoscere, cioè compiere l'astrazione dalla propria immediatezza attraverso l'operare dell'altra autocoscienza. Ciascunaè bensi certa di se stessa, non però dell'altra; e quindi la sua propriacertezza di sé non ha ancora verità alcuna, perché di una sua verità sipotrebbe parlare qualora il suo proprio esser-per-sé le si fosse presentatocome oggetto indipendente, o, - ciò che è lo stesso, - l'oggetto si fossepresentato come questa pura certezza di se stesso. Ma, secondo il concettodel riconoscere, ciò non è possibile se non in quanto, come l'altro oggetto peril primo, così il primo per l'altro compia in se stesso questa pura astrazionedell'esser-per-sé mediante l'operare proprio, e, di nuovo, mediante l'operaredell'altro .Abbiamo visto che l'immediatezza dell'autocoscienza consistenell'essere legata all'elemento della vita. La coscienza è immediata inquanto semplicemente vivente. Ora si faccia attenzione al passaggio chesegue. La Darstellung,

La presentazione dell'autocoscienza, che comporta l'astrazione dalla propria immediatezza e l'ingresso nella sfera del riconoscimento, consiste nel distacco dalla singolarità del proprio essere, cioè dall'elemento della vita. Hegel scrive: "nicht an das Leben geknüpft zu sein", ovvero di non essere legata alla vita. Il verbo "knüpfen" significa legare, stringere: essere legati, attaccati, stretti alla vita. Superare l'immediatezza, compiere l'astrazione, entrare nella mediazione e nella dinamica del riconoscimento significa, anzitutto, operare quel distacco, sollevarsi dalla realtà immediata della vita.

Ma la presentazione di sé come pura astrazione dell'autocoscienza consiste nel mostrarsi come pura negazione della sua forma oggettiva, o nel mostrarsi come non legato né a qualche preciso essere, né all'universale singolarità dell'essere in generale,

neppure alla vita. Ma questa Darstellung, questa presentazione, ch
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Publisher
A.A. 2010-2011
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Atreyu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto della proprietà industriale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Mustè Marcello.