La Danza Macabra, il ballo della morte

A partire dal XIV secolo si affermò in Europa un'iconografia relativa al tema della morte che ebbe grande successo sino ad arrivare, rivisitata, ai nostri giorni

Stephen King, Fabrizio de Andrè, Edgar Lee Master, Walt Disney, solo per fare alcuni nomi, sono gli artisti che in epoca contemporanea hanno preso spunto da uno dei temi più affascinanti dell'iconografia della morte: la Danza Macabra. Questa rappresentazione s'inserisce in una trilogia della morte sviluppatasi in tre momenti. Il primo, forse portato in Europa dai francescani che avevano evangelizzato il sudest asiatico, e poi diffusosi in particolare in Francia fra il XIII e il XIV secolo, racconta l'Incontro dei tre vivi e dei tre morti. Durante una battuta di caccia al falcone, tre re s'imbattono in altrettanti scheletri che li ammoniscono sulla loro sorte con queste parole: «Noi siam quel che voi sarete, noi fummo quel che voi siete».

Il secondo tema, quello che incontrò maggior successo in Italia, è quello del Trionfo della morte che anticipa di poco la grande ondata di peste nera del 1348. Il significato è molto semplice: la supremazia della morte sugli uomini. Non a caso, le scene riprodotte ricordano quelle dei Giudizi universali e vedono una morte non aggressiva e minacciosa, ma sovrana che veglia sulle genti. Il senso di queste rappresentazioni lo troviamo nel Ballo in fa diesis minore di Angelo Branduardi, il cui testo recita: «Son io la Morte e porto corona/Io son di tutti voi Signora e Padrona». Il musicista, noto a partire dagli anni settanta per la sua ricerca nell'ambito della musica medievale, si rifece con questa ballata all'affresco esterno della chiesa di San Vigilio presso Pinzolo, in provincia di Trento. L'artista che realizzò questo dipinto nel 1539 si chiamava Simone Baschenis e apparteneva ad una famiglia di affrescatori itineranti del bergamasco. Nella sua rappresentazione la morte indossa una corona, simbolo di autorità e supremazia assoluta. Nella danza troviamo diciotto coppie formate da scheletri dall'aspetto paradossalmente vivace (paiono addirittura sorridere) e persone in carne ed ossa dall'atteggiamento passivo e rassegnato. Poco distante dal trono della morte è rappresentato Cristo morente, in croce e trafitto da una freccia.

Ricostruzione dell'affresco della Danza Macabra visibile nel cimitero degli Innocenti di Parigi

Ricostruzione dell'affresco della Danza Macabra visibile nel cimitero degli Innocenti di Parigi

Foto: Pubblico dominio

Una danza per tutti

Il terzo tema legato alla morte è quello della Danza Macabra: una processione di esseri umani diversi per età, sesso e condizione economica e sociale che vengono accompagnati ciascuno da uno scheletro in una danza senza fine. Questo soggetto si sviluppò fra il XIII e il XV secolo in particolar modo nell'Europa centrale, anche se ne troviamo attestazioni pure in Francia e Italia. Il contesto è concomitante all'ondata di peste nera abbattutasi sul continente. In questa circostanza si cominciò a riflettere in maniera nuova e più concreta sull'ineluttabilità della morte che poteva colpire davvero chiunque da un momento all'altro indipendentemente dal ceto o dall'età. La più antica Danza Macabra è probabilmente quella del cimitero degli Innocenti a Parigi, sorto nel XII secolo per ospitare i sacerdoti defunti. L'affresco venne rappresentato nel 1424 in seguito all'assassinio di Luigi d'Orléans, che governava de facto al posto del fratello Carlo VI, afflitto da problemi mentali.

Spostandoci in Italia, molto interessante è la Danza Macabra di Clusone (Bergamo), realizzata da Giacomo Borlone de Buschis fra il 1484 e il 1485 per l'oratorio dei Disciplini. Quest'opera racchiude tutte e tre le iconografie già trattate: i cavalieri che fuggono dalle frecce della morte, il trionfo della morte e la danza. All'epoca in cui fu realizzato l'affresco la città era soggetta all'autorità di Venezia. Per questo vi è rappresentato anche il doge. Con l'arroganza dei ricchi, il vescovo e il doge cercano di scampare alla morte offrendo qualcosa in cambio: il primo delle monete d'oro, il secondo dei confetti di zucchero – preziosissimi all'epoca e non a caso nelle mani del governante di Venezia, città in prima linea nel commercio di questo bene di lusso. Fra i protagonisti della danza anche un moro, probabilmente al seguito del doge.

Danza Macabra. Dettaglio dell'affresco dipinto da Giacomo Borlone de Buschis tra il 1484 e il 1485. Oratorio dei Disciplini di Clusone, Bergamo

Danza Macabra. Dettaglio dell'affresco dipinto da Giacomo Borlone de Buschis tra il 1484 e il 1485. Oratorio dei Disciplini di Clusone, Bergamo

Foto: © Paolo da Reggio CC BY-SA 3.0, shorturl.at/asuRX

Spostandoci ad est, celebre è la Danza Macabra di Hrastovlje, in Slovenia, che possiamo ammirare nella chiesa della Santissima Trinità dell'omonimo villaggio. Abbarbicata su uno sperone roccioso e circondata da mura difensive che accoglievano gli abitanti del villaggio all'epoca delle invasioni turche, fra il XV e il XVI secolo, la chiesa fu affrescata nel 1490 da Giovanni da Castua. Ad altezza d'uomo, sulla navata destra si snoda una processione di undici coppie che cammina in direzione di una tomba appena scavata, dove giacciono ancora una pala e un piccone. In coda alla comitiva, anche un bambino seduto in una culla. Davanti a lui, altri personaggi appaiono in ordine gerarchico: il mendicante, il soldato e via via fino ad arrivare alla regina, al re e al papa. Le fattezze dei visi sono ben delineate, forse riconoscibili.

L'opera fu scoperta solo nel 1949, nel corso dei restauri di cui era incaricato il giovane scultore locale Joze Polhen. Raschiando uno strato di calce trovò del colore che lo portò a scoprire l'affresco firmato Johannes de Castua. Perché quest'opera meravigliosa era stata coperta? Perché la calce possiede delle proprietà disinfettanti, pertanto era uso comune ricoprire le pareti per contenere il contagio della peste.

Affresco della Danza Macabra. XII-XIII secolo. Chiesa della Santissima Trinità di Hrastovlje, in Slovenia

Affresco della Danza Macabra. XII-XIII secolo. Chiesa della Santissima Trinità di Hrastovlje, in Slovenia

Foto: © Bibliofil, CC BY-SA 3.0, shorturl.at/qstFW

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Origine, satira e significati morali

Il termine “macabro” trova la sua prima attestazione nel 1376, quando il cronista Jean le Fèvre nel suo Respit de la mort menzionò per la prima volta la Danse de Macabré, altrimenti tradotta come Danza di Macabro, che pare si riferisse al condottiero ebraico Giuda Maccabeo che nel II secolo a.C. aveva riconquistato Gerusalemme. Nel 1453 un'altra attestazione compare in un documento della chiesa di Besançon: la Chorea Machabeorum. In origine, la danza dei Maccabei era correlata all'episodio apocrifo dei sette fratelli Maccabei, torturati e uccisi davanti alla madre per essere rimasti saldi nella loro fede ebraica. Da qui il nesso fra la celebrazione dei defunti e l'iconografia della danza macabra.

Nel Medioevo la gente del popolo era in gran parte analfabeta, ma capiva molto bene le immagini presenti nei luoghi sacri. Per questo gli artisti rappresentavano temi di grande impatto morale ed educativo. È questo il caso delle danze macabre comparse in diversi Paesi in un'Europa devastata dalla peste nera. Un memento mori dato dalla necessità di portare i fedeli alla riflessione, ricordando loro la caducità della vita: non importa chi sei, o quali azioni stai compiendo. Sappi che quando meno te l'aspetti la tua vita potrebbe finire. Pertanto, dedicati alle opere che ogni buon cristiano dovrebbe compiere in vita, perché la tua ora potrebbe arrivare da un momento all'altro. E non c'è nulla che possa rimandarla, né ricchezza, né gioventù, né bellezza né corruzione. E qui entra in scena l'aspetto satirico che alcuni artisti hanno rappresentato: l'offerta di ricchezze alla morte da parte dei potenti che non si rassegnano non è altro che un'occasione di umiliazione per i ricchi e di riscatto per la povera gente. Finalmente, almeno davanti al "tristo mietitore", tutti sono uguali. È la fine del privilegio. O per dirla con le parole di Totò: «'A morte 'o ssaje ched'è? … È una livella».

Frammento della Danza Macabra di Bernt Notke conservato presso la Chiesa di San Nicola a Tallinn, in Estonia

Frammento della Danza Macabra di Bernt Notke conservato presso la Chiesa di San Nicola a Tallinn, in Estonia

Foto: Pubblico dominio

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