La Grande Muraglia cinese

Concepita come un’impenetrabile barriera difensiva contro i nemici dell’Impero di Mezzo, in realtà l’imponente fortificazione non costituì mai un vero deterrente alle invasioni dal Nord

La Grande Muraglia cinese è uno dei monumenti più noti al mondo, ma anche uno dei più misteriosi e fraintesi. Il grande pubblico la immagina come un alto bastione in pietra, interrotto da torri poste a distanza regolare l’una dall’altra, che si snoda come un gigantesco dragone per migliaia di chilometri attraverso deserti e montagne impervie, dal Golfo del Liaodong, a est, fino alla frontiera dello Xinjiang, la più vasta e arida regione del Paese, a ovest. Un’opera dunque di dimensioni smisurate, tanto da far nascere la leggenda, infondata, che sia l’unico manufatto umano visibile dallo spazio. Inoltre, si pensa comunemente che si tratti di un monumento antichissimo, le cui origini risalgono agli albori della storia cinese o al regno del “Primo Augusto Imperatore”, lo spietato Qin Shi Huangdi (260-210 a.C.), unificatore del Paese, per proteggere la Cina dalle aggressioni delle barbare popolazioni del Nord.

La Grande Muraglia si estende, anche se non in modo continuativo, per migliaia di chilometri lungo l’estremità nord della Cina, dal confine nordcoreano fino alla linea desertica

La Grande Muraglia si estende, anche se non in modo continuativo, per migliaia di chilometri lungo l’estremità nord della Cina, dal confine nordcoreano fino alla linea desertica

Foto: Top Photo Group / Age fotostock

La Grande Muraglia si estende, anche se non in modo continuativo, per migliaia di chilometri lungo l’estremità nord della Cina, dal confine nordcoreano fino alla linea desertica

 

 

Si comprende allora come, soprattutto in Occidente, la Grande Muraglia sia diventata il monumento più emblematico dell’Impero di Mezzo – così detto poiché nella visione cinese la Cina era considerata il centro del mondo – e delle presunte caratteristiche fondamentali di questa civiltà millenaria. Solo un potere dispotico che aveva sui propri sventurati sudditi un diritto assoluto di vita e di morte poteva mobilitare la manodopera necessaria alla costruzione di una simile opera ciclopica. Inoltre la Muraglia, per la sua presunta antichità e le sue funzioni, era il simbolo perfetto di una civiltà grandiosa ma immobile, radicalmente conservatrice, dedita al culto del proprio passato e chiusa a ogni contatto esterno.

Un insieme di strutture difensive

La realtà storica, della Muraglia e anche della Cina, è un po’ più complicata.

Le incertezze e le ipotesi contraddittorie sull’effettiva lunghezza della Muraglia costituiscono già un indizio rivelatore di come la sua rappresentazione tradizionale non sia del tutto convincente. Sul fatto che la Muraglia sia lunghissima non ci sono dubbi. E del resto la sua denominazione cinese è Chang cheng, ovvero “le lunghe mura”. Ma qual è la sua vera estensione? Il sinologo inglese Joseph Needham nel 1962, rifacendosi a fonti ufficiali, la stimava in 6350 chilometri. Ricerche condotte nel 2009 la valutavano intorno ai 9000 chilometri e recentemente la Muraglia si è allungata fino a raggiungere i 22.000 chilometri.

La costruzione del muro originario fu avviata oltre duemila anni fa da Qin Shi Huangdi, che unificò la Cina. Gli ultimi lavori risalgono alla dinastia Ming (1368-1644)

La costruzione del muro originario fu avviata oltre duemila anni fa da Qin Shi Huangdi, che unificò la Cina. Gli ultimi lavori risalgono alla dinastia Ming (1368-1644)

Foto: A1PIX/Panorama_Stock

Queste stime del tutto incompatibili svelano che non vi è consenso su cosa sia realmente la Grande Muraglia. Tale confusione di cifre e chilometri è possibile perché in verità sarebbe meglio parlare di “muraglie” – al plurale – e non di un’unica opera concepita e realizzata secondo un progetto unitario, elaborato oltre 2000 anni fa e portato avanti dalle dinastie che si sono succedute sul trono della Cina. Per millenni, prima e dopo l’unificazione, imperatori cinesi appartenenti a diverse casate hanno infatti costruito linee di difesa contro le incursioni delle popolazioni nomadi provenienti da Nord e da Ovest.

Si tratta di sistemi costituiti da terrapieni, torri di avvistamento, fortini, basi logistiche e alloggiamenti militari le cui tracce in molti casi sono state cancellate dal trascorrere del tempo e dall’azione degli agenti atmosferici; opere dunque molto diverse per tecnica costruttiva dai tratti di Muraglia oggi visitabili. Tuttora gli archeologi continuano a scoprire nuove parti di tali sistemi difensivi che finiscono per aggiungersi, impropriamente, al “chilometraggio” della Grande Muraglia.

Veduta di Canton, porto fluviale sul fiume delle Perle, nel Sud della Cina. 1760

Veduta di Canton, porto fluviale sul fiume delle Perle, nel Sud della Cina. 1760

Foto: The British Library / Prisma

Non solo le fortificazioni sono state realizzate in tempi e con tecniche differenti, ma distinte erano le loro finalità e le esigenze strategiche alle quali dovevano rispondere: diverso era, di conseguenza, anche il loro tracciato. Contrariamente allo stereotipo diffuso, infatti, quella della Cina non è una storia immobile. Gli atteggiamenti dei Cinesi nei confronti dei “barbari”, sia nomadi sia sedentari, sono mutati nel corso dei secoli, così come sono cambiati i confini stessi di quella che oggi chiamiamo Cina.

La Muraglia fu a lungo considerata il simbolo di una civiltà grandiosa ma immobile

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Il confine tra due mondi

In alcuni momenti, l’Impero si estese in profondità nel mondo delle steppe e dei deserti a nord e a ovest del nucleo originario della civiltà cinese. Ciò avvenne in particolare quando sul trono imperiale sedevano dinastie di origine “barbarica”, come gli Yuan, mongoli discendenti da Gengis Khan, che regnarono dal 1279 al 1368. Poiché tale dinastia regnava sia sulla Cina sia sulle steppe del nord, le difese che avrebbero dovuto separare i due mondi perdevano ogni significato politico e ogni utilità militare. È questa una delle ragioni per cui Marco Polo, che soggiornò in Cina proprio durante la dominazione mongola, nel suo Milione non fa cenno all’esistenza della Muraglia.

Il passo di Jiayuguan, punto di partenza del tratto occidentale della Muraglia, sul monte Jiayu, nella provincia del Gansu, fu eretto da Hong Wu, della dinastia Ming, nel 1372

Il passo di Jiayuguan, punto di partenza del tratto occidentale della Muraglia, sul monte Jiayu, nella provincia del Gansu, fu eretto da Hong Wu, della dinastia Ming, nel 1372

Foto: Pixtal / Age Fotostock

Il passo di Jiayuguan, punto di partenza del tratto occidentale della Muraglia, sul monte Jiayu, nella provincia del Gansu, fu eretto da Hong Wu, della dinastia Ming, nel 1372

 

 

Nel 1368, tuttavia, i mongoli furono cacciati dalla Cina e una nuova dinastia, questa volta nazionale, salì sul trono: i Ming. Il cambio di dinastia comportò un mutamento nelle relazioni fra i Cinesi e i nomadi del nord. I mongoli erano sì stati espulsi dal Paese, ma continuavano insieme ad altri nomadi e seminomadi a costituire una minaccia.

Sigillare i confini dell’Impero

Si ripresentò dunque il vecchio problema fondamentale della politica estera cinese: come trattare questi barbari? Le opzioni sul tappeto erano sostanzialmente tre. La prima era tentare di sottometterli, estendendo non solo i confini dell’Impero ma, cosa ancora più importante, quelli della civiltà cinese. La seconda possibilità era di venire incontro alle esigenze economiche dei turbolenti vicini, intensificando gli scambi commerciali, grazie ai quali mongoli, tartari e mancesi potevano procurarsi quei beni e quei prodotti che altrimenti cercavano di ottenere con la forza, attraverso scorrerie e incursioni.

La Sala dell’Armonia Suprema (XV secolo), costruita interamente in legno, ospita al centro il trono imperiale. È il più grande edificio della Città Proibita di Pechino

La Sala dell’Armonia Suprema (XV secolo), costruita interamente in legno, ospita al centro il trono imperiale. È il più grande edificio della Città Proibita di Pechino

Foto: A1PIX

La Sala dell’Armonia Suprema (XV secolo), costruita interamente in legno, ospita al centro il trono imperiale. È il più grande edificio della Città Proibita di Pechino

 

 

La prima opzione naufragò con la drammatica sconfitta subita nel 1449 a T’u-Mu a opera dei mongoli. In tale occasione lo stesso imperatore fu catturato. La seconda strada incontrava la decisa ostilità degli ambienti più nazionalisti, prevalenti a corte, e dei custodi intransigenti della tradizione nazionale cinese. Costoro si rendevano conto che l’Impero non era militarmente in grado di sottomettere i barbari, ma non erano neppure disposti ad accettare accordi politici ed economici che consideravano umilianti per il prestigio del Celeste Impero. Restava dunque solo una terza possibilità, ossia quella di “sigillare” i confini dell’Impero con nuove opere fortificate, rendendolo così impermeabile alle minacce e a ogni tipo di contatto con l’esterno.

Le origini della Grande Muraglia quale noi la conosciamo oggi vanno ricercate dunque nel prevalere di quest’ultimo orientamento politico e strategico all’interno della dinastia Ming. Gli imponenti bastioni in pietra visitati e fotografati da milioni di turisti, infatti, sono stati edificati prevalentemente tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento.

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