Circa 4700 anni fa, i cacciatori-raccoglitori del sud-ovest degli Stati Uniti dipingevano scene della vita quotidiana nei canyon punteggiati di cactus, dove il fiume Pecos incontra il Rio Grande. Così questi antichi abitanti del Texas sudoccidentale fissarono le storie dell’America delle origini.
Salvati dalla minaccia
I siti sono stati documentati per la prima volta negli anni trenta del novecento, e da allora sono stati fatti enormi passi avanti nell’interpretazione delle vivide narrazioni delle pitture parietali. Ma questa cronaca unica di migliaia di anni di storia umana, che contiene la chiave per comprendere la visione del mondo delle antiche società americane, è in pericolo. Molti siti sono andati perduti con la costruzione delle dighe sul Rio Grande nel 1969, e quelli superstiti sono costantemente minacciati da ulteriori inondazioni. Ma c’è qualche speranza. Il Centro Shumla per la ricerca e l’educazione archeologica, con sede a Comstock, nel cuore della zona del basso Pecos, ha trovato un modo per preservare le pitture rupestri per i posteri. Fondato nel 1998 dall’archeologa Carolyn Boyd, lo Shumla ha avviato un progetto triennale per effettuare una documentazione completa dei siti di arte rupestre della contea di Val Verde.
Il progetto Alexandria, così chiamato in onore della leggendaria biblioteca egiziana, utilizzerà le più recenti tecnologie di imaging per creare un enorme archivio digitale dei documenti visivi più antichi d’America. Nell’ambito di un programma pilota finanziato dalla National Geographic Society, lo scorso anno il personale dello Shumla ha portato a termine la prima fase del progetto, dedicata a testare i metodi di ricerca. Arrampicandosi sulle cenge concave dove si nasconde la maggior parte dell’arte rupestre, l’équipe ha raccolto dati sulle dimensioni delle pitture, il numero di figure identificate, le tecniche usate e le condizioni del sito. I graffiti sono stati ripresi utilizzando il sistema Gigapan, che scatta centinaia di foto sovrapposte da un unico punto di vista per creare un’immagine estremamente dettagliata, disponibile per ulteriori studi.
Capolavori
Abitate per oltre 10mila anni, le grotte dei canyon del basso Pecos si sono formate sotto l’azione delle forze naturali che hanno gradualmente scavato la tenera roccia calcarea schiacciata tra strati di minerali più resistenti. In questi “rifugi di roccia” si riparavano i membri delle società arcaiche. Le grotte erano utilizzate a volte anche come luogo di sepoltura o per cucinare. Attorno al 2700 a.C. alcune di esse divennero delle specie di gallerie d’arte. Le immagini di cui erano coperte le pareti possono sembrare criptiche agli occhi moderni, ma per i loro creatori erano dense di significato.
La ricerca di Boyd ha individuato diverse fasi nello sviluppo delle pitture. Le più antiche sono caratterizzate da figure stilizzate di esseri umani e animali impegnati in attività di gruppo. In seguito, le figure si sono evolute in una pittura multicolore nota come “stile del fiume Pecos”, che presenta figure umane impressionanti. Intorno al 1000 d.C. compaiono motivi astratti insieme ad animali realistici. Il progetto Alexandria comunque, in caso di inondazioni o altri eventi naturali, potrebbe rivelarsi l'unica opportunità di preservare queste pitture rupestri.