Osiride, il dio egizio dell'aldilà

Il dio più importante del pantheon egizio fu ucciso e fatto a pezzi dal suo geloso fratello Seth. La sua amorevole sposa Iside riuscì a recuperare i frammenti del suo corpo, lo riportò in vita ed ebbe con lui un figlio, Horus

Nel grande pantheon dell’antico Egitto Osiride era forse il dio più familiare per la maggioranza della popolazione. Associato alla morte e all’immortalità in quanto divinità deceduta e poi rinata, Osiride dava una risposta all’angoscia della popolazione di fronte alla fine della vita terrena. Allo stesso tempo rappresentava un’entità civilizzatrice, connessa alla vegetazione che, in un modo simile al dio, nasceva, cresceva, si riproduceva, moriva e rinasceva eternamente. In un capitolo di un testo funerario intitolato Libro dei morti c’è un buon esempio della venerazione di cui il dio era oggetto. Il testo dice: «Gloria a te, o Osiride […] Gran Dio di Abydos, re dell’eternità e signore dell’eterno, dio che esiste per milioni di anni […] Come principe degli dei e degli uomini hai ricevuto il bastone e il flagello, simboli della regalità […] Grazie a te il mondo cresce verde in trionfo».

Dettaglio di una parete della tomba di Nefertari. Osiride, dio dell'oltretomba, raffigurato in verde. XIX dinastia. 1290-1220 a.C.

Dettaglio di una parete della tomba di Nefertari. Osiride, dio dell'oltretomba, raffigurato in verde. XIX dinastia. 1290-1220 a.C.

Foto: Werner Forman Archive / Heritage I

Osiride è anche il protagonista di una delle leggende più drammatiche della religione egizia. Una storia, la sua, in cui si mescolano amore e odio, intrighi, vendette, lotta per il potere e resurrezione. Non esiste un testo egizio completo con i particolari del mito. I primi frammenti si trovano nei Testi delle piramidi, degli scritti religiosi documentati a partire dalla V dinastia (2494-2345 a.C.), e proseguono in racconti successivi, come l’Inno a Osiride che lo scriba Amenmose incise su una stele durante la XVIII dinastia, ovvero circa settecento anni più tardi.

Tuttavia, la narrazione più completa ci è giunta grazie a due scrittori greci: Plutarco, attraverso la sua opera Su Iside e Osiride e, in misura minore, Diodoro Siculo, nella sua Biblioteca storica. Per quanto influenzate da una prospettiva ellenistica, entrambe le versioni sono ancora utili per poter ricostruire il mito.

Nel Libro dei morti, Osiride è il «Gran Dio di Abydos, re dell’eternità e signore dell’eterno»

La famiglia di Osiride

La genealogia di Osiride risale all’origine del mondo così com’era concepito dagli egizi. Secondo la cosmogonia sorta nella città di Eliopoli, centro del culto del dio solare Ra, in principio il cosmo era un luogo oscuro, senza superficie né fine, abitato da un unico dio, Atum-Ra. Questi, tuttavia, si sentiva solo. Per questo decise di plasmare il mondo facendosi aiutare da una serie di divinità che aveva creato come emanazioni di sé stesso. Non si sa se espettorando oppure masturbandosi, Atum-Ra diede vita ai nonni di Osiride: Shu e Tefnut, identificati rispettivamente con l’aria secca e l’aria umida. I due si congiunsero e generarono i genitori di Osiride, Nut, la volta celeste, e Geb, la Terra.

Questo disegno del Papiro Greenfield raffigura Nut, la dea celeste, china sopra la Terra, Geb. Shu cerca di separarli. British Museum, Londra

Questo disegno del Papiro Greenfield raffigura Nut, la dea celeste, china sopra la Terra, Geb. Shu cerca di separarli. British Museum, Londra

Foto: Erich Lessing / Album

Questo disegno del Papiro Greenfield raffigura Nut, la dea celeste, china sopra la Terra, Geb. Shu cerca di separarli. British Museum, Londra

 

 

A loro volta Nut e Geb concepirono due coppie di gemelli, Osiride-Iside e Seth-Nefti, ognuno dei quali incarnava una forza della natura: Osiride la vegetazione, Iside l’amore familiare, Seth la sterilità e la furia. Nefti, invece, era la prefica e la protettrice dei morti. La storia di Osiride è una successione di eventi meravigliosi, a cominciare dalla sua stessa nascita. Geloso della figlia Nut, Ra le aveva proibito di partorire nei 360 giorni abituali dell’anno. La dea chiese allora aiuto a Thot, il dio della sapienza. Questi sconfisse la Luna in una partita a senet, un gioco da tavola, ottenendo in premio i cinque giorni epagomeni, cioè quelli che venivano aggiunti all’anno civile di 360 giorni per approssimarne la durata all’anno solare. Nut approfittò del primo di questi giorni per partorire Osiride, detto anche Unennefer, ossia il perfetto.

In quanto primogenito, Osiride ricevette la valle del Nilo, mentre a suo fratello Seth, nato il terzo giorno epagomeno in modo violento (lacerò il corpo della madre al momento del parto), fu assegnato il deserto. Da giovane Osiride si dedicò a girare il Paese per educare gli uomini e aiutarli a uscire dal loro stato primitivo. Gli fece conoscere il grano e la vite, gli insegnò a coltivare la terra e ad adorare gli dei e gli diede delle leggi perché si comportassero in modo conveniente senza dover ricorrere alla violenza. Nel frattempo Iside, sua sorella e sposa, lo aspettava mantenendo l’ordine domestico.

Osiride Vegetante. Stampo a forma del dio Osiride con semi germogliati

Osiride Vegetante. Stampo a forma del dio Osiride con semi germogliati

Foto: Erich Lessing / Album

Fratricidio divino

Invidioso della fortuna del fratello, Seth ordì un complotto per strappargli la corona d’Egitto. Quando Osiride tornò dai suoi viaggi, Seth organizzò un banchetto in suo onore. Tra gli invitati c’erano settantadue complici del dio rancoroso, che in segreto avevano preso le colossali misure di Osiride per costruirgli una splendida e lussuosa bara. Lo stesso Seth, nel bel mezzo dei festeggiamenti, annunciò che ne avrebbe fatto dono a colui al cui corpo si fosse adattata perfettamente.

Gli invitati provarono il sarcofago a uno a uno, ma risultava grande a tutti. Quando fu il turno di Osiride i congiurati chiusero rapidamente il coperchio del feretro, lo sigillarono con dei chiodi e vi versarono sopra piombo fuso per far sì che affondasse nelle acque del Nilo. Ciononostante, la bara restò a galla e, dopo aver transitato per le foci del fiume, navigò sulle acque del Mediterraneo fino ad arenarsi sulla costa fenicia, vicino a Byblos, nell’odierno Libano. Venuta a sapere dell’accaduto, Iside fu colta dalla disperazione. Lanciando grida di dolore si strappò una ciocca di capelli, si vestì a lutto e viaggiò oltre i confini dell’Egitto alla ricerca del marito. Un giorno un vento divino la informò che un’onda aveva delicatamente fatto approdare la bara a Byblos sotto una pianta di tamerice. Questa, crescendo, aveva avvolto il corpo del marito, nascondendolo al suo interno.

Osiride assiste alla pesatura dell’anima del defunto. L’atto viene trascritto da Thot e presieduto dai 42 giudici dell’oltretomba. Papiro di Tasnakht

Osiride assiste alla pesatura dell’anima del defunto. L’atto viene trascritto da Thot e presieduto dai 42 giudici dell’oltretomba. Papiro di Tasnakht

Foto: Dea / Album

Osiride assiste alla pesatura dell’anima del defunto. L’atto viene trascritto da Thot e presieduto dai 42 giudici dell’oltretomba. Papiro di Tasnakht

 

 

Ma il re di Byblos aveva fatto tagliare l’albero per farne una colonna del suo palazzo. Isis (il nome greco con cui era conosciuta la dea) andò allora in città e, grazie alle sue doti di maga, entrò in confidenza con le serve della regina e quindi con la regina stessa, diventando nutrice di uno dei figli. Dopo varie peripezie Iside riuscì a far togliere la colonna dal palazzo e a farsela restituire. Poté in questo modo tornare con il corpo del marito in Egitto. Iside nascose le spoglie di Osiride nella città di Buto, sul delta del Nilo. Tuttavia, Seth le scoprì durante una battuta di caccia. Temendo che Iside potesse riportarlo in vita grazie ai suoi poteri magici, Seth rubò il corpo e lo smembrò in quattordici pezzi, che poi gettò nel Nilo. Il numero 14 corrisponde ai giorni che separano la luna nuova dalla luna piena. Anche la Luna, divinità con la quale Osiride veniva identificato, passa attraverso un processo di morte e di rinascita.

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La ricerca di Iside

Quando Iside scoprì l’accaduto, si mise nuovamente in viaggio per l’Egitto alla ricerca dei resti sparsi da Seth. Una volta terminata la sua missione, Iside ordinò che ovunque fosse stato ritrovato un frammento di Osiride venisse eretto un santuario in suo onore, nel quale Iside dispose che fosse conservata una copia della parte del corpo di Osiride, anziché l’orginale, per depistare Seth. È per questa ragione che nell’Alto Egitto venivano venerate sette gambe del dio e nel Basso Egitto altre quattro.

Secondo Plutarco, solo la testa originale fu sepolta nel tempio di Abydos, che pertanto è considerato la vera tomba del dio. Per questo gli egizi dovevano effettuare nel corso della vita, o dopo la morte, un pellegrinaggio rituale al santuario di Abydos.

Seti I, faraone della XIX dinastia, fece costruire un grande tempio funerario ad Abydos, uno dei centri più importanti del culto di Osiride, perché si riteneva che qui fosse sepolta la testa del dio

Seti I, faraone della XIX dinastia, fece costruire un grande tempio funerario ad Abydos, uno dei centri più importanti del culto di Osiride, perché si riteneva che qui fosse sepolta la testa del dio

Foto: Danita Delimont / Awl Images

Seti I, faraone della XIX dinastia, fece costruire un grande tempio funerario ad Abydos, uno dei centri più importanti del culto di Osiride, perché si riteneva che qui fosse sepolta la testa del dio

 

 

Iside fa resuscitare il marito

Dopo aver recuperato i frammenti di Osiride, Iside, assistita da Anubi, il dio dell’imbalsamazione con testa di canide, ricostruì il corpo del dio grazie alle sue arti magiche. Questo episodio rievoca la pratica della mummificazione grazie alla quale gli egizi cercavano di preservare il corpo dei defunti per la vita ultraterrena. Ciononostante, nel caso di Osiride c’era un problema: il suo fallo era stato accidentalmente divorato da un pesce del fiume (secondo alcuni racconti si trattava invece del coccodrillo Sobek). Iside dovette quindi sostituirlo con un membro fatto di argilla, al quale fece un incantesimo. Dopodiché assunse le sembianze di un nibbio e sbatté le ali sopra il corpo inerte del suo sposo. Improvvisamente si levò una brezza rigeneratrice grazie alla quale Osiride si risvegliò e, con il membro eretto, fecondò la sposa. I Testi delle piramidi raccontano l’episodio in questo modo: «Viene a te tua sorella Iside, rallegrandosi per il tuo amore. Tu l’hai posta sopra il tuo fallo, il tuo seme fluisce dentro di lei» (Frammento 366).

Minacciata nuovamente da Seth, Iside si nascose su un’isola del delta del Nilo, dove partorì il dio falco Horus. Inizialmente il bambino era debole e Iside dovette proteggerlo e prendersi cura di lui attraverso i suoi incantesimi. Tuttavia, col passare del tempo Horus recuperò le forze e divenne non solo il vendicatore del padre ma il difensore del proprio diritto al trono d’Egitto. Per quanto fosse risorto, Osiride non tornò a governare sulla Terra ma assunse invece il potere sul regno dei morti. I defunti aspiravano a fondersi con lui per godere di un’ eternità che fosse soddisfacente e nella quale non mancasse nulla.

Dettaglio del sarcofago di Nespawershepi. La pioggia cade dalla dea del cielo Nut sul corpo mummificato di Osiride, che risorge a nuova vita. XIX dinastia. I millennio a.C.

Dettaglio del sarcofago di Nespawershepi. La pioggia cade dalla dea del cielo Nut sul corpo mummificato di Osiride, che risorge a nuova vita. XIX dinastia. I millennio a.C.

Foto: Werner Forman Archive / Fitzwillia

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