I gabbiani

È aprile, e invece di stare al podere in Umbria a seminare fagiolini, cetrioli e zucchine per l'orto estivo, sono nell'orto comunale di mia sorella, a Brighton, sulla costa Sud dell'Inghilterra.

13 Agosto 2011  
Jane è occupatissima a fare i costumi per la processione dei bambini della scuola e non ha tempo di vangare l'appezzamento per le patate quest'anno e quindi mi sono offerta io di farlo. Che strana terra, questa. La vanga sprofonda senza sforzi in una terra sabbiosa così diversa dall'argilla di casa mia ed è piena di strane selci con le forme di animaletti marini di mari preistorici, di cui, man mano che vango, mi riempio le tasche. C'è vento e godo di vista sul mare, grigio e agitato, a picco sotto gli orti e la strada dove abita Jane; il mare è abbastanza vicino per vedere le onde bianche che irrompono sulla spiaggia. Verso Est, vedo la fine della città dove iniziano i downs, le colline gessose del sud dell'Inghilterra, verdi e senza alberi. A me, questa terra sabbiosa sa di straniera: anche se cammino sopra dove ho già vangato, non si compatta come fa la terra del nostro orto a Vallingegno. Quando vanghiamo da noi, bisogna stare molto attenti a non pestare la parte già lavorata, altrimenti si deve cominciare da capo.

Quanto mi piace il fatto che il rumore più forte di questa città non sia il traffico, che pure c'è, ma le urla dei mille e mille gabbiani che volano sulla città, sul lungomare e sopra l'acqua. Almeno qui, la natura ha la voce più risonante e mentre lavoro, mi fa piacere vedere veleggiare nell'aria attorno a me questi grossi uccelli bianchi dall'occhio intelligente e dalla voce rauca. Mi sono simpatici, anche se so che sono sfacciati: ieri ho visto un enorme gabbiano sul lungomare rubare un tramezzino dalla mano di un bambino piccolo, che si è messo a piangere scioccato. Immediatamente sotto l'orto, ci sono i tetti spioventi delle case, piccole villette bifamiliari. La cosa buffa è che ogni tetto ha, sul punto più alto, una coppia di gabbiani in piedi uno vicino all'altro, come se fosse casa loro. La coppia più vicina a me sta là con aria padronale e quando vola davanti a loro un altro gabbiano, i due alzano la testa nella sua direzione e lanciano un saluto simultaneo. Vango e osservo. È proprio come se si conoscessero uno per uno e perché non dovrebbe essere così? Poi noto che qualche volta, quando passa un terzo gabbiano, i due sul tetto, invece di salutare, girano la testa dall'altra parte, tutti e due nello stesso momento, come per dire: «Noi con quello, non parliamo!».

L'apparente organizzazione sociale di questi uccelli di mare improvvisamente mi ricorda una storia bellissima che ho letto sul giornale, negli anni Novanta. Era una notizia su un allevamento di salmoni, vicino a Stoccolma, in Svezia. L'allevamento, vicino al mar Baltico, consisteva di più vasche grandi piene di salmoni e ogni vasca era coperta di una rete per far sì che i gabbiani non rubassero i pesci. In ogni caso, qualche buco nella rete c'era sempre e i gabbiani portavano via tutti i giorni qualche pesce. La gestione dell'allevamento era cambiata da poco e il nuovo padrone non vedeva di buon occhio questa perdita continua, anche se non eccessiva, di salmoni, quindi dette ordini agli operai di sparare ai gabbiani. La prima mattina del nuovo corso uscirono di buon ora tre degli operai dalla capanna dove si riparavano dal freddo, presero la mira e spararono ai gabbiani che in quel momento volavano a fior d'acqua, cercando di prendere i pesci. Ne ammazzarono una dozzina. Rientrati nella capanna, gli uomini si stavano riscaldando, quando, verso le undici, uno di loro notò che fuori della finestra si era fatto buio. Uscirono per vedere se era un temporale che oscurava così il cielo e alzando la testa, videro migliaia e migliaia di gabbiani che volavano lenti in grandi cerchi, sopra l'allevamento. Il cielo ne era pieno. Fu come una scena da film di Hitchcock. Gli uomini guardarono increduli e intimoriti. Poi, come se fosse stato dato un segnale, tutte le migliaia di gabbiani si buttarono a picco insieme sulle vasche, rompendo con il loro peso collettivo tutte le reti. Portarono via fino all'ultimo salmone: svariate tonnellate di pesce pregiato. Non ne rimase uno. Il padrone dell'allevamento fece interpellare uno zoologo,  il quale disse: «I pesci sono il cibo dei gabbiani. Sarebbe stato meglio lasciare agli uccelli quel poco di preda di cui prima godevano. Sono uccelli intelligenti e vendicativi e non c'è da meravigliarsi che sia successo quel che è successo».

Sì, naturalmente i gabbiani vanno dove c'è cibo, e nella nostra valle per un lungo periodo si sentivano ogni tanto le loro voci, che mi ricordavano le vacanze al mare sull'Isola di Wight dove andavo da bambina. Qui a Vallingegno, vedevamo volare spesso uno stormo di forse ottanta gabbiani. In Inghilterra quando gli uccelli marini volano verso l'entroterra, si dice che è segno di tempeste in mare, e all'inizio credevo che questa fosse la spiegazione, ma poi seppi che i gabbiani venivano per mangiare in una discarica della zona. Eppure la grande casa padronale della valle del Chiascio si chiama Il Gabbiano e mi dicono che è il vecchio nome del posto. In ogni caso, ormai hanno chiuso la discarica e i gabbiani li sento solo quando vengo da mia sorella. Quindi ora che sono qui, ammiro quello sguardo indagatore del gabbiano che gira la testa verso di me, mentre con le ali larghe plana con eleganza sulle correnti di vento marino.

Articolo tratto da Terra Nuova - Aprile 2009 disponibile anche nella versione eBook.




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