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Sabato, 27 Aprile 2024

L'editoriale

Maria Cafagna

Editorialista

"Frammenti di un percorso amoroso" è un documentario da non perdere

Cosa rimane quando finisce un amore? Cosa resta di ciò che eravamo prima di incontrare quella persona? Una risposta a questa domanda l’ha data Michel Gondry con il suo Eternal sunshine of the spotless mind, arrivato in Italia col titolo Se mi lasci ti cancello. Nel film il personaggio interpretato da Jim Carrey sceglie di rivolgersi a una clinica specializzata nella rimozione dei ricordi per dimenticare per sempre Clementine (Kate Winslet), la ragazza con cui ha avuto una relazione tormentata.

La fine di una storia spesso porta con sé molto dolore e può tirare fuori la parte peggiore di noi, non sorprende quindi che il film di Gondry abbia avuto tanto successo e che la sua forza sia rimasta intatta negli anni: gli autori e le autrici che hanno la forza e il coraggio di raccontare l’animo umano in tutte le sue contraddizioni, brutture e storture comprese, riescono a realizzare film che rapiscono il cuore di chi li guarda, si imprimono nella memoria e sopravvivono alle mode e agli algoritmi.

Chloè Berreau ha documentato trent'anni di amore

Dopo essere stato proiettato alle Notti veneziane delle Giornate degli Autori, è arrivato nelle sale Frammenti di un percorso amoroso di Chloè Barreau, un docufilm su amore e memoria. Per oltre trent’anni vissuti tra Parigi e Roma, Chloè Barreau ha documentato i suoi amori e mentre viveva una relazione, ne stava già costruendo il ricordo: filmando, fotografando, scrivendo. Ma cosa ricordano i suoi e le sue ex? Qual è la loro versione dei fatti? Questo film ricostruisce la vita di una donna, la regista, basandosi sulle interviste delle persone che l’hanno amata e alle immagini che Barreau ha prodotto negli anni.

«Pochi documentari parlano d’amore - dichiara la regista - Eppure, si tratta di una parte importante delle nostre vite reali, nonché di una tematica centrale del cinema. Questo film vuole essere un invito a esaminare il proprio passato sentimentale, innescando una riflessione sulla memoria, le sue difficoltà, le sue ispirazioni. Sul modo in cui il nostro percorso ci forma, sui diversi amanti che siamo, di volta in volta. Ciò che è finito è ciò che resta, quando l’amore non c’è più».

Chloè Barreau è nata da una storia d’amore fuori dal comune: quella di un prete-operaio e di un’infermiera, il cui matrimonio fece scandalo nella Francia degli anni ‘70. Ha raccontato questa storia nel suo primo film, La colpa di mio padre, premiato al Biografilm Festival. Dopo aver raccontato l’amore tra i suoi genitori, con questo film Barreau racconta il suo percorso sentimentale rendendo la sua storia il punto di partenza per una riflessione universale non solo sull’amore in sé, ma sul nostro rapporto col passato, la memoria, su ciò con cui ognuno e ognuna di noi deve farei i conti: il tempo, il passato, le persone che restano, quelle che spariscono dalla nostra vita.

Registrare un amore (in anticipo sui tempi dei selfie)

Negli anni, la regista ha raccolto moltissime immagini con un sorprendente anticipo sui tempi: oggi è normale registrare e condividere i nostri ricordi e le nostre esperienze sui social e ognuno e ognuna di noi può conservare nei propri dispositivi ore di video, gigabyte di foto e materiale di vario genere. Ma in fin dei conti questi ricordi restano effimeri e l’atto che li produce - tirare fuori lo smartphone, puntarsi la fotocamera in faccia, dire una fesseria o farsi un selfie - è diventato un automatismo che non ha niente di veramente speciale. I ricordi che collezioniamo in questo modo rischiano di perdere di valore e diventare un prodotto a uso e consumo della nostra esperienza online.

Frammenti di un percorso amoroso è anche un film che parla anche di questo, del nostro rapporto con la memoria e i ricordi qui e ora. Guardando la mole di materiale collezionato dalla regista all’inizio può lasciare interdetti o interdette, ma andando avanti con la visione del film ci si rende conto che anche il gesto di filmare e conservare quei momenti è un atto d’amore non solo e non tanto nei confronti delle persone e delle loro storie, ma nei confronti del tempo e della vita.

Per tutti questi motivi il docufilm di Chloè Barreau è un film da non perdere e che vale la pena di essere visto, rivisto, discusso. È la potenza del cinema nella sua espressione più alta, quella che parla al cuore e alla mente, che cattura l’attenzione, che spinge a pensare. È quel genere di film che un’industria schiacciata tra intelligenza artificiale e dittatura dell’algoritmo rischia di far scomparire, per questo diventa ancora più importante valorizzare questi film e il talento e le capacità di chi è ancora in grado di realizzarli.

"Frammenti di un percorso amoroso" è un documentario da non perdere

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