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Varmo


Sembra che il nome "Varmo" sia di origine germanica e derivi dalla parola "warmi" che significa caldo. Esistono, però, due ulteriori ipotesi relative alla derivazione del nome: la prima (meno probabile) è quella che afferma derivi dall'omonimo fiume di sorgiva, Varmo, che scorre nei suoi pressi; la seconda (più veritiera) fa risalire il nome alla famiglia dei Conti di Varmo che nei primi anni del 1000 d.C. aveva in gestione il feudo.

È certo che i pochi abitanti che risiedevano nella Bassa Friulana abbandonarono la zona in seguito alla distruzione di Aquileia e Concordia per opera di Attila. Il territorio di Varmo rimase così disabitato.

Nei secoli IX e X, cessate le invasioni barbariche, i Patriarchi di Aquileia decisero di salvare dalla miseria e dalla fame le popolazioni Carniche, che avevano sofferto molto per il susseguirsi di annate di carestia, trasferendole in buona parte in queste terre fertili.

Verso il 1000 è nota la presenza di due nobili famiglie feudali che conservarono il loro dominio fino al 1596, anno in cui una terribile alluvione distrusse la campagna coltivata.

In seguito, le vicende storiche di Varmo si identificarono con quelle comuni a tutto il Friuli.

Nella parrocchiale del paese è custodita una splendida pala d'altare del 1526, parte in scultura e parte in pittura, del Pordenone e dipinti di Pomponio Amalteo.

Nella frazione di Gradiscutta, pittoresco borgo rurale, si trova un mulino storico citato anche da Ermes di Colloredo e da Ippolito Nievo.

Tutti i punti di interesse di Varmo.