Le Croci di Maggio nella Valle

14/mag/2019
Eleonora Guerra

Se avrete la fortuna di trovarvi immersi in un verde mare ondeggiante, fra i campi ricchi di messi dell’Alta Val Cesano, potreste notare delle strane croci fatte di canne. Quelle sono le Croci di Maggio.

L’usanza rurale di porre queste croci di canne nei campi, è una pratica di devozione popolare molto antica e particolarmente sentita dalla gente di campagna. Se ne possono ancora vedere nei dintorni di San Vito sul Cesano, frazione di San Lorenzo in Campo, o dalle parti di Montesecco di Pergola.

Prima del Concilio Vaticano II, nel calendario liturgico, il 3 Maggio si ricordava l’Inventio Sanctae Cruci, ovvero il leggendario ritrovamento di quella che era considerata la Vera Croce su cui morì Gesù e che avvenne nel 326 d.c., per merito di S. Elena, madre dell’imperatore Costantino. Per questo motivo, ogni 3 di Maggio (giorno di Santa Croce), i contadini presero come usanza il piantare negli orti e nei campi croci fatte di canne, con tre ramoscelli di ulivo, posti uno per ogni estremità superiore della croce stessa. I rami d'ulivo erano stati a loro volta benedetti all’alba del 29 Aprile, festa di San Pietro Chanel, martire e pertanto chiamati “La palma di san Pietro”.

Una signora mi ha raccontato giusto ieri che a Montesecco, tanto tempo fa in occasione della festa di San Pietro, si teneva una grande processione che partiva dal borgo ed arrivava fino alla grande croce in metallo posta all’entrata del paese.

Le croci di Maggio

Le Croci di Maggio nei campi di grano

Le Croci di Maggio venivano tolte al momento della mietitura, si baciavano e successivamente, erano deposte sui covoni, chiamati dai contadini anche barchette, cordelli, cavalletti e covate, a seconda della forma particolare che gli facevano assumere. Terminata la battitura (trebbiatura), le croci erano messe sopra i pagliai.

Quest’usanza di porre le croci nei campi di grano, ci può apparire una forma di superstizione, però, per il contadino di allora che poteva perdere in poco tempo mesi e mesi di lavoro anche solo per una grandinata improvvisa o un temporale particolarmente violento, non era così scontato, come extrema ratio, affidarsi a Dio.

Maggio infatti è il periodo dell’anno più “pericoloso” per le colture, perché il seme non è più al sicuro sotto terra, le piantine sono germogliate e verdi svettano nei campi. Si sono già formate le spighe ma non sono ancora mature e pronte per il raccolto, sono sufficienti quindi condizioni atmosferiche avverse di qualsiasi tipo per danneggiarle irrimediabilmente. In questo periodo nemmeno il più esperto dei contadini può fare più niente, se non invocare la protezione divina affinché tutto vada come deve andare.

Poter beneficiare del raccolto in tutte le sue parti, dal frumento alla paglia, era garanzia di sopravvivenza per intere famiglie, e non era cosa da poco, considerando che la dura vita contadina, assicurava il minimo indispensabile, a volte, giusto per non morire di fame.

 

...le Croci di Maggio, non sono un’”invenzione” cristiana...

 

Ma le Croci di Maggio, non sono un’”invenzione” cristiana. Anche queste, come spesso accade, sono derivate o hanno ricalcato culti precedenti, ma che avevano, invariabilmente, il medesimo scopo di invocare la protezione divina sul raccolto.

Come le Rogazioni, ad esempio, (dal latino rogare = chiedere, pregare) processioni rituali che si svolgevano nei campi, in primavera, in cui si recitavano le Litanie dei Santi (e per questo venivano chiamate anche Litanie), che soppiantarono riti di culto pagano, e cioè le Robigalia e le Ambarvalia. Le Robigalia, erano feste in onore della dea romana Robiga, divinità della ruggine del grano, celebrate per ingraziarsi la sua benevolenza affinché allontanasse dalle messi la “ruggine”, cioè un fungo parassita del grano, che si sviluppa con l’umidità delle nebbie. Venivano celebrate il 25 aprile, periodo in cui le spighe, appunto, cominciano a formarsi.

Mentre le Ambarvalia, che cadevano alla fine di Maggio, erano in onore di Cerere per propiziare la fertilità dei campi.

In tempi recenti, le Rogazioni, sono state ripristinate a San Lorenzo in Campo, grazie al vescovo Monsignor Trasarti e al Vicario Don Federico Tocchini.

 

Passano i secoli e cambiano le divinità ma... restano le stesse preoccupazioni di un tempo

 

Passano i secoli e i millenni, cambiano le divinità, ma, per chi ha deciso di legare la sua vita all’agricoltura, restano le stesse preoccupazioni di un tempo.

Come vedete, anche una semplice passeggiata nei campi può raccontarci una storia antica o una storia recente e, una semplice croce fatta di canne oscillanti nel vento fra il grano e i papaveri, ci ricorda la fragilità dell’uomo. La nostra vita è infatti irrimediabilmente legata a Madre Natura, ai suoi ritmi e alle sue regole, oggi come allora, dovremmo ricordarcene più spesso e averne più rispetto.

Campo di grano e croce di Maggio

La Croce di Maggio in mezzo al campo coltivato

 

Come sempre ringrazio la mia ex-professoressa di Lettere delle medie, la signora Luisa Barbadoro, che mi ha trasmesso l’amore per la nostra terra, per la nostra storia e per le nostre tradizioni. E perché è lei la mia più grande fonte d’informazioni.