Angelina Mango e la noia: benefici e virtù di uno stato d'animo sottovalutato, che apre la vista delle emozioni

La noia è il titolo del brano con cui Angelina Mango ha trionfato a Sanremo 2024. Sottovalutata e maltrattata, la noia è una condizione di tutto rispetto che andrebbe ricercata. Ecco perché
Angelina Mango
Daniele Venturelli/Getty Images

«Quando esco di casa e mi annoio sono molto più contento».  Era il 2003 e Caparezza, nella canzone Fuori dal tunnel, associava la contentezza alla noia. Uno dei pochi lungimiranti a capire il valore di questo stato d'animo.

21 anni dopo ci pensa Angelina Mango - vincitrice del 74esimo Festival di Sanremo - che all'epoca del tormentone di Caparezza aveva appena due anni, a raccontare, cantandola, la noia. Una parola che non ha neanche un sinonimo perché, a guardare bene, se lo si ricerca si incappa in «insoddisfazione, scontentezza», ma chi l'ha detto che la noia si prova solo in presenza di cattivo umore? 

Comprenderla e apprezzarla è ancora sintomo di grande lungimiranza. Quasi un miraggio in un'epoca in cui non sembra possibile avere a disposizione tempo per annoiarsi. E invece averlo è un grande privilegio. Non riuscire a trovarlo, un'inevitabile fuga. Ma da cosa? Da risposte, o ancora prima da domande. Da noi stessi, dal nostro Io interiore. Dai vuoti che non sempre però rappresentano il nulla.

Angelina Mango, con la sua canzone scritta insieme a Madame e Dardust, intitolata La noia, ne ribalta la visione come nemico da combattere e tocca l'inquietudine che ci provoca lo stare fermi.  «Quasi quasi cambio di nuovo città che a stare fermi mi viene la noia» questa è la frase più emblematica in un susseguirsi di note e parole che definiscono la cumbia della noia. Così, restituisce valore a uno stato d'animo troppo odiato che invece è nobile ed edificante.

Lo abbiamo approfondito con Mariolina Palumbo, psicologa clinica e divulgatrice del benessere psicologico e lei non ha dubbi: mai sottovalutare la noia.

Qual è il valore della sottovalutata noia?
«La noia è un'emozione importantissima che non va mai invece sottovalutata.  Quando siamo annoiati la nostra mente crea nuovi stimoli. I nuovi stimoli, a loro volta, favoriscono la fantasia e la creatività e aiutano l'attitudine alla risoluzione dei problemi. La noia permette di riflettere in maniera diversa da quando non sei annoiato perché in quel momento hai più concentrazione su te stesso, vivi un tempo lento. In un'epoca come questa dove siamo sempre di corsa o iperconnessi, vivere un tempo lento è un regalo. Siamo travolti dalle corse e dallo stress e invece dovremmo concederci ogni tanto di essere annoiati. Non è un sentimento negativo anzi, va ricercata».

Perché le persone scappano dalla noia?
«Le persone temono il dialogo interiore tra sé e sé, hanno paura del silenzio, sono terrorizzate dai propri pensieri e infatti amano stordirsi con chiacchiere e impegni. Quindi fuggono la noia perché scappano da loro stessi, dalle loro responsabilità, dalle loro paure, magari anche dall'esigenza di andare da uno psicologo per chiedere aiuto. In altre parole, non vedono nella noia un'opportunità: quella di rimetterci in moto, su un binario più adeguato a livello emotivo e che ripristina l'armonia del benessere psicologico. Il problema è che stiamo educando anche le nuove generazioni a fuggire dalla noia, riempiendo le vite dei piccoli di impegni serratissimi».

È importante farla vivere anche ai bambini?
«Soprattutto! Gli adulti la devono cercare e hanno la responsabilità di riportarla anche nella vita dei bambini, oggi troppo pieni di impegni. Dei ritmi così serrati con schemi ricchi di cose da fare affaticano la cognitività dei nostri figli influenzando anche la loro l'attitudine cognitivo comportamentale; per una crescita sana e un benessere psicologico che si porteranno dietro nello sviluppo, hanno bisogno di annoiarsi. La noia insegna ad avere tempi lenti. Bambini che sanno annoiarsi saranno adulti meno stressati».

In che modo diventa funzionale per gli adulti invece?
«Per gli adulti è importante avere momenti di noia perché serve ad osservarsi e osservare la mente. È uno strumento di accensione del pensiero e fa prendere consapevolezza».

Cosa significa concretamente? 
«Le corse quotidiane ci portano delle sviste dovute alla superficialità, una conseguenza naturale dei ritmi rapidi. Quindi queste corse e lo stress ci allontanano dalla consapevolezza e dalla chiarezza. Ci fanno agire d'istinto. Invece un tempo in cui ci annoiamo ci costringe a un pensiero ponderato, lento, risultato di una riflessione. La noia ci consente di dire: ora inizio a pensare. Così magari arrivo alla risoluzione di un problema in modo più adeguato. Insomma è un ripristinatore del pensiero attivo. La noia potrebbe essere un momento di meditazione. Ovviamente tutto questo vale per la noia vera, non quella che viviamo mentre facciamo scrolling sui social con il nostro smartphone. Quella non è edificante. È lobotomizzante. Io dico basta all'associazione della parola noia con un'idea negativa: è piuttosto uno stato di sospensione che ci apre la vista delle emozioni. Senza nessun device in mano!».