L'importanza di abbracciarsi ancora (tutti i giorni)

Sembra un gesto così scontato, ma dopo la pandemia da Covid è stato un po’ messo in disparte. Perché è invece importante tornare ad abbracciarsi? Lo abbiamo chiesto all’esperta, la quale ha messo l’accento su un aspetto fondamentale: «Privilegiamo la qualità, non la quantità»
abbracciarsi
Hinterhaus Productions

21 gennaio, Giornata Mondiale dell’abbraccio. Lo sappiamo: se un qualcosa ha una giornata mondiale dedicata, è perché è una tematica meritevole di attenzione, ma anche di sensibilizzazione e in certi casi, occorre parlarne perché in via d’estinzione. 

Gli abbracci sono vecchi come il mondo: dacché esiste l’umanità, esiste l’abbraccio, senza dubbio. Perché siamo fatti di carne e anima, quindi necessitiamo del contatto fisico, anche per sopravvivere. Ma negli ultimi anni, questa pratica è andata via via irrigidendosi e raffreddandosi. Colpa della pandemia da Covid 19, che ha istituito il distanziamento sociale come protezione e tentativo di non veicolare e diffondere il virus. 

Ma ora che la pandemia è sotto controllo (perché l’allarme comunque non è ancora del tutto rientrato), e che il distanziamento sociale è soggettivo, perché è importante tornare ad abbracciarci, con tutte le dovute cautele? 

La scienza ha dato i numeri a riguardo e il messaggio è chiaro: abbracciamoci molto, abbracciamoci di più, e stiamoci, dentro quell’abbraccio. Abitiamolo. La psicoterapista di famiglia Virginia Satir ha affermato: «Abbiamo bisogno di 4 abbracci al giorno per sopravvivere, di 8 abbracci al giorno per mantenerci in equilibrio; di 12 abbracci al giorno per crescere».

Quanto dovrebbe durare un abbraccio?

Non solo, un abbraccio per essere efficace, quindi apportare tutti i benefici alla nostra salute che ben conosciamo (e che vi ricordiamo a questo link), deve durare almeno 20 secondi. Lo conferma un esperimento condotto dall'Università della Carolina del Nord su 59 donne: dopo aver chiesto loro delle informazioni sulla loro relazione di coppia, i ricercatori han chiesto ad alcune partecipanti di dare un abbraccio di 20 secondi al partner: ebbene, coloro che hanno ricevuto l’abbraccio avevano la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca più basse durante le parti stressanti dei test. La conclusione degli scienziati? La produzione indotta di ossitocina potrebbe essere la causa del miglioramento della circolazione sanguigna.

«L’abbraccio è uno dei gesti primordiali, ancestrali, nati con l’uomo – commenta la dottoressa Roberta Rossi, psicologa, psicoterapeuta, sessuologa – Il primo abbraccio è quello che riceviamo nel ventre materno, e quando veniamo al mondo, siamo perennemente alla ricerca di un ambiente che possa ricreare quella sensazione di comfort, di piacere, di protezione, di calma. 

Il Covid 19 ci ha traumatizzato, perché ha introdotto un limite laddove prima non nasceva spontaneamente: si sceglieva di negare l’abbraccio per disagio “a pelle”, ma non per indotto timore di ammalarsi. Oggi che il pericolo del contagio è quasi totalmente rientrato, non si può dire lo stesso per il pericolo dell’avvicinamento all’altro. O meglio, c’è chi post Covid ha espresso la voglia di recuperare il tempo perso e si è ributtato a capofitto nelle relazioni, esplorando di nuovo la prossimità e chi invece è rimasto con la paura di approcciarsi all’altra persona, limitando l’intimità». 

Perché, un abbraccio è da definirsi intimo? «Lo è molto, forse più del sesso, che è più istinto. Un abbraccio interessa la sfera dell’emozione, del coinvolgimento: io ti ammetto nel mio spazio vitale, sovrappongo il mio cuore al tuo, ti respiro nell’incavo del collo, ti lascio annusarmi. Il contatto fisico che desideriamo da sempre, dentro di noi, dobbiamo capire se è il caso di ricrearlo con quella data persona. Se c’è fiducia, allora si lascia che l’altra persona apra le braccia e ci inglobi; altrimenti no, la si lascia fuori da quello spazio intimo. E già a pelle questa cosa, la percepiamo. 

Un abbraccio è una fusione totale, vera: torniamo a essere uno, come quando eravamo nel grembo materno. La sicurezza è la sensazione che andiamo cercando tutta la vita; ecco, perché il Covid ci ha messi in discussione: perché ha minato il senso di sicurezza, che è uno dei valori cardine della nostra umanità». 

E se l’altro pone un muro e non ci fa avvicinare? «Essendo un atto intimo, l’abbraccio richiede consenso: entrambe le persone devono concedere il permesso del proprio spazio personale. Come il bacio, come una carezza, anche l’abbraccio è uno scambio: se l’altro non è pronto, ha paura, non vuole, questo va rispettato. E si può lavorare sul rapporto, per conquistarsi l’abbraccio desiderato». 

Insomma, abbracciamoci sempre, abbracciamoci di più? «Abbracciamoci meglio: è vero che la scienza suggerisce che un abbraccio debba durare almeno 20 secondi per indurre benessere. Ma io aggiungo che un abbraccio efficace, che funziona, è quello dove stiamo bene: esistono abbracci scomodi, dati senza trasporto, che mettono a disagio. Quelli non sono abbracci. Dove ci lasciamo andare, chiudiamo gli occhi, rallentiamo il respiro, dove ci affidiamo e abbassiamo la guardia: quello è un luogo sicuro. Quello è un abbraccio che ci fa davvero bene». 

L'importanza dell'abbraccio nei bambini

Che un abbraccio faccia bene alla salute è cosa risaputa: migliora l'umore, apportando una sensazione di benessere e felicità correlata al rilascio di serotonina; attenua l’ansia, grazie alla produzione di ossitocina; aumenta l’autostima, e, secondo alcuni studi che hanno formulato questa ipotesi, sembrerebbe ridurre persino la suscettibilità alle infezioni delle alte vie aeree, intervenendo su quei fattori di stress che influenzano la risposta immunitaria.

E nei bambini? Il contatto skin to skin è preziosissimo: «La cosiddetta pratica del Kangaroo mother care ha cambiato significativamente la gestione e la cura dei neonati sani e a rischio (ricoverati terapia intensiva neonatale, prematuri o con basso peso alla nascita) - spiega la dottoressa Sara Sollai, Consigliere Nazionale SIP -, dimostrando riduzione di mortalità e morbilità nei piccoli, effetti significativi sulla stabilizzazione clinica, riduzione dello stress e del dolore durante gli esami o le procedure mediche e infermieristiche sul neonato. 

Il contatto fisico favorisce inoltre il passaggio precoce e una maggiore durata dell’allattamento al seno. A tutto questo si affianca un incremento dell’attaccamento madre-figlio e la riduzione dello stress materno, cosa che suggerisce che la Kangaroo mother care sembra rappresentare uno degli interventi di cura più efficace». 

Un abbraccio, infine, può lenire anche il dolore in neonati e lattanti prima di visite o procedure mediche, come conferma un recente studio condotto in Iran su 120 bimbi fra 2 e 6 mesi di vita sottoposti a prelievo ematico: coloro che venivano abbracciati dalla madre riportavano una riduzione del dolore complessivo correlato alla procedura, analizzando i parametri vitali, il pianto e la durata del disagio.

Ma come dare l’abbraccio perfetto? 

Gli esperti hanno strutturato una specie di tutorial, partendo dalle iniziali della parola in inglese «hug»: «Hold on tight», stringetevi forte; «Until you relax», finché non vi rilassate; e «Grow your bond», accrescete il vostro legame. Vediamoli da vicino. 

«Hold on tight»: stringetevi forte

Un abbraccio è più di una semplice coccola, perché l'abbraccio comporta una stretta. Quando ci stringiamo l'uno all'altro, imprimiamo all’altro corpo una pressione profonda, la quale invia un segnale di sicurezza al sistema nervoso autonomo. Questo impulso riduce l'ansia che proviamo dall'attivazione del nervo simpatico, altrimenti noto come risposta di lotta o fuga.

“Hold on tight”: stringetevi forte

fizkes
«Until you relax»: finché non vi rilassate

Gli abbracci non riguardano solo la pressione esercitata. Quando due esseri umani si abbracciano, rilasciano un ormone chiamato ossitocina, spesso indicato come l'ormone dell’amore: questo stimola la reazione opposta allo stress, calmandoci e accelerando i nostri processi sociali.

I benefici dell'abbraccio e dell'ossitocina sono così potenti, che è stato dimostrato che aiuta a prevenire la depressione postpartum nelle madri, abbassa i livelli di cortisolo salivare nei bambini (il che li porta a piangere meno), aumenta la comunicazione positiva durante il conflitto nelle coppie adulte e aiuta gli adulti a sentirsi meno ansiosi prima di un discorso in pubblico.

“Until you relax”: finché non vi rilassate

SDI Productions
«Grow your bond»: accrescete il vostro legame

Rilasciando ossitocina, gli abbracci approfondiscono il nostro legame con le altre persone. Ma vogliamo davvero legare con tutti? Ad alcune persone non piace affatto abbracciarsi, e anche quelli che abbracciano sono selettivi su chi abbracciare.

I ricercatori giapponesi erano curiosi di sapere se ai bambini interessa chi li abbraccia. Hanno misurato quanto fossero calmanti gli abbracci, osservando il battito cardiaco dei bambini. Nei primi mesi di vita, i bambini si calmano sia con gli abbracci dei genitori che con quelli di estranei. Ma una volta raggiunta un'età compresa tra i 4 e i 12 mesi, la frequenza cardiaca dei bambini è diminuita di più quando sono stati abbracciati dai propri genitori.

“Grow your bond”: accrescete il vostro legame

Hinterhaus Productions
Altre storie di Vanity Fair che potrebbero interessarti sono: 

Ecco perché qualcuno odia (e altri amano) gli abbracci

Coppia, dormire vicini-vicini è meglio!