Il caso della baby sitter di Modena, perché si è parlato di catalessi

Sarà probabilmente chiesta una perizia psichiatrica per la donna che ha lanciato dalla finestra il bambino che accudiva. Confessando ha parlato di catalessi, ma potrebbero essere altre le cause del suo gesto
Il caso della baby sitter di Modena perch si è parlato di catalessi
hijiki

«Ha spiegato che non è stato un gesto premeditato ma frutto di un malore che improvvisamente l'ha colpita. Lei si è trovata in uno stato di catalessi. Si sentiva soffocata e ha compiuto questo gesto del quale non riesca a dare alcuna spiegazione. Dopo aver compiuto questo gesto dice che si trovava in una realtà parallela e non capiva cosa gli stesse succedendo». È il racconto riportato, dalla sua legale, di Monica Santi, la donna che ha confessato di aver lanciato dalla finestra il bambino di un anno di cui era la baby sitter.

Il termine che è saltato subito agli occhi è catalessi. Davvero può esserle accaduto questo? Sarà probabilmente chiesta una perizia psichiatrica per accertare le condizioni della donna. Difficile però per gli esperti pensare alla catalessi.

«Lo stato catatonico si definisce come è un disturbo comportamentale caratterizzato da immobilità e insensibilità agli stimoli esterni per lunghi periodi di tempo causati da o un disturbo psichiatrico, prevalentemente nei pazienti schizofrenici o depressi, o a causa di farmaci che possono portare a stati catatonici se usati in maniera errata e prolungata», spiega Antonio Cerasa, neuroscienziato dell’Istituto per la Ricerca e l’innovazione Biomedica del CNR. «Improbabile che sia questo il caso visto che al massimo nei disturbi catatonici ci possono essere delle stereotipie (ripetizioni di sequenze invariate di gesti ndr), il gesto può essere legato ad altro».

Se non è questo, cosa altro potrebbe essere? «In attesa della perizia psichiatrica si può pensare a un disturbo dissociativo, quell'evento che accade a persone che sono state colpite da trauma psicologico e che può produrre nell'essere umano la dissociazione della coscienza. Lo stress psicofisico, i pensieri ricorsivi e dannosi per la nostra psiche diventano così vorticosi e dolorosi che la coscienza si separa dal corpo. Avviene una depersonalizzazione, non ci riconosciamo più in quello che stiamo facendo. Possiamo avere anche una forma di amnesia».

Di solito i disturbi dissociativi si scaricano sul proprio corpo. «La persona si ferisce, si colpisce, sviene. Si arriva a crisi che sembrano epilettiche. Nella maggior parte dei casi è il corpo a pagare per queste crisi. Se queste crisi diventano esplosive a pagare è un'altra persona, qualcosa di esterno che può essere ciò che ha provocato la crisi», aggiunge Cerasa.  

La donna, che resta in carcere, ha parlato di un senso di abbandono e insicurezza a seguito di insoddisfazioni in campo lavorativo, precedenti al lavoro di baby sitter, di un bisogno di attenzioni che non riusciva a trovare da parte di nessuno. «Per arrivare a un gesto del genere ci deve essere un forte trauma, ma sarà la perizia psichiatrica a cercare di fare chiarezza su questo e sarà necessario anche fare accertamenti neurologici, prima vedere le possibili origini organiche e poi quelle non organiche. Chi ha disturbi dissociativi può avere anche disturbi della personalità che possono essere evidenti anche a chi non è un clinico».

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