Cosa fare se il bambino ha un amico immaginario

Può nascondere un disagio? È giusto provare a spiegargli che non esiste nella realtà? Quali sono gli errori da evitare? Risponde la psicologa Rosanna Schiralli
Cosa fare se il bambino ha un amico immaginario

Giocare e parlare con un amico immaginario è un fenomeno molto diffuso tra i bambini. «È un’esperienza che riguarda ben il 60% di loro ed è molto frequente tra i 2 e i 3 anni e i 7 e gli 8 anni» precisa la dottoressa Rosanna Schiralli, psicologa e psicoterapeuta, ideatrice insieme al collega Ulisse Mariani della prima scuola online rivolta ai genitori basata sul metodo dell’intelligenza emotiva. «L’amico invisibile può essere un bambino, un animale, un supereroe, un personaggio dei cartoni, un personaggio totalmente inventato» spiega l’esperta. Ma perché i bambini sentono il bisogno di inventarsi un amico immaginario con cui dialogare? «L’amico immaginario non ha una funzione di compagnia come molti pensano, ma di aiuto a socializzare, a conoscere meglio se stessi e gli altri. A volte serve come “altro” a cui il bambino confida pensieri, vissuti, emozioni, soprattutto paure e desideri. A volte diventa l’Altro su cui proietta qualità che vorrebbe possedere. L’amico immaginario è più coraggioso, non teme nulla, possiede super poteri, realizza sogni. E comunque è un’esperienza interna propria dei piccoli con uno straordinario potenziale creativo. Altra funzione importante è di consolazione per quanto concerne momenti delicati e di particolare difficoltà o frustrazione: una sorta di mamma e papà sempre disponibili e a portata di mano. Infine, è anche un modo per allenarsi a ragionare con se stessi e con gli altri proprio attraverso l’esperienza del doppio sé» spiega l’esperta.

COME COMPORTARSI«La prima raccomandazione ai genitori e agli adulti in genere è di non ridicolizzare, prendere in giro o criticare sottolineando che non esiste affatto questo amico, magari cercando pure di convincerlo con prove e argomentazioni varie. Per il bambino si tratta di una faccenda seria, come del resto ogni gioco. Va perciò bandito ogni atteggiamento o discorso svalutante o umiliante. Mamma e papà non devono intromettersi, ma avere comunque una certa attenzione, quand’è possibile, a quanto il bambino dice all’amico immaginario. Questo con lo scopo non di ingerire, ma di essere attenti a cogliere qualche segnale eventuale di disagio, qualora ci fosse. Occorre in pratica una discrezione vigile, senza però intrusioni» consiglia la psicologa Rosanna Schiralli.

LE PAROLE DA NON DIRE«Meglio evitare frasi del tipo: “Ma con chi stai parlando? Sei stupido? Non vedi che non c’è nessuno?” oppure “Ma questo tuo amico non capisce nulla!” e affermazioni simili» consiglia l’esperta.

QUANDO PREOCCUPARSI«Se il bambino utilizza il suo amico immaginario prevalentemente per lamentarsi o se ricorre soltanto a lui, isolandosi, evitando e non cercando i compagni reali o se l’amico immaginario perdura oltre gli 8 anni d’età, allora occorre iniziare a porsi qualche domanda. Diventa necessario capire se dietro c’è qualche problema da comprendere e affrontare, magari anche con l’aiuto di uno psicologo» suggerisce la dottoressa Rosanna Schiralli.

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