Ma chi l'ha detto che il venerdì 17 porta sfortuna?

Oggi è l'unico venerdì 17 dell'anno, un giorno che mette i brividi ai superstiziosi. Ecco da dove nasce la credenza che sia data nefasta e come funziona negli altri Paesi
Gufo
Gufo

Oggi è l'unico venerdì 17 del 2018: per i superstiziosi una giornata che mette i brividi. Ma perché si crede che il venerdì 17 porti sfortuna? E il 13?

TRADIZIONI ANTICHELa credenza risalire ai tempi della civiltà greca: in greco eptacaidecafobia significa «paura del numero 17». I seguaci di Pitagora disprezzavano questo numero perché era tra il 16 e il 18, numeri considerati perfetti. Altra motivazione, questa volta tratta dal mondo religioso, è che nell’Antico Testamento la data di inizio del diluvio universale è il 17 del secondo mese. Nell’Antica Roma, sulle tombe si usava scrivere VIXI, in latino «ho vissuto», cioè «sono morto». VIXI è l’anagramma di XVII, 17 in numeri romani. Nel Medioevo, a causa dell’analfabetismo molto diffuso, l’iscrizione VIXI veniva confusa con XVII. Di venerdì, inoltre, si crede che sia morto Gesù e il venerdì è il giorno in cui in Gran Bretagna si facevano le impiccagioni. Anche nella smorfia napoletana (il dizionario dei numeri del lotto), infine, il 17 è sinonimo di disgrazia.

NON SOLO SFORTUNAMa il 17 non ha sempre e solo una connotazione negativa. Nella Cabala, per esempio, è un numero benefico, poiché è il risultato della somma numerica delle lettere ebraiche têt (9)+ waw (6)+ bêth (2), che lette nell’ordine danno la parola tôv «buono, bene».

NEL RESTO DEL MONDOIl venerdì 17 non piace soprattutto agli italiani. Altrove esistono altre credenze. Nei Paesi anglosassoni, per esempio, il giorno sfortunato è venerdì 13, mentre in Spagna, Grecia e Sudamerica è il martedì 13.

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