Se per un controllo medico ti chiedono di specificare la «razza»

Immaginate di essere in un noto centro cardiologico per svolgere un «test da sforzo» e, tra i dati, vi chiedessero la «razza». A Nicola è successo davvero
Se per un controllo medico ti chiedono di specificare la «razza»

Immaginate di essere in un noto centro cardiologico per svolgere un esame piuttosto comune: un «test cardiovascolare da sforzo al cicloergometro». Niente di pericoloso, al contrario di quello che invece, una volta finito, vi siete ritrovati tra le mani, scritto su un foglio di carta.

È ciò che è successo a Nicola, un signore di 71 anni che sul referto riportante il suo «rapporto della prova da sforzo», tra i vari campi introduttivi da compilare (nome del paziente, data di nascita, età e sesso) si è trovato a leggere quello di «razza», vuoto, al contrario degli altri opportunamente riempiti.

Ora, dal momento che il concetto di razza è appunto superato da tempo, non solo in quanto sbagliato concettualmente ma anche perché considerato fortemente discriminatorio, e quindi sostituibile con la parola «etnia», potrebbe sembrare assurdo che tra le generalità di una persona venga richiesto a quale razza appartenga. In realtà non è proprio così dal punto di vista medico, anche se un aggiornamento del lessico è sicuramente necessario.

«Fatto salvo che il termine razza non ha senso nella specie umana, comunque esistono delle differenze a seconda dell'etnia nei cosiddetti "predetti", cioè nei valori considerati mediamente normali in una persona di una certa età, sesso, peso, altezza e, appunto, gruppo etnico».

A parlare è il dottor Francesco Terrasi, dirigente cardiologo presso la clinica riabilitativa San Pancrazio di Arco (TN), specialista in fisiopatologia respiratoria.

Dove si notano maggiormente queste differenze?«Nelle spirometrie questo è piuttosto evidente, nel test da sforzo meno, ma nel test da sforzo cardio-respiratorio ha una sua importanza. Questo dipende principalmente dalle differenze anatomiche esistenti, mediamente, fra popolazioni diverse. Il referto che riporta è legato al fatto che, fuori da ogni volontà razzista, spero, il termine "gruppo etnico" è sempre stato tradotto con "razza"».

Per lei, dunque, ha senso specificare l'etnia di una persona su un referto medico?«Sì, in realtà se ci pensa è anche normale che ci siano differenze fra un saomiano e un pigmeo, ma non sono due razze diverse: sono popolazioni con caratteristiche genetiche fenotipiche diverse».

E un esempio pratico?«Nell'uso dei farmaci. Anche se rare, esistono differenze perché alcune popolazioni sono portatrici di alcuni geni (ad esempio il favismo) che li rendono incompatibili con alcuni farmaci».

Quindi, insomma, buona e necessaria l’intenzione, decisamente meno la forma…«Per quanto questa cosa possa sembrare una piccolezza, è uno dei tanti indici di arretratezza che ancora abbiamo. Il termine "razza" è inesistente nella specie umana, andrebbe abolito e basta. Le parole sono importanti come diceva Moretti e sono la definizione di ciò che pensiamo».

C'è speranza per un cambiamento lessicale anche in campo medico?«Le posso dire che l'ultimo spirometro che mi hanno comprato, dove lavoravo prima, riportava il termine "gruppo etnico"».

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