La Lady Oscar della matematica e altre 14 donne di scienza

Vichi De Marchi e Roberta Fulci raccontano in volume pubblicato da Editoriale Scienza le storie di 15 donne fra numeri, astronomia, animali e laboratori
La Lady Oscar della matematica e altre 14 donne di scienza

«A causa dei nostri pregiudizi, una donna deve affrontare difficoltà infinitamente superiori a quelle degli uomini nel condurre ricerche sono estremamente impegnative. Quando riesce lo stesso a superare gli ostacoli e a padroneggiare la materia, allora senza dubbio deve possedere il coraggio più grande, uno straordinario talento e un genio superiore». Sono le parole scritte dal matematico Carl Frederich Gauss ad Antoine Auguste LeBlanc quando scoprì che questo non era il vero nome della persona con cui aveva avuto uno scambio epistolare, ma che invece quelle brillanti idee matematiche erano di una donna Sophie Germain.

Siamo nella Francia degli anni della Rivoluzione e di Napoleone e Sophie è una Lady Oscar della matematica. Per poter arrivare a libri e documenti universitari aveva preso l’identità di un uomo che aveva lasciato gli studi e si alzava di notte al freddo per studiare. Di notte e al freddo perché le avevano tolto anche le coperte pur di fermare i continui tentativi di questa ragazza di imparare ciò che proprio non era considerato adatto a una giovane di buona famiglia.

La storia di Sophie è raccontata insieme a quelle di altre 14 donne in Ragazze con i numeri. Storie, passioni e sogni di 15 scienziate di Vichi De Marchi, giornalista e scrittrice, dirige il Comitato WE - Women empower the world e Roberta Fulci, redattrice e conduttrice di Radio3 Scienza, pubblicato da Editoriale Scienza, con illustrazioni di Giulia Sagramola. Sono 15 personaggi in un libro che festeggia i 15 anni della collana Donne nella Scienza.

Con Sophie Germain ci sono la vera ragazza russa Valentina Tereshkova, prima donna nello spazio, scelta da Nikita Krusciov, Rita Levi Montalcini, Jane Goodall, unico essere umano mai accettato da una comunità di scimpanzé selvatici, Margaret Mead andata ventenne a Samoa a studiare le adolescenti di un mondo lontano, e la star di Hollywood Hedy Lamarr senza la quale non avremmo il wi fi.

«Abbiamo fatto raccontare le storie in prima persone dalle protagoniste – dice Roberta Fulci – perché aiuta il lettore e ha dato a noi la possibilità di porci delle domande rendendo le storie personali. Tante sono rimaste fuori. Per esempio quattro donne argentine di origini italiane che sono state le prime nel 1968 ad arrivare in Antartide. Il lato ingegneristico e informatico è quello in cui abbiamo trovato meno. Ci sono però le calcolatrici le protagoniste del film Il diritto di contare».

Tutte donne, ma questo non vuole dire che si voglia creare un angolo quote rosa. «Mi piacerebbe che in un futuro si possa pensare di raccontare in un libro scienziati e scienziate senza la necessità di separarle – spiega Roberta Fulci -. Per ora sono talmente meno le donne scienziate raccontate che un po’ di accento su di loro serve. Le 15 donne che abbiamo raccontato hanno meriti talmente plateali che è evidente che non sono raccontate solo perché donne».

Non tutte hanno avuto una famiglia. Si contano più mariti per Hedy Lamarr, ha avuto una famiglia l’astronoma Vera Rubin, Tu Youyou che ha avuto il Nobel per aver scoperto la cura per la malaria per portare avanti il suo progetto dovette lasciare le figlie piccole ai suoi genitori. «Non avere una famiglia non è una prerogativa delle scienziate e l’importante è spiegare che non si deve scegliere fra scienza e famiglia».

Il punto del raccontare questi esempi positivi, questi modelli sta proprio nel dare una possibilità di scelta e nel dimostrare che non ci devono essere preclusioni, che siano culturali o materiali, all’accesso a determinati campi di studio. «Il messaggio - conclude Roberta Fulci – non è che fare la scienziata è la cosa più bella del mondo. Può esserlo per qualcuno. L’importante è sapere che è una delle possibilità e fare sì che non ci siano delle future Montalcini che non vediamo perché queste bambine non vengono messe davanti a questa possibilità».

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