Sorpresa, rinasce tutta elettrica la vecchia Prinz "porta sfortuna" - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Auto/Apertura
AperturaAuto Mer 12 luglio 2023

Sorpresa, rinasce tutta elettrica la vecchia Prinz "porta sfortuna"

Venduta in oltre un milione di esemplari fino al 1973, l'auto in Italia ebbe una cattiva fama. I laboratori Audi le hanno dato nuova vita Sorpresa, rinasce tutta elettrica la vecchia Prinz "porta sfortuna" la vecchia e la nuova Prinz elettrica
Maurizio Cattaneo
di 
Maurizio Cattaneo

La Prinz rinasce tutta elettrica

In molti, ancora oggi, ricorderanno la vecchia  Prinz. La berlina del segmento utilitarie, prodotta in Germania  da Audi tra il 1957 e il 1973 ebbe molto successo in Europa  e anche in Italia, dove aveva come competitor la Fiat 500, più economica, ma meno comoda. Proprio nel nostro paese però l’auto fu nel tempo definita come “brutta” e prese addirittura  la fama di portare sfortuna, in particolar modo se verde (e la maggior parte delle Prinz  in Italia erano proprio verdi…). La fama di porta iella era tale ”che per una generazione di ragazzi era abitudine  “passarsi la Prinz” toccandosi una spalla pronunciando la parola “tua” e nei casi più gravi anche con un “tua senza ritorno”.

L’origine della fama  nefasta

La fama di porta sfortuna, è stato spiegato da alcuni progettisti di auto,  era dovuta al fatto che il design a saponetta, innovativo negli anni ’60, si era presto mostrato perdente nei confronti dei nuovi modelli di auto prodotti in Italia nel decennio successivo.

Secondo altri invece il motivo per cui l’auto aveva una fama nefasta dipendeva dal fatto che a volte accadeva che l’auto, se non manutenuta a dovere,  prendesse fuoco a causa dei ritorni di fiamma e della vicinanza tra marmitta e carburatore. Sta di fatto che la Prinz, venduta in oltre un milione di esemplari, finì nel dimenticatoio. E nessuno, in realtà ne sentì più  la mancanza.

“Tua ma con ritorno”

Oggi, parafrasando la frase dei vecchi ragazzacci di un tempo, si potrebbe dire “Tua, ma con ritorno”. Infatti, ecco il colpo di scena: il team di Audi, alla ricerca di nuove forme per il mercato dell’elettrico,  si è basato proprio su una vecchia Prinz 4L del 1971 per guardare al futuro. E dai laboratori della Casa tedesca è uscita una Prinz elettrica nuova di zecca.

Del modello originale, ovviamente, è rimasta solo la linea (in realtà più sportiveggiante dell’originale), visto che il motore bicilindrico è stato sostituito con un’unità elettrica da 240 cavalli derivata da una e-tron del 2020, mentre al posto del serbatoio è stata inserita una batteria agli ioni di litio della Q7e quattro ibrida plug-in. Il telaio, i freni e gli assi sono ripresi dalla A1. Alla Audi sono ancora indecisi se confinare il progetto come esperimento interno o passare alla produzione. Comunque sia la “missione impossibile” di rivitalizzare la Prinz sembra perfettamente riuscita.

La nuova vita dei vecchi  modelli

Auto porta sfortuna? Non proprio. Chi a ha avuto la costanza di mantenere funzionante una vecchia Prinz 4, oggi può ricavarne anche 5mila euro, per salire a 14.000 euro per il modello precedente (la Prinz 3) e arrivare a 25.000 Euro per una TT equipaggiata rally. Ma sono molti i modelli con una seconda vita. La regina è certamente la Fiat 500, il cui rifacimento attuale è uno dei punti di forza del gruppo Stellantis. Un successo che la casa italo-francese spera di ripetere con la nuova 600. Ma anche il mitico Maggiolino Volkswagen ha avuto la sua seconda straordinaria occasione con  il Maggiolone. Ed è sotto gli occhi di tutti il successo della nuova Mini.

Sul fronte delle sportive un caso di successo è quello della Ford Mustang, il cui restyling sta andando alla grande. In tutti questi casi chi ha conservato i vecchi modelli viene premiato. Le vecchie 500, anche un po’ disastrate, possono fruttare fino a 10 mila euro. Un Maggiolone d’altri tempi vale almeno il doppio. E la Mustang?  La Ford Mustang GT390 del 1968 di “Bullit”  personaggio interpretato da Steve McQueen è stata battuta all’asta nel 2020 per la cifra record di 3,7 milioni di dollari. 

 

Condividi articolo