Casacalenda

Le origini di Casacalenda risalgono, probabilmente, al 217 a.C.; lo storico Polibio riferisce che, nella seconda guerra punica, l’esercito romano si era accampato nel villaggio di “Kalena” per affrontare Annibale. L'attuale nome Casacalenda conserva il suo stemma sulla Porta da Capo e sulla Fonte del Duca: l'iniziale lettera di K, toponimo precedente il romanizzato "Calendae", venne cambiata con la conquista romana nel I secolo a.C. Il toponimo deriva dal primo giorno del mese, riservato alle scadenze dei pagamenti dei fitti e delle adunanze religiose e dei mercati. Dopo la caduta di Roma e il governo di Casacalenda da parte di importanti casati feudali (Caracciolo, Capua, Ametrano), le vicende si susseguirono fino all'eversione della feudalità nel 1805. Nel secondo Ottocento il centro si ampliò notevolmente, con la costituzione di due nuclei: la Terravecchia, ossia quello più antico, a forma ellittica, e la Terranova, più espanso, che sorse sulla piana del Carmine, dove c'è la chiesa omonima. Tra i monumenti da visitare, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, di origini romaniche: venne gravemente danneggiata dal terremoto del 1456 e dell'aspetto antico resta soltanto la lunetta del portale maggiore. Nell'arco del portale laterale v'è raffigurata la scena della Crocifissione, che presenta analogie con quella del duomo di Larino, forse realizzata nel periodo gotico dalla scuola dello scultore Francesco Petrini. La chiesa antica era a navata unica, successivamente ampliata: la chiesa vecchia divenne la casa canonica, e il nuovo edificio fu realizzato nel 1587, successivamente danneggiato dal terremoto del 1688, e finalmente terminato con l'impianto longitudinale a tre navate. Nell'800 il Monsignor Tria della diocesi di Larino vi fece aggiungere anche una quarta navata, oggi sacrestia. Il tempio è molto ricco di opere rinascimentali e barocche: una tela di Paolo Gamba, che rappresenta la Vergine col Bambino tra santi del 1752, poi la Natività di Fabrizio Santafede e la Morte di San Giuseppe dello Zingaro. Inoltre, sono da citare la Chiesa di Santa Maria del Carmine, il Convento di Sant’Onofrio, la Fontana del Duca e il Palazzo Ducale. Quest’ultimo sorge sull'antico castello, e ha un aspetto tardo cinquecentesco, in più stili, a pianta quadrata irregolare, con bastioni alla base, e un loggiato di finestre sulla porzione a sinistra della facciata. Il territorio comunale è sede dell’Oasi LIPU di Bosco Casale, prima area protetta del Molise. Si tratta di un'area alle pendici dei Monti Frentani, tra il massiccio del Matese e la costa adriatica. Bosco di circa 105 ettari definito misto collinare, con radure che testimoniano la vecchia presenza dei cortili carbonili. Le piante tipiche del sottobosco, che crescono lungo i sentieri, sono le rosse bacche del corniolo, i fiori bianchi del prugnolo, il biancospino e il ligustro. Nell'oasi sono presenti anche delle sorgenti che alimentano i ruscelli e le pozze perenni, e un piccolo stagno. Infine è presente il Sito Archeologico di Arx Calela, dove sorgeva il villaggio di Gerione, lungo la via Larina e la Traiana-Frentana. All'interno del palazzo comunale, sono ospitati il Museo multimediale del bufù, dedicata all'omonimo strumento musicale della tradizione contadina, e la Galleria civica d'arte contemporanea dedicata, nel 2007, allo scultore Franco Libertucci. Dal 1990, inoltre, esiste un Museo all'aperto di arte contemporanea che, a maggio del 2014, si è arricchito con altre due opere portando, così, a 20 i manufatti del MAACK (acronimo del Museo) che arricchiscono l'intero territorio comunale.