Consigli per gli ascolti

Musica 2021: singoli e nuovi album in uscita da ascoltare

Interviste e uscite discografiche bellissime: in attesa della ripresa di concerti e musica dal vivo, riparte la rubrica Vogue Release
Musica 2021 singoli e nuovi album in uscita da ascoltare
GABRIEL BIENCZYCKI

Con l'inizio dell'emergenza Covid-19, lo scorso marzo, per il mondo della musica si è profilato uno scenario apocalittico: locali chiusi, tour degli artisti annullati, festival e uscite discografiche rinviati. Fortunatamente, mentre noi eravamo rintanati in casa per evitare la crescita esponenziale dei contagi, gli artisti si sono chiusi nei propri studi discografici e hanno prodotto della musica fantastica, proprio nel momento in cui ne avevamo più bisogno. L'immediato futuro di concerti, club e festival è quanto mai incerto: è impossibile prevedere quando potremmo rivedere dal vivo le performance dei nostri beniamini. Ecco perché, come nello scorso anno, vi è la necessità di ospitare sulle pagine di Vogue.it uno spazio dedicato alle nostre release preferite. In attesa di poterle ballare di nuovo abbracciati.

IANN DIOR - LET YOU 

Let you sarà incluso nel tuo prossimo album, in uscita il prossimo 21 gennaio. Puoi dirci di più su questo nuovo progetto? Cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Il progetto si chiama On To Better Things,che penso che riveli molto sul significato del progetto. On To Better Things riflette il mio passaggio in una nuova era di vita e a una nuova wave, dopo molti anni difficili. Volevo che questo album mettesse in luce i progressi che ho fatto: non solo come artista, ma come persona, attraverso le esperienze che ho vissuto.

Come descriveresti il ​​nuovo album, dal punto di vista musicale? 
C'è qualcosa per tutti nel nuovo album. Ci sono alcune canzoni classiche di iann e un sacco di nuovi stili con cui sono stato entusiasta di confrontarmi: c’è del rock e anche più roba pop. 

iann dior @ Joseph Morrison

GABRIEL BIENCZYCKI

Per il singolo, con chi hai lavorato? Puoi darci anche qualche indizio in più sull'album?
Ho lavorato con alcune persone fantastiche in Let You. Cirkut, Omer Fedi, Andrew Luce, Sean Foreman, e poi KBeaZy e Nick Long. Adoro lavorare con questi ragazzi e ce ne saranno altri in arrivo! Ci sono alcuni volti noti, altri invece sono nuovi: il progetto sarà una bomba e sorprenderà tutti. 

Puoi raccontarci qualcosa del fantastico video di Let You e della sua estetica?
Volevo che il video riflettesse come sarebbe un circo creato da Tim Burton. Mia madre mi portava al circo da bambino e ho sempre voluto farne parte, e in un certo senso l'idea mi è venuta mentre ero in tour. È stato davvero bello vedere tutto ciò che immaginavo prendere vita. Le persone nel video erano in realtà in un vero e proprio circo, dove abbiamo girato il video. È stato fantastico farne parte e immergermi in un tutt’uno con quell’ambiente. Questo video è stato l'inizio del tema per il resto dei video dell'album, ma non posso parlare molto di più! Ancora un po’ di pazienza e ne rimarrete sorpresi! 

C'è qualcuno a cui dedicheresti Let You? 
Direi che non voglio dedicare Let You a una persona o un'esperienza in particolare. La canzone è molto coerente con il nome del progetto - On To Better Things - perché parla di lasciar andare una brutta situazione in cui si viene facilmente risucchiati. Il che si può riferire a molte cose nella mia vita, dalle relazioni alle esperienze personali. Spero che la canzone faccia sentire le persone in grado di relazionarsi con i sentimenti, e sentirsi come se non fossero da sole!

IBEYI FEAT. PA SALIEU - MADE OF GOLD 

Come è nata Made of Gold, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
(Naomi) Made of gold è nata in studio, il che è diverso dal nostro normale processo di scrittura. Di solito, Lisa viene sempre in studio con le canzoni e le produciamo quando ci riuniamo tutti insieme con Richard Russell, il nostro fantastico produttore. Ma questa volta, quando Lisa è arrivata nel Dorset, dove abbiamo iniziato a registrare, Richard e io avevamo già creato dei ritmi e le canzoni che Lisa aveva scritto dovevano adattarsi e trasformarsi per diventare le canzoni di Ibeyi. 
(LK) Made of Gold è stata la prima canzone che abbiamo prodotto in studio. Ma tutto è cambiato quando Richard ha indicato il libro egiziano dei morti che era sul pavimento e mi ha detto di aprirlo e leggere. Era il 31° Incantesimo, quello che Naomi recita alla fine della canzone  "oh you with a spine who would work your mouth against this magic of mine, it has been handed down in an unbroken line, the sky encloses the stars and I enclose magic”. Quando abbiamo riascoltato la canzone con le parole pronunciate da Naomi alla fine, sapevamo che ora eravamo pronti per tuffarci in questa nuova era di Ibeyi. Ci siamo sentite protette e collegate ai nostri avi, vicendevolmente. 

Come descriveresti Made of Gold, dal punto di vista musicale? 
(LK) Made of Gold suona Ibeyi, è un mix di beat hip hop, musica soul e pop. I ritornelli sono una chiamata per tutti voi ,e Naomi canta la maggior parte della canzone, cosa che ora è un nuovo elemento del nostro sound. 

Ibeyi, Pa Salieu @ Rosie Matherson

Puoi dirci qualcosa su questo fantastico video?
(Naomi) Lisa ci ha detto che voleva basare il video musicale di Made of Gold su un dipinto di Frida Kahlo titolato The Love Embrace of the Universe, the Earth, Myself, Diego e Señor Xolotl, 1949.In quel dipinto l'universo racchiude Madre Natura che tiene in braccio Frida Kahlo che tiene in braccio Diego Rivera. Lisa sentiva che per il video musicale di Made of Gold avremmo dovuto essere tenuti dall'universo. Entrambi rendono omaggio alla nostra Orisha Yemaya la Dea del Mare e Shango il Dio del Tuono. Girare questo video musicale è stato per noi un vero momento cerimoniale e l'inizio di una nuova identità visiva. Avere Daniel Sannwald come regista, Pa Salieu che recita in pista e i fratelli Ebinum che ballano con noi lo hanno reso davvero speciale. 

In Made of Gold, collaborate con un altro dei nostri artisti preferiti, Pa Salieu. Come è nato questo featuring? 
Era il piano dell'Universo. Richard, il nostro produttore, è uscito dallo studio per una pausa e si è imbattuto nel manager di Pa e gli ha detto che stava lavorando con noi in questo momento. Il giorno dopo Pa era in studio: ha ascoltato Made of Gold e l'ha capita subito. Era destinato ad esserci: c’è un legame speciale tra di noi. 

C'è qualcuno a cui dedichereste Made of Gold? 
È dedicato a tutti voi! Sta a noi riconnetterci con il nostro potere ancestrale, la nostra forza interiore. La magia è davvero dentro di noi tutti.

REGAL & SITA ABELLÀN - CULT OF PERSONALITY RMX 

Come è stato creato il remix di Cult of Personality, e cosa aggiunge al progetto originale?
 (Regal) Il remix è totalmente diverso dall'originale ed è esattamente quello che volevamo. L'idea originale era più vicina a una canzone trap strumentale, mentre con Sita volevamo andare più verso una direzione elettronica.    

Questa è la tua prima uscita discografica. Cosa significa per te iniziare a produrre la tua musica? 
(Sita) Da molto tempo volevo essere in grado di creare e lanciare la mia musica. Come DJ ho sempre sentito il bisogno di mostrare qualcos'altro di me stessa. Del mio cuore. Negli ultimi anni ho lavorato sulle mie tracce e ho imparato a produrre: ho ancora molto da imparare, ma è un percorso fantastico, il viaggio è la vera meta. Ho molte tracce che non ho mai pubblicato, ma presto ne rilascerò alcune.    

Sita Abellàn & Regal @ Pawla Casanowas

Come descriveresti il ​​tuo Remix, dal punto di vista musicale? 
(Sita) Penso che sia molto da festa. Un po' punk per come canto, e allo stesso tempo sexy. Allo stesso tempo è anche un po' pazza, cosa che adoro.    

Puoi parlarci della realizzazione del brano con Regal? 
(Sita) È stato un processo molto semplice. Amavo - e amo - la musica di Regal da molto tempo, poi siamo diventati amici: è stato tutto molto organico. Ci abbiamo lavorato a distanza ma è stato molto divertente!  

C'è qualcuno a cui dedicheresti Cult of Personality Remix? 
(Regal) A tutti: come dice il nome stesso, ognuno dovrebbe essere orgoglioso della propria personalità, non importa quello che pensano gli altri. Essere te stesso è bellissimo! D'altra parte i testi sono una sorta di mantra di relazioni velenose.

HVOB - BRUISE 

Bruise sarà incluso in TOO, il vostro LP in uscita il prossimo 8 aprile. Puoi dirci di più su questo nuovo progetto? Cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico ? 
(Anna) TOO è un racconto arrabbiato e al contempo tenero, vulnerabile e determinato della ricerca della vita di una generazione. Volevamo esplorare gli estremi nel concetto, nel contenuto e nel suono. Bruise è stata a prima traccia dell'album ad essere pubblicata, mentre proprio oggi è uscita Capture Casa. Con TOO prendiamo una nuova direzione: rompiamo la tradizione di pubblicare l'intero album dopo l'uscita anticipata di un certo numero di singoli. Le otto tracce di TOO verranno pubblicate singolarmente e sporadicamente. Così facendo, l’album prenderà forma in un tutt’uno, nell’arco di un periodo di sei mesi. 

Come descriveresti l’LP, musicalmente parlando? 
Ad oggi, TOO è il nostro album più duro e più soft allo stesso tempo. In termini di suono, volevamo esplorare uno spazio di estremi tra partenza e ritiro, tra determinazione e insicurezza. TOO è dedicato allo stato d'animo della nostra ricerca di appartenenza interiore ed esteriore. L'album cattura una vita nella dicotomia delle aspettative proprie e altrui, nella sensazione di non essere all'altezza di queste aspettative, e nei rinnovati tentativi di liberarsi da suddette aspettative. 

HVOB @ Andreas Jakwerth

Andreas Jakwerth

Per questa release, con chi (e come) avete collaborato?
Siamo sempre io e Paul. Scriviamo e produciamo la musica, la misceliamo e facciamo tante altre piccole cose che fanno parte del processo. In questo modo non dobbiamo compromettere la nostra arte. È l'unico modo logico per noi. 

Ci puoi raccontare qualcosa del fantastico video di Bruise? 
Abbiamo chiesto a 12 persone di ballare le loro preoccupazioni, bisogni, paure. E per superare la propria vergogna, per darsi la libertà - anche davanti alla telecamera, davanti al pubblico. Il risultato è così gratificante perché nessuno è migliore o peggiore dell'altro: ognuno è diverso, ognuno ha la libertà di essere se stesso. Abbiamo lavorato insieme al regista viennese Nicola von Leffern per realizzare la nostra idea. Ci fidiamo davvero di lei e del suo dono di catturare istanti “crudi”. Equipaggiata con la sua vecchia Mini DV Camcorder ha creato esattamente quello che stavamo cercando: persone vere ed emozioni vere. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare TOO?
Vogliamo dedicare TOO a tutti coloro che sono ancora mai stati alla ricerca di un senso di appartenenza.

SEM&STÈNN FEAT. MUDIMBI - ROCKY 

Come è nata Rocky e cosa rappresenta per voi e per il vostro percorso artistico? 
Rocky è nata nelle ultime session dell’ultimo disco, AGARTHI. Abbiamo lavorato sulla produzione e aspettato l’intuizione giusta prima di iniziare a scriverci su. L’intuizione è arrivata quando abbiamo deciso di coinvolgere Mudimbi. Volevamo che il pezzo diventasse ancora più scuro e più urban. Quando abbiamo sentito la sua strofa sul sesso anale abbiamo detto: ok, questo pezzo sta superando le nostre aspettative. 

Dal punto di vista musicale, come descrivereste la traccia? 
È una scopata post allenamento, è un’incontro tra rap ed elettronica con i bpm da rave. È il frutto delle nostre notti da dj a suonare Brooke Candy e Charli XCX. Sexy, dura, ma c’è anche un po’ di drama. 

Sem&Stènn @ Vittorio Schiavo

Ci raccontate qualcosa in più di questo bellissimo video? 
Questo video ha una storia pazzesca, oltre a lavorare con un team perfetto, da sogno, abbiamo trovato una location fantastica, la Palestra Popolare Antirazzista di Brescia. Siamo sta ti accolti con molto entusiasmo e ci siamo allenati qualche giorno prima per arrivare un minimo preparati sulla boxe. Ci siamo innamorati di Christian - il vero boxer del video - gli abbiamo chiesto di partecipare ma era un po’ timido. Quando è arrivato sul set gli abbiamo detto di togliersi la maglietta e di farsi riempire di olio da Luca, il make up artist. Dopo due minuti era già nella parte. 

Nella traccia collaborate con Mudimbi. Come è nato questo featuring e come è stato collaborare con lui? 
Un giorno ci siamo videochiamati e gli abbiamo mandato la bozza di Rocky. Ha creato l’incipit del pezzo e il resto è fluito naturalmente. Veniamo da mondo diversi, abbiamo visioni opposte sotto molti aspetti ma Rocky è la prova che se sei predisposto creare musica non conosce limiti. È stato anche per noi un esperimento in questo senso: collaborare con qualcuno di impensabile prima. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Rocky? 
A tutti i lottatori in senso figurato, a chi non ha proprio tutto facile, ai pugili che si baciano prima di lottare, a chi con giusta ragione crede che il dolore sia una via che conduce al piacere.

MARIA GADÚ - QUEM SABE ISSO QUER DIZER AMOR 

Come è nato Quem Sabe Isso Quer Dizer Amor, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Quem sabe isso quer dizer amor è stato il modo in cui ho scoperto di essere vicina al tempo, all'omaggio che potevo e dovevo fare agli anni da che faccio e ascolto musica. Sono 23 anni che sono una musicista professionista, imparando e diventando una specialista. E tanti altri anni che sono una appassionata di musica: il disco nasce dall'esigenza di scoprire la propria musicalità attraverso le canzoni che amo. 

Come descriveresti l'album, dal punto di vista musicale? 
È un album molto vivido. Onestamente, è collegato a tutto ciò che so oggi. C’è un grande rispetto per le cose che mi collegano dal passato al futuro. Poter produrre e suonare gli strumenti significa guadagnare la libertà in un ambiente sessista, dove vediamo pochissime donne che suonano strumenti musicali. 

Maria Gadù @ Loiro Cunha

C’è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Tutti i brani scelti per essere presenti nell'album hanno una storia bella e personale. Da Marisa Monte - che mi accompagna fin dalla solitudine dell'infanzia - alla mia amica contemporanea Moska. Ma soprattutto il brano che dà il nome all'album, scritto dai fantastici Lô Borges e Márcio Borges, cantato da Milton Nascimento. La canzone mi è venuta in mente nel bel mezzo della sessione di registrazione, quando la mia madrina, che mi ha cresciuto, si è ammalata. Rimasi con lei in ospedale, prendendomi cura di lei e godendomi ogni piccolo secondo della sua presenza. Quando è morta, anche una parte di me se n'era andata. L'album è nato il giorno del suo compleanno: il 3 dicembre, celebrando il fatto che la vita è qualcosa di eterno, se si prova affetto.

 Da Caetano Veloso a Marisa Monte, hai coperto un'ampia e variegata gamma di classici d'artista. Qual è il leitmotiv dei brani (e degli artisti) che hai scelto? 
Dopo tanti anni facendo musica, sarebbe stato impossibile fare un unico piano chiaro delle cose che mi toccano il cuore. Ho pensato a canzoni che toccano molte situazioni diverse. A me ricordi il mare è stata la prima canzone che ho sentito, imparato a memoria e capito quando sono arrivata in Italia, quindici anni fa per fare la busker. Era nell'album Il latitante di Daniele Silvestri e mi è arrivata dritto al cuore. Non la dimenticherò mai! Ha avuto un grande impatto su di me e ho deciso di registrarla come una forma di gratitudine. Tutto in questo album parla di gratitudine. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Quem Sabe Isso Quer Dizer Amor? A tutte le donne che si dedicano alla musica, insegnanti, cantanti, suonatrici di strumenti musicali, appassionate di musica, artisti di strada, tecnici del suono...; a ogni conoscenza che ho avuto, alla mia madrina Cirley, e a Marisa Monte.

DENIS HORVAT - THE SERVE OF THE ABNORMAL 

Com'è nato The Serve Of The Abnormal, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? In realtà l'idea alla base dell'album era di fare qualcosa di diverso da quello per cui sono conosciuto di solito: la pandemia ha interrotto bruscamente la nostra vita e i dancefloor erano vuoti. Così ho pensato di mettermi alla prova con altri stili. In generale, mi piace giocare con generi diversi e il mio amore per il love design è infinito.  

Come descriveresti questo nuovo LP, dal punto di vista musicale? 
Faccio fatica a descrivere la musica in questi giorni. Ci sono così tanti generi e sottogeneri e praticamente tutto suona allo stesso modo. Ho cercato di essere artistico senza essere troppo astratto e noioso, anche se ci sono alcuni momenti malinconici e drammatici. Per fare una descrizione precisa e una maglietta, direi che è un LP d'ascolto :) 

Denis Horvat @ Victor Jones 

Victor Jones

C'è una traccia che ha un bella storia da raccontare? 
Non proprio. Tutte le tracce sono venute dall'intuizione. Durante la pandemia non c'era molto da fare, quindi immagino che ci fossero molte cose che passavano per la mia mente, quando ero seduto a casa e riflettevo sulla situazione pre-pandemica.  

Per la realizzazione dell'album, con chi (e come) hai collaborato?
Non era mia intenzione fare un album fin dall'inizio, ma dal momento che ho realizzato un sacco di tracce durante la pandemia, ho pensato di fare qualcosa di speciale con la mia etichetta, che ho lanciato nel febbraio 2020. E l’idea che c’è alla base dell'etichetta è di pubblicare ciò che mi piace, senza alcuna regola. Ecco perché l'album era una cosa perfetta da fare, specialmente in questi tempi strani. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare The Serve Of The Abnormal? 
L'album è dedicato ai miei amici, fan e follower. Non voglio scavare troppo in profondità con queste cose: è musica, tutto qui. 

GO DUGONG - MERIDIES

Come è nato Meridies, e cosa significa per te a questo punto del tuo percorso artistico?
Già da diversi anni baso la mia ricerca sul concetto di viaggio. Ho sempre amato viaggiare e ho sempre cercato stimoli e ispirazioni dalle diversità culturali di ogni paese del mondo approfondendo tradizioni, musicali e non, dei posti che visitavo. Ho realizzato, in un momento del mio percorso artistico, che risale a circa quattro o cinque anni fa, che sapevo ben poco delle tradizioni musicali del mio paese, soprattutto di quelle della mia terra d’origine, la Puglia - sono nato a Taranto dove ho trascorso tutta la mia infanzia e parte dell’adolescenza - e ho deciso di andare a fondo su ciò che più mi affascina, ovvero l’aspetto più magico e esoterico che è possibile ritrovare nelle credenze e nei rituali popolari. È così che mi sono avvicinato al fenomeno del tarantismo e alle terapie coreo-musicali associate ad esso, per poi, di conseguenza, provare a rielaborarne ritmiche e suoni per un primo lavoro più autobiografico - TRNT, un ep di 4 tracce ispirato a Taranto uscito nel 2019 - e uno più sperimentale perchè più contaminato come quello appena uscito, Meridies.


Come descriveresti il disco dal punto di vista musicale?
Meridies è fondamentalmente un disco di musica psichedelica mischiata alla
musica folk delle campagne del sud Italia: vedi, ad esempio le ritmiche della pizzica pugliese o della tammurriata napoletana. Mi piace scherzare e dire che Meridies suona come una “jam session di 30 lavoratori della terra in acido”. Ho sempre trovato una sorta di connessione tra il concetto di trance indotta dalla musica e dalla danza nel tarantismo e alcuni degli aspetti più terapeutici del consumo di sostanze psichedeliche. Sono appassionato di psichedelia che è diventata col tempo e in maniera molto naturale un po’ il collante tra tutti i miei dischi, seppur molto diversi uno dall’altro. Meridies è il perfetto punto di incontro tra due mondi, la psichedelia e
il sud magico. Per la composizione dei brani ho usato tanto il tamburello e altri strumenti tradizionali come zampogne, fisarmoniche, flauti, ma anche organi elettrici, sintetizzatori, chitarre e space echo. Ho usato anche diversi strumenti di fortuna come pentolame vario da percuotere o qualsiasi strumento o suono che rimandasse in qualche modo alla vita rurale.

Go Dugong @ Giulia-Barcaro


C’è una traccia che ha una bella storia da raccontare?
Ogni traccia ha la sua storia e il suo film. Anzi spesso il mio approccio è proprio quello di realizzare una colonna sonora a una serie di immagini. Per esempio, scrivendo Randagio - in collaborazione con Mai Mai Mai - ho immaginato un cane vagante per le campagne brulle del sud Italia, tra incompiuti architettonici e vecchie masserie crollate, oppure nella foschia di una spiaggia deserta dello Ionio di inverno alla ricerca di cibo o del proprio branco. Mi ricorda quando vivevo a Taranto in un complesso residenziale di nuova costruzione, appena fuori città. Nei dintorni c’era solo campagna dove branchi di cani randagi la facevano da padrone e con il loro abbaiare rendevano le mie notti insonni. Sempre meglio dell’essere svegliati dalle bombe in città: in quegli anni credo ci fossero molti regolamenti di conti che poi finivano così. Randagio è stato il singolo che ha preannunciato l’uscita dell’album e per il video ci siamo affidati a Giacomo Laser. Avendo già collaborato con Mai Mai Mai per il video della cover de Il Secondo Coro Delle Lavandaie, la mia idea iniziale era quella di realizzare una sorta di seguito, essendo anche Randagio ispirata alle ritmiche della tammurriata. Ho provato a spiegare a Giacomo quale fosse la mia idea ma ha realizzato una cosa completamente diversa, secondo la sua ispirazione. D’altra parte lo avevo messo in conto fin dal primo momento che mi sono rivolto a lui e anzi, forse l’ho scelto anche un po’ apposta e devo dire che non ha deluso per niente le aspettative.


Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione dell’album?
Una delle collaborazioni di cui vado più fiero è quella con Alfio Antico, leggenda della musica folk italiana e del tamburo. Abbiamo registrato tamburo e voce nel salotto di casa sua a Ferrara, dopo un buonissimo pranzo preparato da lui stesso mentre noi allestivamo tutto il set up. Alfio ha un’energia potentissima e passare una giornata assieme è stato davvero emozionante.
Ricky Cardelli (Funk Rimini, Capofortuna) è un amico e un bravissimo polistrumentista. Abbiamo passato qualche giorno assieme nel suo studio a Rimini e abbiamo realizzato Corna di Serpente e registrato molte parti anche su altri brani, come il flauto in Pan; Ricky viene da una famiglia di musicisti e in quei giorni ho avuto l’occasione di conoscere meglio suo padre, Claudio Cardelli, che ha suonato il sitar in Mercato Nero, che vede anche la collaborazione dell’hammondista piacentino Apollo Negri. Mai Mai Mai è un caro amico, abbiamo già collaborato in passato e ultimamente credo che la nostra abbinata funzioni molto bene in quanto abbiamo in comune il campo di ricerca (anche i suoi ultimi lavori riguardano il sud e il Mediterraneo ma ci esprimiamo con linguaggi diversi che se fusi possono far nascere qualcosa di davvero interessante e unico. Da pelle d’oca è anche la tromba de La Montagna Sacra suonata da Francesco Fratini. Lui è l’unico che non ho mai incontrato perché siamo entrati in contatto nel pieno della pandemia e abbiamo fatto le cose a distanza.


C’è qualcuno a cui vorresti dedicare Meridies?
A chi ha creduto fin dall’inizio in questo progetto, vedi Raffaele Costantino e Sergio Marchionni di Hyperjazz: con Raffaele c’è stato sempre un confronto molto costruttivo che mi ha portato a crescere e a spingermi a fare sempre meglio. A mio fratello Mace che se non mi avesse prestato il suo studio per mixare i brani del disco non ne sarei mai venuto a capo; all’altro mio fratello e manager Marcello Farno che è il mio “risolvi-problemi” da ormai più di dieci anni. E infine a Enrico Molteni de La Tempesta, per tutta la presa bene e il prezioso supporto.

FEDERICO SPINAS, OSSEE! - NIKE V2

Come è nata Nike V2 e cosa rappresenta per  te e per il tuo percorso artistico? 
Nike V2 rappresenta per me una rottura da tutti gli stereotipi materialisti di questa società moderna e della mia generazione. Il pezzo nasce in un momento di solitudine in cui mi sono ritrovato a fare da spettatore rispetto all'ambiente e alle persone che mi giravano attorno, per poi scegliere la mia strada. Musicalmente rappresenta la nuova wave dello “smart working musicale”: abbiamo, infatti, creato un pezzo unendo Cryptic e Ossée dalla Germania, Namiondas e Teddi Jones dagli USA. Tutto questo dal mio B&B a Milano e nel giro di poche ore. Per il mio percorso artistico rappresenta un nuovo inizio, una sorta di maturazione a livello artistico e di pensiero, un punto di rottura nella mia vita, che si è trasformato in una nuova carica positiva e creativa. Con questo progetto, infatti, sono riuscito a dare spazio alle mie idee cercando di esprimermi in maniera diversa rispetto al passato. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti la traccia? 
Dal punto di vista musicale, il singolo rappresenta un’influenza di vari generi: sicuramenti ci sono influenze Hip Hop e Rnb; a livello di sound anche Trap. In generale, io ascolto tutti i generi musicali e quindi mi piace prendere spunto da ciò che ascolto e ho ascoltato nella mia vita. Magari mi sveglio ascoltando soul e vado a letto ascoltando trap o musica elettronica e questo ritorna in quello che faccio. Descriverei la traccia come il perfetto biglietto da visita rispetto a quello che sarà il progetto musicale che voglio sviluppare in futuro.  

Federico Spinas @ Blacc.o

Ci racconti qualcosa in più sul video?  
Nel video ho voluto unire la parte musicale a quella visiva. Artisticamente parlando, essendo cresciuto nell’ambiente della moda ho subito diverse influenze e quindi ho cercato di voler dare al progetto un’estetica che ritenevo mia. È stata questa la parte più divertente: solitamente nella moda sono altre professionalità a gestire il concept creativo, mentre io mi trovo davanti ad una macchina. In questo caso, ho avuto la possibilità di lavorare in entrambi i ruoli ed è stato davvero stimolante. In generale, mi piace curare tutto personalmente e in questa occasione è stato davvero bello seguire l’intero concept creativo insieme al mio team. Un lavoro di squadra che ci ha permesso di unire le nostre idee. All’inizio, quando ho proposto il progetto, temevo che molti non volessero collaborare con me. Invece brand come Monlcer, GCDS, JW Anderson hanno sposato con entusiasmo il progetto, mandandoci pezzi di collezioni nuove, non ancora usciti. 

Nella traccia collabori con Ossée!. Come è nato questo featuring e come è stato collaborare con lui? 
Considero Ossée! uno dei miei migliori amici. Ci siamo conosciuti online durante il periodo di emergenza Covid. Io cercavo dei beat su YouTube e, casualmente, mi sono imbattuto in alcuni dei suoi progetti, così gli ho scritto su Instagram, mandandogli a mia volta qualcosa di mio. Lui si è gasato moltissimo e da lì abbiamo iniziato a collaborare. Abbiamo sviluppato circa 20 pezzi insieme, non so se usciranno mai, ma il lavoro è stato davvero interessante. Ognuno ha il suo percorso, ma l’influenza musicale reciproca è stata tale da voler far uscire come mio primo singolo il featuring con lui. La cosa curiosa è che la prima volta che ci siamo conosciuti, dopo 2 anni di collaborazione, è stata sul set del video perché, per via del Covid e delle restrizioni, non ci siamo mai potuti incontrare prima. La collaborazione è nata in maniera naturale, in poche ore. Eravamo in contatto da mesi, quindi tutto è stato una conseguenza naturale. - 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Nike V2? 
Vorrei dedicare Nike V2 a tutti i ragazzi e le ragazze della mia generazione, che possono aver affrontato problemi dal punto di vista mentale o affettivo, soprattutto in questi ultimi anni nel periodo storico particolare che stiamo vivendo. La nostra generazione si muove ed evolve velocemente e stare al passo con ciò che ci circonda è difficile. La musica per me è molto importante perché mi ha impegnato, dandomi energia e forza in un periodo in cui ho sofferto dal punto di vista emotivo e psicologico. Quando ho scritto il pezzo stavo vivendo un momento complicato. Credo che attraverso l’arte, la musica o qualsiasi attività creativa che possa interessare ognuno di noi, sia possibile trovare la forza di attraversare i momenti difficili e ricaricarsi di una nuova energia. Per me è stato così. Se ci si impegna si può arrivare a raggiungere obiettivi grandi. La dedica, quindi, è a tutti coloro che si sentono spesso persi o soli, per trasmettere il messaggio che non si è mai soli, perché tutti stiamo combattendo la nostra battaglia. Ultima dedica, ma non meno importante, va alle persone che hanno creduto in me dal momento zero e che continueranno a farlo, e a tutti coloro che arriveranno in futuro.

ELI & FUR - COME BACK AROUND

Come Back Around sarà incluso in Found in the Wil (Remixed), in uscita il 14 dicembre per l'etichetta londinese Anjunadeep. Cosa significa per voi questa uscita e cosa aggiunge al progetto originale?
Per celebrare quello che è stato un anno fantastico per noi, pubblicheremo nove incredibili remix delle nostre tracce. Abbiamo selezionato personalmente un elenco di produttori che ci piacciono e che ammiriamo dal punto di vista sonoro per rielaborare il nostro album di debutto Found In The Wild: ognuno di questi remix è davvero speciale per noi a modo suo. Gli artisti in primo piano includono Maya Jane Coles, Themba, Fur Coat e Francesca Lombardo, oltre a Ben Yang e altri produttori di grande talento emergenti, la cui musica è stata pubblicata in passato con la NYX, la nostra etichetta. Ci sono tutti gli ingredienti nell'album per far ballare tutti fino al nuovo anno, e faremo sicuramente sentire alcuni dei remix nel nostro set all’MDLBeast.

Come descrivereste musicalmente il vostro album Found In The Wild?
Eli & Fur è sempre stato un viaggio musicale, aperto e illimitato. L'ispirazione dietro il nostro album è il viaggio alla ricerca del suono che sentiamo che ci definisce veramente. Abbiamo attinto da quel viaggio per arrivare dove siamo sia musicalmente sia emotivamente, al fine di mettere insieme una raccolta di tracce che mostrino davvero i due lati di Eli & Fur. Non solo la nostra musica ha due facce, ma anche noi e volevamo portare l'ascoltatore in quei mondi.

Eli & Fur @ Aaron Hurley


C'è una traccia di Found In The Wild (Remixed) che ha una bella storia da raccontare? 
Nel disco c’è il nostro remix di Come Back Around. I fan lo riconosceranno dal nostro film dal vivo Found In the Wild (Live). È più essenziale, profondo e oscuro, ma comunque emozionante, perfetto per perdersi nei momenti notturni della dancefloor.

La prossima settimana sarete ospiti a MDLBeast, un festival con una lineup pazzesca. Potete dirci qualcosa di più di questo fantastico festival e che show ci aspetta?
Siamo davvero entusiaste di partire e andare a fare un giro a MDLBeast. La produzione del festival sembra incredibile: c’è una lineup enorme e siamo elettrizzate dal suonare al fianco di alcuni dei nostri idoli come Carl Cox e Black Coffee, oltre a scoprire i talenti locali presenti in cartellone.


Quali sono stati per voi gli altri momenti salienti di questo 2021?
Quest'anno è stato davvero speciale, considerando le circostanze. Il nostro primo spettacolo dal vivo, BBC Radio 1 Essential Mix, e anche una residenza a Las Vegas... in più abbiamo continuato a esplorare la collaborazione creativa con i marchi di moda. La moda, insieme alla musica, è una grande passione di entrambe e un modo in cui ci esprimiamo in modo creativo. Quest'anno siamo stati coinvolti in alcune campagne fantastiche per Stella McCartney e The Kooples, due marchi che adoriamo moltissimo!

ASH - HOMES

Homes sarà incluso nel tuo prossimo EP, About Life. Puoi dirci di più su questo
nuovo progetto e di cosa significa per te?
About Life è il mio primo EP e significa davvero tanto per me poter finalmente realizzare un
corpus di lavori coeso. Ho sempre pubblicato singoli, perché come artista indipendente ho sempre pensato che fosse più facile promuovere e concentrare tutta l'attenzione su un singolo brano. Mi sembra un buon momento per pubblicare un EP completo con cinque tracce. Sono tutte e cinque molto speciali per me, perché sono state tutte ispirate da diversi momenti, ricordi e stati d'animo della mia vita: dai ricordi felici della mia città natale, ai grandi cambiamenti come trasferirmi dall'Egitto al Canada per i miei studi. E poi le amicizie, le decisioni difficili da prendere, il perdersi e non sapere cosa fare nella vita, la tristezza, la perdita e la rabbia. Riguarda tutto quello che mi è successo, crescendo al Cairo e vivendo a Montreal e Parigi. Fondamentalmente, è sulla mia vita!

Come descriveresti l'EP, dal punto di vista musicale?
È un mix della mia vecchia musica con nuovi suoni, più esperimenti con generi diversi e
molte delle mie recenti influenze musicali. Ascolto molti generi diversi ed è per questo che, nella mia musica, non mi attengo mai a un solo gene In questo EP, ho voluto sperimentare più suoni elettronici di quelli che producevo in passato. Avevo raggiunto un punto in cui usavo principalmente suoni orchestrali e poca elettronica. Per questo, volevo concentrarmi di più sul lato elettronico, mantenendo ovviamente molti degli elementi orchestrali che ho sempre usato. Mi piace ancora avere il pianoforte, il sax o la chitarra per le melodie principali e gli assoli, con sul fondo gli archi dell’orchestra: solo che questa volta ci sono molti più elementi elettronici e suoni di synth creati usando il mio Prophet.

Ash @ Villedepluie

Per questa release, con chi (e come) hai lavorato?
Musicalmente, ho lavorato da solo per questa pubblicazione: l'ho prodotta e mixata come faccio con tutte le altre mie tracce. È principalmente così che ho imparato a usare gli strumenti che suono oggi. Ogni volta che volevo aggiungere uno strumento specifico, decidevo semplicemente di imparare a suonarlo. Ma è molto importante per me fare ascoltare sempre i demo e ricevere l'input dei miei amici produttori di musica, ed è quello che ho fatto con questo. Mi aiuta a trovare la giusta direzione e ad assicurarmi che la traccia funzioni.

Puoi raccontarci qualcosa del fantastico video di Homes?
Intanto grazie mille, sono felice che vi sia piaciuto! Beh, è ​​stato il primo video musicale che ho prodotto da solo, e non potrei essere più felice di dire che è stato fatto tutto collettivamente con l'aiuto dei miei amici. È stato girato, montato e diretto del fantastico Phil Rouleau, che ho conosciuto tramite uno dei miei migliori amici. Per il concept del video, volevo che fosse molto
autentico e personale, e che rappresentasse adeguatamente le mie case. Volevo che gli ascoltatori
conoscessero me e la mia storia, vedessero dove sono cresciuto al Cairo, il mio quartiere, la mia scuola, la mia famiglia, i miei cibi locali preferiti, i miei amici e la mia vita a Montreal. Sono davvero grato che i miei cari siano stati così coinvolti in questo progetto: ci siamo seduti tutti insieme una notte, abbiamo preso un pezzo di carta e abbiamo iniziato a fare brainstorming su alcuni luoghi chiave e significativi e cose al Cairo e Montreal che avremmo dovuto filmare. Poi Phil e io siamo volati al Cairo per iniziare a filmare tutto. È stata un'esperienza straordinaria, soprattutto tornare alla mia vecchia scuola e filmare lì.

C'è qualcuno a cui dedicheresti About Life?
Lo dedico a tutti i miei fan, l'ho fatto per loro, in modo che conoscano me e tutto ciò che
riguarda la mia vita.

GIORGIA ANGIULI - QUANTUM LOVE

Come è nato Quantum Love, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Quantum Love è nato tra il 2020 e il 2021, un periodo molto particolare per tutti noi. Dopo aver letto un’interessante biografia su Einstein e dopo aver scoperto che fosse anche un talentuoso musicista, ho iniziato ad esplorare tematiche trasversali tra neuroscienza, filosofia orientale ed energy healing. Da questo percorso deriva il titolo, appunto legato alla fisica quantistica che pone l’attenzione sul linguaggio invisibile ma tangibile dell’energia, poiché tutto è vibrazione. Questo album rappresenta per me una trasformazione per quanto riguarda il mio modo di comunicare, ovvero, utilizzare la mia  musica come un abbraccio sonoro, per poter dare speranza alle persone che l’ascolteranno. We are all connected

Musicalmente parlando, come descriveresti Quantum Love? 
E’ un lavoro abbastanza eclettico che va da brani intimi con solo pianoforte fino a sonorità più melodic techno e progressive. I brani sono nati in modo molto spontaneo e non ho mai pensato ad una precisa direzione musicale. Ho usato la mia voce in molte tracce dell’album, con dei brevi messaggi positivi, legati a tutte le splendide letture che ho potuto fare negli ultimi mesi. Mi piace definirlo come un connubio tra Oriente e Occidente nella fusione imparziale delle nuove tecnologie. Il sound è moderno, ho utilizzato molti sintetizzatori analogici e digitali ma il messaggio è antico e prende luce dagli insegnamenti della saggezza ancestrale.  

Giorgia Angiuli @ Jamaica De Marco

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Sono molto legata al brano Tears of Bliss nato dopo aver letto due testi per me fondamentali: Bliss Brain di Dawson Church e L’autobiografia di uno yogi di Yogananda. Questo secondo testo dovrebbero leggerlo tutti perché rende più visibile l’invisibile che ci circonda e di cui noi stessi siamo fatti. Questa traccia è legata ad un momento topico di ogni vita umana, quando per un attimo sembra di essersi persi:  è li che può rivelarsi la più grande occasione di rivoluzione. Ma è necessario fermarsi e stare in ascolto, riconnettersi con la Natura, la più grande guida, in quanto noi siamo ovunque. Siamo circondati da un flusso continuo d’amore se solo ci concedessimo il permesso di vederlo, sentirlo, viverlo… in questa dimensione anche una goccia di pioggia può risvegliarci, ‘benedirci’. Bisogna perseverare ad accogliere la bellezza. Sempre. - 

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione dell'album? 
Ho composto tutti i brani da sola, nel mio studietto colorato e ho collaborato su Nevermind con Nors Kode e Squ4re ha aggiunto dei leads sul mio brano Renew. Questi due producers li avevo conosciuti durante un contest sulla mia etichetta discografica; avevo invitato artisti da tutto il mondo a creare un brano tutti insieme per poi devolvere i ricavi alla Croce Rossa italiana. E’ stata un’esperienza meravigliosa. Il covid ci ha fatto comprendere quanto essere uniti possa fare la differenza, supportandoci con amore reciproco. - 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Quantum Love? 
Alla mia mamma e a tutto il mio team che mi ha supportato in questo progetto, il mio management Dskonnect, Dominic, Lydia, Veek, Tina, John, Roman. E a tutti coloro che si sentono smarriti, che non ripongono più fiducia nella vita, negli altri, in se stessi affinché riescano a ritrovare la gioia, di sceglierla ogni giorno, perché è lì. Sempre presente.

CHARLOTTE ADIGÉRY & BOLIS PUPUL - BLENDA

Blenda sarà incluso nel vostro album d'esordio Topical Dancer, in uscita il 4 marzo. Cosa significa questo progetto per voi e per il vostro percorso artistico? 
(Bolis) Questo disco è il risultato di più di tre anni scrivendo in studio, in tour, in vacanza, nei nostri sogni - e persino nei nostri incubi. È un lavoro di cui sono molto orgoglioso e spero che si distinguerà ancora tra trent'anni: riflette chi siamo in questo momento. Questo era in realtà anche il concetto che abbiamo adottato quando abbiamo iniziato a lavorare su questo album, per creare una capsula del tempo immaginaria, da cui osserviamo il nostro zeitgeist e come ci relazioniamo a questo mondo. 

Come descrivereste l'LP, dal punto di vista musicale? 
(Bolis) È pop con un twist più orecchiabile, anche se a tratti d'avanguardia, semplice e al contempo complesso. Usiamo molti sintetizzatori e drum computer, sovrapposti a voci campionate, come uno strumento percussivo o un synth polifonico. Suoniamo con chiavi minori e maggiori a qualsiasi cosa si adatti al messaggio che vogliamo veicolare. 
(Charlotte) Il miglior complimento che puoi farci con queste canzoni, è dire che hai voglia di ballarle  e al contempo anche di recepirne il messaggio. Musica per balli contemplativi. ;-) 

Charlotte Adigéry & Bolis Pupul @ Camille Vivier 

Per questa release, con chi (e come) avete collaborato?
Abbiamo lavorato insieme negli studi DEEWEE a Gent, dove viviamo. Ci sono molti strumenti che adoriamo, e abbiamo trovato uno spazio sicuro in cui possiamo sperimentare, e all'occasione anche sbagliare. Ci sono anche Stephen e David Dewaele, con cui abbiamo lavorato all'album, due artisti di grande esperienza e talento che sono stati il ​​nostro primo pubblico: se ne escono sempre con grandi prospettive su come scavare più a fondo in noi stessi. Riconoscono una buona idea e sanno come farci sbloccare quando ci areniamo. 

Potete raccontarci qualcosa riguardo al fantastico video di Blenda?  
Quando eravamo in studio a scrivere Blenda, era fondamentale trovare il tono giusto. Ovvero come affrontare il tema del razzismo, ma senza suonare troppo moralisti. Abbiamo avuto una sensazione simile quando abbiamo iniziato a pensare al video. Pensavamo a tutti i prodotti di importazione come una metafora per le persone di colore, e vederli attraverso gli occhi di un bambino ha dato all'intera idea una connotazione più umana e assimilabile. Come delle verdure ricoperte di caramelle! La metafora dei prodotti importati è un modo per cercare di mostrare l'assurdità di quel tipico commento: "Tornatene nel tuo paese". Essendo di origine mista, dov'è la mia casa? Dove sarò veramente accettato? La chiave è che tutti abbiamo bisogno l'uno dell'altro e, soprattutto, siamo uguali!

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Topical Dance? 
In primo luogo abbiamo fatto questo disco per noi stessi, ma speriamo anche di poter far ballare, ridere, piangere e riflettere le persone. 
(Bolis) Spero anche che la gente possa comprendere ciò che stiamo dicendo: che in un certo qual modo possiamo fare unire le persone invece di allontanarle. 
(Charlotte) Lo vorrei dedicare a mio figlio, che ora ha tre mesi. Forse in futuro sarà in grado di farsi un'idea del mondo in cui vivevamo, e capire il background di sua madre da un'altra angolazione. E posso solo sperare che possa ispirarlo a fare tutto ciò che gli sembra giusto nella sua vita. Sii un pensatore libero: critico, ma anche empatico.

ENFANT SAUVAGE - PETRICHOR

Come è nato Petrichor, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Ho creato Petrichor ripercorrendo i miei ricordi di adolescente, e ispirandomi a quei momenti unici della vita in un piccolo paese di campagna dove ho vissuto, con i miei compagni e la natura come un territorio di libertà. Quindi questo album ha un lato autobiografico, ma non solo: è anche sulle persone di quei luoghi, e sulla mia generazione, quella prima di Internet, in un'epoca in cui i social network non esistevano.

Come descriveresti questo nuovo LP, dal punto di vista musicale? 
Direi che ho cercato il più possibile di dargli un colore organico, per adattarlo al mio background di ispirazione. Anche contemplativo: un po' come sedersi in mezzo alla natura con qualche amico, e guardare il più lontano possibile, verso un orizzonte senza luci e senza una città nel raggio di chilometri.

Enfant Sauvage @ Sofiane Boualia

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Il paese da cui vengo è a tre ore di treno da Parigi: c'è un treno diretto che attraversa la campagna e si ferma in decine di piccoli paesi, e quel treno è spesso vuoto perché ci vanno poche persone. Ricordo di aver scritto la canzone Force Fields su quel treno, guardando il paesaggio che passava attraverso il finestrino. C'era qualcosa di poetico in quel momento, come se più andavo in là, e più mi addentrassi nel passato, nei miei ricordi. Questa canzone parla della forza del luogo da cui vengo, che mi riporterà sempre indietro, non importa quanto lontano sia andato. In quel giorno in particolare, era quella forza che guidava il treno.  

Per la realizzazione dell'album, con chi (e come) hai collaborato? 
Ho scritto la musica e realizzato i video da solo. L'unica persona che ho coinvolto nel processo creativo è stato il mio manager e direttore artistico Manu Barron. È una persona che mi conosce, che sa guidarmi, consigliarmi e interrogarmi quando è necessario. È importante per il mio lavoro avere questa visione esterna. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Petrichor? 
Penso che lo dedicherei all'adolescente che ero, ma anche a tutte le persone che vivono lì e nei piccoli paesi di campagna in generale. Spero che riconoscano una parte di se stessi sia nella musica, sia soprattutto nei video.

SANTINO LE SAINT - BEAUTIFUL DISASTER

Come è nato Beautiful Disaster e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Ho iniziato a fare Beautiful Disaster all'inizio del primo lockdown. Avevo in programma di realizzare un album da molto tempo e sebbene il lockdown sia stato un periodo difficile per molti aspetti, mi ha permesso di immergermi nella creazione di questo album. Volevo fare un album ispirato al rock perché è da lì che vengo, quindi sono partito ascoltando tutte le band e gli album con cui sono cresciuto. Studiandoli, riproducendoli e campionando riff e giri di chitarra; ho studiato la loro melodia e ho guardato molti film, per l'ispirazione visiva e creativa della scrittura. È il mio album di debutto, quindi è un grande traguardo, ed è anche molto importante perché ci sono riferimenti a tutta la musica che ho ascoltato crescendo; con Beautiful Disaster sento di mostrare davvero a tutti chi sono e i diversi lati della mia personalità, e l'essenza che crea Santino  Le Saint. Ho molti piani per la direzione in cui voglio che la mia arte vada, ma per ora amo questo feeling diretto ispirata al rock alternativo, per tutto ciò che è e che mi ha reso il chitarrista e il cantautore che sono. 

Come descriveresti questo nuovo LP, dal punto di vista musicale? 
È fortemente influenzato dai miei gruppi rock preferiti della mia infanzia, in particolare rock alternativo, post rock e gruppi indie della fine degli Novanta e inizio Duemila. Paramore, Nirvana, Three Days Grace, Linkin Park, Nickleback - anche se tutti li odiano, io li amo - Bullet For My Valentine e Red Hot Chilli Peppers. Descriverei Beautiful Disaster come un album R'n'B alternativo con sfumature rock, che racconta storie di amore, sesso, droga, anarchia e romanticismo dal punto di vista del tuo anti-rolemodel preferito, un cattivo ragazzo dal cuore tenero.

Santino Le Saint @ Taormina Miller

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Sì, più di una. Quando eravamo nel Kent in una fattoria a realizzare la maggior parte dell'album, c'è stato un giorno in cui è andata via la corrente: volevo fare una canzone acustica per l'album ma non c'ero mai riuscito, quindi quella sembrava l'occasione perfetta. Tutte le altre canzoni che avevamo fatto fino a quel momento erano maestose e da bad boy, quindi dopo tre notti passate a bere, ho pensato che avremmo dovuto scrivere una canzone più sensibile. Avevo letto una poesia la sera prima, e un verso diceva più o meno: Where can I rest but in your Hurricane? L'ho scritto immediatamente nelle note del mio telefono. Quella frase mi ha davvero toccato, perché stavo attraversando qualche difficoltà nella mia relazione in quel momento, e l'album racconta la storia di una relazione appassionata e disastrosa: ho scritto Hurricane perché volevo concludere l'album dicendo che mentre l'amore e la vita possono essere un disastro, c'è bellezza nel dolore e nel caos, e questo è ciò che ci rende umani e ciò che ci rende resilienti. Hurricane lo conferma spiegando che non c'è nessun posto dove qualcuno preferirebbe essere, se non nell'occhio del ciclone di una relazione insieme. Trovare pace nel caos dell'amore, e non voler affrontare quel caos insieme a nessun altro.

Per la realizzazione dell'album, con chi (e come) hai collaborato? 
Ho realizzato la maggior parte dell'album con tre ottimi amici, e l'ho prodotto esecutivamente con i miei due manager, David e Ben, che gestiscono Cloud X e sono i miei migliori amici. Benji e Thomas Totten sono due fratelli con cui avevo lavorato in precedenza nell'EP Red Pill per la traccia 118, che aveva avuto molto successo nel 2019. Visto che volevo fare un album ispirato al rock, pensavo che la cosa migliore era chiedere ai due migliori chitarristi che conosco, e a due persone con cui esco a prescindere dalla musica. Il mio manager ha poi contattato Elevated, che è un produttore pazzesco, e ora uno della mia banda: nella prima sessione ci siamo incontrati e abbiamo fatto due pezzi, da lì il resto era storia. Abbiamo composto più o meno due canzoni ogni volta che ci siamo riuniti e non abbiamo mai rallentato. Connor Barkhouse, che ho incontrato a Los Angeles nel 2018, ha mixato tutta la mia musica da Rage of Angels in poi, ha collaborato con Kevin Tuffy, un sound engineer del Regno Unito con cui ho lavorato per mettere a punto il sound dell'album. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Beautiful Disaster? 
Voglio dedicare questo album ai ragazzi con cui l'ho realizzato al campo. Ci siamo avvicinati molto durante il lockdown e creando questo album, ci siamo tuffati in profondità, creativamente parlando, e ci siamo aperti. Voglio dedicare Beautiful Disaster anche alla mia musa, la mia principale fonte di ispirazione. Non siamo perfetti ma è questo che ci rende belli e umani. L'album non esisterebbe senza di lei.

JADEN THOMPSON - MOVE YOUR BODY

Come è nato Move your Body e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Move Your Body è stato creato pensando ai DJ e a chi balla. Volevo fare qualcosa che ti emozionasse sulle dancefloor, oltre che alla radio. Spero che si possano notare i progressi, rispetto alle release precedenti, in termini di abilità artistica. 

Come descriveresti questa release, dal punto di vista musicale? 
Musicalmente, il disco è molto guidato dai vocals e dal groove. Partendo da Closer e Only One, mi sto davvero divertendo con il sound che sto producendo in questo periodo, e lo noto nella reazione del pubblico.

Jaden Thompson @ Daisy Denham

© Photography by Daisy Denham (www.daisydenham.co.uk)

Hai appena lanciato la tua etichetta Midnight Parade. Quali sono i tuoi piani per questo nuovo progetto? 
Sì, è qualcosa che volevo fare da molto tempo, e alla fine ho deciso che ora è il momento migliore per iniziarlo. Ho intenzione di pubblicare più singoli ed EP con la label durante l'anno nuovo, e a dilettarmi con altri sound di livello. Mi occupo anche della direzione artistica dell'etichetta, perché è una cosa che mi appassiona. 

Questa sera ti vedremo all'Amnesia. Puoi raccontarci di questa data e di che spettacolo ci attende? 
Sono davvero entusiasta di fare il mio debutto a Milano, e nientemeno che all'Amnesia! Aprirò la serata del club con un set di tre ore, che sarà un viaggio musicale nella notte, partendo dalle origini. L'ultima volta che ho suonato in Italia al Classic di Rimini è stato davvero fantastico. Il pubblico italiano è davvero unico nel suo genere; è molto ricettivo e sa come divertirsi!

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Move Your Body?
A tutti i festaioli!

ANNA - BELFAST (30 SOMETHING)

Come è nato Belfast (30 something) e cosa aggiunge al progetto originale? 
L'originale è un classico senza tempo intergenerazionale, uno dei miei brani preferiti di sempre. Quindi l'intenzione non era quella di aggiungere nulla, ma di dargli una nuova interpretazione. Ho lavorato sui suoni dell'originale con le mie sonorità techno più pesanti per portare un remix energico e underground che potesse essere suonato nei momenti di punta nei più grandi festival techno. Ma con il massimo rispetto per lo spirito e l'atmosfera della traccia originale: ecco da dove viene la magia. 

Cosa significa per te remixare un brano così leggendario? 
Onestamente non ci potevo credere: quando mi si è presentata l'opportunità di remixare questa traccia, mi sono sentita estremamente orgogliosa. Avere i suoni con cui lavorare di uno dei brani più belli che conosco, di una band di cui sono una grande fan da molto tempo, è davvero stimolante. Non sono riuscita a trattenermi e ho finito per fare due versioni completamente diverse. Un remix ambient e anche un remix techno: c'erano così tante idee che scorrevano ascoltando quei suoni. Sono felice che agli Orbital siano piaciute entrambe le versioni e di poterle condividere con il mondo. 

Anna @ Jacques Dequeker

Come descriveresti i tuoi due remix, dal punto di vista musicale? 
Il remix techno è un brano musicale industriale molto energico, grezzo: un'interpretazione dell'originale che potrebbe essere suonata sulla pista da ballo di club e festival durante i momenti di punta. Nella versione ambient, il focus principale è sul pianoforte e sulle melodie dell'arpeggio dell'originale, ma con il mio tocco inedito. È una traccia più ipnotica e introspettiva, volevo portare alcuni aspetti contemplativi ed espansivi a chi l'ascolta. 

Puoi dirci qualcosa della realizzazione dei brani? 
Quando ho ricevuto gli stems del brano originale è stato un momento incredibile per me. L'idea per il remix techno, come sarebbe suonato e come arrangiarlo mi è venuta molto velocemente: era puro flow, come se stesse solo aspettando l'opportunità di prendere vita. Una volta pronto il remix techno, i miei manager, conoscendo la mia passione per la musica ambient, mi hanno detto che potevamo provare a lavorare su una versione ambient e inviarla agli Orbital e vedere che ne pensavano. Hanno adorato anche quella versione e la volevano pubblicare anche loro, quindi ovviamente sono al settimo cielo per il risultato dell'intero progetto.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare questa release? 
Sicuramente a tutti i fan di Orbital, che come me sono stati ispirati dalla loro musica per così tanto tempo.

AGORIA - .DEV

Come è nato .dev, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
È il mio quinto album quindi non è più quello che potremmo chiamare l'album della maturità! È più un concept album con un tipo di sound. Tranquillo, ma intenso direi. .dev rimanda molto al nostro periodo attuale, circondato da ogni tipo di tecnologia. Mi piace vederlo come parte di un oggetto globale e non solo come un LP: l‘album è solo una parte del progetto complessivo. È in arrivo un lettore AI che ho realizzato con la tecnologia Bronze: ogni volta che si schiaccia play si scopre una versione totalmente nuova della canzone. Tutte sono versioni uniche, e tu sarai il solo a fruirne; in un certo senso, abbiamo creato la versione infinita! Personalmente vedo l’AI non come un'intelligenza artificiale, ma come un'intelligenza aumentata. Penso che sia una definizione più interessante. Il lavoro sull'immagine che accompagna la musica è sempre stato molto importante per me. Non video musicali, ma opere d'arte. Ho fatto la foto della copertina dell'album e ritengo che fosse il perfetto contrappunto alla tecnologia utilizzata durante il processo di registrazione. Una capra su una cover di un album! Ma direi che non è la solita capra... Per quanto paradossale sia, sento che l'algoritmo e la natura sono totalmente connessi. Vedo in tutte le mie ricerche un legame profondo tra la crescita di ciò che è vivo, e il coding. Potrebbero fondersi tutti, un giorno. Esploro molto verso questa direzione e sto pubblicando dei lavori su Foundation e Objkt, due piattaforme NFT. 

Come descriveresti questo nuovo LP, dal punto di vista musicale? 
Direi che il mio album è elettrico! Torno alle mie origini con questa uscita, ma sperimentando nuovi formati. Non ho seguito nessuna regola degli arrangiamenti classici della musica da club, e non ci sono format tipici da dancefloor in .dev: tutte le tracce hanno le loro proprie storie e i loro sviluppi. Ho lavorato a stretto contatto con Nicolas Becker, che ha appena vinto l'Oscar per il film Sound of Metal. Abbiamo registrato un sacco di suoni strani, persino i suoni di un Kärcher nella mia piscina, e abbiamo usato tonnellate di sintetizzatori non comuni e geek. Sono stato anche contento di registrare con un cantante di flamenco di Barcellona - Niño de Elche - o i rapper Rome Fortune e STS di Atlanta, per sperimentare con loro e vedere dove ci portava il vento. In questo senso immagino che la melodia con il poeta Niño de Elche sia potentissima a livello sonoro! Sembra che la maggior parte del pubblico sia molto attratto da questa traccia, perché suona come nessun altro brano. Non c'era un piano iniziale quando ho iniziato a registrare questo album, il che credo lo renda particolare ai miei occhi. Spero che vi piacerà!

Agoria @ Press Office

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare?
Credo che il singolo con Ela Minus abbia una storia incredibile. Ho fatto una canzone con il titolo: What if the dead dream. Quando gliel'ho inviata le ho detto che amavo il suo album uscito sull'etichetta Domino, e le ho chiesto perché avesse deciso di chiamare la sua traccia di apertura N19N5F. Mi ha risposto che era il codice postale dell'ospedale in cui si è svegliata dopo aver vissuto un'esperienza di premorte…. Ovviamente non avevo idea di quella terribile esperienza che aveva vissuto. Se credi nelle equazioni cosmiche, non puoi trovare un esempio migliore di connessioni tra gli universi. Sono rimasto scioccato di averle inviato una canzone, in cui si metteva in dubbio il fatto che i morti potessero sognare, mentre lei si era appena svegliata dopo pochi giorni di coma. La mia sensazione su questo argomento è che il nostro ultimo secondo potrebbe essere eterno. Spero di saperlo prima!

A gennaio potremo finalmente vederti al Volt. Puoi anticiparci qualcosa della tua esibizione? 
Sì! Finalmente! Il Volt è uno dei migliori club europei. E Tommaso Dibello, il direttore artistico, non scende a compromessi: riesce a riunire un pubblico molto cool a una programmazione di artisti che definirei lungimiranti. Il mio lavoro come dj è sentire l'atmosfera della notte, quindi è difficile prevedere cosa accadrà in anticipo. Di una cosa però sono sicuro: sarà elettrico come sempre!

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare .dev? 
Lo vorrei dedicare a tutti coloro che costruiscono il proprio presente, pensando alle complessità del futuro.

DOPE LEMON - STINGRAY PETE

Stingray Pete sarà nel tuo album Rose Pink Cadillac, in uscita il 7 gennaio per BMG. Ci racconti qualcosa su questo nuovo progetto e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Nel mio ranch c'è questo vecchio fienile, che si affaccia sulla campagna, con le montagne in lontananza e i cavalli che pascolano. Ho sempre voluto convertirlo in uno spazio in cui potessi entrare e creare musica, poiché è pervaso da una magia davvero speciale quando ci entri. Abbiamo finito per andarci a lavorare durante l'inverno e creare un bellissimo studio nel soppalco. Il catalizzatore principale dell'album Rose Pink Cadillac è stato il caminetto che abbiamo creato lì, accanto allo studio. È anni '70, con una grande cappa di rame martellata su misura, una parete di roccia e piastrelle in marmo. Stare nello studio è stato fantastico, a tarda notte con un whisky in mano: ascoltando le canzoni che avevamo registrato e guardando il fuoco, rimuginando su storie e nuove idee per creare ulteriormente. Si è trattato di un momento magico.

Come descriveresti questo nuovo LP, dal punto di vista musicale? 
Vorrei chiamare questo disco il mio album d'amore. A volte mi sento fortunato ad avere la mia musica e le mie piccole creazioni. È la mia forma di sognare ad occhi aperti, per quanto la mia immaginazione me lo permette durante la giornata. Penso che tutto ciò che stava succedendo nel mondo durante la pandemia, mi ha solo spinto a immergermi più a fondo nell'esplorazione di quel sentimento d'amore e del suo caldo bagliore, che ti tiene al riparo da tutto ciò che altrimenti sarebbe una distrazione.

Dope Lemon @ Daniel Mayne

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Ho sempre avuto questo sogno di poter convertire alcune mie poesie dall'inglese al francese. Ho chiamato la mia amica francofona, è venuta e abbiamo iniziato il processo di traduzione. Sono sempre stato affascinato dal modo in cui il linguaggio, quando viene tradotto, ha questo potere di far sì che una frase semplice assuma un significato completamente nuovo. Stranamente poi alcune cose semplicemente non si traducono.

Per la realizzazione dell'album, con chi (e come) hai collaborato? 
Ho collaborato con varie persone fantastiche in questo disco, ma una in particolare è stata in questa canzone in francese di cui parlavo. Dopo averla tradotta, la mia amica mi ha consigliato di ascoltare questa ragazza della scena parigina: il suo nome è Louise Verneuil. Alla fine mi sono innamorato della sua voce, quindi una volta avuto il suo numero l'ho chiamata. Siamo entrati in connessione e c'era una buona atmosfera al telefono. E così abbiamo iniziato il processo di reciproco invio di idee. Adoro il fatto che al giorno d'oggi è come essere praticamente seduti nella stanza insieme a creare, anche se a distanza. Certo, in carne e ossa è sempre meglio, ma ci accontentiamo dei tempi in cui viviamo. Verrò in Europa per un tour a marzo, quindi speriamo di poter suonare insieme in uno show e celebrare il successo della nostra creazione. La canzone si chiama High Rollin.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Rose Pink Cadillac? 
Rose Pink Cadillac ha una storia tutta sua, ma immagino che mi piaccia pensare che risplenda di luce propria quando la sento suonare. Quella di coloro che si innamorano di una persona speciale incontrata durante un viaggio. L'atmosfera racchiude quei primi stadi di quella sensazione: nell'ammirazione per le cose più semplici che la nuova persona fa, che finisce per far brillare i nostri cuori e ci fa innamorare.

DAMON ALBARN - THE NEARER THE FOUNTAIN, MORE PURE THE STREAM FLOWS

Come è nato The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows, e cosa rappresenta per te? 
Ho avuto modo di conoscere Marc Cardonnel perché ha diretto il Festival di Lione, che è un bellissimo evento annuale in un antico anfiteatro romano. Stavamo conversando e lui ha detto: "cosa ti piacerebbe fare?... puoi fare qualsiasi cosa". In realtà c'era qualcosa che avevo fantasticato di fare per anni, ovvero sedermi nel mio soggiorno in Islanda - perché ho avuto una casa lì per molto tempo - e fare musica, semplicemente guardando fuori dalla finestra la Montagna Esja e il mare in lontananza. Questo disco è stato il mio conforto nei giorni molto bui di gennaio e febbraio di quest'anno. Mi ha dato un motivo per alzarmi dal letto. Inevitabilmente penso che molti dischi realizzati in questo periodo saranno documenti dell'epoca.

Con chi (e come) hai collaborato per il processo di scrittura?
Mi sono ritrovato con il mio vecchio amico André de Ridder, con cui ho collaborato per anni: con lui ho lavorato a Damasco e abbiamo fatto un sacco di cose insieme nel corso degli anni. Abbiamo messo insieme un gruppo di musicisti e abbiamo iniziato a fare questi workshop, dove letteralmente tutti si presentavano mentre era ancora buio e si preparavano; poi suonavamo mentre la luce cambiava. Alcuni giorni c'erano tempeste di neve, altri giorni era sereno: ma c'era sempre qualcosa da fare. L'idea era che avremmo fatto musica concentrandoci a volte su uno stormo di uccelli sull'acqua e poi sulla nuvola che arriva su Esja. 

Damon Albarn @ Linda Brownlee

Come hai utilizzato i suoni del mondo naturale nella registrazione? 
Tutta quella roba è stata registrata dal mio amico Arnie in Islanda, è un tecnico del suono cinematografico. Ci sono registrazioni di cascate, di uccelli della costa: e poi di onde, di passeggiate sulle spiagge e del suono dell'attività vulcanica. In effetti, la melodia che aveva tutto questo non è in questo disco, ma la esplorerò di nuovo quando diventerà una cosa più orchestrale. Tutto è iniziato con questa registrazione nel profondo di un vulcano, con il ghiaccio che si spezza. Non c'è nessun altro posto sulla terra dove la tua acqua calda arriva letteralmente dal profondo della terra. Non è artificiale, non c'è un processo di riscaldamento. È semplicemente un posto fantastico.

Ci racconti qualcosa del bellissimo artwork e dell'immaginario visual di The Nearer the Fountain, More Pure the Stream Flows?
L'artwork e l'immaginario hanno preso vita durante un fine settimana nel Devon con questi ragazzi che hanno messo insieme il tutto. Volevo qualcosa che fosse fedele al luogo in cui è stato registrato il disco. C'è una foto islandese di Esja, la montagna, ma il resto è tutto intorno a dove vivo. Che è proprio sul mare, nel Devon, quindi c'è quella connessione: il mare è estremamente importante in questo disco. L'immagine di copertina è molto forte, con lo scoglio che oscura il mare. Conosco quello scoglio da oltre 25 anni ma non l'ho mai visto come un ostacolo. È una metafora molto forte del muro che la pandemia ha creato intorno a tutti noi.

LAILA AL HABASH - MYSTIC MOTEL

Come è nato Mystic Motel, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Mystic Motel è nato nell’estate 2020, quando ho iniziato a dedicarmi interamente al mio progetto senza distrazioni. È il mio primo disco e rappresenta per me un punto di inizio per la mia musica che, sicuramente, muterà insieme a me col tempo. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti l'album? 
Lo definirei R’n’B e Pop, con molte influenze italiane anni Sessanta e Settanta.

Laila Al Habash @ Gianluca Moro

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Ponza è la prima traccia che ho fatto con Niccolò Contessa, il primo giorno in cui sono andata nel suo studio. Mi ricordo che iniziammo a lavorare partendo da un audio che avevo fatto qualche notte prima, perché sognai la topline del ritornello. Mi svegliai di soprassalto per registrare la melodia col telefono, poi tornai a dormire. Col tempo mi sono totalmente dimenticata di questo sogno: poi, spulciando tra le note vocali l’ho ritrovata e ho notato che la registrazione era del 21 maggio 2020. Ponza è uscita il 21 maggio 2021. Assurda coincidenza temporale.

Ci racconti del featuring con Coez? Com'è stato collaborare con lui? 
Avevo una demo, non sapevo bene cosa farci e gliel’ho mandata pensando potesse piacergli. Così è stato: abbiamo scritto il testo in una notte, a distanza, io a Milano e lui a Roma. Poi ci siamo incontrati in studio e abbiamo ultimato il tutto. Silvano ha una voce potentissima, appena arriva lui sulla traccia già sembra che la canzone subisca un upgrade istantaneo. E poi è una penna incredibile.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Mystic Motel? 
No, nessuno. Ai miei 22 anni forse. Nel senso: proprio a quest’anno in cui ne ho avuti 22, perché sono stati 365 giorni colmi di turbolenze, soddisfazioni, amici, cambiamenti improvvisi e fortuna.

MEDUZA FT. HOZIER - TELL IT TO MY HEART

Come è nata Tell It To My Heart e cosa rappresenta per voi e per il vostro percorso artistico? 
Siamo sempre stati grandi fan di Hozier e del suo stile indie-pop dark: Take Me To Church, la sua più grande hit per cui è conosciuto in tutto il mondo, si è sempre distinta per la sua originalità ed è indubbiamente una tra le nostre canzoni preferite. Tramite la label abbiamo proposto ad Andrew la nostra demo di Tell It To My Heart ed abbiamo iniziato a lavorare insieme - tramite Zoom - per portare a termine la canzone. Collaborare con lui è stata un’esperienza incredibile: a nostro parere è uno dei migliori talenti al mondo e siamo davvero onorati abbia voluto partecipare a questo progetto. Amiamo collaborare con artisti come lui - o come  Dermot Kennedy in Paradise - non contaminati dal mondo elettronico, in modo da avere la possibilità di sperimentare e dar vita, quando la formula funziona, a musica nuova e non scontata. Cerchiamo, per quanto si può, di uscire dai soliti standard per creare qualcosa di unico e alternativo. In Tell It To My Heart, come nei singoli precedenti, abbiamo perseguito un’atmosfera intensa piena di sfumature dark in modo da poter accogliere la storia d’amore che raccontiamo nella topline: la musica è emozione ed i nostri suoni e le nostre melodie cercano, singolo dopo singolo, di descrivere l’amore che viviamo tutti i giorni, la passione ed ogni emozione legata ad esso da un punto di vista inedito. Dopo Piece of your Heart, Lose Control e Paradise, Tell It To My Heart é come se fosse una quarta puntata di una prima serie di Netflix. 

Dal punto di vista musicale, come descrivereste la canzone? 
Siamo sempre alla ricerca di un’atmosfera intensa che possa accompagnare nel modo giusto la topline: la musica è emozione ed i nostri suoni e le nostre melodie cercano di descrivere al meglio ogni emozione. Esploriamo ambientazioni epiche con sfumature dark e proviamo a reinventare il racconto della classica love story pop in una chiave che sia più personale possibile. 

Meduza @ Toni Thorimbert

Ci raccontate qualcosa del video? Dove è stato girato e con chi avete collaborato? 
Chi ci ascolta sa che per ogni singolo in genere lanciamo tre diversi videoclip ed anche stavolta ci siamo mossi in questo modo, con tre versioni differenti del video di Tell It To My Heart. Il primo, uscito già il giorno della release, è un lyric video interamente basato sul nostro logo, disegnato dall’artista inglese Petter Scholander e sviluppato in 3D dal team olandese The Replay Group. Il 19 novembre uscirà il video ufficiale di cui però preferiamo per ora non anticipare nulla: dopo Burj Al Babas in Turchia in Lose Control e Craco in Basilicata in Paradise abbiamo scelto un’altra località suggestiva che farà da sfondo a Tell It To My Heart. Questo video live invece lo abbiamo girato assieme ad Hozier nell’incantevole cornice della Rocca di Cashel in Irlanda. Per questo video abbiamo deciso di proseguire la collaborazione con un team di ragazzi inglesi, con cui l’anno scorso abbiamo girato un dj set davanti al noto aereo abbandonato sulla spiaggia di Solheimasandur in Islanda. 

C’è qualcuno a cui vorreste dedicare Tell It To My Heart? 
Sicuramente ci piacerebbe dedicarla a tutti nostri fan che hanno aspettato per oltre un anno questo singolo. Siamo maniacali nella scelta di ogni singolo e fino a quando non siamo tutti convinti al 100% non facciamo uscire nulla: quality over quantity. Per realizzare questo singolo abbiamo scritto oltre quaranta demo song e in Tell It To My Heart abbiamo poi unito tutti gli elementi migliori di ciò che avevamo scritto. Un processo del genere richiede chiaramente del tempo, sia per scrivere assieme ai songwriters, sia per ascoltare e dare un giudizio su quanto produciamo, in modo che sia fatto il più possibile con orecchie "fresche”.

PARCELS - DAY/NIGHT

Come è nato Day/Night, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
(Jules) Questa è una grande domanda. Ma, se potessi riassumerla, sento che il giorno e la notte sono stati un mezzo per dividerci in due, in molti modi. Come band e cantautori, potremmo esplorare più a fondo ogni opposto e avere un ambiente in cui scrivere. Più esaminavamo il fenomeno di cosa fossero il giorno e la notte, più il significato sembrava confonderci continuamente e crescere. L'album è finito e vedo ancora il mondo attraverso questa strana lente. Mondo esterno e mondo interiore, la personalità che portiamo con noi, fuori nella luce, e quella con cui torniamo a casa la notte. L'incontro con il nostro IO ombra e l'affrontare le nostre paure poi, una volta incontrati, il ritorno al corpo e alla sua presenza. Questi mondi opposti creano un ciclo in movimento e la natura ci insegna tutto questo. Ma anche Carl Jung ha molto da dire su questo: l'enantiodromia. Penso che sia tutto così sconcertante per me, perché è stato anche l'anno in cui ho iniziato a guardarmi bene dentro, scoprendo la meditazione e andando da uno psicologo, ed è tutto così legato a questo album e ha un significato per me. Mi rendo conto che ha a che vedere con l'anno che stiamo vivendo, e forse è qualcosa che stiamo attraversando tutti. Ma a parte questo, penso davvero che siamo anche noi, come band, a ritornare alla natura dopo aver trascorso anni in una città: cercare di trovare casa in un mondo caotico e iniziare a capire che questo sentimento infondato è stato tramandato di generazione in generazione. Ciò che ci ha fatto sentire al sicuro è stato concentrarci davvero sul paesaggio naturale e fare musica con quello che c'era nelle nostre menti. È stato un ottimo modo per connetterci gli uni con gli altri e con noi stessi. Sono molto orgoglioso e grato che siamo rimasti fedeli a quell'intenzione fino in fondo: in un certo senso mi sembra un viaggio che dura tutta la vita. 

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
Un album della colonna sonora di un film che non è stato realizzato.

Parcels @ Mia Rankin

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Ho avuto un'esperienza straordinaria camminando di notte con la luna piena in un parco nazionale molto speciale nel Byronshire. Ero molto immerso nel mondo dell'album e ricordo di essere rimasto colpito da come avevo completamente frainteso cosa potesse essere la notte, quando ho vissuto questa esperienza camminando nella foresta quella notte. Stavo pensando alla tipica metafora della notte come l'oscuro misterioso sconosciuto ed eccomi qui, camminando attraverso questo set cinematografico in bianco e nero della giungla quasi degli anni Cinquanta, dove mi sono sentito al caldo, al sicuro e totalmente benvenuto. Sembrava che il posto mi stesse semplicemente invitando a entrare e dicendo "sei al sicuro qui". Questi accordi sono usciti da me, e direi che la foresta stessa ha scritto la canzone Nightwalk

Con chi (e come) avete collaborato per Day/Night? 
Fin dall'inizio, avevamo in mente dei connettori per entrambi gli album, per legare tutto insieme in questo modo cinematografico. Abbiamo incontrato Owen Pallett, che ha composto tutti gli arrangiamenti degli archi per Day/Night. Ci ha semplicemente stupito con le sue idee. All'epoca avevamo un brief abbastanza concreto che avremmo usato per chiunque fosse coinvolto nel processo dell'album, e ho sentito che Owen capiva davvero cosa stavamo cercando di fare. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Day/Night? 
Vorrei dedicare questi album ai fan che hanno aspettato tre interi anni senza nuova musica da parte nostra. È passato un po' di tempo, ma sento che apprezzeranno l'offerta 2x1 - ovvero Day/Night - che stiamo offrendo loro. Grazie per l'attesa ragazzi! Non vediamo l'ora di suonare di nuovo dal vivo!

CURTIS HARDING - IF WORDS WERE FLOWERS

Come è nato If Words Were Flowers e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?  
Stavo pensando alla correlazione tra parole e fiori. Un bouquet può essere molto elaborato e vivace, o molto semplice e singolare. Lo stesso vale per le parole con cui ci parliamo quotidianamente. A seconda dell'occasione, ci sono molti modi per articolare il discorso. Per questo disco penso che questo descriva perfettamente l'atmosfera. Tanti segni di protesta, e tante parole di disapprovazione e/o di amore reciproco. I fiori sono piuttosto delicati: e se pensassimo alle nostre parole in quello stesso modo? Staremmo più attenti a ciò che diciamo?

Come descriveresti questo nuovo LP, dal punto di vista musicale? 
È come lo stesso vino, ma di una annata diversa. Questo disco riflette per me l'atmosfera che si è creata durante il lockdown. La musica è molto terapeutica e, come osservatore della vita, l'album suona e sembra un gioco, in qualche modo. Sento che c'è molto più spazio in questo disco. Il mio ambiente era letteralmente libero e privo di persone: inconsciamente ha preparato il terreno. È pazzesco come gli elementi ambientali diano un tono e un'atmosfera.

Curtis Harding @ Matt Correia

C'è una traccia che ha una bella storia raccontare? 
With You è stata scritta con molta tristezza, ma anche gioia allo stesso tempo. È una di quelle canzoni che esprime entrambi i lati della medaglia. Mi sentivo come se stessi diventando pazzo: la stessa routine ogni giorno può fare questo effetto. Non ho potuto visitare i miei genitori e mio padre ora ha 91 anni: nessuno sapeva quanto sarebbe durato il lockdown. Mi sono immaginato di trovare un posto in cui tutti saremmo stati bene e avremmo potuto semplicemente stare l'uno con l'altro. Mi ha davvero aiutato a continuare a lavorare anche se non si vedeva una fine. La mia amica e collega musicista Sasami ha cantato in sottofondo e ha anche fatto l'arrangiamento degli archi. È davvero una canzone speciale: sono felice di poterla condividere. 

Con chi (e come) hai collaborato?  
Io e Sam Cohen abbiamo prodotto il disco. Io e lui, insieme a Dangermouse, abbiamo fatto il mio album Face Your Fear. Ho anche scritto una canzone con Van Hunt e Curtis Whitehead (Forevermore). Entrambi sono musicisti che rispetto e da cui ho imparato. Curtis è anche un mio ex membro della band. Anche il mio buon amico Ludo Ludovic - che si esibisce con la band di Lenny Kravitz - suona la tromba nel brano. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare If Words Were Flowers?
Il disco è per chiunque sia aperto all'ascolto. Penso che tutti abbiamo avuto un'esperienza condivisa. Per necessità, ho fatto qualcosa per sentire dove eravamo, quando mi guardo indietro. La mia speranza è che anche l'ascoltatore possa creare una connessione, e ascoltare anche alcuni di loro stessi.

ZACH ZOYA FT. BENNY ADAM - START OVER

Come è nata Start Over, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?  
Start Over è stato uno sforzo collaborativo. È stata una delle prime volte che costruivo una canzone da zero con i produttori e altri autori presenti nella stanza. Prima di allora, la musica era stata durante un processo molto solitario, in cui dovevo isolarmi per creare qualcosa che sembrasse originale e unico. Questa volta è stato diverso: l'intera crew si è riunita per dare vita a questa idea collettiva. Per una volta, non si trattava di una storia molto specifica e personale che volevo raccontare; si trattava piuttosto di creare uno spazio in cui chiunque potesse ascoltare la propria storia.  

Come descriveresti questa traccia, dal punto di vista musicale?   
Questa canzone è una testimonianza di amore incondizionato. Ha lo scopo di farti ballare, cantare, ridere e sorridere con la persona o e persone che ami. Vuole riportare un po' di energia estiva nella vita delle persone ora che le foglie hanno iniziato a cadere qui in Canada! 

Zach Zoya @ Drowster

DROWSTER

Parlaci del video: dove è stato girato e con chi hai lavorato?  
Abbiamo raggiunto gli studi La Cour Des Grands con cui ero molto ansioso di lavorare nell'ultimo anno, per girare il video. È successo tutto molto rapidamente: ho spiegato quello che avevo in mente ai ragazzi e poi abbiamo passato i successivi due o tre giorni per le strade di Montréal ricreando sostanzialmente questi flashback di una relazione tumultuosa e alimentata dalla passione.  

In Start Over collabori con Benny Adam. Come è nato questo featuring? 
Benny è un amico. Abbiamo composto la canzone la prima volta che ci siamo incontrati, se ricordo bene. Inizialmente ero con Ruffsound e Billboard, due dei migliori produttori di Montréal, e per caso lui era lì e quindi così è nata. In realtà abbiamo fatto due o tre brani, quella notte, tutti stupid fire.  

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Start Over? 
Certo che sì, lei lo sa….;)

D SMOKE - WAR & WONDERS

Come è stato creato War & Wonders e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
War & Wonders è nato durante la quarantena e completato nel corso di un anno, con qualche cambiamento. Subito dopo che è stato chiuso tutto, e il nostro tour di Black Habits è stato cancellato, ho iniziato a creare per sfogarmi. La delusione di un tour cancellato mi ha lasciato con due opzioni, continuare a creare o... Continuare a creare! Smettere non mi è mai passato per la mente, nonostante quanto fossi ferito per non essere stato in grado di esibirmi con quelle canzoni. Se Black Habits era una storia di famiglia, War and Wonders è una storia di comunità, che cattura le guerre letterali e personali che affrontiamo come inner city kings. Come nel primo progetto, ho parlato di amore, di dolore, di street shit, e ci ho buttato un po' di saggezza dentro. Nel complesso, mi sono spinto a mostrare una crescita su questo aspetto, e con l'aiuto di alcuni produttori e musicisti, sono fiducioso che ci siamo riusciti. 

Come descriveresti l'album, dal punto di vista musicale? 
War & Wonders è stato creato principalmente in casa, con i produttori chiave che inviavano beat e io che registravo me stesso. Ho contattato gli stessi produttori del primo progetto: DK the Punisher, Seige Monstracity, J. Pounds, Larrance of 1500. Ne ho arruolati anche di nuovi: Marlon Barrows, Andre Harris, Jairus Mozee, Ali Prawl, Cardiak. Verso la fine del processo creativo, sono passato per studi più grandi per canzoni come Good Thing, War & Wonders, Mind My Business e Say Go. Marlon with the glasses è stata la chiave per mettere insieme il progetto come un intero corpo di lavoro. Durante tutto il mio processo creativo mi consulto con il mio manager e mentore DJ Shanxx, che mi aiuta a curare album che siano davvero un'esperienza. Siamo entrambi così appassionati della musica che a volte ci sbattiamo la testa, ma produce sempre il miglior risultato.

D Smoke@ Teron Beal

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare?
La canzone Good Thing ha un retroscena interessante. Recentemente mi sono sposato, ed è stata una cosa un po ‘difficile da pianificare durante una pandemia, e non sono state invitate molte persone che avremmo invitato in circostanze normali. Ovviamente c’era gente arrabbiata e alcuni hanno addirittura detto che non eravamo più amici. La mia nuova moglie ed io stavamo discutendo della natura fragile di alcune amicizie e siamo giunti alla conclusione che le relazioni, come tutto il resto, si evolvono. E forse è una "cosa buona" quando finiscono. Dopo averne parlato, ho fatto un pisolino e mi sono svegliato con l'idea della canzone. Il giorno dopo, ho contattato Ty Dolla Sign e gli ho parlato del concetto e lui ha immediatamente accettato di farlo. Nel giro di una settimana, eravamo in studio e stava aggiungendo la sua salsa speciale al concetto ispirato alla vita.

In Let Go, canti insieme a tuo fratello minore, SiR. Com'è stata questa collaborazione familiare, soprattutto su un argomento così importante? Puoi dirci un po' come è nata e l'impatto che ne è derivato? 
La canzone Let Go con mio fratello SiR è stata la canzone pubblicata più velocemente sia nella storia della mia carriera e, credo, anche per la mia compagnia partner di distribuzione Empire. Ero in studio con Larrance e Q From 1500 quando ho ricevuto la notizia che George Floyd era stato ucciso. Proprio allora, ho deciso di scrivere riguardo a come mi sentivo. SiR non c'era, ma gli ho chiesto di fermarsi dopo che mi è venuta l'idea. Nel giro di mezz'ora mi ha mandato l'hook, e alla fine della giornata erano già state registrate tre strofe e l'hook. Ho parlato al telefono con Jentry dell'Empire e gli ho detto che Let Go doveva uscire immediatamente. Nel giro di altre 24 ore era già su tutte le piattaforme di streaming, parlando del problema in questione. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare War & Wonders? 
Dedico War & Wonders ai giovani di Inglewood. Hanno bisogno di essere notati, identificati e ispirati per poter navigare nel loro mondo con saggezza e sicurezza.

JOAN AS A POLICE WOMAN - TAKE ME TO YOUR LEADER

Take Me To Your Leader sarà incluso nel tuo prossimo LP, The Solution Is Restless. Puoi dirci di più su questo nuovo progetto, e cosa significa per te e per la tua traiettoria artistica? 
La collaborazione è sempre stata importante per me. Con ogni disco che pubblico è vitale per me espandere il mio panorama musicale. The Solution Is Restless mi porta nei luoghi in cui avevo bisogno di essere, alla musica che avevo bisogno di fare. Il titolo stesso riflette il costante movimento verso di più: più vita, più amore, più musica, più punti di vista. Take Me To Your Leader è una canzone che ho scritto per Jacinda Ardern, la premier della Nuova Zelanda, mentre la guardavo affrontare la pandemia con grazia e avendo cura della popolazione del suo paese. 

Come descriveresti l'LP, dal punto di vista  musicale? Un disco di canzoni profonde e personali avvolte in un universo espansivo e pieno di sentimento. Ascolterai influenze globali e testi appassionati e potresti anche voler ballare.

Joan As a Police Woman @ Lindsey Burns

Com'è nato il rapporto con Tony Allen e Dave Okumu? 
All'inizio del 2019 ho incontrato Tony Allen, maestro batterista e creatore del genere AfroBeat con Fela Kuti. Ho organizzato una sessione di registrazione con lui e il bassista/chitarrista Dave Okumu a Parigi nel corso dell'anno per fare una jam. Quando è avvenuto il lockdown, ho avuto il tempo di scrivere canzoni usando le tracce come base. 

A marzo potremo finalmente vederti dal vivo qui in Italia! Puoi dirci cosa ci aspetta? 
Sarà uno show favoloso! So che vuoi più dettagli di così…. Ci saranno tre musicisti con me: Parker Kindred alla batteria, Benjamin Lazar Davis al basso ed Eric Lane alle tastiere. Suonerò la chitarra, le tastiere, il violino e canterò. Faremo brani dal nuovo album e canzoni dal mio intero repertorio. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare The Solution is Restless? 
La teoria quantistica ci ha mostrato che gli atomi si comportano in due modi diversi contemporaneamente. La scienza, che sembra scolpita nella pietra, essenzialmente si muove e cambia continuamente. Vedo che questo corrisponde all'idea che non esiste mai UNA soluzione per risolvere qualsiasi cosa. La rigidità è un punto fermo. La flessibilità lascia spazio alla comunicazione, alla collaborazione e alle varie soluzioni. Dedico questo disco ad addolcire il pensiero in bianco e nero. Per me, tutte le varie sfumature di grigio sono il luogo in cui risiedono la bellezza e la sensualità.

SUHN - TWENTIES

Com'è nata Twenties, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Stavo facendo beat da tutto il giorno e ho creato questa linea di basso: non avevo un progetto iniziamente per questa traccia, così ho iniziato a buttare giù un po' di idee. Mentre creavo il ritmo il tutto ha preso forma un po' alla volta, fino a quando è nata Twenties.

Come descriveresti questa traccia, musicalmente parlando?
La considero una hype song: ti fa entrare in quella attitudine che ti fa dire: “do it” o “go for it!”.

Suhn - Tinashe Gakaka

Qual è la storia della traccia?
Sostanzialmente Twenties parla degli obiettivi che voglio raggiungere nei prossimi anni, e di quali sono i miei piani futuri.

Dicci di più di questo bellissimo video: dove è stato girato e con chi hai lavorato per realizzarlo? 
Abbiamo realizzato in uno studio visivo locale il video, che è stato girato da Rowanin. Inizialmente stavamo facendo un servizio fotografico, e abbiamo messo su la canzone mentre facevamo lo shooting. Non era una cosa pianificata: Rowan ha tirato fuori la telecamera e ha iniziato a filmare. Il giorno successivo, mi ha mostrato cosa aveva creato: l'abbiamo pubblicato ed è così che Twenties ha visto la luce. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Twenties? 
Twenties è dedicata a tutti coloro che hanno grandi sogni.

ALISSIC - PIANO

Com'è nata Piano, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Piano è stata creata nella mia cucina, con mio marito e il mio produttore. In quel momento stavo attraversando un periodo difficile, ed è stato un enorme sollievo per me scrivere questa canzone. Mi ha anche mostrato, per la prima volta, quanto sia importante esprimere i miei sentimenti attraverso la mia arte. 

Come descriveresti questa traccia, musicalmente parlando? 
Volevo fare qualcosa di molto pop anni 2000 ma che fosse anche un po' oscuro: la linea di basso e alcune doppie voci sono di un Barbershop Quartet, che dovrebbero essere rane che cantano. L'intera canzone è stata scritta per adattarsi alla mia idea di video musicale: ad esempio, il middle eight è un breve assolo di chitarra che è stato suonato appositamente dal mio chitarrista Zé, uno dei miei amici rana.

Alissic @ Michelle Helena Janssen

Qual è la storia della traccia?
Questa canzone parla di vedere le persone che ami farsi del male. Sento che questo è un argomento di cui non si parla molto spesso; quando ti senti impotente, perché non puoi fare altro che sperare che l'altra persona trovi la via d'uscita. È abbastanza emozionante per me, perché ogni volta che l'ascolto mi sento come se fossi finalmente ascoltata.

Dicci di più di questo bellissimo video: dove è stato girato e con chi hai lavorato per realizzarlo? 
È stato girato a Londra, ho scritto e disegnato lo storyboard per il video e l'ho diretto insieme a mio marito Oli Sykes: è stato prodotto da Craig Dixon e Nathalie Pitter è la direttrice di produzione.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Piano? 
Lo voglio dedicare a chiunque voglia essere ascoltato e visto: tu sei importante. ♥

MATILDE DAVOLI - IL CORAGGIO DI PROVARE

Come è nato Il coraggio di provare e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Come tutte le cose più belle, la canzone è frutto di una bellissima amicizia ed è nata dallo scambio musicale con il mio carissimo amico Gigi Chord, musicista di grande talento e senza il quale non potrei suonare i miei dischi dal vivo. Tutto è partito da un suo loop musicale, voleva che lo aiutassi a dargli una struttura, un senso compiuto, un anima e così è stato. Appena l’ho ascoltato ho subito pensato di cantarla in italiano. Mi sono sorpresa io per prima nel pensare una cosa del genere, io, che ho sempre cantato in inglese e mai avrei pensato di scrivere un testo in italiano. Ma quella piccola bozza sintetizzava magistralmente quella stupenda Italia degli anni Sessanta e Settanta, che mi porto gelosamente dentro al cuore. E così, dopo averle dato una forma e una voce, l’ abbiamo suonata insieme e cesellata in ogni suo singolo momento. Per me rappresenta un passaggio artistico nuovo e unico. Mi sono sentita per la prima volta totalmente nuda e vulnerabile. Avevo una paura matta per questa canzone, che non piacesse a nessuno o che addirittura qualcuno potesse trovarla stupida o banale. Per fortuna non è andata affatto così… almeno fino ad ora! 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti la canzone? 
Gli echi di Battisti credo siano espliciti, le suggestioni sonore che portano il suo nome sono forti. Mi piace paragonarla come a un oceano che non è mai calmo ma sempre inquieto, sempre pronto a sfogarsi in una tempesta. Ed è una tempesta sonora in questo caso, che mi circonda e mi trasporta verso emozioni nascoste. E io amo le tempeste sonore, amo quel famoso “wall of sound” creato da Phil Spector.

Matilde Davoli @ Charlie Davoli

Qual è la storia della traccia? 
Non c’è una storia precisa. Il brano non racconta un avvenimento specifico ma parla delle emozioni provate in seguito a un’esperienza vissuta. Mi piaceva l’idea di scrivere qualcosa che potesse appartenere e coinvolgere tutti senza descrivere nulla di specifico. Il testo si adatta a mille situazioni ed emozioni diverse ed ognuno le può interpretare come vuole facendole sue. 

Ci racconti qualcosa di questo bellissimo video? 
Mi sono commossa quando ho visto il video finito per la prima volta. Niccolò è riuscito a dare un senso speciale al mio testo super ermetico. Proprio quello che dicevo prima, ognuno può cogliere da questo brano quello che più lo emoziona. All’inizio abbiamo parlato tanto di questa canzone: di quello che ho provato io quando l’ho scritta e di quello che lui ha visto mentre l’ascoltava. Dopo qualche giorno mi ha chiamato al telefono raccontandomi la dolcissima storia che potete vedere nel video, descrivendomela nei minimi dettagli, come se l’avesse già girata. Mi sono davvero emozionata quando mi ha detto che sua nonna sarebbe stata la protagonista. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Il coraggio di provare? 
Io vorrei davvero dedicare questa canzone a tutti noi. Tutti nella vita abbiamo bisogno di trovare il coraggio di provare a fare qualcosa, specialmente per noi stessi. Le nostre paure e le nostre emozioni soffocano quella forza nascosta in ognuno di noi capace di cambiare le cose, il mondo che ci circonda, la nostra vita. Non dobbiamo scordarlo mai, quel coraggio ce l’abbiamo tutti, dentro, bisogna solo lasciarlo fare.

BEBA - CRISALIDE

Come è nato Crisalide e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Crisalide ha preso forma nel periodo subito dopo il lockdown, quando finalmente sono potuta tornare in studio e a respirare la vita di prima. Avevo intenzione di pubblicare un album già da diverso tempo: il mio pubblico lo chiedeva ed io ero pronta, ma sono contenta di essere stata costretta ad aspettare. Ho avuto il tempo necessario per fare chiarezza sulla direzione da prendere e sul tipo di artista che volevo essere. Quindi Crisalide per me rappresenta un nuovo inizio, una nuova me più consapevole che non teme di rivelarsi in tutte le sue fragilità, perché è l’unico modo per essere autentica. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti l'album? 
È un album con sonorità decise che spazia dal melodico all’urban. Ho voluto sperimentare moltissimo perché per me era necessario allontanarmi dalla categorizzazione limitante di “rapper”, nonostante io sia molto fedele alle mie radici e quindi le mantenga nella maggior parte dei brani.

Beba @ Mattia Guolo

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare?
Chiara è il mio pezzo preferito dell’album, ed è anche il primo che ho scritto. È un elogio a quella amicizia che vivi una volta nella vita, come il primo amore. Nonostante si vivano moltissime altre amicizie, quella che ti ha visto crescere e con cui hai condiviso le prime esperienze e le prime battaglie manterrà sempre una magia tutta sua. E quando la perdi non puoi riviverla. Io l’ho persa, e Chiara parla di questo. È una lettera scritta e mai inviata ad una persona con cui non parlo da anni, ma che è sempre nel mio cuore. Questo album non mi avrebbe raccontato del tutto se non ci fosse stata anche lei. 

Ci racconti del featuring con Myss Keta? Come è stato collaborare con la Myss? 
Io e Myss ci siamo conosciute a Milano ed è da subito nata una grande amicizia! Collaborare con lei era assolutamente uno degli obiettivi della mia carriera, la stimo come donna e come artista.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Crisalide? 
Crisalide la dedico alla me bambina con il sogno di fare un album e a tutti coloro che mi hanno aiutato a crescere e a realizzarlo.

JIMMY SAX - JIMMY

Come è nato Jimmy, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Questo disco è più di un semplice album di un sassofonista: io mi considero un compositore, un musicista, un produttore. Non voglio essere visto solo come un sassofonista. Questo non sono io, sono molto di più. E con questo approccio sono libero di fare tutto ciò che voglio! 

Come descriveresti questo nuovo LP, dal punto di vista musicale? 
È un viaggio! C'è un po' di elettronica, un po' di pop; ci sono molti sentimenti come gioia, tristezza, malinconia, speranza... This is life! 

Jimmy Sax @ Antoine Verglas

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
La canzone Supreme Circle inizia con un campione del battito del cuore di mio figlio quando era dentro la pancia di sua madre: in quel momento volevamo che il genere fosse una sorpresa, e non sapevamo se sarebbe stato un maschio o una femmina! Nella canzone dico Charlie - nome femminile - e Cesar - nome maschile… Oggi sappiamo che è Cesar, ha nove mesi ed è in perfetta salute! 

Per la realizzazione di Jimmy, con chi (e come) hai collaborato? 
Come ho detto prima questo album è un viaggio, ma lo è stato anche per me.. Contiene una canzone che ho composto anni fa come No Man No Cry, e poi Time, Mama, Life. Inoltre, ci sono nuove vibe più electro, che ho provato a Napoli con due grandi produttori come Dat Boi Dee e Paci Ciotola. Per me, è stato qualcosa di diverso lasciare che le persone "toccassero" la mia musica. Io però personalmente credo che da soli si va veloci, ma in squadra si va lontano! I mastering sono stati curati dall'unico e solo Peppe Folliero. L'etichetta Wonder è di proprietà del mio manager che voglio ringraziare per tutto l'incredibile lavoro che ha svolto, mentre la distribuzione dell'album è di Warner Music.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Jimmy? 
Sono un vero e proprio family guy: quindi lo vorrei dedicare a mia moglie, mio ​​figlio, mio ​​fratello e le mie sorelle, a mia mamma e ovviamente molto a mio padre, che è venuto a mancare durante la realizzazione dell'album.

KEVIN SAUNDERSON AKA E-DANCER - RE:GENERATE

Com'è nato Re:Generate, e cosa significa per te?
Si tratta di una release che mostra la longevità della mia eredità, e di quanti produttori diversi siano stati ispirati dal mio lavoro. È una cosa incredibile che accada dopo così tanti anni: una cosa che davvero non ti aspetti all'inizio della tua carriera!

Musicalmente parlando, come descriveresti Re:Generate?
È techno, vista dagli occhi di artisti successivi alla nascita del genere, che hanno avuto la possibilità di lasciare la loro impronta sulla base della mia musica originale. Un'estensione di ciò che ho iniziato e di come loro lo vedono. Il remix di Warp di Len Faki è uno dei miei preferiti, insieme a quello di World Of Deep realizzato da Adam Beyer, e Pump The Move di Bart Skils.

Kevin Saunderson @ Tafari K. Stevenson-Howard

Tafari K. Stevenson-Howard

La release è stata pubblicata da Drumcode, l'etichetta di Adam Beyer. Come è nato questo crossover? 
Abbiamo parlato a lungo io e Adam di una collaborazione, e visto che eravamo nel pieno di una pandemia globale e avevamo più tempo a disposizione, l'ho chiamato per vedere se voleva lavorare insieme a me in qualche modo. Inizialmente avremmo dovuto fare una semplice collaborazione, ma mi ha mandato un edit che Whebba aveva fatto di Velocity Funk di E-Dancer. Abbiamo quindi deciso di fare un album di remix perché era perfetto.

Da DJ Bone a Special Request, Re:Generate include un'ampia e variegata gamma di artisti. Qual è il leitmotiv che lega gli artisti coinvolti? 
Innanzitutto dovevano essere tutti artisti ispirati dalla mia musica. Poi volevamo trovare un equilibrio tra artisti di Detroit e americani e artisti europei, e includere persone che stanno “spaccando” attualmente. Una combinazione di dove si trova la techno oggi, pur continuando a educare le persone sulle origini black di questa musica. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Re:Generate? 
Mi piacerebbe dedicarlo a tutti i fan della techno, passati, presenti e futuri, affinché si possa continuare a mantenere viva l'eredità di questa musica per molti anni a venire.

MECNA • COCO - BROMANCE

Come è nato Bromance, e cosa rappresenta per voi e per il vostro percorso artistico? 
(Mecna) Aver trovato qualcuno che ha la stessa mia visione della musica, di ciò che deve rappresentare, per me è essenziale. A livello di creazione per me è stato un momento importante, perché c’è stato davvero uno scambio. Lo si dice sempre del disco appena fatto, ma sono molto, molto soddisfatto.

Come descrivereste Bromance, dal punto di vista musicale? 
(CoCo) Sicuramente è un excursus nei nostri mondi. C’è un po’ tutto quello che ci piace, quello che ci accomuna e che ci muove. Tocca diverse sonorità, influenze e mix: dall’urban all’r&b, passando per il neo-soul, il pop e anche l’hip hop classico, come piace a noi. C’è un po’ tutto il nostro mondo
(Mecna)Esatto, è un po’ una versione 2.0 della nostra musica.

Mecna • CoCo @ Pietro Cocco

C'è una traccia con una bella storia da raccontare?
Non su una traccia in sé, più sul metodo di lavoro a 4 mani: siamo andati in Toscana per la realizzazione del disco, e prima di iniziare pensavamo l'un l'altro di essere dei tiratardi. Invece abbiamo scoperto di essere dei gran stakanovisti. Entrambi alle undici eravamo già a letto, e ci ritrovavamo puntualmente alle sette del mattino già in studio a registrare. :)

Con chi avete collaborato per la realizzazione della disco? 
In Bromance ci sono tutti i produttori con cui ormai lavoriamo da anni: Lvnar, Seife, Geeno, Sick Luke, Alessandro Cianci, Pierfrancesco Pasini, e il giovane Kina. 

C’è qualcuno a cui vorreste dedicare Bromance? 
Non vale dire a vicenda, vero? Direi che lo dedichiamo a tutte le persone che si rispecchiano in queste canzoni e che si rispecchiano in questo modo di vedere la musica. Quindi ai nostri fan!

KAZE - AILLEURS

Come è nato Ailleurs e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Un mio caro amico sostiene che si vivono tre vite. E tra la fine di una e l’inizio dell’altra c’è sempre un evento importante, uno di quelli che ti segna e rimane indelebile. Ecco, Ailleurs è l’inizio della mia terza vita, quella in cui scelgo di lasciarmi alle spalle le strade intraprese per forza di cose, perché non si può fare altrimenti. Nelle mie “vite precedenti” ho imparato che sì, la vita è dura, ma mai come vedere i propri sogni morire lentamente dentro il famoso cassetto. Ailleurs in francese vuol dire “altrove” ed è il mio pane quotidiano. Lo è da quando ero bambina, quando dall’ospedale in cui sono nata, in Kenya, sono stata riportata nel mio paese d’origine, il Burundi, quando mi è stato detto che ci saremmo trasferiti in Italia, quando mi hanno comunicato che ero stata accettata all’Università La Sapienza e quando mi hanno detto che avrebbero voluto vedermi per un colloquio conoscitivo a Milano. Direi quindi che Ailleurs è semplicemente un nuovo inizio in un posto nuovo, come al solito. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti Ailleurs? 
Dal punto di vista musicale è una piccola presentazione di me. C’è Lasciami, che è un pezzo pop che nelle sonorità presenta la mia parte più leggera e gioiosa; e poi c’è Non c’è spazio per le foto, che racchiude il mio amore per l’R&B dei primi anni 2000 e si trasforma per adeguarsi ai tempi nostri. Nonostante siano due pezzi profondamente diversi tra loro, credo che siano uniti dalla scrittura, che riguarda un argomento comune, ossia le “tentate relazioni”. In Lasciami la relazione è più esplosiva ma è di quelle in cui, nonostante la passione e la chimica siano palesi, tutto sembra indicare una fine poco felice; in Non c’è spazio per le foto racconto una relazione più intima, che si inserisce in un contesto in cui due persone provano a impegnarsi, ma una delle due non è coinvolta quanto l’altra, e questo costringe la prima ad andarsene. Quindi la soluzione a entrambe le situazioni è semplicemente fuggire “altrove”, che a seconda dei casi può voler dire verso qualcun altro o verso sé stessi. Per me i due pezzi hanno un ordine strettamente cronologico: sono stata prima la ragazza di Lasciami, quella convinta di dover lottare contro il destino, gli dei, l’universo e anche sé stessa per poter stare con la persona desiderata; dal fallimento di questa impresa sono diventata la donna di Non c’è spazio per le foto, ho iniziato a riconoscere i segnali delle mancanze di rispetto, di attenzioni, di tempo delle persone non interessate a costruire con me. Allora ho fatto un enorme passo verso me stessa, mi sono abbracciata e mi sono portata via da tutte le situazioni che mi toglievano energie ed autostima.

KAZE @ Alek Pierre

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione della release? 
La parte più bella di Ailleurs sono state proprio le collaborazioni. Venendo dal mio salotto, dove scrivevo e registravo le canzoni sui type beat da sola, è stato meraviglioso entrare in studio e conoscere una marea di persone unite dalla voglia di rendere le mie piccole canzoni qualcosa di musicalmente bello e riproducibile. La produzione di Lasciami è di Adel, che si è trovato una versione del pezzo ai limiti di una ballad e mi ha detto “l’ho fatta un po’ uptempo”. Al primo ascolto della produzione sono impazzita. Essendo anche un bravissimo autore mi ha aiutata a sistemare parti di testo e a renderle più scorrevoli. A completare il tutto, delle meravigliose chitarre e un sax pazzesco registrato con precisione dieci minuti prima della chiusura dello studio. Non c’è spazio per le foto prende vita nello studio di Tommaso Colliva. Fin da subito mi sono sentita a mio agio, ascoltata e capita. Si è creato un ambiente più simile a una famiglia che a uno studio. Insieme a musicisti stupendi è riuscito a dare risalto alla mia voce e alle parti del brano in francese a cui sono particolarmente legata. Per la copertina ho avuto l’opportunità di coinvolgere mia sorella. Ho sempre adorato i suoi disegni e il suo stile. Nessuno mi conosce come lei e ha saputo racchiudere in un disegno tutto ciò che ho scritto nei brani e che rappresentano per me. Per lo shooting ho avuto la fortuna di lavorare con un team d’eccellenza, dallo stylist Fabrizio Talia, con cui è stato un onore collaborare, al fotografo Alek Pierre, che mi ha permesso di riscoprire me stessa perché ha catturato molto più della mia immagine. Per tutto quello che riguarda l’uscita, l’organizzazione e il mantenimento della mia sanità mentale, devo ringraziare il mio management, che ha curato ogni dettaglio senza mai permettermi di sentirmi sola in questo grande salto. 

Ailleurs esce per la mitica Island Records. Cosa significa per te questo riconoscimento da parte di una realtà così prestigiosa? 
La prima volta che Island ha attirato la mia attenzione avevo 19/20 anni. Guardavo la loro pagina Instagram e desideravo avvicinarmi anche solo geograficamente a una delle loro sedi. Vorrei tornare indietro e dire a quella Paola, che non si sente ancora Kaze, che tra qualche anno firmerà con loro. Island è molto più di quanto mi aspettassi. Stavo dando il massimo e speravo di poter uscire il prima possibile. Scrivevo giorno e notte e cercavo di imparare da qualunque artista incontrassi. Avevo grandi aspirazioni ma poche aspettative e di certo fra queste non c’era Island. Firmare con loro è stata un’enorme conferma e un’enorme scommessa che spero di vincere. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Ailleurs? 
C’è un sacco di gente a cui vorrei dedicare Ailleurs e che probabilmente neanche se lo immagina. Ho sempre pensato che nulla fosse casuale. E in questo percorso ci sono persone che mi hanno dato fiducia senza conoscermi, che mi hanno dato quel minuto in più, che mi hanno ascoltata anche quando non sapevo bene come dire le cose e che hanno sentito i pezzi agli albori. Ci sono i colleghi che mi hanno concesso cambi turni, i datori di lavoro che mi hanno dato le ferie nei giorni giusti, il mio vocal coach che, quando ancora non sapeva nulla di me, ha accettato di lavorare insieme nonostante fosse in vacanza, un casting director che mi ha detto sì e anche tutti quelli che mi hanno detto no. Tutti i sì mi hanno permesso di correre e i no mi hanno dato la voglia di volare. Poi ovviamente ci sono le mie persone: in primis mia madre e mia sorella, che mi hanno sostenuta come due enormi pilastri, mio padre, che purtroppo non è più fisicamente con me ma che sento dentro ogni giorno, e i miei amici più cari, che sono pochi ma estremamente buoni, e che mi hanno risollevata più e più volte senza mai chiedere nulla in cambio.

CHARITY CHILDREN - ALMOST YOUNG

Come è nato Almost Young, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
(Elliott) Questo è il nostro terzo album e sarà l'ultimo, almeno per il prossimo futuro. Più che per gli altri, abbiamo vissuto una vera compulsione a fare Almost Young e sembra un finale molto significativo per il nostro viaggio di dieci anni facendo musica insieme a Berlino. Almost Young sembra si discosti dai nostri album precedenti, artisticamente parlando. Il cambiamento nel nostro sound e nella nostra estetica non è stato necessariamente intenzionale, ma semplicemente un riflesso dei diversi posti in cui siamo nelle nostre vite, i nostri gusti che cambiano e il modo in cui l'album è stato prodotto. Abbiamo cinque anni in più rispetto all'ultima volta che abbiamo fatto musica insieme: siamo persone diverse, nel bene e nel male. In questo lasso di tempo abbiamo avuto il cuore spezzato numerose volte, abbiamo perso i nostri cari, abbiamo stretto amicizie incredibili, siamo stati ispirati da cose nuove. Come per tutti, la vita non smette di evolversi - il cambiamento è inevitabile - quindi sarebbe artisticamente disonesto non permettere alla nostra musica di cambiare con noi. 
(Chloë) Due anni dopo che ci siamo lasciati romanticamente e abbiamo annunciato che la band era "in pausa",  abbiamo deciso che non poteva essere il nostro ultimo addio musicale il punto dove avevamo lasciato il progetto. Così abbiamo deciso di ricominciare a scrivere, per vedere come sarebbe stato. Immagino che fosse la nostra versione della terapia relazionale e l'unico modo in cui sapevamo farlo era attraverso la musica. L'album ha davvero smussato il processo di rottura, e ha reso pacificamente ovvio il fatto che i nostri giorni romantici erano finiti. Abbiamo iniziato a lavorare con un nostro amico, Wouter Rentema, per iniziare a produrre solo un paio di canzoni. Elliott ed io siamo stati poi, follemente, coinvolti in un incidente d'auto insieme: l'autista del nostro Uber si è addormentato al volante e si è schiantato, ma la buona notizia è che siamo sopravvissuti per raccontarne la storia. Ricordo che ci abbracciavamo in mezzo alla strada nelle prime ore di una nebbiosa domenica mattina, senza nessuno intorno e un'auto in fumo dietro di noi. Elliott mi ha guardato e mi ha detto: "vivremo". E ahimè, eccoci qui... È stato allora, per me personalmente, che ho capito che dovevamo celebrare la vita insieme. Questo album significa questo per me. Per noi questo è l'album di cui siamo più orgogliosi. Come tutti i nostri dischi, il sottotesto è molto personale, ma che ci crediate o no, l'album è un viaggio dentro e fuori le altre relazioni, si potrebbe dire che è un libro di cucina pieno di ricette musicali per vari amici, amanti, consigli che auguriamo potremmo fare a noi stessi, un tributo a quelli che sono andati ma non dimenticati e, naturalmente, ci sono un paio di canzoni dedicati all'una e all'altro. 

Come descrivereste questo progetto, dal punto di vista musicale? 
(Elliott) Immagino che sia una specie di pop eclettico. Esagerato spudoratamente su un brano, poi delicato e preciso nel successivo. Spesso appariscente, a volte timido. Ironico, poi insensato, poi disperatamente serio. Ci piace fare album che riflettano lo spettro delle nostre esperienze e di certo non siamo persone definite da uno stato d'animo. Nessuno lo è. Almost Young cerca di abbracciare la bipolarità della propria esistenza. 
(Chloë) Almost Young si discosta enormemente dal nostro vecchio sound, spero e penso in senso positivo. Al centro del fatto che io e Elliott facciamo musica insieme, c'è sempre un forte senso di narrazione attraverso i testi e l'interpretazione, che probabilmente ha qualcosa a che fare con il fatto che siamo anche entrambi registi. Entrambi abbiamo gusti musicali e modi di scrivere molto diversi, il che credo abbia portato a un album piuttosto eclettico. Tendo a scrivere testi tragici, e sebbene Elliott scriva di temi simili, trova sempre un modo per portare umorismo e irriverenza nei suoi testi, che è qualcosa che ammiro e amo davvero di lui. Penso che con le canzoni che abbiamo scritto insieme nell'album, puoi sentire i nostri due stili diversi in campo - come Lennon e McCartney... Forse un po' pretenzioso e inverosimile? Sì. Direi che io sono più Lennon: Elliott si arrabbia sempre per fare quel paragone tra l'altro, e lo dico solo per farlo infuriare davvero.

Charity Children @ Caroline Mackintosh

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare?
(Elliott) Il primo singolo e l'ultima traccia dell'album, We Loved, è un duetto che abbiamo scritto insieme sulla nostra rottura. L'abbiamo scritto anni dopo che ci fossimo lasciati, quindi ci siamo arrivati ​​con una prospettiva diversa, probabilmente più positiva, di quella che avremmo avuto se l'avessimo scritta a caldo. Quando riflettiamo sulle relazioni interrotte, spesso diciamo mestamente che ''non ha funzionato''. We Loved mette in dubbio la natura imperfetta di questa frase così comune. In ogni caso, cosa significa "risolvere" una relazione? Quando due persone condividono un amore significativo, questo viene automaticamente invalidato quando finisce, come la maggior parte delle cose? Sicuramente no.  Prima è funzionato, poi non più... ma a comunque è funzionato. La canzone è ispirata dalla fine della nostra relazione romantica e dalla nostra decisione finale, a volte formidabile, di non piangere ciò che abbiamo perso, ma di celebrare ciò che abbiamo avuto. 
(Chloë) Give Us The Pleasure That Comes With Sleep Then è una canzone sulla fine del mondo, per quanto riguarda il cambiamento climatico, la negligenza, il consumo eccessivo, le scelte sbagliate e le persone che generalmente trattano le cose che amano con poco o nessun rispetto. Sono stata ispirata a scrivere questa canzone dopo aver visto Melancholia. L'ultima scena - spoiler alert! - in cui la terra sta per scontrarsi con un altro pianeta: beh, sì, questa è l'ambientazione in cui ho immaginato la canzone. Ho scritto la canzone perché mi sentivo depressa per tutto. Ero sopraffatta e avevo voglia di sdraiarmi per l'eternità. Questa canzone è stata scritta nella speranza che le persone non facciano la stessa cosa, che non si arrendano, perché tutti noi possiamo preoccuparci di più di ciò e di chi li circonda, anche quando sembra che il mondo stia finendo. Oh aspetta, ho appena riletto la domanda. Questa doveva essere una "bella" storia da raccontare. Acc! Beh, immagino di non essere così brava a scrivere canzoni felici...

Per questo LP, con chi (e come) avete collaborato?
(Elliott)  Questo è il nostro primo album in "studio". In passato eravamo principalmente una band dal vivo che scriveva canzoni, le eseguiva dal vivo centinaia di volte, e poi andava in studio per registrare qualcosa che era già stato quasi completamente sviluppato. Questa volta siamo entrati in studio con solo una raccolta di testi e melodie: 14 canzoni che sapevamo di voler produrre ma senza molte nozioni preconcette su come sarebbero dovuto suonare. Ci siamo sentiti molto più liberi di sperimentare e sviluppare un suono che fosse distaccato da qualsiasi considerazione su come sarebbe dovuto suonare dal vivo. Guidati dai fantastici produttori Wouter Rentema e Koen-Willem Toering, il processo è sembrato più esaltante perché stavamo inventando mentre procedevamo, in contrasto con le pressioni di cercare di catturare qualcosa che era già stato inventato. 

C'è qualcuno a cui dedicheresti Almost Young?
(Elliott) Sebbene molte delle canzoni siano scritte su amici e amanti che abbiamo incontrato lungo la strada, l'album è principalmente dedicato a mia madre che è venuta a mancare in un incidente in barca nel 2017. Quando perdi qualcuno di così essenziale nella tua vita, senza la possibilità di dire addio, ti rimane un peso di sentimenti non detti e inespressi che ti trascineranno a fondo, a meno che tu non abbia un posto dove metterli. Non stavo cercando una conclusione, qualcosa che spesso sento impossibile in questa realtà, ma ho cantato una vecchia canzone dei Charity Children al funerale della mamma e mi ha aiutato a capire che la musica era probabilmente il modo più sincero per dedicare qualcosa alla sua memoria. La canzone Emerald City è l'unica traccia dell'album che affronta direttamente questa perdita.

ARTBAT - FLAME

Come è nata Flame, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
Flame è una rinascita, una traccia epica che ti entra dentro e ti fa sentire emozioni. È il giusto equilibrio tra techno, house e trance, proprio come piace a noi. Si tratta di uno sviluppo e un raggiungimento di una nuova fase della nostra carriera: quello che ci aspetta non lo sappiamo, purtroppo non si può prevedere il futuro!

Come descrivereste Flame, dal punto di vista musicale? 
Flame è una traccia drammatica ed emozionante, piena di molti momenti profondi, che ti permettono di respirare e di elaborare il tutto. Per poi lasciarti semplicemente ballare e cadere in picchiata mentre il ritmo scema. 

Artbat @ Marina Yarovaya

Con chi (e come) avete collaborato per questa uscita? 
Le voci originali sono di Bryan Ferry, mentre l'artwork della copertina è opera di un ragazzo davvero talentuoso, che si chiama Cal Bain.

Avete appena lanciato la vostra etichetta, UPPERGROUND. Diteci di più su questo nuovo progetto, quali sono i vostri piani al riguardo? 
UPPERGROUND è una piattaforma per la creatività collaborativa: è uno spazio per la buona musica, che tocca la tua anima. Il nome UPPERGROUND deriva da uno dei nostri dischi precedenti. Quell'uscita, edita da Diynamic Music, per noi è stata davvero la svolta, quindi abbiamo pensato che, poiché segnava un punto molto importante nella nostra carriera, avrebbe dovuto segnare anche il prossimo. Non avremmo potuto trovare un nome migliore per dare il via a questo nuovo capitolo. Inoltre, non solo possiamo pubblicare la nostra musica e il nostro merch, presentandolo esattamente nel modo in cui vogliamo, ma ci dà anche l'opportunità di pubblicare altri artisti e presentarli ai nostri fan. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Flame? 
Sicuramente lo vogliamo dedicare ai nostri fan e alla nostra famiglia: senza il loro supporto e la loro passione, non saremmo in grado di raggiungere i nostri sogni e obiettivi.

THEMBA - MODERN AFRICA

Come è nata Modern Africa e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Ho realizzato l'album mentre vivevo a Ibiza per l'estate, quindi è stato realizzato tra Ibiza e casa. Ero molto ispirato dall'isola e volevo fare qualcosa che mostrasse al mondo la modernità dell'Africa, e mostrare molti dei suoni con cui sono cresciuto ascoltando. L'album vuole dimostrare che, anche se sono considerato come un dj che fa Techno con influenze africane, sono ancora profondamente radicato all'Africa e all'essere africano.  

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
La domanda a cui l'album risponde è: “Come suonano Fela Kuti, Hugh Masekela e Stimela ai giorni nostri?” Volevo fondere la musica e i suoni con cui sono cresciuto in Africa, con la musica e i suoni che amo e mi piacciono ora. Ecco perché l'ho chiamato Modern Africa.

THEMBA - Press Office Courtesy

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
C'è una traccia chiamata Reflections, che fondamentalmente parla di fare il grande passo per perseguire ciò che sto facendo musicalmente e credere in me stesso per farlo. Entrambe queste cose non sono facili da fare e mi ci è voluta la parte migliore della mia vita per fare un atto di fede e credere nelle mie capacità. 

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di Modern Africa? 
Ho lavorato con cantanti rigorosamente africani, questo è stato molto importante per me. Tutti i cantanti sono persone di cui amo e rispetto l'arte e la voce. C'è Thoko su Reflections, Thakzin su Sound of Freedom, J Something di Mi Casa su Colours, Brenden Praised su Ashamed e Lizwi su Mountain High e Izindlu. Tutta la musica dell'album è stata riprodotta anche dal vivo per dargli un suono vintage e analogico. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Modern Africa? 
Vorrei dedicare l'album a tutti i ragazzini africani che hanno l'ambizione di mostrare la propia arte su una piattaforma globale, che si tratti di musica o altro. Il mondo ci sta cercando per essere autentici con noi stessi e con le nostre origini.

ANNA LEONE - I'VE FELT ALL THESE THINGS

Come è nato I've Felt All These Things, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Questo è il mio album di debutto, quindi è la prima volta che faccio qualcosa del genere. Ho scritto queste canzoni circa due o tre anni fa, perciò pubblicare questo album per me significa sicuramente chiudere un capitolo e iniziarne uno nuovo! Semplicemente la sensazione di aver elaborato le cose e averle viste fino alla fine. Mi piace sentirlo con tutte le mie canzoni prima di iniziare a lavorare su un altro progetto. Dopo che questo album sarà uscito, mi fermerò a pensare a cosa verrà dopo.

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale?
È sicuramente una continuazione del mio EP Wandered Away, per quanto riguarda le tematiche: mi sento ancora mentalmente caotica. Per quanto riguarda la musica, volevo che suonasse davvero alla grande, ma al contempo molto intimo, il che penso sia un contrasto interessante. Mi piace come la chitarra dia questa sensazione molto acustica, ma ci sono tanti tipi di strumenti - synth, percussioni, pianoforte - che elevano delicatamente le canzoni. L'idea era quella di avere sempre la voce in primo piano ma essere comunque in grado di immergersi completamente in una sorta di mondo etereo. Penso che ci siamo riusciti!

Anna Leone @ Marie Vinay

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Non proprio in termini di songwriting, ma Wondering è stata una traccia speciale su cui lavorare in studio. Era la prima canzone che sentivamo rappresentasse l'album. Abbiamo iniziato a sperimentare questo sound davvero aperto con la voce in sottofondo, ed è una cosa che ha ispirato il resto delle canzoni. Ascoltare tutto insieme è stato davvero emozionante; ricordo che ci siamo seduti in studio ad ascoltarlo ancora e ancora. Ricordo di aver mandato un messaggio alla mia famiglia dicendo: "Stiamo facendo qualcosa di veramente magico!" 

Con chi (e come) hai collaborato?
Non c'è nessun featuring nell'album, ma ci sono comunque molte persone coinvolte in termini di produzione. Tutte le canzoni sono state registrate con Paul Butler nel suo studio in California. Eric Jackowitz, Paul Cartwright e Peter Randall hanno aggiunto i loro strumenti e Carl Stoodt ha progettato tutto. Dave Cerminara e Adam Ayan si sono occupati rispettivamente del missaggio e del mastering . 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare  I've Felt All These Things?  
Lo dedicherei a me stessa, ma anche a chi ha attraversato o sta attraversando depressione e ansia, e si sente solo e senza speranza. E a chiunque stia passando per un momento difficile: spero che le mie canzoni possano essere di conforto.

BRADLEY ZERO - RHYTHM SECTION PRESENTS: SHOUTS 2021

Come è nata SHOUTS, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
SHOUTS è stata creata come piattaforma per condividere nuova musica di artisti che ammiriamo su una scala molto più ampia. Come etichetta, stiamo lavorando principalmente con album ed EP, quindi c'è un limite al numero di persone che possiamo pubblicare. SHOUTS è un modo per noi per shout - che letteralmente vuol dire “gridare, fare rumore” - riguardo a una grande selezione di artisti tutti in una volta, mentre piantiamo le basi per future collaborazioni. 

Come descriveresti questa compilation, dal punto di vista musicale? 
Proprio come l'etichetta, il programma radiofonico e gli eventi, la compilation sfugge alla semplice classificazione. C'è jazz, ambient, spoken word, techno, house e suoni più sperimentali come hard drum, FDM e persino Trap alternativa. C'è un filo invisibile che li lega tutti insieme...

Bradley Zero @ Sam Mulvey

Da James Massiah ad Adam Pits, dentro SHOUTS 2021 c'è una vasta e variegata gamma di artisti. Qual è il leitmotiv della release? 
Come può una compilation avere un leitmotiv? Certo, come ho detto c'è un filo invisibile che lega tutto, ma non c'è un tema ricorrente. Ogni traccia esiste come una propria opera d'arte, ma il tutto è maggiore della somma delle sue parti.

SHOUTS 2021 è pubblicato dalla tua etichetta. A parte questa uscita, quali sono i prossimi piani di Rhythm Section?
Abbiamo una seconda metà di 2021 molto impegnativa, perché i progetti nati nella pandemia vedranno la luce. Stiamo lavorando con la producer milanese Paula Tape su un nuovo EP chiamato Astro Turismo, abbiamo un nuovo LP Jazz Fusion del Vels Trio di Londra e un disco pop psichedelico di un'incredibile band di Bristol, i Cousin Kula.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare SHOUTS 2021? 
Alla comunità di artisti - nel senso più ampio - che hanno superato la pandemia e, soprattutto, a quelli che non ce l'hanno fatta a superarla...

BAWRUT - CROSSING FOR A GOLDEN BLANKET

Come è nata Crossing for a Golden Blanket, e cosa rappresenta per il tuo percorso artistico? 
Assieme all’intero album In the Middle è un punto di arrivo. Dopo anni focalizzato su brani funzionali nei club ho deciso di provare ad uscire per un momento dal Dj booth e scrivere un disco intero di musica elettronica raccontando alcune mie personali riflessioni sul Mediterraneo.
Luogo bellissimo con il quale sento un forte senso di appartenenza, simbolo di scambio culturale ed incrocio di genti che ci ricorda sempre quello che siamo. Il disco, grazie anche ai 4 ospiti - Cosmo, LIBERATO, Glitter e Chico Blanco - si focalizza su diversi ritmi, lingue e suoni enfatizzando queste diversità. Ma racconta anche una particolare disillusione per quello che invece è diventato oggi: una frontiera blindata per chi lo attraversa corroborato da nazionalismi insipidi e stupidi.

Dal punto di vista musicale, come descriveresti Crossing for a Golden Blanket? 
Un viaggio sui 4/4 fuori fuoco, con bassline e melodie che girano in modo altalenante ed instabile, come ad enfatizzare un viaggio insicuro.  È il brano più lungo del disco, quasi 7 minuti, ma c’è una logica ed una misura nei suoi vari passaggi che mi andava di lasciare intatte cosi come sono. 
C’è un momento crudo a metà traccia che può urtare, io tuttora ho i brividi ascoltando quelle urla, ma credo che una opera sia riuscita se svela la natura di chi la osserva, tramite le sue reazioni. Quindi sta tutto dove deve stare.

Bawrut @ Rocio Mateos Garcia

Qual è la storia della traccia?
Sono stato colpito negli anni scorsi dalla crudeltà della nostra società nei confronti delle persone che cercano miglior vita migrando da un posto all’altro. Ho pensato che la cosa migliore che potessi fare, oltre a sostenere chi aiuta queste persone, fosse fare un brano che enfatizzasse il mio malessere per questi disgraziati. La musica elettronica e da ballo degli ultimi 40 anni ha sempre avuto connotati politici anche se spesso non evidenti in mancanza di testi e messaggi diretti. Per me è stato naturale riprendere questo linguaggio e metterci il mio di messaggio.

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di Crossing for a Golden Blanket? 
David Catalan, fondatore di Bana.Studio, è il primo amico che mi sono fatto quando sono arrivato qui a Madrid nove anni fa. Quando ha sentito il disco nuovo a casa mia è stato colpito da questa ultima traccia ed ha deciso che avremmo dovuto fare qualcosa assieme. In un viaggio a Lanzarote ha visto che il video si sarebbe dovuto girare lì, su quelle spiagge nere e quel ambiente ruvido ed inospitale. Spesso un clandestino viene ignorato dalla nostra società, diventa arredo urbano e scompare. La nostra società spesso è totalmente ostica e dura che rende la sua vita isolata come in un mondo alieno.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Crossing for a Golden Blanket?
Purtroppo è abbastanza recente il ricordo di quei disperati aggrappati ad un aereo in partenza da Kabul per non ricordarci a cosa porta l’angoscia in momenti difficili. C’è tanta gente che sbandiera valori cristiani in pubblico e davanti ad una camera dimenticandosene poi per il resto della propria giornata e vita. Dedico questo pezzo a tutte quelle persone che aiutano chi soffre. Ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza e tra i più vigliacchi.

EMMANUELLE - DISCO INCANTATO

Come è nato Disco Incantato, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Disco Incantato è un pensiero in loop, è voglia di ballare quando non si ballava. È il sogno che diventa musica di una discoteca che esisteva solo nella mia mente quando ballavo da sola durante la pandemia. Il mio percorso artistico lo sto ancora scoprendo. Ho tanta voglia di sperimentare e di creare, ma non voglio mai sentirmi costretta a fare qualcosa solo perché me lo dice qualcuno che lavora nel marketing o in qualche label –  e che probabilmente non ha mai scritto una canzone e non sa nemmeno quanto questo ti esponga col tuo io più intimo. Pensandoci mi viene in mente la canzone Volevi una hit di Cristalli Liquidi: la musica è l’unica cosa totalmente mia, e finché posso farla come voglio io sarò contenta. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti Disco Incantato? 
Un mix di suoni che oscillano tra i 90s e i 70s. Mi piacerebbe che quando qualcuno l’ascolterà fra dieci anni possa restare confuso sull’effettiva data di realizzazione del brano – e che possa anche durare nel tempo, ma anche fuori allo stesso modo, un brano “eterno”, senza una precisa collocazione temporale.

Emmanuelle @ Piotr Niepsuj

Piotr Niepsuj

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione della release? 
Questo EP è stato registrato da Robot Studios a Monza, e l’ho prodotto insieme ad Alessandro Fumagalli e Alberto Iovine, che mi hanno assecondata e ascoltata con serenità e gioia! 

Questa sera ti esibirai alla prima edizione di LINE UP! insieme a Rachele Bastreghi, Bluem e tante altre artiste. Ci puoi raccontare di questa fantastica rassegna - da oggi al 3 ottobre - nell'ambito di Romaeuropa Festival? 
È una rassegna con una line-up al femminile, con tante donne dalle personalità uniche, ognuna con un’attitudine particolare e personale nel panorama musicale. Come ditonellapiaga, che ha una voce e uno stile unico, tutto suo; ma anche La Niña, che ha fatto delle sue radici napoletane una marca stilistica inconfondibile. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Disco Incantato? 
Vorrei dedicarla a me stessa per essere riuscita a pubblicarla indipendentemente e a tutte le persone che, lungo al mio percorso, mi hanno detto tanti no oppure non hanno creduto nel mio progetto. Invece non mi sono scoraggiata e sono riuscita a farlo proprio come volevo. Mi fa pensare che Line Up! è proprio per le artiste come me, che non mollano e continuano a sfidare il panorama musicale commerciale, pur rimanendo completamente loro stesse!

WAYNE SNOW - FIGURINE

Come è nato Figurine, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Figurine è stato creato in diverse fasi nel corso di quattro anni. Durante ciascuna di esse, ho mirato a catturare gli intensi periodi emotivi che stavo attraversando. È stata la continuazione di un esperimento iniziato durante il mio primo album: volevo combinare espressioni visive e sonore nel tentativo di far usare alle persone più di uno dei loro sensi per sperimentare la musica. Volevo che ascoltassero, vedessero e sentissero la musica nel modo in cui lo faccio io. Artisticamente è stata la prima volta che sono stato in grado di fare tutto ciò che immaginavo fosse un album. Non avevo limiti.  essere assolutamente libero di mettere ogni suono, ogni immagine, ogni emozione nel mio lavoro. 

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
È come un dipinto. Un collage di tutti i suoni che ho ascoltato. Una collezione che ho creato di tutti i generi. Il mio interesse è per il ritmo e la musica da club, quindi una base forte e una cassa sono essenziali. Dovrebbe farti scuotere la testa e muovere il sedere!

Wayne Snow @ Megan Courtis

C'è una traccia che ha un bella storia da raccontare? 
La traccia portante dell'album è Figurine, che ovviamente dà il nome all'opera ed è la sua apertura. Contiene la filosofia dell'album, l'idea che le persone indossino una maschera. Una maschera di felicità dietro la quale possono nascondere le loro vere emozioni. Con Figurine voglio porre la domanda su quando puoi essere davvero te stesso. Ed è quando lo mostri veramente. Questa domanda è stata ispirata da Erich Fromm che ha coniato il termine “maschera della felicità” e ha osservato come questo modella la società in cui ci troviamo. Come ci muoviamo attraverso di essa e interagiamo gli uni con gli altri. Con il Covid, tuttavia, queste maschere hanno iniziato a cadere, poiché tutti si sono confrontati con la morte in un modo senza precedenti nella nostra memoria. Nemmeno i social media, che potevano essere visti come un'iper-maschera di felicità, rappresentavano un porto sicuro, poiché non era più possibile usarli come evasione, poiché la situazione colpiva tutti. È stato un periodo incredibilmente istruttivo per riesaminare la nozione di maschera della felicità, che è stato un mio interesse primario per molto tempo. Quindi, sebbene la canzone Figurine sia stata scritta due anni prima che noi finalizzassimo l'album, i successivi eventi mondiali l'hanno messa in primo piano e hanno chiarito che questo era il suo filo conduttore. 

Con chi (e come) hai collaborato? 
Il mio lavoro si è sempre basato sulla collaborazione con tutti i tipi di persone. Vedo la musica come una ragione e una scusa per unire le menti creative e scoprire cosa è possibile quando si condivide il talento. Ho avuto il piacere di lavorare con produttori e musicisti con cui sono amico a Berlino, Parigi e negli Stati Uniti: tra cui Styleboi_92, Nu Genea, Nelson of the East, Grand Ear e Crayon. Questi sono solo alcuni dei miei coetanei che mi hanno aiutato ad avvicinarmi al suono che potevo già sentire molto prima di realizzarlo e mi hanno permesso di modellarlo e perfezionarlo. Per l'aspetto visivo del progetto ho lavorato con Travys Owen, un incredibile fotografo e regista sudafricano. Ero a conoscenza del suo lavoro e amavo il modo in cui il suo uso del colore si adattava alla mia musica. Quando finalmente ci siamo incontrati di persona ci siamo collegati al livello che avevo previsto. Condividiamo l'amore per artisti surrealisti come Alejandro Jodorowsky ed eccentrici come Grace Jones. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Figurine? 
A mio padre che è morto da poco. Vorrei aver avuto la possibilità di passare più tempo con lui.

TROPICO - NON ESISTE AMORE A NAPOLI

Come è nato il tuo disco Non esiste Amore a Napoli, e cosa rappresenta per il tuo percorso artistico? 
Non esiste Amore a Napoli è un disco a cui lavoro da quasi tre anni. Sono stati anni complicati, per tanti motivi, io quando sento di avere i nervi scoperti scrivo tantissimo. Ho lavorato talmente tanto per questo disco, che so già che non è finita qui. A me i dischi servono per mettermi in pari con la vita: se non mi sento perfettamente attaccato alla mia musica, mi sento incompleto. Questo disco, mi piace pensare che sia un disco che ha anima, perché sapeva dal primo momento cosa voleva. E io l’ho seguito volentieri nel delirio. Sono passato almeno da tre vite artistiche prima di arrivare a Non esiste Amore a Napoli , non è stata la cosa più facile del mondo trovare me stesso nella musica… Sono uno molto impulsivo, che va sempre ad istinto: alle volte è un bene, alle volte mi fa schiantare contro un muro. Questa è la prima volta che sento che ne ho presi abbastanza di muri in faccia, questa è casa mia, per la prima volta. 
Questo è il disco più importante della mia vita. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti Non esiste Amore a Napoli? 
È un disco di canzoni. Nel senso più prezioso del termine. Le canzoni sono una roba incredibile quando ci muori dentro, devono sapere di vita. La gente ha voglia vita in questi anni e la musica è della gente, sempre. Abbiamo deciso che dovevano avere anima anche nel suono, quindi è quasi tutto suonato il disco. Ci sono tante influenze, tanta roba 70’s, il piglio nel raccontare l’amore di certi standard napoletani, tanta musica degli ultimi anni. Questo disco è tutto sulle relazioni. Le relazioni tra le persone sono al centro di tutto il disco. Ho provato a dire la mia sul dove dovrebbero andare le canzoni oggi per creare un legame con le persone.

Tropico @ Biagio Munciguerra

GIOVANNI DICANIO

Nel disco i featuring sono pazzeschi: da Elisa a Coez, passando per Calcutta e Franco126. Qual è il filo conduttore che lega le collaborazioni? 
È la prima volta che mi apro alle collaborazioni come artista in prima persona. Sono sempre stato molto geloso delle mie canzoni, non riuscivo ad accettare l’idea di condividerle. Ed è ancora così: le canzoni con i featuring sono state scritte pensando proprio a quegli artisti. Ho lavorato per avere delle canzoni su cui potessero lavorare al meglio e sentirsi a casa loro. Tutti loro sono artisti che stimo sinceramente, senza la stima reciproca è solo un featuring: io invece volevo condividere delle canzoni, fare buona musica. Li ringrazio per aver accettato e per aver capito e condiviso subito lo spirito di questo disco.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Non esiste Amore a Napoli?
“Non esiste amore a Napoli se sei lontana” dice la canzone. Napoli per me è la città dove l’amore e le relazioni raggiungono dei livelli di racconto irripetibili in qualunque altra parte del mondo. Dire a qualcuno “Non esiste amore a Napoli se sei lontana”, vuol dire che deve essere successo qualcosa di grave, di importante. Napoli l’ha inventato l’amore. Se non fossi così innamorato della mia città forse non avrei mai capito che era lo sfondo ideale per trovare questa canzone.

Parlaci di questo bellissimo video di Enea Colombi, dal concept a come lo avete realizzato. 
Con Enea stiamo cercando di rompere un po’ la gabbia del videoclip musicale, per quanto riguarda il mondo in cui io posso muovermi. Mi annoiava l’idea di non poter sfruttare per fare arte anche le immagini di un video. Così abbiamo iniziato questa strada, senza molti compromessi. I video sono un’arma importante per continuare a raccontare storie e per costruire un mondo di immagini. Abbiamo scelto di fare questa follia di prenderci più spazio: nel video non c’è una canzone, ma ce ne sono due… Più che un video è un cortometraggio. Non parla il linguaggio del videoclip, più quello del cinema. È una scelta netta, una presa di posizione. Non vogliamo avere paletti, vogliamo essere liberi di creare senza dover tenere conto a tutte le limitazioni che a volte ha la musica.

ANFISA LETYAGO - NISIDA

Come è nata Nisida, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Nisida è nata lontano dai club, in un periodo storico di grandi cambiamenti. Il covid, il distanziamento sociale, lo stop improvviso del lavoro… Tutto questo paradossalmente mi ha dato la possibilità di fermarmi e leggermi dentro, e per la prima volta ho sentito la voglia di appartenere ad un luogo ad un posto. Così nasce Nisida: dal cuore, dal sentimento e dal senso di appartenenza! Artisticamente è stato un mettersi a nudo, trasformando le mie paure in un punto di forza e di rinascita.

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione del video? 
Ho collaborato con il mio team di lavoro, siamo una famiglia e lavoriamo in home: siamo semplici e senza grilli per la testa e speriamo di restare sempre cosi, lavoriamo giocando! La regia e il soggetto li ha curato Fabio Lautieri, che è anche il mio manager insieme ad Alessandro Ravizza

Anfisa Letyago @ Tommaso Napolitano 

Hai fondato da poco la tua nuova label, N:S:DA. Quali sono i tuoi piani per questo nuovo progetto? 
Questo progetto della label mi riempie di orgoglio, mi rende più completa e più responsabile nel lavoro! N:S:DA nasce per raccontare un percorso di vita, semplice e senza ansie da prestazione, ma ben delineato, un po' come sono io!  Questo anno per N:S:DA sarà importante, pieno di release e un importante pack remix di Listen e Nisida affidato ai produttori più importanti della scena elettronica Mondiale.   

Questo weekend ti sei esibita alla prima edizione in Albania di Epizode. Ci puoi raccontare di questo fantastico festival?
Intanto sono felice che piano piano il nostro settore stia ripartendo! In Albania è la prima volta che mi esibisco in un festival, e quale migliore occasione se non farlo con Epizode, sicuramente un importante festival a cui non si poteva mancare.  

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Nisida?
Nisida la dedico a Napoli, la città dove sono nata per la seconda volta.

NAO - AND THEN LIFE WAS BEAUTIFUL

Com'è nato And Then Life Was Beautiful, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? Entrambi i miei album precedenti - For All We Know e Saturn - erano sulla vita, le fasi di transizioni e la crescita: una cosa che si notava anche nel panorama sonoro tra i due album. And Then Life Was Beautiful è un'estensione di questi temi: attraverso la mia arte parlo delle meraviglie della vita, dei suoi momenti difficili, di quelli più felici e dei cambiamenti. È nato principalmente durante il lockdown: volevo creare un sentimento di speranza mentre il mondo attraversava la pandemia. La pandemia è stata dura per tutti noi, eppure tutti abbiamo imparato e siamo cresciuti tanto da essa: certo, è stata brutta e triste, eppure ci sono stati momenti di bellezza. A partire dall'inquinamento che diminuisce in tutto il pianeta, rallentandolo e facendoci rivalutare ciò che è importante per noi. 

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
Il sound di And Then Life Was Beautiful è più organico dei miei lavori precedenti: meno elettronico e con più strumenti, il che gli conferisce un'anima che parla a tutte le generazioni.

Nao @ Lillie Eiger

C'è una traccia che ha un bella storia da raccontare?
In Good Luck ho collaborato con un artista chiamato Lucky Daye: sono una grande fan della sua musica. Siamo stati entrambi nominati per lo stesso premio ai Grammy's: ci siamo incontrati sul red carpet e stavo facendo del mio meglio per non fare la fangirl, ma è venuto fuori che era anche lui un fan della mia musica. Siamo andati in studio un paio di giorni dopo e abbiamo fatto qualcosa di magico.

In Antidote collabori con uno dei nostri artisti preferiti, Adekunle Gold. Come è nato questa featuring? 
Da un po' cercavamo di lavorare insieme, e quando abbiamo realizzato Antidote il tempismo era perfetto: abbiamo avuto due figlie a tre settimane di distanza, quindi e ci è sembrato giusto riunirci in quel momento e scrivere una canzone per le nostre figlie. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare And Then Life Was Beautiful? 
A tutti quelli che lo ascoltano.

THE LEADING GUY FT. VINICIO CAPOSSELA - SOLO MUSICA

Come è nata Solo Musica e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Solo Musica nasce un anno e mezzo fa, é stata la prima canzone del mio nuovo percorso in italiano. È una dichiarazione d’amore per la musica, la musica nel senso più bello e puro del termine, la musica che non viene usata male dalla grande industria musicale e che non viene masticata e sputata in poco tempo. La musica della gente. L’ho scritta in un momento di malumore e frustrazione, per poi alla fine scoprire che era anche un grido di speranza. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti la canzone? 
Dal punto di vista musicale è una canzone che si aggrappa con tutte le forze alla tradizione cantautorale, all’orchestrazione dolce che accompagna delle parole spesso grevi e pesanti, che vogliono lasciare un segno.

The Leading @ Emiliano Bechi Gabrielli

Qual è la storia della traccia? 
La storia della canzone è presto detta: un anno e mezzo fa l’ho scritta e messa in un cassetto aspettando tempi migliori per tutti. Quando c’è stata la possibilità di tornare a fare questo mestiere, é stata la prima canzone che mi è venuta in mente per ripartire. Scrivendola, però, sentivo che aveva bisogno di un aiuto, di qualcuno che mi accompagnasse nel parlare di questa cosa così importante, la musica. È per questo che alla fine ho collaborato con Vinicio Capossela.

 Raccontaci della collaborazione con Vinicio. Come è nato questo featuring? 
Ho la fortuna di lavorare con la Concerto Music, la società che trent’anni fa lanciò Vinicio Capossela con il suo primo disco All’una e trentacinque circa; abbiamo inoltre lo stesso produttore, Taketo Gohara, quindi sono riuscito, in un modo molto fortunato, a far arrivare il brano a Vinicio. Il brano gli è piaciuto molto e, sebbene lui sia sempre molto restio nel fare duetti, ha donato la sua voce per accompagnarmi in questo esordio. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Solo Musica? 
Vorrei dedicare Solo Musica a tutti gli artisti che mettono in primo piano le canzoni, prima di ogni ragionamento discografico o commerciale, a chi sa che alla fine è solo musica, ma é l’unica cosa che conta per un artista.

TAURO BOYS - TAUROTAPE3

Come è nato TauroTape3 e cosa rappresenta per voi e per il vostro percorso artistico? 
É un progetto che avevamo in cantiere da molto tempo, i Tauro Tape sono i lavori preferiti dai nostri fan, che aspettavano la terza parte da un po’. Venivamo da un periodo in cui avevamo perso un po’ di lucidità sul lavoro, eravamo connessi, sul più bello si è poi aggiunta la pandemia…per noi è stato come ricominciare due volte. Crediamo che in qualche modo il periodo Covid ci abbia dato una motivazione diversa dal solito, in un certo senso ha messo in discussione il nostro lavoro. Ci siamo messi ad ascoltare e osservare come reagiva il mondo a questa crisi, e a un certo punto del lockdown la nostra produttività è cresciuta esponenzialmente. Col passare dei mesi il tape prendeva forma. É un lavoro che ci ha impegnato per un lungo periodo, infatti esce a due anni e mezzo circa dall’ultimo album Alpha Centauri. Chi ci segue lo aspettava da tempo, così come noi non vedevamo l’ora di dargli luce. 

Dal punto di vista musicale, come descrivereste Taurotape3? 
Nelle canzoni si possono sentire mix di 808, elettronica, chitarre, momenti puramente rap che si alternano al pop. I producer con cui collaboriamo ci conoscono, sanno cosa ci piace, sviluppare questo sound con loro è stato piuttosto naturale. Ci piace mischiare certi elementi, anche se ci rendiamo conto che per molti il risultato è sperimentale. Per noi è normale, è il nostro modo di fare musica.

Tauro Boys @ Simone Biavati

C'è una traccia con una bella storia da raccontare? 
Diciamo che il momento in cui ti viene un’idea è di per sè speciale. :) Molte tracce nascono in quarantena, qualcuna ce la portiamo appresso da due anni, altre sono fresche di pochi mesi. L'ultima traccia del disco Suono Roma Dimensione è l’ultima a essere stata registrata. Eravamo in studio per chiudere Where are you From quando Prince, tra una registrazione e l’altra, ha messo in play un beat fatto la stessa mattina. Appena Giorgio - Tutti Fenomeni - l’ha sentito ha messo in pausa le registrazioni di Where are you From e subito ha abbozzato questo ritornello per il quale siamo impazziti. In dieci minuti è nata Roma Suono Dimensione, la traccia più scorretta del disco se vogliamo, che appunto richiama le vibes della famosa radio romana. 

Per presentare l'uscita, avete dato vita a un’esclusiva experience con alcuni fortunati fan. Ci raccontate di cosa si tratta? 
L’experience si è svolta al Moba, una sala giochi di Milano. Ci è molto cara, è quella dove abbiamo girato il video di Ready For War: è stato un po’ come tornare indietro a quel periodo. Il giorno precedente l’uscita abbiamo invitato una decina di fan ad ascoltare un’anteprima del disco. L’ascolto si è svolto su delle postazioni con computer e cuffie, mentre veniva mostrato loro il cortometraggio/visual che abbiamo estrapolato dai trailer del disco. L’idea era di collegare l’experience al Reality Shifting, uno dei concetti narrativi dietro a TauroTape3! É stato molto piacevole per tutti, abbiamo chiacchierato sul disco e alla fine abbiamo fatto due partite alla playstation. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare TauroTape3? 
Aspettare due anni per nuova musica non è facile, anche noi soffriamo le attese dei nostri artisti preferiti. Lo dedichiamo a chi ci supporta da anni, chi ha seguito fedelmente il nostro percorso e ha avuto la pazienza di aspettare tanto tempo mentre lavoravamo per dar luce a questo disco.

WAVY THE CREATOR - P.S. THANK YOU FOR WAITING

Come è nato P.S. Thank You for Waiting e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Mi ci sono voluti tre anni per ultimare P.S. Thank You for Waiting. Ho iniziato a registrare alcune di queste canzoni nel novembre 2018, ovvero un anno e alcuni mesi dopo aver iniziato a fare musica, e pochi mesi dopo aver appena firmato il mio primo contratto discografico. Ho fatto un viaggio ad Amsterdam nel novembre del 2018 per un mini camp, per incontrare nuovi produttori e autori, esplorare nuovi suoni e nuovi metodi per creare musica. Per oltre una settimana abbiamo registrato tutti i giorni dalle 12 alle 21, a volte abbiamo fatto circa 3-4 canzoni per sessione, o anche di più. L'adrenalina nella stanza ogni volta che iniziavamo una sessione era incredibile: in quel momento della mia vita, stavo viaggiando di più, incontrando nuove persone, sperimentando molte cose che non avevo nei miei anni precedenti, e anche ascoltando un nuovo stile di musica, quindi queste cose hanno avuto una grande influenza sul modo in cui stavo facendo musica e su ciò di cui stavo scrivendo. Dopo il camp avevamo composto una trentina di canzoni che all'epoca sembravano complete: Harmonies e Situations facevano parte di questa lista. Dopo Amsterdam, sono volata a Londra per incontrare il mio team dell'epoca, e tutti erano entusiasti di sentire il nuovo sound ed erano pronti a iniziare a pubblicare singoli e potenzialmente il mio primo lavoro entro il 2019. Ma a causa di alcuni conflitti tra il modo in cui volevo pubblicare la musica e il modo in cui il mio team all'epoca voleva che pubblicassi la musica, e alcuni altri fattori, molte cose sono state ritardate. Questo ha ritardato la frequenza con cui pubblicavo musica e di quello che stavo facendo uscire. All'inizio del 2020 entrambe le parti hanno deciso di separarsi, poi è arrivato il Covid, che in un certo senso è stata paradossalmente una benedizione. Il 2020 mi ha dato molto tempo per riflettere su me stessa; ho iniziato a registrare di più a casa in Ghana, perfezionare il mio sound, esercitarmi sulle mie capacità di scrittura e col tempo mi sono resa conto che stavo solo migliorando. In questo periodo ho preso una pausa dai social media e dalla vita in generale. Era una pausa necessaria anche se in quel momento mi sentivo persa. Ho anche avuto un nuovo management: quindi durante questo periodo abbiamo iniziato a parlare di nuovo di pubblicare musica. All'epoca avevamo selezionato circa 5/6 canzoni dalla lista di Amsterdam, e l'EP aveva un titolo totalmente diverso. Le uniche due canzoni che sono entrate nell'elenco finale sono state Harmonies e Situations. Abbiamo scelto nuove canzoni che ho registrato dopo il mio viaggio ad Amsterdam e alcune che ho fatto durante il periodo del Covid. Nel novembre del 2020, ho fatto un viaggio a Lagos per iniziare a mixare e ultimare il progetto. Ci sono voluti circa sei mesi per completare il missaggio: quando abbiamo finito tutte le canzoni che avevamo scelto suonavano circa al 100% diverse da quando le ho registrate per la prima volta. Alcune avevano nuovi featuring, nuovi arrangiamenti e nuovi strumenti. Tutto sembrava a posto, e quando eravamo pronti per il master abbiamo deciso che Harmonies sarebbe stato il primo singolo.

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
È diverso da qualunque cosa io abbia pubblicato tra il 2017 e il 2019, dal punto di vista del sound. C'è una crescita nella voce, nella trama e nella scrittura. Questo progetto è fondamentalmente una re-introduzione a chi sono come creativa. Stabilisce sicuramente un precedente per come sarà il mio universo musicale. È una combinazione di suoni afro-futuristici, che ti portano attraverso un viaggio di generi e ritmi melodici diversi per dare movimento al corpo durante l'ascolto. Non credo sia quello che ti aspetti; c'è un elemento di sorpresa in ogni traccia per tenerti impegnato. Ogni disco è stato realizzato pensando ai miei ascoltatori, per avere nuovi fan e mantenere quelli vecchi. P.S. Thank You for Waiting è il mio capolavoro. 

Wavy The Creator @ TSE

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Onestamente, ogni traccia di questo progetto ha un bel retroscena. Ma vorrei parlare di una delle mie preferite, che è G.A.Y.S. (Got All Your Sugar). Inizialmente ho realizzato questo disco nel 2019 dopo il mio viaggio ad Amsterdam e Londra. L'ho realizzata in Ghana con il produttore Kuvie, uno dei migliori del paese. Credo che fosse un giorno feriale, ed ero a casa con un amico in quel momento e stavamo guardando un film su Netflix di cui non ricordo il nome: c'era una scena particolare in cui gli attori erano un momento molto intimo, e il protagonista ha fatto un commento alla ragazza con cui era, “Now, I got all your sugar on me”. Per qualche ragione quella frase mi è rimasta impressa e continuava a risuonare nella mia testa. Dopo il film, non avevamo niente da fare, quindi ho suggerito di andare in studio e loro hanno accettato, ho chiamato Kuvie e lui ha organizzato una sessione e ci siamo presentati tutti. Abbiamo realizzato un paio di strofe prima di iniziare con G.A.Y.S., e non appena abbiamo iniziato, la stanza si è illuminata e ho iniziato a canticchiare melodie. Ho settato le melodie e ho iniziato a scrivere e, mentre scrivevo, la frase del film mi è tornata in mente: ed è stato come se una lampadina si fosse accesa nella mia testa. Abbiamo registrato l'intera canzone e ne siamo rimasti molto soddisfatti, e all'epoca stavamo pensando a potenziali funzionalità. Tornando al 2021, G.A.Y.S. è stato l'ultimo singolo che abbiamo deciso di aggiungere al progetto. L'ho inviato a LMBSKN che ha lavorato a stretto contatto con me sul progetto: abbiamo suonato con alcuni arrangiamenti, e ha aggiunto nuovi strumenti. E alla fine abbiamo fatto un bel disco.

Con chi (e come) hai collaborato? 
Tay Iwar è stata la prima collaborazione del progetto: avevo registrato questa canzone in Ghana con il producer Quesi, nelle prime fasi dell'emergenza Covid. Quesi è venuto e ha prodotto un paio di beat, e Letter to Oxygen era uno di questi. Avevamo quasi finito il disco ed entrambe le strofe, ma mancava un hook solido. Ho contattato Tay e gli ho detto che stavo attualmente lavorando al mio primo progetto e che avevo alcune canzoni su cui gli sarebbe piaciuto lavorare. Gli ho mandato Letter To Oxygen e un altro disco che non faceva parte del progetto, e lui ha risposto dicendo che preferiva Letter To Oxygen. In circa due settimane mi ha mandato indietro quello che aveva fatto, ed ero entusiasta, perché quando ho sentito quello che ha fatto ho capito che la canzone era completa. Il mio secondo feat è stato con WurlD: l'ho incontrato nel 2020, siamo usciti un paio di volte e abbiamo iniziato a parlare molto di musica. Gli ho detto che stavo attualmente lavorando al mio primo progetto e lui mi ha fatto sapere che se avessi avuto bisogno qualsiasi aiuto di non esitare a contattarlo. Quindi, quando abbiamo iniziato a mixare Harmonies, gli ho inviato il disco e gli è piaciuto. In pochi giorni ci ha mandato una strofa che era una bomba: sono passata da lui e abbiamo lavorato di più sulla canzone, per  abbiamo cambiato alcune cose. Stella Riddim era una canzone molto incompiuta in origine, e sapevo di aver bisogno di qualcuno con una voce che potesse sollevare l'atmosfera del ritornello al livello della canzone. Ckay ed io ci seguivamo da un po', mi piaceva la sua musica e la sua voce. Quindi l'ho contattata tramite messaggio e ha accettato di collaborare. Efya è un'amica molto intima, e sapevo che la sua voce si sarebbe adattata perfettamente dove ne avevamo bisogno, quindi le ho inviato la canzone e lei ha fatto ciò che doveva. Infine, Time è stata realizzata da me e dalla mia band (attualmente in costruzione). 

C'è qualcuno a cui vorresti P.S. Thank You for Waiting ? 
Dedico questo progetto alla me più giovane, e a chiunque mi abbia sostenuto e abbia creduto in me, soprattutto quando nemmeno io ci credevo. A chiunque possa aver mai dubitato delle proprie capacità di fare - ed essere - qualsiasi cosa; a tutti coloro che amano creare, agli amanti della musica. Alla mia futura me, e ai fan che mi seguono dal primo giorno.

MARTINA TOPLEY-BIRD - FOREVER I WAIT

Come è stato creato Forever I Wait e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Mi sento una persona completamente diversa da quella che ha iniziato a fare questo disco. Ho imparato davvero tanto su ogni aspetto della realizzazione di un album, ma le cose più importanti avevano a che fare con la chiarezza di intenti, di comunicazione e, per dirla senza mezzi termini, di leadership. Ho lavorato con alcuni collaboratori, e anche se è iniziato con l'idea di essere sullo stesso piano, alla fine ho dovuto prendere l'iniziativa per fare le canzoni e il disco che volevo fare. È la mia prima dichiarazione artistica completamente realizzata e completa. Nei miei dischi precedenti stavo seguendo il mio istinto, esplorando e non definendo esplicitamente ciò che mi ero prefissata di fare; principalmente seguivo la mia ispirazione e delegavo le scelte di produzione ai miei produttori. Questa volta l'ho affrontato in modo molto più metodico e deliberato su tutta la linea, anche se non è come è iniziato. Questo album mi dà un senso di fiducia e credibilità che non avevo prima: sono rimasta fedele alle mie radici e al contempo ho fatto un disco diverso da tutti quelli che avevo fatto precedentemente. Ho imparato a conoscermi molto meglio e padroneggio il mio linguaggio in un modo inedito. Il futuro mi attende. 

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
Questa domanda è divertente, perché non penso di essere la persona giusta per descrivere come il disco suona. Sono così concentrata sui piccoli dettagli che perdo il senso dell'insieme, tranne per ciò che riguarda il modo in cui mi fa sentire. Potrei descriverlo emotivamente: è oscuro, non tutto il disco, ma per la maggior parte del tempo. Il che era bello quando ho deciso di fare il disco, ma poi il mondo nel frattempo è diventato anch'esso buio, e ora sembra più pesante di quanto originariamente previsto. Ci sono un sacco di sintetizzatori: questa è stata una parte importante nel disco per me, per comunicare la tensione in un modo in cui di solito si usa una chitarra; e questo distingue Forever I Wait dai dischi precedenti che ho fatto. Ho appena controllato Soundcloud, e lo definiscono principalmente #Electonic #TripHop #ElectronicRock. Penso che sia più scuro di quanto sembri.

Martina Topley-Bird @ Press Office

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
La storia di Hunt ha una strana simmetria. Per me questa canzone è il matrimonio tra testo e base musicale perfetti. Tuttavia, il modo in cui questi elementi si sono uniti è insolito. Il testo nasce da una situazione particolare; spesso mi viene chiesto o "commissionato" di fare canzoni per basi musicali già fatte. In un'occasione sono stata avvicinata da un musicista molto noto, che mi ha chiesto di firmare un accordo di non divulgazione - cosa a cui ha recentemente fatto riferimento Billie Eilish - prima che io potessi sentire la traccia, ed è stata la prima volta per me. Una volta che ho firmato e la traccia è stata inviata al mio manager, io e la mia partner ci siamo sedute ad ascoltare, ed entrambe abbiamo detto “Ma non suona come una traccia dei Massive Attack???”
Queste cose mi sembrano un po' brand appropriation, o comunque assenza di creatività. Ad ogni modo, ho registrato una bozza di melodia che gli ho inviato, e mi è stato chiesto di mandare anche i testi. Ci avevo già iniziato a lavorare con la mia compagna: lei ha un lavoro molto serio, ma comunque io e il mio manager l'abbiamo infastidita per scrivere rapidamente alcune strofe per questa traccia. Quindi, piuttosto seccata durante la sua pausa pranzo, ha scritto questi versi meravigliosamente aspri: non era molto impressionata da questa faccenda dell'accordo di non divulgazione, e da tutto il resto. Alla fine, non è venuto fuori nulla dalla collaborazione, ma adoravo il testo e volevo usarlo per il mio disco, quindi ho cercato una base musicale che si adattasse. Alla fine, mi sono ricordato di una beat che mi aveva inviato 3D. La base musicale ha una sua storia anch'essa contorta – ero stata in studio a Bristol con loro e contemporaneamente abbiamo registrato questo vocal di accompagnamento che adoravo. Non potevo riadattare la vecchia canzone sul nuovo ritmo, ma per Hunt l'atmosfera della traccia era perfetta. Quindi, il fatto che la canzone fatta da quel tipo che aveva plagiato i Massive Attack, sia poi stata cantata su una produzione dei Massive Attack, è stato fatto un po' a proposito. 

Con chi (e come) hai collaborato? 
All'inizio ho lavorato di persona con Rich Morel perché viveva non lontano da me a Baltimora. Rich è fantastico, molto organizzato ed è molto divertente lavorare con lui. Abbiamo discusso sul tipo di disco che volevo fare e abbiamo lavorato su un mucchio di idee, ma nel complesso il tono era più vivace di quanto mi aspettassi, quindi ho finito per svilupparne solo due per l'album - Wanted e Game - ed entrambe erano una specie di outlier che necessitavano di produzione e editing aggiuntivi per adattarle al resto del disco. Dopo Baltimora ho lavorato a distanza con la maggior parte delle persone, poiché vivo in Spagna e i miei collaboratori erano nel Regno Unito - Massive Attack e Ian Caple - in Svezia - Christoffer Berg - e negli Stati Uniti - Rich Morel e Benjamin Boeldt. Ho preso gli elementi separati dei beats che i miei collaboratori mi hanno inviato e ho lavorato con quegli elementi in modo indipendente fino a quando non li ho adattati al disco. Ho iniziato a lavorare da sola e poi con l'aiuto Benjamin Boeldt alla produzione; infine, l'intero album è stato mixato da Ian Caple. Con D ed Euan, usavo beats che mi avevano inviato anni prima, destinate ai progetti dei Massive Attack, o con arrangiamenti che avevano fatto appositamente per le canzoni che sarebbero anche potute diventare loro tracce. Ho incontrato Christoffer Berg tramite i Massive Attack quando ha prodotto un fantastico remix di Psyche, la traccia che ho realizzato con i Massive Attack per Helgoland. Volevo lavorare con lui da anni e finalmente ci sono riuscita, mentre vivevo a Londra nel 2017. Mi ha inviato una raccolta di idee che aveva e mi sono davvero connessa con le basi per Wyman e Sand. Volevo davvero molti sintetizzatori nel disco e Chris ne ha messi dentro tantissimi. Queste sono state anche le prime canzoni su cui ho lavorato con i testi con la mia partner. La prima scrittura a cui lei e io abbiamo collaborato è stata Wyman, dove ha portato un nuovo livello di drammaticità nella canzone e ne ha creato il sentimento. Guardandomi indietro, ho iniziato a raccogliere basi musicali che si adattassero al mio progetto intorno al 2016. Non è stato un compito facile poiché la maggior parte dei beats che ho ricevuto aveva la forte identità di qualcun altro o in qualche modo non si adattava alla mia visione. Poi ho iniziato a parlare con Benny - Benjamin Boeldt - di dove mi trovavo e cosa volevo. Ha finito per avere un ruolo cruciale nell'aiutarmi ad arrivare al livello successivo. Benny aveva una capacità davvero unica di ascoltare quello che volevo per il mio disco, e ha prodotto esattamente le basi che stavo cercando: Free e Love. Queste due tracce sono diverse dal suo lavoro solista. Ho quindi lavorato con Benny su una produzione aggiuntiva modellando il resto delle tracce in modo che si adattassero perfettamente. È successo tutto nel bel mezzo del lockdown: Benny nel suo studio a Baltimora e io dal mio studio in Spagna. Ricordo ancora la nostra prima sessione di missaggio su Zoom, che è stata una vera rivelazione. A quel punto ho visto un traguardo definitivo per questo disco, ed è stato un grande senso di realizzazione, sollievo ed eccitazione. Abbiamo quindi fatto molte sessioni di lavoro su Zoom confrontando le note e analizzando ciò che doveva essere fatto.  

C'è qualcuno a cui dedicheresti Forever I Wait? 
Lo dedico alla mia compagna, che per prima mi ha mostrato un nuovo modo di stare al mondo, mi ha fatto conoscere persone diverse e mi ha sostenuto nei momenti più difficili della mia vita. Mi ha dato il dono di una famiglia, e quasi per caso si è rivelata una liricista di livello mondiale. Sono davvero fortunata.

JOLLY MARE - EPSILON

Come è nato Epsilon e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Epsilon è nato senza fretta, sentivo la necessità di fare musica di cui essere davvero soddisfatto
perciò mi sono preso tutto il tempo necessario. Rappresenta un punto di equilibrio che credo di
aver raggiunto finalmente, facendo pace con i gusti sfaccettati e le contraddizioni che mi porto
dentro. Anziché stare a giudicarmi ed a rincorrere una coerenza impossibile ho accettato tutto e
cercato di creare collegamenti senza farmi domande.

Dal punto di vista musicale, come descriveresti Epsilon?
E’ l’insieme di tanti suoni che amo e di diversi stati d’animo, tutto nello stesso disco.
Nasce riprendendo l’avanguardia musicale dei club della riviera adriatica dei primi anni Ottanta, quelli che hanno originato il suono afrocosmic unendo il folk ed i ritmi tribali all’elettronica, e ed accosta questa estetica sonora a quella più italiana del prog rock, del pop cantautorale e della library music. Se lavorassi in un negozio di dischi non saprei in quale settore collocarlo, e credo che sia un valore aggiunto.

Jolly Mare @  Elisa Leaci

IOPIUSTUDIO.COM

C'è una traccia con una bella storia da raccontare?
Il brano che apre il disco, Sabbia Bianca, per molto tempo è stato solo strumentale. C’era questo
tema di minimoog che funzionava bene, poi le variazioni, il ritmo grintoso però sentivo che
mancava qualcosa. In viaggio in auto tra una data a Foligno e l’altra a Roma insieme ad Angela, la
mia compagna, abbiamo cominciato ad ascoltare la strumentale a ripetizione immaginando il testo, cosi per scherzo è nata una bozza del cantato che poi ho completato successivamente.

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione del disco?
Il disco è stato registrato interamente nel mio studio, l’Oyster Studio, che si trova in centro Italia
lungo la costa adriatica, sul mare. Una buona parte degli strumenti che ho usato sono fabbricati in
Italia, nelle industrie che sorgevano qui attorno - Elka, Crumar, Farfisa ecc - e li ho acquistati in giro per mercatini o da privati della zona. Qui ho accolto ed ospitato i musicisti, che hanno lavorato sulle strutture di base registrando tutto quello che da solo non ero in grado di fare ed in alcuni casi completando i brani con idee personali. Dieci musicisti coinvolti, tra questi l'apporto più significativo é stato dato da Francesco Neglia, chitarrista e compositore di colonne sonore di base a Parigi, e Niklas Wandt, talentuoso batterista e percussionista residente a Berlino, tra i maggiori esponenti della nuova scena elettronica di ispirazione kraut. 

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Epsilon?
Come si legge sul retro di copertina il disco é dedicato ad Andrea Mi, un caro amico, punto di
riferimento della scena elettronica indipendente, grande conoscitore ed appassionato di musica
purtroppo scomparso lo scorso anno. Lui prima di molti altri ha visto qualcosa in me supportando il mio talento in modo del tutto disinteressato. Per questo gli sono riconoscente e lo ricordo con tanto affetto.

KEDR LIVANSKIY - STARS LIGHT UP

Stars Light Up sarà incluso nel tuo prossimo LP Liminal Soul, in uscita l'1 ottobre. Puoi dirci di più su questo nuovo progetto, e di cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Questa è la fase della crescita, e di una trasformazione in una nuova sostanza umana e creativa: straripamento e maturazione. Forse in seguito la musica diventerà più matura e significativa, ma sto solo cercando a tentoni questo nuovo percorso: quindi sono proprio in questo stato, liminale appunto. Penso che si possa sentire nell'album - c'è qualcosa di completamente nuovo, ma c'è ancora lo spirito del vecchio. Liminale, in questo caso, non ha una connotazione negativa. Sai, penso che il mondo stesso sia ora in uno stato liminale. Abbiamo perso il vecchio mondo, e il nuovo mondo in cui ci siamo trovati così rapidamente non è ancora definito. 

Come descriveresti la traccia, musicalmente parlando? 
Dal momento che sono una fan degli arrangiamenti complicati, e di sovraccaricarli di dettagli, questa canzone suona specificamente come un tentativo di allontanarsi da tale saturazione. È un tentativo di creare un brano minimalista e laconico, in cui aria e spazio non pressano. Adoro il fatto che la traccia sia strutturata come un loop infinito, ma con puntini scintillanti che non sfuggono all'orecchio attento. La traccia sembra risucchiare in se stessa, e al contempo è iper ballabile. 

Kedr Livanskiy @ Anastasia Pozhidaeva

Qual è la storia di Stars Light Up?
In questa traccia, sono partita dall'idea che ho descritto sopra: creare una traccia minimalista, e in seguito ne ho definito la sua natura ultraterrena. Sicuramente non si tratta del mondo degli oggetti e delle idee visibili. È più vicina alle stelle, e alla mezzanotte. È così che vedo l'esperienza di camminare da qualche parte di notte sotto la notte languida e il misterioso cielo stellato. Questa sensazione trascendente è trasmessa nell'intonazione della traccia, in particolare attraverso la natura dei vocals e la loro delivery, i rari suoni delle corde del sintetizzatore e la struttura a loop. Dopotutto, la struttura dell'universo è frattale, e in un certo senso sembra anch'essa un loop. 

Raccontaci del video: dove è stato girato, e qual è il suo significato?
La location del video musicale è la più antica chiesa di Mosca nel parco Kolomenskoye. Si tratta di un luogo della vecchia Mosca e della vecchia Russia, saturo di un senso di interrogazione verso l'alto e il sacro. Non sono rimasti quasi più posti così in città, poiché la fede - nel senso più ampio, non necessariamente religioso - ha lasciato le città, specialmente le megalopoli. In quella chiesa, questo spirito è stato preservato. Inoltre, architettonicamente, i suoi archi e le sue tende assomigliano a un labirinto, ripetendo il loop inerente alla struttura della canzone, così come al montaggio. Preferirei definire questo video un accompagnamento alla canzone piuttosto che un video musicale vero e proprio. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Liminal Soul?
Lo dedico a tutti coloro che hanno messo le proprie mani su questo lavoro!

KYLE FT. DOUGIE F - OPTIMISTIC

Come è nata Optimistic, e cosa significa per te?
Optimistic è stata creata da me e Dougie F: per me significa l'inizio di una nuova epoca. Vuol dire entrare in un nuovo capitolo, con un sound per me stesso, e dedicare un intero album all'R&B, facendo canzoni d'amore e cantando canzoni sulle relazioni, che è ciò che so fare meglio. Questo è ciò che questo significa per me, e rendere questa uscita un singolo a se stante, mostra davvero quanto sia importante per me questa nuova svolta. 

Come descriveresti la traccia, dal punto di vista musicale? 
Musicalmente la traccia è una ballata, ma è diversa perché è una ballata con un tocco di bop. Penso che per troppo tempo siamo ci siamo soffermati solo nel cercare di catturare un'atmosfera  per ciò che riguarda la musica: però penso alle ballate, e semplicemente cantare una canzone accompagnata da solo un pianoforte, raccontando qualcosa che ti ha davvero colpito: questa è musica vera e penso che stia iniziando a tornare. In definitiva, Optimistic è una autentica ballata d'amore! 

Raccontaci della collaborazione con Dougie F. Come è nato questo featuring?
Conosco Dougie F più o meno dal 2015. È sempre stato uno dei miei migliori amici nell'industria musicale, ed è anche un artista che ha un talento incredibile. Se pensi di poter aggiungere qualcosa di eccezionale a una canzone, è molto probabile che Dougie possa superare le tue aspettative. È sempre stato molto talentuoso, e quando mi ha dato l'opportunità di unirmi a questa canzone, l'ho colta al volo immediatamente, perché tutto ciò che tocca è puro fuoco.

Kyle @ Ko Lee

Da poco, sei un artista indipendente: perché hai lasciato l'etichetta e come influenzerà il tuo percorso artistico? 
Sì, sono indipendente e ne sono estremamente felice. Ho lasciato l'etichetta non per risentimento o cose del genere. Ho semplicemente realizzato che nell'era di oggi, tutto sta nel presentarsi sui social media ai propri fan. Questo è tutto: comunicare ai tuoi fan attraverso le piattaforme che usano ogni giorno sui loro telefoni. Si tratta davvero dell'unico modo in cui si può promuovere la musica ora, quindi per questo motivo non ho visto molto valore aggiunto nell'essere legato ad un'etichetta. Ho avuto la sensazione di voler provare a rilasciare musica direttamente ai miei fan e parlare con loro semplicemente attraverso il mio telefono, e vedere dove mi porta questa strada. Sento che in questo modo costruirò davvero una relazione più intima anche con la mia base di fan. Eliminando l'intermediario e avendo un filo diretto tra me e loro. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Optimistic? 
Dedico Optimistic a ogni giovane coppia là fuori, che ha appena iniziato la propria relazione e sta vivendo le prime difficoltà che essa comporta. Voi avete la possibilità di mantenere vivo il vero amore, che è qualcosa per cui devi lottare, per cui devi svegliarti ogni giorno e dedicare il tuo tempo, energia e passione. E spero che questa canzone possa farvi sapere, che capisco cosa state passando: e ve lo dice una persona in una relazione. Vi incoraggio a perseverare, perché ne vale davvero la pena. Stay Optimistic, amici miei: rimanete ottimisti

BLANCO - BLU CELESTE

Come è nato Blu Celeste, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Il concetto intorno al disco nasce dalla title-track Blu Celeste, che ho scritto un paio di anni fa, quando avevo sedici anni, mentre il resto delle canzoni è un po' più attuale. Il tema del mare, ripreso anche nella cover dell'album, sta a significare che io sono nel mezzo, tra la superficie e il fondale. Come dico in Mezz'Ora Di Sole, la intro, sono “a peso morto nel mare, tra le onde”: con l'uscita di Blu Celeste sarò invece sul fondale, perché l'album apparterrà al mio passato e starò già pensando al prossimo disco. 

Come descriveresti l'album, dal punto di vista musicale?
In generale non mi piace definire la musica, e incasellarla nei vari generi: pop, rock o altro. È semplicemente musica!

Blanco @ Bogdan “Chilldays” Plakov

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione del disco?
Ho scelto di non inserire nessun featuring in Blu Celeste, perché considerando che è il mio primo album, è molto personale e avevo tante cose da dire. Ho lavorato solo con Michelangelo, il mio producer di fiducia, con cui ci siamo sempre capiti e ho tantissima sintonia, e quindi è stato praticamente come lavorare da solo.

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare?
Sono andato qualche giorno con Michelangelo in questa bellissima casa sperduta nel nulla, per chiudere la traccia David, e finalizzare in generale il disco. Il primo giorno, ho detto a Michelangelo di cantare guardando la montagna e facendosi ispirare. La mattina successiva lui si è svegliato alle 7,30, mentre io ancora stavo dormendo: mi sono svegliato sentendo delle urla. Sono sceso giù pensando che fosse successo qualcosa! Ho trovato Michelangelo praticamente nudo, con le cuffie che cantava guardando la montagna e stava facendo i cori che si possono sentire all'inizio di David. Gli ho detto: “Va beh, tu non sei normale!”

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Blu Celeste?
Alla mia famiglia, alla mia ragazza e a tutte le persone a cui voglio bene.

CINTHIE - THE WHISTLE SONG (REMIX)

Come è nata The Whistle Song e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Quando ho ricevuto la richiesta di remixare The Whistle Song del grandissimo Frankie Knuckles mi sono sentita molto onorata. Non solo Frankie è uno dei miei artisti preferiti di tutti i tempi, ma credo davvero che sia stato uno dei più grandi DJ e producer House che siano mai esistiti. Negli anni Novanta ero ossessionata dalla sua roba, e avevo quasi tutti i suoi dischi, oltre ai remix e le produzioni che faceva per altri artisti come Luther Vandross. The Whistle Song è una traccia davvero iconica, che conosce ogni appassionato di house. Quando ho ricevuto la richiesta, mi sono dunque sentita onorata e allo stesso tempo un po' sotto pressione, perché non volevo rovinare una traccia incredibile: ma poi ho pensato che ci fosse una buona ragione per cui mi hanno chiesto di remixarla. Credo di essermi fatta un buon nome come producer House negli ultimi anni, che ha mantenuto il vecchio spirito nelle produzioni, aggiungendo al contempo un tocco di new school. Quando ho iniziato il remix in studio, volevo creare un'atmosfera speciale e mantenere l'iconico fischio. Le batterie sono state realizzate con la mia drum machine Roland 909, e una volta che ho registrato la linea di basso con la ri-creazione Behringer del classico Moog, ho avuto velocemente lo spunto per la parte di pianoforte. Dato che non esiste melodia House senza un'high string e un pad, li ho aggiunti al mix. Nel complesso, penso di aver prodotto l'idea principale in un giorno, e di aver apportato alcune modifiche il giorno successivo. Questo non è l'unico classico che mi è stato chiesto di remixare, e ciò mi rende davvero orgogliosa. La gente ormai sa che mi prendo cura della traccia e la tratto con molto rispetto! 

Come descriveresti questa traccia, dal punto di vista musicale? 
Il mio remix per Frankie Knuckles può essere definito a tutti gli effetti come Deep House.

Cinthie @ Marie Staggat

Marie Staggat

Ci racconti un bell'aneddoto su The Whistle Song?
The Whistle Song è un classico della House, quindi ovviamente ne avevo una copia quando da teenager ho iniziato a lavorare in un negozio di dischi. Le tracce di Frankie Knuckles sono sempre state imprescindibili nei miei mixati, o quando suonavo nel weekend: una volta però ho suonato in un club e ricordo che la situazione è degenerata, e qualcuno ha rovesciato un Vodka Orange sulla mia borsa dei dischi. L'ho scoperto solo il giorno dopo e molte cover dei dischi sono rimaste incollate. Ho provato a pulirli, ma ricordo che uno di quei dischi era The Whistle Song, e metà della copertina con il fischietto era sparita. Ero davvero triste: ho sempre voluto prenderne una nuova copia, ma mi sono sempre dimenticata di comprarne una. Il disco comunque suona ancora bene.

Hai collaborato con qualcuno per realizzare la traccia?
Non ho mai collaborato con nessuno in realtà. Sono sempre da sola in studio, ma ho in cantiere alcune belle collaborazioni, e ci mandiamo vicendevolmente le tracce. Ho fatto e faccio un sacco di remix, proprio come quello di The Whistle Song. Quando ho ricevuto la partitura, era chiaro per me che avrei tenuto la parte del fischietto e che ci avrei costruito qualcosa intorno. La cosa buona del fare musica da sola è che puoi fare quello che vuoi e non devi ascoltare gli altri.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare The Whistle Song?
Certo che sì, il remix è ovviamente dedicato a Frankie e all'impatto che ha avuto su di me. Frankie è sempre stato una leggenda, anche quando era ancora vivo. Purtroppo non l'ho mai incontrato di persona, ma ne ho solo sentito parlare sempre bene. Inoltre, è stato una vera e propria forza trainante per la musica House, in grado di spingere un nuovo sound quando il genere è esploso e ha preso il sopravvento sui dancefloor di tutto il mondo.

THE MARTINEZ BROTHERS, FUEGO - PAP (PENDIENTE AL PASO)

Come è nata PAP, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
Abbiamo incontrato Fuego, Luyo e Sky (Rompiendo) quando il nostro manager ha organizzato una sessione per tutti noi a Los Angeles, mentre eravamo lì per due mesi. Si è subito creata una connessione tra tutti, e abbiamo avuto un'idea approssimativa del progetto durante quella prima sessione. Da allora abbiamo lavorato con loro in molte altre sessioni che non vediamo l'ora ad un certo punto di far conoscere al mondo. 

Come descrivereste questa traccia, dal punto di vista musicale? 
È un ibrido delle nostre radici musicali house, mescolate con il nostro amore per il Reggaeton. Riteniamo che questo sia un disco universale, che attraversa confini diversi dalla dance al pop.

The Martinez Brothers @ Jenny Brough

Parlateci del video: dove è stato girato e con chi avete lavorato? 
Abbiamo girato il video allo Space di Miami, che per noi è come una seconda casa: abbiamo suonato alcuni dei nostri set più lunghi di sempre in quel locale in occasione della Miami Music Week e suoniamo lì dall'inizio della nostra carriera, quindi da oltre dieci anni. È uno spazio davvero leggendario e il fatto che sia a Miami, la casa dell'industria della musica latina, ha avuto molto senso in termini di posizionamento del disco. Abbiamo avuto alcuni grandi reggaetoneros che sono apparsi nel video: c'è Randy, del duo Jowell & Randy, così come Phantom il produttore di Bad Bunny, Lara Project, Ambroxe ed EQ Equalizer, che è il produttore di Anuel. 

Come è nata la collaborazione con Fuego? 
Lo abbiamo incontrato per la prima volta in quella sessione a Los Angeles, ed è avvenuto in modo molto naturale. Le cose migliori accadono sempre organicamente, e siamo davvero orgogliosi di come è nata questa collaborazione.  

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare PAP?
A nessuno in particolare: per noi questa è una canzone d'amore universale!

BENDIK GISKE - CRACKS

Come è nato Cracks e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Cracks riguarda la ricerca di nuovi modi di raccontare storie, all'interno del mondo sonoro che ho sviluppato con il sassofono. Trovo che con il respiro e il suono, sia possibile trasmettere storie da una prospettiva personale, lasciando allo stesso tempo un'apertura affinché il pubblico possa interagire con le proprie esperienze. Volevo ricordare l'emozione degli incontri interpersonali: questo album scava in alcuni dei modi più divergenti di trovare l'intimità, e gli dà una colonna sonora. Molte di queste tracce hanno preso vita davanti a un pubblico, in un momento in cui mi sentivo più sul palco che fuori. La musica si è solidificata in studio insieme al produttore André Bratten. Sebbene tutte queste tracce siano eseguite in un unico take dall'inizio alla fine, il fatto che fossimo in studio lo separa dal mio album precedente che è stato registrato in location. Sono entusiasta di continuare a lavorare su modi per contestualizzare la mia performance e impegnarmi in progetti collaborativi. 

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
Come si intuisce dal titolo, stavo esplorando quegli spazi intermedi, creando musica per un non luogo. In un certo senso la musica si riferisce a un'espressione musicale che è ampiamente familiare nel modo in cui fa uso di melodie e armonie, ma è eseguita con tecniche estese che ho sviluppato ispirandomi a forme musicali sperimentali. Anche se è molto laborioso da eseguire, voglio creare uno spazio sonoro sicuro in cui l'ascoltatore possa perdersi. 

Bendik Giske @ Luis Alberto Rodriguez

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Cruising trae ispirazione da uno dei remix di Adjust, una traccia del mio primo album Surrender. Il mio schema è stato smontato e rimontato in un modo che ha solleticato la mia curiosità, e ho iniziato a sperimentare modi in cui avrebbe avuto senso per me suonarlo. Ho trovato rapidamente un tema che avrei eseguito per me stesso in diversi ambienti, compreso in open air. Mentre sviluppavo il pezzo mi sembrava di andare in crociera, interfacciandomi con estranei - non ho mai incontrato l'artista che ha realizzato il remix in questione - in modo intimo, pur senza esserci presentati adeguatamente. 

Con chi (e come) hai collaborato? 
André Bratten è un bravissimo musicista elettronico norvegese, le cui precedenti uscite sono più per il dancefloor, con l'utilizzo di tanti suoni acustici. Quando ci siamo incontrati ci siamo rapidamente allineati su come volevamo fare questo album, attingendo da entrambe le nostre esperienze. Ho passato molti giorni a registrare nel suo studio, arrivando alla giusta sensazione e intenzione per le diverse tracce. Poi i paesaggi sonori si sono sviluppati intorno alle mie performance sulla punta delle dita di Andrés. Sembrava davvero fossimo un tutt'uno.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Cracks? 
A Mac Folkes, scomparso all'inizio del 2020: è stata una delle persone che più mi ha ispirato. Non solo mi ha dato fiducia nelle prime fasi di sviluppo del mio progetto, ma è stato intraprendente, e ha creato collegamenti e sinergie. La sua scomparsa è avvenuta all'improvviso, ma la sua presenza continua a vivere nei rapporti che ha costruito e nell'atteggiamento verso la vita che ha portato con sé.

COLD HART - EVERY DAY IS A DAY

Come è nato Every Day is a Day, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Deriva dall'espressione “what a day”, e per me ogni giorno è davvero un maledetto giorno. L'LP è stato creato durante il picco del covid nel 2020 a New York City. Stavo in un appartamento nel quartiere di Queens, mia moglie era incinta di nostra figlia, il mondo era caotico ed eravamo soli senza famiglia intorno. Accettare che ogni giorno arriva con i suoi problemi rende più facile, sai: sei semplicemente pronto solo a sopravvivere. Ci sono molti riferimenti a come un ragazzo della costa occidentale si è trasferito dall'altra parte del paese, verso est. Per la mia traiettoria artistica, spero che venga visto come il mio disco che dà il tono alla mia crescita come artista. Non voglio tornare indietro, anche se a volte punto sulla nostalgia

Come descriveresti l'LP, dal punto di vista musicale? 
Questo LP è pazzesco perché ci sono molti sound diversi nelle canzoni, ma rientrano tutte sotto lo stesso ombrello di me, Coldy. Ad esempio, Wild Wild West suona come una vecchia canzone di Cold Hart del 2016, ma più raffinata; e poi c'è Perfect Blue, che è una canzone alternativa che si trasforma in una traccia emo del Midwest con batteria swing. Non ci sono campioni neanche in questo album, che è una cosa su cui ho deciso di puntare molto con la mia produzione.

Cold Hart @ Ben Peir

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Direi che la maggior parte ne ha una, ma probabilmente How To Read an Aura: io e Yawns eravamo in studio a mangiare funghetti psichedelici, e lui stava creando la melodia del ritmo, che gli è subito piaciuta. Mentre produceva, io ho trovato un libro titolato How to see and read the aura, che ha ispirato il titolo e il testo: ma accanto al libro ho notato che c'era una busta che ho subito riconosciuto. Nel Lower East Side di Chinatown puoi andare a farti fare una foto con una vecchia macchina fotografica e e te la danno in questa busta: la foto mostra la aura che ti circonda, anche se la immagine è scura quindi non si può capire chi è immortalato. Quindi apro quella che c'è in studio e scopro dopo che era l'aura di Sza fotografata, visto che anche lei ha registrato in quello studio!

Con chi (e come) hai collaborato? 
Ho scelto molti grandi produttori personalmente, perché sono molto esigente, quindi tutti quelli che vedi accreditati sono dei G.O.A.T: oltre ovviamente al mio produttore principale nonché migliore amico Yawns. Gli ho fatto mixare l'intero album perché ha la capacità di portare una canzone a un livello divino, ed è proprio come me: gli piace impuntarsi a un livello tale che quasi si dimentica di mangiare perché sta lavorando, e non si arrende fino a che non viene come vuole. L'altro mio produttore e amico Anvil l'ho portato a New York e abbiamo suonato tutto a sintetizzatori e batteria, chitarre e basso. Per quanto riguarda i featuring, ho scelto i miei amici della prima ora, Drippin So Pretty da San Diego, e Lil Zubin da Philadelphia. Sapevo solo che Drip avrebbe formato una bella combinazione con la mia energia su Stolen Car, e anche Zubin per Hypothermia, perché sa com'è il freddo. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Every Day is a Day? 
Mia figlia Milan, mia moglie Jamie, e a tutti quelli che si sentono come se Dio li odiasse oggi, o a chiunque continui a fare errori: ti sono vicino amico, fanculo, ce la faremo!  ♥

ÂME - THE WITNESS

Come è nato The Witness, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
Si tratta di un'uscita speciale per l'etichetta poiché è la centesima release di Innervisions, quindi è un grande traguardo per noi; non avremmo mai immaginato di poterlo raggiungere. Visto che siamo siamo entrambi sia proprietari sia artisti importanti per la storia dell'etichetta, era chiaro che l'IV100 dovesse essere firmato Âme. 

Come descrivereste l'EP, dal punto di vista musicale? 
La musica nell'EP è sicuramente una dichiarazione di intenti, con lo stesso spirito di quando abbiamo fondato l'etichetta e abbiamo iniziato a fare musica insieme. In primis, noi ci interroghiamo sempre su cosa manca attualmente nella musica elettronica: quindi non è necessariamente il sound che va attualmente, ma ci prefiggiamo più che altro di sconvolgere le aspettative. È lo stesso con la musica di The Witness. Si respira tanta storia, ma al contempo è la nostra risposta a ciò che pensiamo manchi in questo momento. Sentivamo che dopo il nostro album Dream House, che è più un'esperienza votata all'ascolto, volevamo tornare al sound da club. The Witness è una traccia molto loop che presenta una collaborazione con la cantante Karyyn, che Frank conosce da molti anni. Questa traccia ha anche portato al sequel And End, che ha invece più un'influenza Krautrock. What the Hell e Pink Elephant sono invece tracce da club piuttosto ruvide, con uno stile per noi ancora piuttosto atipico.

Questa è la centesima release di Innervisions. Com'è stato il viaggio, e cosa ci aspetta per le prossime 100 uscite? 
Il viaggio è stato tutto: gioia e amicizia, ma anche crisi e opportunità per noi di riflettere e distanziarci costantemente dalle aspettative esterne, per concentrarci sulle nostre visioni interiori - Innervisions appunto - al fine di trovare un terreno comune tra di noi. Per mantenere il progetto interessante abbiamo continuamente cercato ispirazioni e influenze, nuovi sound e nuovi talenti, invece di ripetere le stesse cose. Ora, forse in contraddizione con le moderne tendenze dello streaming, vediamo l'esigenza di un maggiore spazio per i musicisti e per delle elaborazioni artistiche più complesse: per questo motivo, lavoreremo sugli LP e su relazioni più forti con gli artisti.

Âme @ Katja Ruge

Questo è la vostra prima release NFT. Come mai avete deciso di pubblicare in questo formato, e quale effetto pensate che avranno gli NFT sull'industria musicale? 
Per un paio d'anni ci siamo imbattuti nella blockchain, e vedendola prosperare e rapportarsi in modo sempre più evidente con la musica, ci siamo chiesti cosa riservi per il futuro questa tecnologia in ambito musicale. Invece di continuare ad osservare e aspettare, abbiamo voluto esplorare le possibilità, provando ciò che è già fruibile. Frank, insegnando, ha incontrato uno studente, che è molto ferrato sul tema: non solo sulle criptovalute, ma anche sull'intelligenza artificiale audio. Abbiamo avuto con lui conversazioni interessanti e costruttive, e alla fine anche una collaborazione manipolando la voce con l'intelligenza artificiale. Le serie di artwork hanno sempre avuto un ruolo importante per Innervisions nelle prime cento uscite: grazie agli NFT, i nostri partner artistici Claudia & Pascal sono stati in grado e chiudere questo ciclo in modo molto positivo e orientato al futuro, su quella che è una piattaforma tecnologica piuttosto nuova. Non avremmo potuto pianificarlo meglio quindici anni fa! Per quanto riguarda l'effetto degli NFT,  si sull'industria musicale sia per quanto riguarda il tema ambientale, è difficile fare previsioni. Sarà l'occasione per una distribuzione più equa degli introiti, o prenderanno il sopravvento i grandi player, in essere e in diventire? A deciderlo, saranno i creatori e i consumatori 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare The Witness? 
L'EP è dedicato a tutti coloro che ballano e ascoltano, ma anche a tutti i nostri compagni di questo fantastico viaggio che è Innervisions: i musicisti e gli artisti visual, i nostri dipendenti e stagisti, i DJ, i promotori e lo staff dei club che lavorano con noi. E, naturalmente, alle nostre famiglie: per averci accettato, ispirato, e supportato incondizionatamente.

JAN BLOMQVIST X BLOOM TWINS - HIGH ON BEAT

Come è nata High on Beat e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
Abbiamo iniziato a scrivere High on Beat un po' di tempo fa con Guy Gerber, e fin dall'inizio sapevamo che c'era qualcosa di veramente speciale in quella traccia, perché indipendentemente da quante altre idee ci scambiassimo, quella è sempre rimasta nel nostro folder delle 'bozze', apparentemente aspettando il momento giusto per essere finita. Poi, circa due anni fa, ci siamo imbattute in Jan Blomqvist, e tra tutte le idee che gli abbiamo inviato, lui è stato subito attratto da High on Beat e ha voluto lavorarci. Siamo grandi fan sia di Jan sia di Guy, quindi significava molto per noi, che Jan adorasse la traccia tanto quanto noi, e avesse deciso di aiutarci a portarla al mondo. La collaborazione è stata davvero costruttiva. Siamo sempre state interessate alla musica alternativa e underground, quindi lavorare a stretto contatto e condividere una piattaforma con due dei più grandi artisti di questo genere non è stato solo un grande onore, ma è stato anche un'incredibile introduzione a questa parte del mondo elettronico. 

Come descrivereste High on Beat, dal punto di vista musicale? 
È decisamente elettronica e underground, ma è anche piuttosto sofisticata e al tempo stesso accessibile e melodica. È un bellissimo mix di oscurità e luce, che è il modo in cui ci piace descrivere ciò che facciamo: Dark Pop - un mix di vari generi, che potrebbero sembrare contraddittori ma a noi sembrano del tutto complementari. Penso che sia fondamentale per gli artisti pensare fuori dagli schemi, e spingersi dove non ci sono limiti. Mescola tutti i generi che desideri e creerai qualcosa di speciale, diverso e interessante. 

Bloom Twins - Luke Nugent

Qual è la storia della traccia? 
Oltre al fatto che questa canzone è stata originariamente scritta con Guy Gerber e poi reimmaginata qualche tempo dopo con Jan, è anche la traccia che ha necessitato più tempo prima che fosse pronta per essere condivisa con il mondo. Ci sono voluti diversi anni di lavoro, ma ora High on Beat è disponibile a tutti. È stata una vera collaborazione e una testimonianza di come la musica abbia il potere di connettere e unire tante persone diverse. Guy Gerber - il guru assoluto della techno - Jan Blomqvist - un fantastico artista electro - e noi due - dipendenti dal dark pop. La musica ti dà il massimo tipo di sballo secondo me. È ciò che ci ha fatto superare il lockdown, i periodi più bui del nostro tempo, e speriamo che possa aiutare anche gli altri. Get high on beat, get high on life.  

Come è nata la collaborazione con Jan Blomqvist? 
Gli abbiamo scritto su Instagram, dato che eravamo fan della sua musica, e lui ci ha risposto. Abbiamo condiviso alcuni dei nostri brani con lui, ha adorato la bozza grezza di High on Beat e ha deciso di lavorarci su. Poi siamo volate a Berlino per registrare la parte vocale, e abbiamo incontrato di persona Jan. È stato davvero fantastico! È un tipo simpatico e di talento, ed è stato davvero stimolante lavorare con lui. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare High on Beat? 
Vorrei dedicare High on Beat, alle persone che sono stanche dell'idea di essere chi dovrebbero essere. Alle persone che sono pronte ad aprire la porta all'ignoto e a lasciarsi andare. A coloro che hanno bisogno di una linfa più profonda per l'anima. Che sentono la mancanza di qualcosa di reale, oltre la superficialità, per ritrovare un senso di solitudine con se stessi e con gli altri. Quando sono passate le tre del mattino e se sei a letto o in discoteca con un nuovo amico, lascia che il potere della musica ti porti dove non sei mai stato. Get high on the beat.

THE LINDA LINDAS - OH!

Com'è nata Oh!, e cosa significa per voi?
(Lucia) Questa è stata la prima canzone su cui abbiamo avuto occasione di collaborare dopo le restrizioni. Bela ha scritto la progressione di accordi, Eloise i versi, mentre io e Mila abbiamo scritto il ritornello. Parla di come ci si sente quando niente di quello che fai va bene.

Come descrivereste la traccia, dal punto di vista musicale? 
(Mila)È divertente da suonare e divertente da ballare! Non vediamo l'ora di suonarla dal vivo!

The Linda Lindas @ Jess Cowen

Raccontateci del video di Oh!. Che storia c'è dietro questa produzione fantastica? 
(Bela) Ho scattato io le foto che sono sulla cover del singolo, nella lavanderia di Lucia e Mila. Le Polaroid ci hanno dato l'idea per il video musicale.  
(Eloise) Abbiamo fatto insieme un brainstorming di idee per il video, e abbiamo focalizzato l'immagine di occhiali da sole con la scritta Oh! Poi, partendo da lì, abbiamo realizzato uno storyboard. 
(Mila) Abbiamo un regista, Ryan Baxley: lui e il suo team ci hanno aiutato a girare il video e a dare vita alle nostre idee. 
(Luisa) Siamo super contente del risultato finale!

Avete appena firmato per la gloriosa Epitaph. Com'è lavorare con un'etichetta con un roster di questo calibro? 
(Eloise) È davvero fantastico essere su un'etichetta con band straordinarie come i Descendents, L7, i Bad Religion e i Red Aunts! Anche il team è fantastico, ed è stato davvero di supporto.

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Oh!?
(Bela) La vogliamo dedicare a Sandra Oh! Abbiamo fatto un'intervista con lei, ci ha dato tanti ottimi consigli e il suo nome è lo stesso della nostra canzone. Ma è dedicata anche a tutte le persone che si approcciano alle The Linda Lindas e alla canzone, e la suonano a tutto volume!

LITTLE DRAGON - NEW ME, SAME ME REMIX EP

Come è stato creato New Me, Same Us Remix EP e cosa aggiunge al progetto originale? 
Abbiamo raccolto una collezione di remix realizzati fin dall'uscita dell'album. Questa uscita aggiunge un nuovo layer e una nuova prospettiva alle canzoni, per chiunque desideri una versione più da club di New Me, Same Us.

Come descrivereste questo EP, dal punto di vista musicale? 
Penso che sia eclettico, ma comunque nella categoria della dance music. Speriamo che sia qualcosa con cui le persone possano muoversi e sognare.

Little Dragon @ Mous Lamrabat

C'è un remix che ha una bella storia da raccontare? 
Ero molto contenta del remix di Lil Silva dato che sono una grande fan dei suoi lavori. È sempre speciale avere un artista che ammiri che rielabora la tua musica. La versione di Another Lover è stata speciale per la stretta collaborazione con Moses Sumney, che ha messo la sua incredibile voce nella traccia e l'ha portata ad un altro livello, rendendola in un certo senso una nuova canzone. 

Da Ela Minus a Poté, c'è una vasta e variegata gamma di artisti coinvolti. Qual è il filo conduttore delle collaborazioni nella release? 
Sono sostanzialmente tutti artisti che ammiriamo! Questo era l'unico piano! 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare New Me, Same Us Remix EP? 
Vogliamo dedicarlo ai fan e agli artisti coinvolti, perché senza di loro non sarebbe mai potuto accadere.

MORGAN FT. KASIEN - NOBODY ELSE

Come è nata Nobody Else e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Io e Kasien abbiamo realizzato questa traccia abbastanza di recente - penso che fosse più o meno uno degli ultimi giorni di primavera. Adoro davvero tanto questa canzone, e spero che tutti amino Nobody Else tanto quanto noi. Per quanto riguarda il mio percorso artistico: spero che questa traccia mostri un altro lato delle mie skill e del mio modo di scrivere canzoni. Non mi piace essere incasellata in un genere: voglio semplicemente fare e pubblicare musica che amo, e sono davvero felice di avere un'etichetta e un team intorno a me che mi permettono di esplorare suoni e generi diversi. 

Come descriveresti la traccia, dal punto di vista musicale? 
Solare e d'atmosfera, con un tocco di Afrobeat e R'n'B.

Morgan @ Thomas Knights

Qual è la storia di Nobody Else? 
Quando Kasien ed io siamo entrati in studio con Karma Kid, è stato letteralmente il primo giorno di cielo sereno e sole dopo mesi di brutto tempo. Quindi eravamo consci del fatto che dovevamo fare una canzone positiva e piacevole: è stato un processo davvero facile da tracciare. Abbiamo  scritto le linee melodiche in un paio d'ore e Karma ha dato vita all'idea con la sua produzione. Kasien è un artista davvero pazzesco: dal punto di vista melodico e lirico si spinge oltre i limiti. Ha tirato fuori un nuovo lato di me in studio. 

Come è nato il featuring con Kasien? 
Conosco Kasien da un po' e ho sempre amato la sua musica. È un membro della famiglia allargata di Major Tom's - la mia etichetta discografica e hub di studio - ed è diventato un mio buon amico nell'ultimo anno. Volevamo fare qualcosa insieme da un po', e ne abbiamo sempre parlato, ma continuavamo a rimandare perché sembrava che dovessimo tornare in lockdown subito dopo essere stati “liberati”. Alla fine però ce l'abbiamo fatta, ​​e in realtà abbiamo scritto due canzoni quel giorno in studio. Non appena abbiamo ultimato le melodie per Nobody Else, sapevamo che stavamo creando qualcosa di speciale. Il resto è storia: sono davvero felice che finalmente esca questa traccia. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Nobody Else? 
Voglio dedicarla a tutti. Non si può negare che gli ultimi diciotto mesi siano stati piuttosto deprimenti per tutti: la gente è stata rinchiusa, ha perso i propri cari, ha sofferto per la loro salute mentale. La vita per tutti è stata in generale estremamente difficile. Io e Kasien volevamo provare a dare un po' di buon umore alle persone, e ricordare a tutti di amare se stessi e trattare la propria mente, corpo e anima con il rispetto che meritano.

GIOLÌ & ASSIA - BEBE

Come è nata Bebe, e cosa rappresenta per voi e per il vostro percorso artistico? 
Bebe è nata durante il lockdown, un periodo particolare e arido dal punto di vista dei live, ma nonostante ciò carico di creatività e voglia di sperimentare all’interno delle mura dello studio. È stata prodotta e scritta tutta in una notte. A volte capita di rimanere ferme su un brano per diverse settimane, a volte invece scriviamo un brano e in poche ore ne siamo già ossessionate. Questo è stato il caso di Bebe

Dal punto di vista musicale, come descrivereste la traccia? 
Il nostro obiettivo per quanto riguarda la produzione musicale, era quella di creare un brano che potesse avere sia caratteristiche da club, quindi BPM e drop dance, sia un testo melodico con cui fosse facile relazionarsi già dal primo ascolto. Puoi ascoltare Bebe in macchina, ma al tempo stesso in discoteca o sotto al palco di un festival. Volevamo inoltre continuare il racconto già iniziato con Habibi, racchiudendo più culture all’interno di un solo brano. Ascolti Bebe, guardi il video e sei in Sicilia, in Spagna, nei paesi arabi, accompagnato da suoni sia pop / latini che underground.

Giolì & Assia @ Graziano Piazza

Con chi (e come) avete collaborato per la realizzazione di Bebe? 
Ci occupiamo da sempre noi al 100% della parte musicale, scriviamo noi i testi e produciamo la traccia da zero. Abbiamo sempre avuto il desiderio e l’esigenza di produrre e scrivere noi i nostri brani, alla ricerca di suoni e sound che potessero rappresentarci al meglio. Per quanto riguarda la parte video invece siamo molto orgogliose della squadra che si è venuta a formare. Abbiamo codiretto Bebe con Graziano Piazza, videomaker con cui collaboriamo da ormai quattro anni, e con cui abbiamo condiviso infinite avventure ed esperienze che ci hanno portato a crescere negli anni parallelamente in entrambi i campi, permettendoci di sperimentare e trovare sempre nuove idee per video Live e videoclip. Per la prima volta abbiamo inserito la figura del coreografo all’interno di un nostro video, e non potremmo essere più felici di aver conosciuto Marika Veca. Stiamo già lavorando alle coreografie dei prossimi video, tutti collegati da un tema che andrà a costituire il corpo del nostro prossimo album. Abbiamo conosciuto Marika grazie alla nostra make up artist e amica, Debora Artese, che ci accompagna già da tre anni in ogni nostro progetto. 

In Italia in molto non conoscono ancora il vostro bel progetto #DiesisLive. Ci raccontate di cosa si tratta? 
I Diesis Live sono nati con lo scopo di far immergere chi li guarda in un’esperienza visiva e musicale; sono dei viaggi alla scoperta di panorami mozzafiato, e ogni viaggio è caratterizzato da una selezione di brani, scelti per raccontare le vibrazioni che ci emanano le diverse location. Tutte le location fino ad ora sono state nella nostra bellissima Sicilia, ma a breve uscirà un nuovo episodio di Diesis Live “Club Edition” per la prima volta ripreso fuori dall’Italia, in uno dei club più famosi al mondo, il Cavo Paradiso di Mykonos. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Bebe? 
Dedichiamo Bebe sicuramente ai nostri fan latino americani, che erano in attesa di un brano in spagnolo già da diversi anni. Attendevamo con ansia di condividerla, e siamo contente che abbia ricevuto l’amore che ci aspettavamo e anche di più!

JUNGLE - LOVING IN STEREO

Come è stato creato Loving in Stereo e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
Questo disco è stato creato nel 2018/2019, ed è l'album più confident che abbiamo mai realizzato. L'intero processo è stato energico, e ci sentiamo come se fossimo in grado di catturare le idee nelle loro prime forme senza dover caricarle ulteriormente. Abbiamo lavorato con un coro e un grande ensemble di archi e ottoni per la prima volta su questo album: l'altro musicista che ha suonato nel disco ha aggiunto una vitalità e un'energia tale, che eleva Loving in Stereo a un livello più elevato, dal punto di vista sonoro.  

Come descrivereste questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
È l'album più dinamico e musicalmente diversificato che abbiamo realizzato. Abbiamo usato strumenti come il sassofono e il vibrafono per la prima volta, ed è davvero emozionante vedere quanta ricchezza e profondità abbiano aggiunto al disco. Le canzoni sembrano più veloci e più vive rispetto alle cose che abbiamo fatto prima, e penso che sia un riflesso di dove eravamo emotivamente quando le abbiamo fatte.

Jungle @ Filmawi

C'è una traccia ha un bella storia da raccontare? 
Tutte le tracce significano qualcosa per noi a modo loro, ma direi che Romeo ha una bella storia. Abbiamo incontrato il rapper Bas nel backstage di un festival a New York nel 2018 e siamo diventati buoni amici: quando stavamo registrando tutte le parti di archi nel 2019, Bas è venuto a Londra e lo abbiamo portato in studio. È così che è stata creata Romeo: ed è semplicemente fantastico che tu possa incontrare qualcuno che ti ispira e poi essere in grado di farci musica insieme 

In Goodbye My Love, collaborate con un'altra delle nostre artiste preferite, Priya Ragu. Come è nato questo featuring? 
Abbiamo incontrato Priya a Londra all'inizio di quest'anno ed entrambi siamo rimasti immediatamente affascinati dalla sua voce: ha un tono e uno stile davvero unici. Stavamo per lasciare lo studio il giorno in cui l'abbiamo fatta cantare su questa idea che avevamo realizzato molto velocemente. Si tratta semplicemente di un momento molto spontaneo insieme a qualcuno che ammiriamo. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Loving in Stereo? 
A tutti: vogliamo che questo disco entri in contatto con il maggior numero possibile di persone, perché crediamo nel potere dei suoi messaggi positivi.

CHRISTIAN LÖFFLER, FINN - BALLET

Come è nata Ballet, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
(Christian) Con questa traccia ho praticamente chiuso il cerchio, perché ho avuto l'occasione di scriverla insieme a Patrick Zimmer. Amo la sua musica con il suo moniker Finn, ed è stato fantastico poter finalmente lavorare con lui. È stata una delle ultime canzoni che ho finito per Lys e ha chiuso la produzione dell'album per meHo dato fondamentalmente un altro giro di boa con la chiusura di questo disco.

Come descriveresti questa traccia, dal punto di vista musicale? 
La traccia in sé è stata scritta abbastanza velocemente. Avevo questa melodia che stavo suonando al pianoforte mentre lavoravo in studio. Dopo aver inviato un loop molto grezzo a Patrick, lui ha messo giù le prime idee, e mi sono piaciute tantissimo. Entrambi eravamo dell'idea di ripetere i vocals come un mantra. Penso che la ripetizione renda la traccia ancora più forte.

Christian Löffler @ Self Portrait

Il video realizzato da voi di On A Whim Films è davvero fantastico. Qual è la storia dietro questa produzione? 
(Asya Nikolaeva, regista) L'idea è diventata realtà durante il picco della pandemia. Volevamo catturare una San Francisco abbandonata e vuota con questa atmosfera strana e quasi apocalittica: era molto malinconica, ma ancora piena di speranza. Ho sempre provato interesse per il balletto e la coreografia contemporanea sullo sfondo di una città moderna. È stato un tentativo di continuare i nostri esperimenti incorporando movimenti di balletto classico e passi di danza con un'estetica che è sicuramente underground e industriale.  Siamo stati abbastanza coraggiosi da riunire una troupe, i cui membri hanno lavorato a distanza. E nonostante tutte le restrizioni siamo riusciti a uscire in strada e filmare. Christian e il suo team erano in Germania, il processo è stato coordinato da San Pietroburgo da Alina Yun e i nostri due fantastici produttori Lev Filimonov (Levslove) e Anastasia Blackman. Per l'occasione, ho anche invitato il direttore della fotografia Pavel Brenner di Los Angeles.

Come il video di Ballet esplora lo stato emotivo che abbiamo vissuto durante il lockdown?
Volevamo trasmettere quella sensazione claustrofobica di solitudine che ti prende quando ti rendi conto che il mondo cambia rapidamente, e non sei sicuro di cosa ti porterà il futuro. Questa sensazione di perdere il controllo è spaventosa e schiacciante dall'interno.  Abbiamo voluto trovare un oggetto fisico - il ghiaccio -  un simbolo che potesse trasmettere metaforicamente lo stato emotivo delle persone durante il lockdown e che potesse aiutare le persone ad affrontare tali emozioni. Abbiamo immaginato la nostra nuova realtà, dove le persone devono prendere le distanze l'una dall'altra e dove la semplice comunicazione umana è pericolosa. Intorpidire le emozioni è l'unico modo per sopravvivere in un mondo del genere: i nostri personaggi lo fanno consumando ghiaccio. Si nutrono di ghiaccio, fanno il bagno nel ghiaccio, lo bramano. In questo modo, mangiando cubetti di ghiaccio, congelano i loro sentimenti e le loro emozioni umane dall'interno. Quindi ora gli pare che possano sopravvivere nonostante la mancanza di contatto umano: ma alla fine, vediamo che qualsiasi limitazione in atto non può sopprimere la nostra natura umana. Dopotutto, l'unica cosa senza le quali le persone non possono vivere sono gli altri.

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Ballet?
Dedichiamo questo video a tutti gli esseri umani perché ci siamo dentro tutti insieme. L'affermazione principale suona nella traccia di Christian: I can see what you can, We can see, WE ARE ONE.

DETO BLACK - YUNG EVERYTHING

Come è nato Yung Everything e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
È solo puro divertimento: sono semplicemente io che sperimento e scopro nuove parti di me stessa. Si tratta di una sorta di introduzione: e c'è ancora molto altro da scoprire. 

Come descriveresti questo nuovo EP, dal punto di vista musicale? 
Ho sperimentato diversi sound che mi piacciono. I miei gusti musicali sono eclettici quindi sono aperta a tutto.

DETO BLACK @ Michelle Helena Janssen

Con chi (e come) hai collaborato?  
La maggior parte delle persone con cui ho collaborato sono miei amici intimi o persone che ammiro: sono davvero molti nomi, quindi non vorrei citarne solo alcuni e poi tralasciarne altri: nei credits ci sono tutti. 

Puoi parlarci della scena nigeriana, e quali sfide deve affrontare una artista per emergere? 
Mi hanno fatto questa domanda molto spesso. Posso solo parlare dal mio punto di vista: quello che ho notato è che non c'erano molte artiste fino a poco tempo fa, e non riesco davvero a capire perché. Voglio dire, rappresentiamo una quantità significativa della popolazione: io penso che tutto derivi dalle questioni di uguaglianza di genere più in generale, che vanno affrontate in tutti gli aspetti della vita. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Yung Everything? 
A me stessa.

NINA KRAVIZ - SKYSCRAPERS

Come è nata Skyscrapers, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Ero nel bel mezzo di una storia d'amore che non stava andando particolarmente bene. Ero in aereo in una terra lontana: il volo notturno è stato lungo. Tutti gli altri passeggeri si erano già addormentati e io ero l'unica ancora sveglia, sorseggiando il mio tè, con una luce da lettura che brillava nel buio. I voli lunghi sono perfetti per pensare e riflettere su se stessi. È anche ideale per sognare e fare progetti sul tuo quaderno. Quella notte stavo lavorando al testo di una melodia che avevo già in testa da qualche mese. Ho molti motivetti diversi che viaggiano con me e aspetto il loro momento perché diventino canzoni: stavo ancora finendo i testi quando ho iniziato a registrare la canzone a Parigi. L'ho suonata in un sacco di chiavi diverse, che per la maggior parte sono rimaste nella versione finale della canzone. Ho poi continuato a lavorarci a Berlino e l'ho finita a Mosca. L'intero processo è durato quasi un anno: penso che sia il periodo più lungo che abbia mai passato a lavorare su una canzone. 

Come descriveresti questa traccia, dal punto di vista musicale? 
È una canzone d'amore che si può ballare.

Nina Kraviz @ Dmitry Rollins

Qual è la storia della traccia? 
Questa canzone parla dell'amore per un'altra persona. L'amore che si sente grande anche se le cose non vanno bene ed è ora di partire. È forte e doloroso, ma porta anche un tipo di piacere molto speciale perché ti fa sentire vivo.

Parlaci del video: dove è stato girato e con chi hai collaborato per realizzarlo? 
Volevo prendermi una pausa da tutto. Una sera ho fatto le valigie e sono andata a Dubai. Quando sono arrivata e ho visto tutti quei fantastici grattacieli, ho improvvisamente capito che avrei dovuto girare un video musicale lì per la mia nuova canzone. È stata una decisione spontanea: avevo in mente una sceneggiatura piuttosto fantasiosa per il video e stavo cercando un regista per girarlo a Mosca, ma trovarmi a Dubai in quell'ambiente scintillante, sentendomi malinconica e pensando a qualcuno tutto il tempo mi ha fatto cambiare il piano. A causa di quel cambio dell'ultimo minuto, non avevo più alcun copione particolare e all'improvviso mi è sembrato che non ce ne fosse nemmeno uno, aveva solo tutto senso! Dopo aver fatto alcune telefonate, i miei amici libanesi mi hanno fatto conoscere le persone giuste e mi hanno aiutato a trovare un cameraman all'ultimo minuto che potesse filmarmi mentre girovagavo per la città. Abbiamo girato un paio di giorni. Gli dicevo dove stavamo andando e cosa avremmo fatto e lui mi seguiva e mi filmava. Abbiamo filmato moltissimo: alla fine del mio viaggio, che si è rivelato molto avventuroso, ho raccolto il filmato e l'ho portato a casa. Ho preparato il mio piccolo reportage che ha questa forte atmosfera Lost in Translation e l'ho trasformato in un video su come sono andata a Dubai per rilassarmi e dimenticare tutto, nuotando nella piscina all'aperto con vista su scintillanti grattacieli, perdendomi nel deserto di notte e assistendo all'alba più bella al mattino. Ma niente poteva davvero distrarmi dal pensiero della persona che amavo. 

C'è qualcuno a cui dedicheresti Skyscrapers? 
Penso che questa canzone sia dedicata a quella sensazione magica che sono sicura che tutti hanno provato almeno una volta nella vita.

DESIRE MAREA - DESIRE

Come è nato Desire, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Desire è stato creato come un modo per reinventare e reimmaginare me stesso, nonostante tutte le cose - non vere - che il mondo ha detto su di me. La mia traiettoria artistica prospera sulla malleabilità dell'identità. 

Come descriveresti l'LP, dal punto di vista musicale?
L'LP è musica spirituale nera. È Jazz. È Black Classical Music di Nina Simone. 

Desire Marea @ Jamal Nxedlana

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
La canzone Uncle Kenny in realtà parla di amicizia ed è stata ispirata da un caro amico che temevo di perdere. Ancora non sa che la canzone parla di l*i. 

Hai appena firmato per la gloriosa Mute Record. Com'è lavorare con un'etichetta con artisti così straordinari?
È onestamente un onore lavorare con Mute. Sono leggende. Non vedo l'ora di condividere con voi tutta la nuova musica! 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Desire?
Lo dedico al mio defunto nonno, che mi ha incoraggiato a perseguire i miei sogni.

CICI - EXTRANEOUS EP

Come è nato Extraneous EP, e cosa rappresenta per te e per la tua traiettoria artistica? Extraneous è nato da delle sensazioni che provenivano da una prospettiva esterna: inizialmente non è stato pensato con questa finalità, ma solo al fatto che trasmettesse momenti nel tempo. È anche il mio EP di debutto, quindi immagino che si possa dire che è un'introduzione e un invito a vedere dove sono arrivata e dove sto andando, musicalmente parlando. Oltre alla title track Extraneous, è stato anche bello vedere il supporto da parte di Worldwide FM e BBC Radio One per altre tracce dell'EP, come Katnip e Go Trip

Come descriveresti questo EP, dal punto di vista musicale? 
Sono quattro “squarci” di breakbeat, acid e jacking house. Grossi, cattivi e pesanti, con un tocco trippy e psichedelico. Mi ha fatto tantissimo piacere vedere uscire in vinile l'EP. 

Cici @ Tasya Menaker

Per questo EP, con chi (e come) hai collaborato? 
Extraneous EP è firmato da Warehouse Music, che è l'etichetta dell'artista e DJ britannico Mella Dee, con cui sono felice di aver lavorato su questa uscita! Abbiamo anche qualche show nel Regno Unito insieme in arrivo, verso la fine dell'anno. 

Raccontaci della tua residenza al Cosmic Pineapple: com'è l'atmosfera quando suoni al Pikes, l'hotel più famoso ed edonistico di Ibiza? 
Sono una resident del party da sei anni, ovvero da quando è iniziato Cosmic Pineapple, ed è stato un viaggio magico finora: il tema di questa stagione è Create your Own Reality, e riunisce alcuni fantastici DJ, guaritori e altri creativi della Isla Blanca e non solo. L'atmosfera del party è sempre intrisa di gioia e misticismo: ho avuto la fortuna di suonare al fianco di Ida Engberg, William Djoko e Josh Wink, solo per citare alcuni nomi di questa stagione. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Extraneous EP? 
A mio padre, che è venuto a mancare l'anno scorso e che era anch'egli un musicista di talento: a lui dedicherò per sempre la mia musica.

MYDRAMA FT. VHELADE - UH LA LA

Come è nata Uh la la e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Uh la la nasce dall’esigenza di voler unire due lingue diverse, italiano e francese, per mescolare origini, costumi e usanze lontani dalla nostra tradizione. Nasce anche dal bisogno di vivere e regalare spensieratezza in un momento sia personale che storico particolare. Per il mio percorso artistico rappresenta un piccolo passo verso l’internazionalità e verso la ricerca di nuovi generi e suoni lontani da quelli ‘italiani’. Inizialmente ho condiviso le mie idee con il produttore badhabits e il mio autore Simone Cremonini nel periodo di quarantena, durante il quale siamo riusciti a lavorare a distanza. Poi sono state concretizzate in studio, luogo dove ho condiviso tantissime cose. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti la canzone? 
Dal punto di vista musicale è una canzone molto particolare e ricca di forti immagini, accompagnate da un sound fresco ed etnico che mi ha sempre colpita fin da quando ero piccola e sempre di più durante il mio percorso artistico. È un brano che non ha definizione, non è classificabile in un genere specifico, semplicemente è lo specchio di quello che assorbo e di quel che ho dentro. Un mix di tante cose e tanta versatilità!

Mydrama, Vhelade @ Nicola Corradino

Come è nato il feat. con Vhelade e con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di Uh La La? 
La collaborazione è nata dal momento in cui ho sentito il bisogno di aggiungere un feat. internazionale di un’artista per metà italiana e metà africana, Vhelade ha aggiunto quel particolare in più e ha reso tutto più fresco. È stata molto precisa nel selezionare le parole e le melodie giuste, in modo da far rimanere tutto impresso nella mente nonostante non tutti sappiano il francese. Ha partecipato anche il padre per far sì che la pronuncia e le parole fossero perfette ed è stato bello confrontarsi con artisti che suonano in giro per il mondo e hanno un’ottica diversa della musica. É uscito fuori il legame e il rispetto che tutti noi abbiamo verso l’arte! 

Hai partecipato al programma Talents X Talents di Polimoda. Ci racconti di come eri
coinvolta nel progetto, e come hai vissuto questa esperienza? 
Ho partecipato a questa bellissima esperienza e sono stata coinvolta a 360°, sia dagli
studenti che dai professori e collaboratori presenti su questo progetto. Mi sono messa a disposizione assieme al mio stilista Giulio Casagrande e la truccatrice Anna Maria Negri per far sì che gli studenti potessero mettere in pratica tutti i loro lavori, le loro idee e la loro creatività. Un modo efficace per crescere e per mettersi in contatto con persone che fanno arte, così come me! 
Ho sempre pensato che moda e musica siano fortemente in collegamento, poiché entrambe permettono di esprimere ciò che hai dentro e chi sei. È stato infatti super emozionante, una liberazione e uno sfogo comune che ci hanno dato non solo ottimi risultati lavorativi, ma anche grandi soddisfazioni personali. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare "Uh La La"?
Dedico questo brano a tutti coloro che hanno voglia di cantare, ballare e di essere spensierati! Lo dedico a me stessa e alla persona che ad oggi, grazie all’esperienza sentimentale rappresentata nel brano, ha fatto nascere questo bellissimo disco.

KID BRUNSWICK - XFOREVER

Come è nato XFOREVER, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
XFOREVER è stato scritto nell'arco di un periodo di quattro anni. Ho scritto Bipolar Rhapsody nel 2018, che in un certo senso ha posto le basi e la traiettoria di me come artista, ma ho finito quella canzone in concreto l'anno scorso durante la pandemia. Ho scritto questo progetto in più studi, camere da letto e, più recentemente, in un capannone nel retro della mia attuale casa. Il mixtape è una pagina di diario: ogni canzone è in prima persona, l'intero progetto tratta argomenti che ho vissuto. Significa molto per me, perché un sacco di sangue, sudore e lacrime sono finiti in questo lavoro. 

Come descriveresti questo album, dal punto di vista musicale? 
Immagino di presentarmi come artista in questo progetto e di far sapere alla gente cosa ho da dire. Spero che i miei testi creino una connessione con le persone. Il sound di questo disco è Rhythm & Grunge: questo è l'unico modo in cui posso descriverlo a qualcuno che non l'ha ancora sentito. 

Kid Brunswick @ Daniel Mutton

In XFOREVER hai collaborato con Mike Shinoda. Com'è stato lavorare con una leggenda come Mike? 
Non mi sembra ancora vero. Sono un grande fan dei Linkin Park, quindi ricevere anche solo un qualsiasi tipo di riconoscimento da Mike sarebbe stato più che sufficiente per suggellare la mia carriera di artista, figuriamoci lavorare con lui?! È pazzesco. La prima volta che gli ho parlato su FaceTime sono scoppiato a ridere perché era davvero strano. Quando mi sono calmato abbiamo fatto una lunga chiacchierata sulla musica e su questo progetto. Per i due mesi successivi abbiamo messo a punto il resto del mixtape e fissato una data di uscita. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare XFOREVER? 
A chiunque legga questo.

JOHN GLACIER - SHILOH: LOST FOR WORDS

Come è nato SHILOH: Lost For Words, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? SHILOH: Lost for Words è nato perché doveva essere pubblicato.  È stato prodotto da un cumulo di emozioni che dovevo ancora articolare e rimodulare in qualcosa di tangibile. Shiloh - per me - significa chiusura, ma anche nuovi orizzonti, e che trionfi la pace. Questo progetto è anche sul riprendere il controllo e sull'essere responsabile del mio destino. Sebbene il processo preveda alcuni ostacoli, cerco di vedere la vita come una serie di esperienze di apprendimento che inevitabilmente mi porteranno dove dovrei essere. 

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
Descriverei il progetto come evoluzione - per non sembrare arrogante. Ogni traccia è uno spazio mentale diverso da quello successivo: i classici alti e bassi della vita. A volte, per evolvere, dobbiamo tornare indietro di qualche passo o due, e sento che è quello che fa la musica. È come cercare da dove tutto è cominciato, per capire come sei arrivato al punto in cui ti trovi attualmente, con la speranza di trovare una nuova strada da percorrere. Questo è l'unico modo in cui potrei descriverlo - dato che non direi che c'è necessariamente un genere che vale per tutti - l'unica coerenza è che è espresso sotto forma di rap, e che è tutto brutalmente onesto, ma delicato. 

John Glacier @ Udoma Janssen

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Green Elephants Freestyle ha una bella storia, dato che prima di registrarla non avevo ancora sentito il beat. Vegyn stava suonando un po' di roba e gli ho chiesto se poteva soffermarsi su quella che stava riproducendo, ma di non farmi ascoltare il resto, perché volevo la libertà di registrare senza sapere dove sarebbe arrivato il beat. E poi Platoon, perché la prima strofa è in realtà una preghiera che ho scritto per mio fratellino. 

Con chi (e come) hai collaborato? 
Questo progetto include la produzione di tre produttori di talento, tutti speciali nel loro passaggio: Holly, ensemble psichedelico e Vegyn. Il progetto stesso è stato registrato nello studio londinese di Vegyn, dove abbiamo passato molto tempo a fare cose. La produzione di Holly e psichedelico erano beat che mi hanno gentilmente inviato mentre lavoravamo insieme da un po'... e il resto è più o meno storia. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare SHILOH: Lost For Words? 
SHILOH è dedicato a SHILOH . È una dichiarazione di pace.

MARISA MONTE - PORTAS

Come è nato Portas, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Portas è stato registrato nel periodo tra novembre e marzo 2021, quindi tutto in questo periodo di isolamento e di pandemia. Abbiamo modificato molto il progetto originale di produzione: prima la vita consisteva in viaggiare per andare a New York, poi in Spagna per registrare la seconda traccia, eccetera. Non è stato ovviamente possibile procedere in tal senso, quindi abbiamo utilizzato un metodo di produzione ibrido. Abbiamo fatto registrazioni a Rio dal vivo e anche registrazioni virtuali con musicisti da New York, Los Angeles, Madrid, e Lisbona. Ironicamente è stato il mio disco che ha avuto più collaborazioni internazionali, però ho registrato tutto a Rio da casa mia senza mai uscire né tantomeno viaggiare. Abbiamo avuto la necessità di essere creativi non solo per quanto riguarda gli arrangiamenti e i musicisti propriamente detti, ma anche per la difficoltà del momento e le limitazioni per gli incontri, per i viaggi e per i protocolli di sicurezza che abbiamo dovuto utilizzare per fare le registrazioni in sicurezza.

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
È impossibile parlare di musica brasiliana senza citare la varietà e la diversità. Il Brasile è grandissimo e ci sono molti stili musicali diversi all’interno dello stesso contesto culturale.  Io sono nata e cresciuta qui, ed è una cosa che si riflette nella mia personalità. Credo di aver dato voce a vari generi: non c’è uno stile musicale predominante, io sono una cantante della musica della tradizione, scritta per essere cantata. Credo di essere una cantautrice legata alle canzoni, con un’apertura alla diversità degli stili e dei ritmi e delle influenze - esterne ed interne - che abbiamo in Brasile. E credo che i punti di contatto tra queste canzoni siano la mia voce e le mie referenze. 

Marisa Monte @ Fernando Tomaz

C'è una traccia dell'LP che ha un bella storia da raccontare? 
Sì, ma non è ancora uscita. Abbiamo registrato 18 canzoni per l’album, per ora ne sono uscite 16 e ce ne sono due che usciranno nei prossimi mesi. Una di quelle è scritta durante un viaggio in Sardegna fatto circa cinque anni: si intitola Vento Sardo e si riferisce al posto in cui eravamo. Parla della dinamica dell’aria e dei venti, che porta sempre la sensazione di un cambio costante della vita. 

Con chi (e come) hai collaborato per Portas? 
In questo album ci sono colleghi di lunga data, a cui sono legata e con cui mi piace lavorare. Artisti come Carlinhos Brown, Arnaldo Antunes, Dadi e altri; ma anche nuovi collaboratori, più giovani di me come Chico Brown, Flor, Pretinho da Serrinha, Silva che riflettono i miei nuovi incontri, le nuove affinità artistiche trovate. Il video ufficiale di Portas è invece stato diretto da Giovanni Bianco: è un mio amico da molti anni e avevamo già lavorato su altri progetti in passato. Volevamo lavorare ancora insieme e l’ho invitato qui a Rio per fare il videoclip. Abbiamo creato questo dialogo audiomusicale e audiovisuale, il cui messaggio è stato risaltato dalle immagini bellissime che ha creato. Giovanni è molto addentro al mondo della moda, e il suo approccio è stato per me una vera e propria porta d’ingresso a quell'universo. Abbiamo deciso di lavorare solo con designer brasiliani per dare spazio a giovani designer alternativi. Giovanni ha fatto una grande ricerca con la stylist anche su nomi brasiliani più affermati, in modo da trovare look che potessero identificare la mia cultura. La mia musica parla di scelte, decisioni, dubbi, opportunità, cambiamenti, passaggi e simboli che ci arrivano; e credo che Giovanni abbia fatto un ottimo lavoro traducendo questo linguaggio simbolico in immagini.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Portas? 
Mi piacerebbe che fosse rivolto a tutti coloro che hanno bisogno della musica come un aiuto ad elaborare le difficoltà della vita. Credo che la musica sia un metodo per processare i dolori, le perdite e le difficoltà della vita: quindi voglio dedicarlo a tutti quelli che hanno bisogno di un po’ di arte e musica per aprire le porte, sia interne sia quelle esterne.  

KETY FUSCO - MA GNOSSIENNE

Come è nata Ma Gnossienne e cosa rappresenta per il tuo percorso artistico?
Ma Gnossienne è nata dalla mia esigenza di sperimentare con il mio strumento principale, l'arpa elettrica: dei suoni diversi, e che non ci si aspetterebbe mai da un'arpa. Una volta campionati più di quattrocento suoni dalla mia arpa, mi sono chiesta in che modo avrei potuto legarli ad un brano strettamente connessi alla tradizione classica. Mi piacciono i contrasti, e volevo dare ad un brano così melodico come Gnossienne la mia identità musicale, non solo nell'esecuzione ma anche nella produzione.

Dal punto di vista musicale, come descriveresti la traccia?
Il mio singolo Ma Gnossienne è una traccia misteriosa: si addentra in un immaginario sonoro tetro ma non ti lascia una brutta sensazione, bensì ti spinge ad andare oltre e ad ascoltare quello che succede dopo. La melodia principale viene avvolta da un campionario di suoni pitchati che ricordano uno stormo di uccelli agli albori della migrazione. Tutto si evolve con un sound sempre più rigido: entra per esempio un vinile distorto sulle corde dell'arpa. Il finale, caratterizzato da un ritmo circolare che ti avvolge, ti trasporta e si dissolve lentamente, lasciando all'ascoltatore una sensazione di mancanza.

Kety Fusco @ Sebastiano Piattini

Partecipi al programma Keychange. Puoi dirci di cosa tratta il progetto e come tu sei coinvolta?
Keychange è un progetto internazionale che incoraggia festival, promoter, eventi e l'intera industria della musica, a dare gli stessi spazi e diritti a uomini, donne e minoranze di genere. Supportato dal Creative Europe Programme dell'Unione Europea, il movimento Keychange e il suo network hanno raggiunto un grande traguardo quest'estate, arrivando a coinvolgere cinquecento diverse organizzazioni musicali, che ora si stanno impegnando per la gender equality, attraverso il pledge di Keychange. Personalmente, non mi sembra vero che nel 2021 si parli ancora di discriminazione nell'ambito dei diritti delle donne: ho fondato e faccio la programmazione di un festival di musica sperimentale in Svizzera, e al mio festival ci sono sia donne che uomini a ricoprire ruoli importanti.

Finalmente si parla di nuovo di musica dal vivo. Dove possiamo vederti in concerto e che show porterai in tour? 
Si, sono entusiasta di continuare la mia tournée europea! Suonerò a partire da settembre 2021 in Francia, Germania, Austria, Inghilterra, Belgio e in Italia potete trovarmi a: Suoni Controvento di Gualdo Tadino l'8 agosto, il 9 al Cielo di Tuscolo di Roma e al Locus Festival di Locorotondo il 15 agosto. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Ma Gnossienne? 
Spero che Ma Gnossienne possa dare una visione diversa della musica in questo periodo storico. Ora più che mai la cultura ha bisogno di stimoli e per farlo la musica ha bisogno di un cambiamento. Bisogna andare oltre gli schemi e spingerci a riflettere e cercare nuovi soluzioni creative. Non bisogna adagiarsi su quello che piace o quello che è ovvio, rispettando a tavolino delle regole musicali. Bisogna avere coraggio, uscire dai propri spazi e dare vita a nuove soluzioni. Solo cosi un popolo si evolve e guarda avanti.

GUSGUS - MOBILE HOME

Come è nato Mobile Home, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
Durante la sua burrascosa esistenza, la band è cresciuta e si è ridotta nella composizione dei suoi membri, e ha avuto parecchie svolte dal punto di vista musicale, ma sempre all'interno dell'ambito della musica elettronica. Questo è poi diventato il concetto stesso della band: un act pop elettronico che esplora decenni di musica elettronica e le sue vaste influenze, fondendola con la nostra visione del pop moderno, con tutti i twist possibili. Quindi Mobile Home è iniziato come una ricerca su uno di quei percorsi elettronici del passato che sentivamo di dover ridecorare con uno dei nostri progetti, ovvero la new-wave della fine degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta, o quanto meno la sua parte elettronica. È iniziato col nostro album Mexico nel 2014: una delle canzoni Sustain, è stata il risultato del riarrangiamento della struttura dell'arpeggio della traccia Sounds like a Melody di Alphaville, in una versione piuttosto oscura. A me e Daniel è piaciuta molto, Bongo la odiava. La traccia era anche molto più lenta rispetto alle altre che avevamo fatto negli album precedenti ed era molto new-wave. Ha toccato un nervo scoperto, poiché quel tipo di sound, rimodellato in arpeggi, è stato uno dei miei primi amori musicali da adolescente. Quando Bongo ha lasciato la band dopo l'uscita di Mexico, io e Daniel abbiamo sostanzialmente controllato la nave e abbiamo navigato verso quegli echi della mia adolescenza. Avvolgendo queste idee in un suono moderno, con alcune influenze italo-disco, abbiamo creato e pubblicato l'album Lies are more flexible, nel 2018. Ma le tracce più oscure su cui stavamo lavorando le abbiamo conservate per la uscita successiva, poiché abbiamo capito che questo percorso era lungo almeno due uscite. Quelle tracce che avevamo conservato sono quindi finite nel nuovo album, Mobile Home: una parte importante dell'album è il contenuto dei testi. È sempre stato un aspetto importante per noi, ma principalmente focalizzato sulla lotta dell'essere umano con le emozioni e l'esistenza. Questo album non fa eccezione, ma è composto da piccole storie che scorrono come un film verso la fine. Siggi Kinski che è stato con la band negli anni Novanta, ha lavorato con noi sui testi e questo ha davvero aumentato il raggio d'azione, la profondità e la qualità del progetto: per me questo album è il nostro lavoro più ambizioso. Forse un po' oscuro e inquietante per i ragazzini, ma chi è abituato alla malinconia dark degli anni Ottanta e Novanta lo può capire. 

GusGus @ Vidar Logi

Come descrivereste questo album, dal punto di vista musicale? 
Riecheggia molte referenze diverse del passato, dal punto di vista sonoro: Tangerine Dream, Gary Numan, Depeche Mode, OMD. C'è anche un pizzico di Italo-disco e si può notare una spolverata di Reggae e Prog-rock, ma il sound è moderno con un sapore Deep-Teck. C'è anche una certo richiamo alla musica folk, quindi ho soprannominato questa fusione di ingredienti passati e presenti, Electronic Country: nessuno sembra capire cosa intendo con questo termine, né a cosa io mi riferisca. 

Quale traccia ha un bella storia da raccontare? 
Penso che sia Higher: Margret Rán è una cantante che ha vinto gli award della musica islandese nel 2020 come miglior cantante femminile e per il suo album In The Dark con la sua band Vök. Avevo lavorato per questa band nel loro EP Circles, quindi già la conoscevo; ho preso parte al concerto di uscita di questo album all'inizio del 2019 e sono rimasto piacevolmente stupito da quanto fosse bello, e gliel'ho detto dopo lo show. Lei ha risposto: "Allora, quando farò una traccia con GusGus?". Dato che adoravo la sua voce ed ero ansioso di lavorare con lei, le ho detto che le avrei mandato alcuni demo. Le ho quindi inviato questo strano demo che era una specie di banger techno-reggae con sopra un hook di synth alla Vangelis. Più avanti in Croazia mentre eravamo in tournée, mi è venuta l'idea di ricontattarla per altre ciliegine da aggiungere ad alcune delle nostre canzoni. Abbiamo iniziato da lei che cercava di sovrapporre il ritornello in Stay the Ride, ed era esattamente quello che serviva. Avevamo anche faticato a trovare qualcosa che funzionasse per il ritornello in Our World e lei ha trovato l'hook che funzionava.  Dopodiché era ovvio che la sua presenza fosse una benedizione per GusGus e ora Margret è ufficialmente parte della band. 

Per Mobile Home, avete unito le forze a Palomo Spain. Come è nata questa collaborazione? GusGus ha fatto parte dell'entertainment durante la cerimonia dei LGBTQA Awards spagnoli a Tenerife nel 2018. Omar, il nostro manager, ha indicato Palomo e mi ha detto: “Dobbiamo parlare con quel tizio”.Perché?” ho chiesto. Mi ha mostrato il suo Instagram e io ho detto subito di sì. Essendo una sorta di crossdresser, e dunque della parte queer della community, ho  adorato fin da subito il percorso intrapreso da Palomo, che mescola la femminilità con la moda maschile. Avevamo bisogno di una strategia di ingaggio. Ci siamo avvicinati a lui che indossava una camicia piuttosto appariscente, così gli ho chiesto: "Bella camicia, dove l'hai presa?". Si è messo a ridere e poi abbiamo scoperto che amava la band, quindi è stato piuttosto naturale trovare un modo per far incrociare i nostri cammini. I vestiti che ci ha inviato per lavorare nei nostri video e servizi fotografici erano semplicemente perfetti: lo Screen demon piumato del video di Stay the ride e il Zen searcher nel video di Our world sono proprio azzeccati. 

C'è qualcuno a cui dedichereste Mobile Home? 
A tutti coloro che pretendono le azioni e il cambiamento politico necessari affinché si possa vivere sul nostro pianeta in armonia come sua linfa vitale, invece di esaurire questa linfa e pensare di poterci trasferire da qualche altra parte quando sarà esaurita.

SAYCET - MESSA SOLARIS

Come è nata Messa Solaris e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Messa Solaris è una cover acustica del mio precedente singolo, Solaris. Ho realizzato questo brano e il video con il patrocinio del Castello di Versailles, utilizzando il Grande Organo della Cappella Reale e un coro francese, Les Métaboles. È un grande passo per il mio percorso musicale per diversi motivi: soprattutto, è davvero speciale potere esprimere la mia arte e la mia sensibilità in uno dei punti di riferimento storici e culturali più importanti del mio paese. Molte persone hanno scoperto la mia musica grazie a questo progetto e sono piuttosto orgoglioso di collocare questo momento nella storia del Castello di Versailles. 

Come descriveresti questa traccia, dal punto di vista musicale? 
Prima di tutto, è una cover. Per un occhio attento, ci sono tre movimenti che sono esattamente come la traccia originale elettronica Solaris. In secondo luogo, penso che sia una sorta di reinterpretazione atea contemporanea del Castello. Ho ripreso tutti i simboli culturali: dall'organo, al coro, senza dimenticare il dress code da “gospel”. Per me è un modo per viaggiare indietro nel tempo ma con una visione del 2021. 

Saycet @ Thomas Garnier

Con chi hai collaborato alla Reggia di Versailles per ricreare il brano e quali sono state le principali sfide che hai dovuto affrontare? 
Ho collaborato con l'organista russa Alexandra Bartfeld per adattare i miei arpeggi di synth con l'Organo Reale, e con Benoit Walter per scrivere la partitura del coro. Ho lavorato inoltre con Leo Warinsky per dirigere il coro e con Alexandre Mattiussi, che ha seguito la parte abbigliamento e styling di tutti coloro che appaiono nel video. La sfida principale era ottenere un buon sound dall'organo: è stata la mia ossessione ed è stato un grande traguardo arrivare al suono giusto, tenendo in conto che l'organo ha più di tre secoli. Ci ho lavorato con i miei sound engineer e abbiamo creato tre layer sonori diversi dall'organo, che ho poi mixato insieme. 

Visivamente, il video è sbalorditivo. Ci racconti qualcosa sugli spazi della Reggia di Versailles dove hai registrato la traccia e girato il video? 
Ho cercato di catturare i luoghi più emblematici e allo stesso tempo di avere una mia visione. Abbiamo girato il video nella Cappella Reale, nella Galleria des Glaces, e poi nella Galleria des Batailles, sulle Escaliers Louis-Phillipe e sull'Escalier Gabriel per le decorazioni iconiche. Per il video sono voluto partire dai minimi dettagli per poi arrivare agli spazi più grandi. Nel Castello, tutti i dettagli di ogni singolo spazio sono importanti, ed è per questo che è così mozzafiato. Ci sono due tipologie di spazi: quelli in legno - molto caldi - come la Gallerie des Glaces e la Gallerie des Batailles, che sono in contrapposizione agli spazi in pietra, come La Chapelle Royale e l'Escalier Gabriel. L'impostazione calda e quella fredda funzionano molto bene per le immagini e anche per il sound: per lo più ho registrato la traccia e il video nello stesso spazio, tranne che per quanto riguarda il coro, che abbiamo registrato alla Galerie Basse per la sua maestosa acustica.  

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Messa Solaris? 
Vorrei dedicarla a mia nonna, che ha da poco compiuto 99 anni.

SPLENDORE - OMG

Come è nata la performance OMG e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Primavera Sound mi ha selezionato e richiesto dieci minuti di performance. Io sono convinto che il mondo della musica live, sul digitale, debba andare oltre la riproposizione del live canonico che - per forza di cose - ha meno potenza online, senza pubblico. Quando hai il tempo per pensare a qualcosa ad hoc: quando non hai i limiti dettati dalla contemporaneità temporale, puoi preparare qualcosa di diverso, rilanciare, sperimentare. Se c'era qualcosa da imparare in questa pandemia per quanto riguarda la musica, penso sia questo: sul digitale si può, anzi, si deve sperimentare.

Dal punto di vista musicale, come descriveresti OMG? 
Ho preso la mia discografia - otto tracce - e l'ho passata attraverso il filtro di Crash di Cronenberg. 

Splendore @ Chiara Lombardi

chiara lombardi

 Primavera Pro Sound dice che ‘Charli XCX sarebbe fiera di te’. Quanto l'hyperpop di A.G. Cook e Charli ha influenzato OMG?
A.G. Cook e Charli XCX, e in particolare SOPHIE (RIP️), mi hanno mostrato un nuovo modo di intendere la musica pop che in Italia non esisteva. Il libero movimento tra alto e basso, tra mainstream e underground, tra pop e sperimentale. Possiamo riscrivere le nostre identità musicali come le nostre identità personali, senza barriere e limiti, fluidamente nella queerness che abbiamo dentro. Bisogna solo aver il coraggio di crederci, e farlo.

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione della performance?
Ho lavorato con Francesco Tani e Gianmarco Onofri che avevano curato le copertine dei miei ultimi singoli e dell'EP OMG, am I really feeling these feelings I'm feeling right now?. Loro sono giovanissimi, piccoli geni spericolati. Con nulla creano tutto, è la loro forza. Sono riusciti a dare un’estetica precisa alle immagini che avevo in testa per questa narrazione performativa. Alice Bulloni invece ha curato la parte registica. Da lì abbiamo tirato su una squadra di amiche e amici, come Erica Meucci, una performer splendida del collettivo Laagam, con cui ballo nell'ultima sezione, o Elasi e Plastica, due artiste amiche che adoro e che volevo fossero presenti in questa vetrina mondiale perché meritano tutti gli spazi possibili.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare OMG?
OMG è uno stimolo a spingersi oltre i limiti, a pensare che sia possibile fare tanto, con poco, con la forza delle idee. Lo dedico a tutte quelle persone che hanno timore e paura di portare in scena le proprie idee: abbiamo bisogno di ripensare l'industria musicale al di fuori dei soliti schemi, prima che muoia nella noia e nella banalità. C'è abbastanza talento nei meandri della cultura italiana per salvarci da questa cancrena: ho fiducia in voi.

WESLEY JOSEPH - ULTRAMARINE

Come è nato ULTRAMARINE e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
ULTRAMARINE è una raccolta di canzoni che riflette i vasti e vividi elementi della mia essenza in un unico progetto. Ogni canzone era un pezzo importante che rappresentava un colore della mia anima: era il progetto che sognavo di realizzare da bambino. Prima di uscire con ULTRAMARINE, le persone potevano interfacciarsi solo con degli sprazzi di me, e non ero ancora riuscito a dimostrare abbastanza quella che era il mio potenziale, per permettere agli altri di creare un vero e proprio contatto. Ora c'è qualcosa di tangibile che dà alle mie parole un solido fondamento. Le cose adesso non sono più astratte: ho creato l'universo di Wesley Joseph. 

Come descriveresti questo disco, dal punto di vista musicale? 
Una profonda miscela di soul, R&B, rap, elettronica e vibrazioni sperimentali. 

Wesley Joseph @ Rashidi Noah 

In Patience, collabori con una delle nostre artiste preferite, Jorja Smith. Come è nato questo featuring?
Jorja e io siamo cresciuti insieme a Walsall, e quando eravamo bambini facevamo musica insieme: quindi siamo amici da anni. Inizialmente non avevo intenzione di collaborare con nessuno in Patience, ma ero in studio a finire l'album una settimana prima della consegna, e non riuscivo proprio a elaborare la seconda strofa per la canzone. Mi ha scritto casualmente Jorja proprio mentre ero alle prese col tema, quindi le ho chiesto se avesse voluto essere nel brano. Ha accettato, e abbiamo scritto le sue parti della canzone: i suoi contributi hanno completato la mia visione. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare ULTRAMARINE? 
A ogni bambino che è a casa e che ha sogni irrealizzabili, e a tutti i miei cari.

ADIEL - METHOD EP

Come è nato Method EP, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Method rappresenta un po' una transizione tra la vecchia e la nuova me. Soprattutto per il tipo di approccio e di crescita personale: sia per quanto riguarda la scrittura dei brani, sia per tutto quello che è successo. Io sono una dj e nasco come tale, quindi per me è stato fondamentale questo tempo per potermi fermare e ascoltare, ma anche per potermi approcciare in un modo molto più intenso a quello che è il lavoro in studio. Ho composto con macchine analogiche, mi piace molto creare in studio un equilibrio tra quello che è fare musica, e quello che mi fa stare bene. Anche perché ho capito che quello che sento influenza molto quello che faccio: e in questo, Method EP è stata un po' una sfida personale, per trovare il giusto modo di lavorare con la mia creatività.

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
Si tratta di un disco che per me rappresenta un viaggio nella conoscenza di me stessa: tutte le tracce le sento molto e sono a me care. Parlo di transizione perché due delle tracce incluse nell'EP sono state composte prima della pandemia, e ho avuto la possibilità di collaborare con un grande artista di Berlino, Tobias, che è per me come un maestro: lui ha inserito una addictional production, aggiungendo qualcosa di suo. Le altre due tracce invece sono state fatte da me durante il periodo del lockdown, in cui ho avuto l'occasione di approfondire la parte ritmica: mi piace molto comporre groove e ritmi, perché ho una particolare predisposizione per i ritmi tribali. Mi sono anche messa a studiare percussioni nel periodo di lockdown: e percussioni e ritmi per Method sono stati fondamentali per sviluppare la mia visione del fare musica, che vedo come un rituale. Nelle mie produzioni, ma anche nei dj-set. 

Adiel @ Simone Picchi

Con chi (e come) hai collaborato per realizzare Method EP?
Ho registrato da sola i ritmi suonandoli: per quanto riguarda le collaborazioni, oltre al già citato Tobias, nei vocals ho introdotto anche mia madre, che era ed è una bravissima cantante. La collaborazione con lei è nata con molta naturalezza ed è speciale proprio per questo: era quasi una delle prime volte che entrava in studio e cercava di capire quello che faccio quando sono sola. Abbiamo registrato in modo molto spontaneo sulla traccia che era già fatta, e per me è ovviamente una cosa molto importante. Lei mi ha sempre indirizzato verso le arti e mi ha spinto a coltivare la mia creatività in diverse forme. Le devo davvero moltissimo.

Fai parte del corpo docenti della nuova Pro Dj Academy. Ci racconti di cosa si tratta questo progetto, e di come tu sei coinvolta?
Pro Dj Academy è un corso digitale per dj, dedicato a tutti gli appassionati del genere e a coloro che hanno scelto di intraprendere questo percorso come professione. Il programma include tutto ciò che può servire a un giovane emergente: dal setting in consolle ai set up e i tips and tricks, passando per l’importante sfera della parte manageriale e delle agenzie di booking. Da questa esperienza viene fuori tutta la passione che ho per questo mestiere: per questo progetto, parliamo di djing, e non di produzione. Io racconto quindi il mio approccio al vinile, dando anche qualche spiegazione sui vari trucchi e raccontando problemi che si sono dovuti risolvere in serata. Mi piace molto poter condividere la mia esperienza e motivare i ragazzi giovani, per i quali può essere utile un consiglio. Per me è stata un'esperienza meravigliosa, soprattutto perché ho avuto modo di essere intervistata da Claudio Coccoluto, che purtroppo è venuto a mancare da poco: ho parlato di quello che è stato il mio percorso soprattutto come dj resident del Goa, che per me è stato formativo  come una vera e propria scuola.  Si è trattato di un momento molto intimo e personale potermi confrontare con Claudio, anche per le bellissime cose che mi ha detto. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Method EP?
Lo vorrei dedicare a tutti quanti senza esclusioni: penso che condividere musica sia una fonte di ispirazione e non vorrei limitarlo a qualcuno in particolare. Però, con il cuore, direi che vorrei dedicarlo soprattutto a mia mamma.

JABBERWOCKY - FEELING DANCING TEMPO

Come è nato Feeling Dancing Tempo, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? Abbiamo iniziato a lavorare su Feeling Dancing Tempo durante il primo lockdown in Francia. Il fatto di non poterci vedere e produrre tutti insieme ci ha costretto a cambiare un po' la nostra modalità di lavoro: abbiamo iniziato a mandare qualche idea via mail e sono nati i primi demo. Poi ci siamo potuti incontrare di nuovo e sviluppare il lavoro, integrando i sintetizzatori e le nostre drum machine in studio. All'inizio non avevamo intenzione di fare un intero album, ma ci siamo resi conto che avevamo molte tracce connesse tra loro, e abbiamo deciso di spingere il progetto un po' oltre. Ci abbiamo lavorato per sette mesi: volevamo far convivere un'energia danzante con le sensazioni che provavamo in quel momento. Feeling Dancing Tempo dà il via a una nuova fase e cristallizza la direzione artistica che abbiamo preso dopo il nostro secondo album Make Make

Come descrivereste questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
Questo album ha molte influenze diverse, e ognuno di noi ha i propri gusti e preferenze personali: ma ciò che ricorre di più è il nostro amore comune per l'italo disco, la space disco e la musica house, tutti prodotti principalmente con sintetizzatori analogici e drum machine vintage. In questo periodo in cui il mondo era fermo, avevamo bisogno di fare musica che avesse vita propria, fatta per il party e per essere condivisa con altre persone. Ecco perché alcuni brani hanno un mood nostalgico: sono intrisi di tanti ricordi.

Jabberwocky @ Arthur Wollenweber

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare?
In How much I dance abbiamo lavorato con dei brevi campioni vocali per settimane, provando diversi ritmi e melodie: ma ci siamo bloccati ogni volta con loop energici e non riuscivamo ad andare abbastanza avanti per fare un intero brano senza che ci annoiasse dopo due minuti. Eravamo ossessionati da questi vocals che ti spingono a ballare e fare festa, il tutto mentre eravamo bloccati a causa del Covid. Poi abbiamo capito che dovevamo aggiungere questo particolare mood alla traccia, con accordi e melodia, per bilanciarlo con l'energia del ritmo e creare questa sensazione di nostalgia. Quando l'abbiamo ultimato, dalla tv arrivavano le notizie sulla fine del lockdown: quindi per noi è stato come un segno dell'universo.

Con chi (e come) avete collaborato? 
Volevamo concentrarci sul nostro trio e su ciò che creiamo insieme, il che significava limitare le collaborazioni. Era anche un modo per sfidare noi stessi, cantando in brani come Get High e Feeling Dancing Tempo, utilizzando campioni vocali in How Much I Dance e Under UFO... Ecco perché c'è un solo featuring con la cantante Amouë in Blue Moves, una canzone che avevamo immaginato fin dall'inizio con questo tipo di linea vocale liscia e seducente. Abbiamo anche collaborato con il nostro amico Julien Galner per il mix del 90% dell'album. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Feeling Dancing tempo? 
Feeling Dancing Tempo è dedicato a tutte le persone che prestano attenzione a come reagiscono i corpi alle sensazioni che la musica può dare, a quanto può essere bella questa energia tra persone che ballano su un tempo comune: si tratta di emozioni che possono creare un ritmo attraverso le loro vite.

POPULOUS - STASI

Come è nato Stasi, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Erano anni che volevo scrivere un disco più meditativo e introspettivo. L’ultimo periodo per molti versi è stato orribile, ma da altri punti di vista ha rappresentato in pieno la giusta occasione per fermarsi, fare un respiro profondo, e tornare a scrivere musica che andasse in quella direzione. Era tutto fermo, immobile, statico. Ci siamo dovuti dimenticare dei dancefloor - e di conseguenza di un certo tipo di ritmi - e tutto è diventato più dilatato: le giornate, il tempo, le emozioni e, di conseguenza, anche la musica. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti Stasi? 
È ambient music che incontra il trip-hop di Bristol; anche perché durante la scrittura di Stasi ho ascoltato tanto sia pionieri come Brian Eno e Midori Takada che i Portishead. Non è nulla di nuovo per me - i primi due album in fondo avevano sonorità simili - direi forse che questo è il mio lavoro più mistico e psichedelico. 

Populous @ Silvia Garzia

C'è una traccia con una bella storia da raccontare? 
Come dicevo il disco è stato mixato in analogico. Abbiamo usato i nastri che, si sa, non sono certo strumenti precisi come un computer. L’ultimo pezzo che abbiamo mixato è stato Pietre roventi e non c’eravamo accorti che la macchina si era surriscaldata troppo, provocando diversi errori nella registrazione e di conseguenza degli stranissimi effetti di tono nella riproduzione della bobina. Che fare? Cestinare tutto e rifarlo il giorno dopo o tenere le tracce con quegli errori/effetti unici e difficilmente replicabili? La risposta è fin troppo scontata! 

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione del disco? 
Le illustrazioni sono state curate da Alessandro Cripsta, che ha riprodotto i paesaggi notturni e onirici che avevo in testa come reference. Siccome non sono un musicista, due miei amici - Gigi Chord e Andrea Rizzo - mi hanno aiutato suonando alcuni synth e batterie. Il tutto è stato mixato in analogico al Sudestudio da Stefano Manca e masterizzato da Giovanni Versari. 

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Stasi? 
In questo disco l’elemento umano è talmente sfocato ed in secondo piano che preferirei si parlasse di luoghi e spazi anziché di persone. Mi piacerebbe che Stasi suonasse nei posti che lo hanno ispirato. Ultimamente mi affeziono più facilmente ad un panorama o un albero che a certa gente.

IMANY - THE A TEAM

The A Team sarà nel tuo album The Voodoo Cello, in uscita il 3 settembre. Ci racconti qualcosa su questo nuovo progetto e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
È un album interamente concepito per otto violoncelli e una voce. Nient'altro. Acustica assoluta. L'idea era quella di riarrangiare i classici della musica pop con uno strumento classico e dare un'atmosfera organica, ma portando qualcosa di fresco: un crocevia tra due mondi molto diversi. In questo momento sono a un punto in cui voglio sperimentare nuove sfide. Questo progetto è un modo per rendere omaggio a molte delle canzoni che mi hanno aiutato a diventare l'artista che sono ora, o che quanto meno mi hanno fatto desiderare di diventare una cantante. È stato un viaggio davvero interessante e sono orgogliosa di me stessa, perché era la prima volta che ho dovuto arrangiare e produrre un album, e sono davvero soddisfatta del risultato.

Da Ed Sheeran a Elton John, hai reinterpretato i successi di una vasta e variegata gamma di artisti. Qual è il filo conduttore dei brani (e degli artisti) che hai scelto? 
Alcune delle canzoni che ho scelto le volevo fare da molto tempo, altre sono state scelte per parlare con questo progetto a tutti i tipi di persone. Ci sono tante canzoni nella musica pop, quindi ho voluto reinterpretare brani che mi ricordano la mia infanzia, ma ci sono brani dell'infanzia di anche altre persone. Ho scelto comunque canzoni che posso difendere liricamente e melodicamente. Sono sempre guidata dal significato del testo e dalla forza della melodia. Una buona cover deve suonare come se fossi tu colui che ha scritto la canzone: deve essere personale, quindi in qualche modo anche nella canzone scritta da altri devo trovare una parte di chi sono io, e che funzioni con la mia voce e il mio spirito. In definitiva, il messaggio del brano è importante, ma le melodie sono ciò che conta di più.

Imany © Eugenio Recuenco

Hai curato da sola tutte le fasi del processo di questo progetto. Quali sono state le sfide più grandi che hai dovuto affrontare durante la realizzazione? 
È stato difficile fare sì che otto strumenti identici, suonassero individualmente in modo diverso e unico. È stato un processo divertente ma impegnativo al tempo stesso, sia perché era la prima volta per me, e sia perché non scrivo musica in un modo classico: ai musicisti, ho dovuto cantare la mia parte. È stato impegnativo in questo senso perché ho dovuto sviluppare un linguaggio tra noi: ma una volta che l'abbiamo codificato, tutto è filato liscio, mi sono sentita guidata dalle mie intuizioni e i miei istinti. Inoltre volevo che gli arrangiamenti suonassero in un modo diverso. Ovvero che fosse un sound moderno ma con strumenti classici e senza trucchi tecnologici: senza “barare”. Così i limiti sono diventati in un certo senso una fonte di creatività. Certo è stato difficile: a volte credi davvero in una canzone, ma non riesci a trovare l'interpretazione giusta, o la tonalità non si addice alla voce. Ci sono stati tanti stop and go, ma alla fine è quello che succede con qualsiasi processo creativo.

Il 15 luglio ti vedremo esibirti all'Umbria Jazz Festival. Che show sarà?
Non sarà un concerto tradizionale. Voglio fare le cose in modo diverso con questo progetto anche dal punto di vista scenico. Ci saranno dei balli e una vera e propria coreografia che abbiamo adattato ai violoncellisti, perché non è facile per loro muoversi liberamente con degli strumenti così imponenti. Il risultato è lontano da ciò che la gente potrebbe aspettarsi da un ottetto di violoncelli. Il mio desiderio era quello di sfidare l'idea e l'immaginario che il pubblico può avere di uno strumento classico: questo è quello che ho cercato di fare nell'album e successivamente nello show. Quindi, è più un balletto mescolato a un concerto che porta con sé una storia, piuttosto che uno show tradizionale. Per capirlo davvero comunque, l'unico modo è vederlo.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Voodoo Cello? 
Dedico Voodoo Cello a chiunque voglia vedere il mondo in modo diverso. A tutti coloro che sono disposti a uscire dalla propria zona di comfort, al fine di creare un mondo migliore.

MK - CHEMICAL

Come è nata Chemical, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Volevo fare qualcosa che suonasse totalmente differente da tutte le mie precedenti uscite. Ero impaziente che Chemical fosse pubblicata fin dal giorno in cui l'ho realizzata: si tratta sicuramente di una delle mie produzioni preferite fino ad ora. 

Come descriveresti questa traccia, dal punto di vista musicale? 
È fresca e unica: è al 100% ciò che stavo cercando. 

MK @ Alex “Grizz” Loucas

Ci racconti qualcosa sul fantastico videoclip che accompagna la traccia?
Lavorare con il team creativo sul video è stato molto divertente: il regista Aube Perrie è stato fantastico e ha avuto una visione davvero fuori di testa per il video, cosa che ho adorato. Creare la testa del cane da zero ha comportato un sacco di lavoro, ma ne è valsa la pena! Oltre al videoclip, abbiamo anche appena finito di lavorare su un nuovo videogioco titolato Chemical Chase che si ispira al singolo: provate a battere il mio record su chemicalchase.com!  

Finalmente si torna a parlare di eventi in presenza. Dove potremo vederti esibirti quest'estate e ascoltare dal vivo Chemical? 
Non vedo l'ora di suonare a Las Vegas - ho una nuova mini residenza a Resortsworld che inizierà l'8 agosto. Aspetto con ansia di tornare finalmente al Creamfields Festival nel Regno Unito, così come sono davvero entusiasta del mio tour autunnale negli Stati Uniti. Abbiamo un nuovo show che stiamo lanciando, non vedo l'ora di farvelo vedere a tutti.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Chemical? 
Sì... :)

BURAKA SOM SISTEMA - BURAKA 4 EVER

Come è Buraka 4 Ever,  e cosa significa questa release per voi?
Abbiamo registrato il nostro ultimo show nel 2016, perché sapevamo che prima o poi avremmo voluto pubblicarlo. Gli spettacoli di Buraka Som Sistema sono sempre state esperienze intense che hanno definito l'esistenza del gruppo per dieci anni, ed è sempre stato chiaro per noi che avremmo voluto pubblicare un album live. Sono passati cinque anni e ci è sembrato il momento perfetto per l'uscita, specialmente con tutto quello che è successo, e il fatto che le persone  non potessero godersi la musica dal vivo. Per noi Buraka 4 Ever è un modo per riportare alla memoria del pubblico le loro esperienze passate ai nostri show, e speriamo che sia fantastico per tutti, così come lo è per noi. 

Come descrivereste questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Il punto di partenza per noi sono state le registrazioni dello show, ma volevamo provare a rendere Buraka 4 Ever più di un semplice album dal vivo, qualcosa che potesse resistere alla prova del tempo; che le persone, ascoltandolo, potessero sentire l'energia del live, ma anche godersi le canzoni e i ritmi originali. Quindi abbiamo iniziato selezionando le tracce e assicurandoci di scegliere brani da tutti i nostri album, con riferimenti ai nostri dieci anni di esistenza. Da lì abbiamo lavorato sul materiale che avevamo: alcune voci sono state ri-registrate perché alcune parti erano troppo rumorose, alcune batterie dovevano essere modificate, e abbiamo giocato con il sound ambientale e del pubblico, cercando di bilanciare questo fattore con la pulizia e l'impatto dei nostri beat. Siamo davvero molto contenti del sound dell'album e penso che diventerà un nuovo modo per ripercorrere quelle che sono le nostre canzoni e la nostra eredità.

Buraka Som Sistema @ Goncalo F. Santos

Sfortunatamente, non ci sarà più possibile vedere un concerto dal vivo dei Buraka. Quali sono i vostri piani e progetti attuali? 
Tutti i membri del gruppo sono ancora coinvolti nella musica: nella produzione, nell'esecuzione e nello sviluppo di progetti collaterali, che sono un'estensione di ciò che abbiamo fatto con i Buraka. La pandemia ha reso oscuro il presente, ma il futuro sembra luminoso: perché la musica sta raggiungendo nuove generazioni, trasformando Lisbona in una delle capitali mondiali della musica elettronica. Quindi continueremo a fare il nostro, mettendoci in gioco e raccontando, sempre al meglio delle nostre capacità e attraverso la musica, le storie dell'asse culturale Lisbona-Luanda-San Paolo.

Voi siete stati i pionieri della scena musicale di Lisbona. Com'è l'attuale panorama musicale della città, e quali artisti hanno raccolto il testimone di Buraka? 
La musica con influenza africana e latinoamericana ha raggiunto nuovi traguardi: la sua presenza in radio e nella scena dei club è vibrante, eclettica e inclusiva. Gli artisti stanno osando di più, mescolando in modo creativo generi come rap e kizomba, baile funk, funaná e kuduro, spingendo ulteriormente il movimento. Artisti come Blaya, Pongo, Nenny, Dino d'Santiago, Pedro Mafama, Throes + The Shine, Bateu Matou. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Buraka 4 Ever? 
Vogliamo dedicarlo a tutta la comunità globale di amanti della musica dance. È difficile immaginare un mondo dove non si esca a suonare e ballare insieme, che sia in un club o in un festival musicale. La resilienza mostrata via Internet durante questo lockdown è stata molto stimolante per noi: la musica ci ha salvato e questo album è un regalo di ringraziamento a tutti gli autori e ascoltatori che ci hanno dato speranza. 

MISBHV 002 - MEDITATIONS - A SONIC RESPONSE

Come è stato creato MEDITATIONS - a sonic response, e cosa significa questa release per voi e per la nuova label MISBHV? 
(Thomas aka Wirski) L'arte non vive al di fuori del contesto della realtà: e quindi è difficile per me pensare a qualsiasi altro disco che avremmo potuto pubblicare con il progredire della pandemia, per tutta una serie di motivi. Mi piace pensare a Meditations come a una testimonianza onesta di un'esperienza senza precedenti. 
(Artur aka Artur8) Questo progetto, assemblato nell'arco di poche settimane, è una risposta cruda e immediata al mutato panorama musicale, che gli ultimi mesi ci hanno rivelato. Nasce da molte ore di conversazioni tra me e Thomas sulle tecniche di meditazione e ritiro, alimentate da un senso di incertezza su cosa significhi fare musica - per molti versi una pratica sociale - in un momento in cui non avevamo altra scelta che viverla nella solitudine delle nostre case private. Per l'etichetta MISBHV è una dichiarazione di intenti audace: dimostra che MISBHV Recordings intende pubblicare musica di alta qualità in un modo insolito e inaspettato.

Come descrivereste questo progetto, dal punto di vista musicale?  
(Thomas) Onestamente, la musica in questo disco è un esercizio meditativo. Adoro che questo album suoni ricco e molto diverso, e allo stesso tempo coerente e coeso. 
(Artur) È un viaggio musicale globale open-mind: artisti con diverse traiettorie musicali si sono incontrati nel loro cammino. Allo stesso tempo, profili della scena musicale elettronica hanno unito le forze con compositori di musica contemporanea e musicisti indie. Ciò che ci unisce è l'amore profondo per la musica senza pregiudizi, così come la forte convinzione che la musica possa aiutare a guarire.

Wirski @ Gosia Turczynska

Artisti da Varsavia a Berlino, passando per Roma, Ankara, Teheran, Taipei eccetera. Qual è il filo conduttore delle collaborazioni nella release? 
(Artur) Il filo conduttore è stata l'esperienza collettiva simile che abbiamo vissuto tutti negli ultimi mesi su questo pianeta. Si è sentito un forte bisogno di articolarlo musicalmente, in modo non ortodosso: per farlo, uscire dalla nostra zona di comfort è stato fondamentale. 
(Thomas) È l'idea di un viaggio condiviso verso l'interno, vissuto attraverso dieci prospettive singolari.

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare?
(Artur) Ogni traccia ha la sua storia ed è molto personale per tutti gli artisti coinvolti. Ad esempio, Teraz: è stata un'esperienza singolare registrare il nostro contributo nello studio di Adam Newborn Jr durante una fase di duro lockdown a Varsavia. Andare nello studio di Adam è stato per me quasi come una sessione di psicoterapia. La nostra eccellente cantante Eleonora Attalay ha registrato le sue parti vocali separatamente ad Ankara, che hanno aggiunto un'ulteriore dimensione speciale a questa esperienza. Noi abbiamo ovviamente utilizzato prevalentemente i primi take, quelli più spontanei, invece di quelli molto puliti e “super professionali”. 
Un altro esempio è la mia sessione di registrazione da remoto e il dialogo con Alexis Taylor - che vive a Londra - per Dream Meditation: un bellissimo pezzo strumentale per pianoforte si è improvvisamente trasformato in una produzione musicale country/folk-americana, corredata da un bellissimo testo personale sulla meditazione scritto ed eseguito da Alexis. Tutto il processo è durato non più di una settimana: il testo è apparso in sogno ad Alexis e il risultato è sbalorditivo.

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare MEDITATIONS - a sonic response? 
(Thomas) La meditazione è un esercizio che ha il fine di smantellare l'illusione di sé. lo spero che  questa release rappresenti un momento di riposo innanzitutto per noi stessi e che porti un po' di calma e un senso di benessere.

FOX - SQUANG DANGS IN THE KEY OF VIBES

Come è stato creato Squang Dangs in the Key of Vibes e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Ho incontrato Lenzman sei o sette anni fa in Sardegna: abbiamo parlato di fare musica e mi ha mandato una traccia quando sono tornato a Manchester, ma in quel tempo non ero abbastanza coraggioso per una melodia soul come quella. Le nostre strade si sono incrociate altre volte nel corso degli anni e il rispetto reciproco è cresciuto. Ovviamente abbiamo discusso di musica e Lenzman ha detto che sarebbe stato felice di pubblicare un mio progetto, ma lo vedeva alla stregua di come vede me: qualcosa che fosse più che drum & bass, che è sicuramente come io stesso mi vedo. Alla fine, il momento era propizio. Il titolo riassume il processo, cosa faccio e come lo faccio: le vibes e l'energia sono estremamente importanti per me, ora più che all'inizio della mia carriera. Ho capito da tempo di essere un empatico: un aspetto che si riflette alla ora di scegliere con chi condividere quella catartica e potente esperienza di guarigione che è la creazione musicale, in particolare un album. Questo è il mio secondo disco ed è molto diverso da Juice Flow: ho imparato molto da quel primo progetto. Mi sono praticamente tuffato direttamente nella realizzazione, e mi sono sentito molto più saggio durante questo processo, grazie a quello che avevo imparato. Sono molto felice di questo album perché mi eleva, mi calma e mi ricorda una montagna che ho scalato ogni volta che l'ascolto: e l'ho ascoltato davvero molto. 

Come descriveresti questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
Gran parte di questo album è stato realizzato nel 2020, quindi la descriverei come musica di sopravvivenza. Certo, ha dentro più drum & bass che qualsiasi altro genere, ma sicuramente non è un album prettamente drum & bass. È semplicemente la musica con cui vivo che mi fa sentire meglio ogni volta che la ascolto, in qualunque stato d'animo mi trovi, e spero davvero che abbia questo effetto anche per le altre persone. 

Fox @ F13IIZM

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
It's Time è prodotta da Diemond, mio amico di lunga data e del mio team di supporto. Sono il padrino dei suoi due mostriciattoli più piccoli, ed è anche la ragione per cui ho deciso di tornare sulla scena. È venuto a casa mia anni fa, mentre stavo insegnando musica, e lui e suo fratello Delano mi hanno tormentato per più di un'ora chiedendomi di mettere musica. Alla fine ho accettato soprattutto perché mi stavano facendo venire mal di testa e stavano rovinando il mio mood. Ho sempre voluto far uscire musica sua, quindi è una bella sensazione che la sua energia sia dentro al progetto. 

Con chi (e come) hai collaborato? 
C'è un bel mix di persone nell'album. Ce ne sono altre che ci sarebbero potute essere, ma tutto è successo in modo organico. Volevo una buona selezione di amici, da luoghi diversi e in punti diversi della loro carriera. Ho registrato con Calibre e DRS qualche tempo fa, ho realizzato Walk Out con DLR e Alix Perez nello studio di DLR a Bristol: mi sono divertito molto a registrare con lovescene, e fortunatamente tutto ciò è successo prima del Covid. Penso che sia stato molto utile registrarlo con lei nello stesso ambiente, perché le indicazioni che mi ha dato sono state cruciali per perfezionare quel pezzo. Ci sono alcuni dei migliori giovani talenti di Manchester come T-Man, Biome di Levelz e b.cass, che ha solo sedici anni ed è il più giovane dell'album, ma che sa il fatto suo. Inoltre, ci sono i G's, [KSR] e Blind Mic. In The Shine ho collaborato con L-Side dal Brasile, un ragazzo eccezionale che ha "spaccato". Fortunatamente, ci sono un sacco di grandi talenti e una buona energia in The North Quarter, quindi sono stato fortunato a lavorare con FD, Redeyes, Satl, Echo Brown e, naturalmente, il boss Lenzman.  

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Squang Dangs in the Key of Vibes? 
È dedicato a mia sorella Audrey Henry, che è purtroppo venuta a mancare l'anno scorso; e a Johanna Cornelia (Corrie), la mamma di Lenzman, anche lei scomparsa quest'anno mentre stavamo finendo l'album. C'è anche la sua energia qui dentro, perché Lenzman è una parte cruciale di questo progetto.

MIGLIO - INDIA

Come è nata India e cosa rappresenta per il tuo percorso artistico? 
India è nata esattamente un anno fa. Era una sera abbastanza calda ed ero a fare un giro sui colli bolognesi, a cercare un po’ di aria fresca. Ci siamo fermati davanti a San Luca, l’ho visto illuminato e avvolto in queste luci caldissime e in un attimo mi è venuto spontaneo il parallelismo con l’India, ricordo di aver detto: “San luca come se fosse una costruzione indiana, come se fosse l’India”. E poi ho aggiunto: “mi ricordi l’India”. Così ho annotato questa frase sul telefono e quando sono tornata a casa ho scritto tutto il brano. Sono partita da una suggestione e poi ho iniziato ad aggiungerne altre. È una canzone importante per me e fa parte di un percorso, di una crescita personale. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti la canzone? 
India musicalmente nasce da diverse contaminazioni. L’ho scritta chitarra e voce e fin da subito aveva la sua struttura melodica in evidenza, con questo ritornello ripetuto e incisivo. Poi abbiamo iniziato a produrla e tra le strade possibili da percorrere abbiamo scelto quella che ci ha smosso sulla sedia mentre ci lavoravamo. Si tratta sicuramente di un’esplorazione sonora che passa per la new wave e gli anni Ottanta. Non è un pezzo patinato, è sporco ma allo stesso tempo armonioso. Tutto gira su questo beat costellato da elementi musicali che hanno al brano dato un carattere preciso. 

Miglio @ Martina Platone

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di India?
India è stata prodotta da Marco Bertoni, che poi ha lavorato a tutti i pezzi che usciranno e che fanno parte del disco. Ho sempre stimato il lavoro di Marco e la sua esperienza - Dalla, Gianna Nannini, Demetrio Stratos, Subsonica e molti altri - e così a fine 2020 ci siamo incontrati in Piazza Maggiore a Bologna e abbiamo deciso di collaborare. Ho passato un po’ di mesi nel suo studio in un paesino della provincia emiliana, abbiamo ascoltato tanta musica, ci siamo contaminati e poi abbiamo creato cose nuove insieme. Per quanto riguarda la parte visual, invece, il video è stato girato da Riccardo Sanmartini con il supporto alla fotografia di Martina Platone. Nel video ci siamo io e Alberto Azzara che ha anche curato e creato la copertina del brano. Volevo riportare a livello visivo immagini e immaginari che avevo nella testa e che sono finite nella canzone. Lavoro con questi ragazzi da un po’ di tempo e posso dire che ormai siamo una piccola squadra con l’obiettivo condiviso di comunicare non solo attraverso la musica ma anche tramite le immagini. Credo ci sia stato un incontro umano prima di tutto: riusciamo a lavorare bene insieme perché molto probabilmente condividiamo un approccio simile, mi viene quasi da dire generazionale, che per diversi motivi si nutre di esperienze di vita e sensibilità comuni.

Qual è la storia della traccia? 
India è la storia di una serata che non ha mai smesso di esistere. 
È un agglomerato di sensazioni e immagini. È una storia personale, probabilmente parla di costruzione e di futuro. Insieme. Sono tutte immagini che hanno ri creato qualcosa in cui credo. E poi alla fine ognuno ci può trovare dentro la storia che vuole.  

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare India? 
L’ho già dedicata ad una persona molto importante per me.

DESIRE FT. ETHER - HAENIM

Come è stata creata HAENIM e cos'è Ether, il tuo nuovo progetto musicale? 
(Ether)Ho sempre pensato che, quando fosse arrivato il momento giusto, avrei pubblicato il mio progetto musicale con uno pseudonimo. Ho aspettato in silenzio, lavorando e scrivendo a spizzichi e bocconi durante questi anni. La visione di Ether è quella di un sound dream-pop lunatico, notturno ed etereo: come vibrazioni noir che giocano in un tramonto nebbioso. Vedo Ether come un'estensione della mia espressione creativa. Ho disegnato io stessa il logo e ho chiesto all'architetto e designer Stephanie Lin dello studio Present Forms di creare animazioni atmosferiche, come teaser per presentare il progetto. Questi, in particolare le nuvole rosa e il fulmine che si infrange... Sono in sostanza ciò che è Ether. Spero di divertirmi nel processo di delineazione dell'identità di Ether. 

Qual è la storia di questa traccia? 
Adoro Haenim, una canzone coreana originariamente scritta e prodotta nel 1968 da Shin Joong-Hyun, definito il "Padrino del Rock" coreano, in prima linea nel creare un ponte tra i suoni occidentali e la Corea. La canzone originale Haenim (che significa "Il Sole" in coreano) ha un'atmosfera lo-fi molto calda ed euforica. È contraddistinta da una chitarra acustica e dalla voce seducente della cantante Kim Jung-Mi, che è come se scivolasse sul sound sfumato. Il testo è semplice e bello, ed è tutto riguardo al venerare Madre Natura e il Sole. Quindi, quando Megan Louise - della band Desire - ed io abbiamo iniziato a parlare di creare musica, ho condiviso la canzone con lei e le ho detto che era l'atmosfera che volevo creare. Abbiamo deciso di creare una cover per lanciare Ether: canto in coreano su un deep cut prodotto da Johnny Jewel. 

Ether

Come descriveresti questa traccia, dal punto di vista musicale? 
I battiti, ipnotici e ripetitivi, sembrano come il lancio di un incantesimo. 

Con chi (e come) hai collaborato? 
Ho chiesto a David Alexander Flinn di dirigere il video. Abbiamo parlato di come volevamo rendere una narrazione di una donna forte, completamente impenitente e determinata. Siamo fan dei film gore/horror: entrambi adoriamo le opere di Dario Argento - il suo preferito è Profondo Rosso, il mio è Suspiria - così come David Lynch, con cui l'etichetta Italians Do It Better ha collaborato occasionalmente, tra cui la performance della loro band Chromatics nel reboot di Twin Peaks. Abbiamo girato il video musicale il giorno dell'eclissi solare, il 10 giugno: non sono superstiziosa, ma seguo i principali cicli solari e lunari e tengo traccia dei movimenti di Mercurio. Una canzone sul Sole nel giorno dell'eclissi solare: se questo non è un segno, non so cosa sia. Come se non bastasse questa coincidenza, il nostro singolo è uscito il 25 giugno, il giorno di Strawberry Full Moon! Per il video, ho dovuto imparare a guidare un'auto vintage con cambio manuale in meno di tre tentativi, perché la batteria dell'auto era malmessa. Non guido spesso nemmeno un'auto automatica, ed eccomi qui alla guida di una vecchia Chevy Camaro Z28 del 1970 nella notte buia e nera come la pece!  

C'è qualcuno a cui dedicheresti HAENIM? 
Mi piacerebbe dedicare HAENIM a mia nonna, mia madre, a me stessa da piccola, e a tutte le persone nel mondo che hanno sperimentato la catarsi della vita.

WET LEG - CHAISE LONGUE

Come è nata Chaise Longue e cos'è Wet Leg? 
Chaise Longue è stato il risultato di una jam session improvvisata all'una di notte nell'appartamento di Hester: Wet Leg è invece il nome della nostra band. Le parole “wet” e “leg” non hanno un significato particolare per noi... Anche se, cercandolo su Google, penso che si tratti di una specie di malattia? Non saprei. Credo che abbiamo deciso di chiamare la nostra band Wet Leg per ricordarci di non prenderci mai troppo sul serio. Penso sia abbastanza facile arenarsi nella musica - e nella vita in generale - preoccupandosi troppo se qualcosa è bello o no. Direi che è una specie di promemoria per noi stesse per divertirci, e confidare nel nostro cattivo gusto. Al di là di tutto, il nome mi fa ridere. È un nome davvero stupido. 

Qual è la storia della traccia e come la descrivereste, dal punto di vista musicale? 
Ero tornata sull'Isola di Wight - da dove veniamo entrambe - per il periodo natalizio e avevo bisogno di un posto dove stare, così HC mi ha piazzato sulla chaise longue nel suo appartamento. Inizialmente sarei dovuta rimanere solo una o due notti, ma ci stavamo divertendo così tanto che alla fine sono rimasta un'altra settimana, e poi un'altra, e poi un'altra ancora... È stato fondamentalmente un pigiama party per ragazze adolescenti lungo un mese. Oltre a rivedere l'intera serie Buffy e incollare piccole gemme di plastica a tutti i nostri pedali per chitarra, abbiamo fatto un sacco di canzoni stupide - solamente per il nostro divertimento - e Chaise Longue è una di queste. Era molto tardi la sera, eravamo molto stanche e un po' stupidine. Praticamente tutto il testo è uscito di getto. Anche se, ad essere onesti, le parole "On the chaise longue, all day long" occupano almeno la metà della canzone. Il resto delle parole sono praticamente una serie di sciocche allusioni sessuali.  

Wet Leg @ Hollie Fernando

Con chi (e come) avete collaborato? 
Abbiamo diretto noi stesse il video. Era durante il lockdown, ed eravamo entrambe temporaneamente senza lavoro: immagino che stessimo solo cercando dei modi per tenerci occupate. Alcune scene sono state girate solo da noi due e un treppiede. Invece, per le riprese in movimento e mentre camminavamo, necessitavamo di una troupe più numerosa: quindi abbiamo convinto il ragazzo di Hester, Joshua e mia sorella Caley ad aiutarci. Joshua è stato incastrato nel portapacchi dell'auto di mia sorella con lo sportello del bagagliaio aperto, filmandoci mentre camminavamo. La cosa più difficile è stata camminare allo stesso ritmo di Caley e viceversa. Era tutto un gridare: "Più lento! Più veloce! No, un po' più lento! Così va bene!" e cose così. Un applauso a Joshua e Caley per l'ottimo lavoro. Non avevamo un vero e proprio piano: anche i negozi erano chiusi a causa del lockdown, quindi abbiamo dovuto acquistare le cose online. Abbiamo provato un po' di cose e abbiamo optato per un look da prateria un po' strambo. Dopo aver girato quello che pensavamo fosse abbastanza materiale, ho scaricato la versione di prova gratuita di 90 giorni di Final Cut; poi, ho esaminato il filmato fino a quando ho messo insieme qualcosa che mi soddisfacesse. Ho modificato tutto sul mio piccolo MacBook Pro 2015, cosa che a volte è stata piuttosto impegnativa, perché lo schermo è molto piccolo: per di più, non avevo mai usato nessun software di video editing prima. Ho provato a guardare alcuni tutorial su YouTube, ma è diventato troppo noioso, quindi ho fatto a modo mio. Comunque alla fine è andata bene! 

Dove potremo vedervi esibire quest'estate e ascoltare live Chaise Longue? 
Siamo state ingaggiate per suonare al Latitude - ammesso che si faccia - e all'Isle of Wight Festival. Saremo anche insieme agli Sports Team nel loro viaggio annuale in autobus a Margate. Apriremo alcune date del tour di Declan McKenna ad agosto e settembre, e ad ottobre quello di Willie J Healy. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Chaise Longue? 
Se dovessimo dedicare la canzone a qualcuno, sarebbe al nonno di Hester, che ha tappezzato la chaise longue che ora si trova nel suo appartamento. Ci piace molto, ne siamo grandi fan.

LEON FAUN - C'ERA UNA VOLTA

Come è nato C'era una volta, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
C'era una volta è la classica frase con cui iniziano le fiabe, e riprende tutto il filone fantasy nel mio percorso. Allo stesso tempo, ho chiamato l'album C'era una volta perché è un racconto che parla di me. Ho cercato di raccontare frammenti della mia vita un po' più personali, cosa che ho sempre cercato di evitare nei miei pezzi precedenti. Alcuni pezzi in realtà ho iniziato a scriverli prima dell'emergenza Covid: da marzo 2020 in poi, ho poi sentito necessario "frugarmi" dentro.

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo progetto? 
Faticoso, introspettivo, e di sfogo. La definizione fantasy rap, che mi hanno "affibbiato" i fan, in realtà mi è sempre stata un pochino stretta. Il percorso fantasy è stato più a livello visual con i video, che sono sempre stati una parte importante del mio percorso. Però per quanta riguarda la musica non c'è mai stata la volontà da parte mia di creare un genere nuovo: mi piace variare e sperimentare, e in questo disco ho provato a fare mille cose.

Leon Faun @ D2uno

D2UNO_2017

Tra qualche giorno ti vedremo sul grande schermo. Ci racconti di questa esperienza?
Gipi ha scritto questo racconto distopico La Terra dei Figli, che il regista Claudio Cupellini ha fatto suo con un film spettacolare. Sono felicissimo di questo progetto e di aver lavorato con Claudio, di cui ero già un grandissimo fan. In più, mi è stato molto di aiuto aver potuto lavorare con dei titani del cinema come Valeria Golino e Valerio Mastandrea: ho assorbito molto dagli attori del cast. Ancora prima della musica il mio sogno è sempre stato il cinema, una passione che cercherò di portare avanti per sempre, magari parallelamente. Un aneddoto sul film: sono stato preso prima ancora che uscisse Oh Cacchio, la traccia che mi ha portato al grande pubblico. La cosa assurda è che quella canzone è uscita  proprio durante le riprese: io stavo girando il film e nel frattempo avevo fuori questo pezzo che stava esplodendo.

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Ho scritto la title-track C'era una volta di getto, in venti minuti, che è una cosa che non mi era mai successa. Non andando sempre nello specifico su di me, e cercando sempre di costruire un immaginario, perdevo sempre molto tempo "sbrodolando" sul foglio alla ricerca delle parole perfette. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare C'era una volta? 
A mio padre, che purtroppo non potrà mai vedere questo progetto alla luce. Sono convinto che questo progetto sia un portavoce di tutto ciò che ho assorbito. Lui vive in questo progetto ed è sempre stato per me una grandissima fonte di ispirazione, e non farei questo lavoro se non fosse stato per mio padre. Quindi è assolutamente dedicato a lui.

JACK SAVORETTI -EUROPIANA

Come è nato Europiana, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Europiana è la combinazione della musica che mi ha influenzato crescendo, da quando ero ragazzino fino ad adesso, che poi è la musica americana che si incontra con quella europea. Quando la musica americana attraversa l’Oceano ha sempre un effetto enorme sulla musica europea. Lo ha avuto quarant'anni fa, ce l’ha ancora oggi: e io in quest’album volevo far vedere proprio quel viaggio. Quando la musica soul, disco e funk si è incontrata con quella europea, fatta di nostalgia, malinconia, melodia e tradizione del cantautorato, si è creato questo suono che io chiamo Europiana, che ci ha dato artisti come Serge Gainsbourg, Julio Iglesias, Lucio Battisti, Patty Pravo, Giorgio Moroder, Abba, Daft Punk, Phoenix fino a Clara Luciani oggi. Io ho voluto fare una sorta di omaggio a tutta questa musica e a queste influenze che ho avuto nel corso della mia carriera.  

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo progetto? 
Europiana è il modo in cui lo descrivo. Non sono mai riuscito ad incasellarmi in un genere: non mi considero folk, non mi considero country, non mi considero rock, non mi considero pop, non mi considero latino, non mi considero rap, non mi considero hip hop, non mi considero jazz, però mi considero Europiana. Quindi quello che volevo fare con questo album era proprio esprimere quello che sono io musicalmente, non creare un genere mio ma dargli un nome.

Jack Savoretti @ Chris Floyd 

CHRIS FLOYD

In Who's hurting who, collabori con un'icona come Nile Rogers. Come è nato il featuring e com'è stato lavorare con questa leggenda? 
Lavorare con un'icona come Nile Rodgers è una cosa che non so se riuscirà mai ad essere superata da altro. Anzi, i due momenti di quest’album di cui sono più fiero sono proprio le collaborazioni, quella con Nile Rodgers su Who’s Hurting Who e con John Oates su When You’re Lonely. Sono come miei eroi, e sono i due che veramente hanno portato la musica americana qua in Europa e hanno cambiato la faccia della musica europea. A John Oates ho chiesto di lavorare con me dopo una serata in cui avevo bevuto troppo. Mi sono messo a scrivergli su Instagram alle tre del mattino e mi sono svegliato agitato perché mi sono ricordato che avevo scritto a John Oates la sera prima! Fortunatamente mi ha risposto che anche lui voleva lavorare con me, e così siamo riusciti a fare una cosa magica assieme. Con Nile Rodgers la stessa cosa: volevo avere in un certo senso la sua benedizione su questo progetto, perché lui ha influenzato tantissimo la musica europea portando la disco dall’altra parte dell’Oceano, e quando lui ha accettato per me è stato come avere la benedizione del progetto intero. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Europiana? 
Non so se voglio dedicarlo a una persona in particolare. Lo vorrei dedicare alla musica europea, che secondo me ogni tanto non viene presa abbastanza sul serio, non le viene dato il giusto spazio. Non sono contro l’Eurovision, per niente, però non credo che sia una reale rappresentazione della musica che sta girando in Europa adesso. Ci sono degli artisti fenomenali con un suono altrettanto fenomenale che sono molto influenzati dalla musica europea degli ultimi cinquant'anni. Non stanno cercando di imitare la musica americana, non stanno cercando di imitare la musica di altre parti del mondo: stanno proprio celebrando la musica europea. Che poi questa sia influenzata da altre radici internazionali è assolutamente vero; ad esempio, possiamo trovare influenze di musica africana o di quella americana, però quando si incontrano con la nostalgia e la melodia tipicamente europee credo che si crei questo sound. Quindi voglio dedicare Europiana alla musica europea.

POLO & PAN - CYCLORAMA

Come è nato Cyclorama, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
Cyclorama è stato creato in un sacco di tempo. Tutte le tracce provengono da creazioni che abbiamo iniziato in tour, durante il quale diamo costantemente vita a nuove idee. Quando abbiamo deciso di lavorare al secondo album, avevamo moltissime tracce tra cui scegliere e da provare a sviluppare. Il secondo album è sempre complicato per una band: nasce in condizioni abbastanza diverse, dal momento che abbiamo avuto tutto il tempo del mondo per Caravelle, mentre eravamo più sotto pressione per realizzare questo secondo disco. Ovviamente è stato un anno strano per tutti con la pandemia: ma immagino sia stata per certi versi una benedizione per il processo creativo. 

Come descrivereste questo nuovo progetto, dal punto di vista musicale? 
Non credo che abbiamo cambiato radicalmente la nostra formula. Stiamo ancora sfogando la nostra curiosità al fine di esplorare nuovi soggetti musicali e collaborazioni con le nostre personali tecniche di produzione e il nostro tipico stile di scrittura. L'evoluzione principale è forse un maggiore equilibrio tra sole e luna in questo album. Mentre il nostro primo album era decisamente solare e naive, questo secondo LP è più equilibrato e ci porta verso destinazioni più oscure: Tunnel, Requiem, Artemis...

Polo & Pan @ Fiona Torre

fiona torre

State realizzando un bel progetto con la National Indian Child Care Association e il singolo Ani Kuni. Di cosa si tratta? 
Ani Kuni è una canzone dei nativi americani che ha oltre 1400 anni. È un tributo alla nostra ninna nanna d'infanzia preferita, un inno senza tempo dei nativi americani che è arrivata in tutto il mondo, generazione dopo generazione,. Abbiamo pensato che sarebbe stato giusto condividere i proventi della traccia con un'associazione che sostiene i nativi americani quindi NICCA sembrava l'istituzione perfetta con cui collaborare. Il sostegno finanziario è solo una parte della nostra interazione con questa organizzazione: ci siamo per esempio impegnati a partecipare a programmi musicali per bambini non appena la situazione pandemica ce lo consentirà. Amiamo molto viaggiare e amiamo le vere collaborazioni: non vediamo l'ora di approfondire la nostra conoscenza della cultura dei nativi americani.  

Avete collaborato con un altro dei nostri artisti preferiti, Channel Tres. Come è nata questa collaborazione? 
La collaborazione è stata proposta da Chris e Jayjay, il duo del marketing musicale, che aiuta gli artisti a incontrarsi per creare interessanti collisioni musicali. Ci hanno proposto alcune idee all'inizio del 2020: Channel Très, a livello vocale, si è subito distinto rispetto agli altri. Abbiamo passato l'anno a scambiarci le strumentali dal lato nostro, e i vocals dal suo. È stato l'archetipo della creazione digitale! 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Cyclorama? 
Nascoste dietro a ogni canzone, ci sono molte delle persone a cui vogliamo bene. Côme è una dedica ad Alex, il figlio di Pan. Feel good è una canzone che Paul ha scritto quando si è innamorato della sua ragazza Ayca. Les Jolies Choses è stata scritta da Alex per celebrare il suo amore per Chloe, mentre Artemis proviene da una melodia che suo padre suonava per lui alla chitarra. Bilboquet è una cover del nostro mentore musicale, Vladimir Cosma. L'album è pieno di connessioni con i nostri cari.

RACHELE BASTREGHI - PSYCHODONNA

Come è nato Psychodonna e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Psychodonna è una liberazione: un nuovo punto di partenza, e anche di arrivo. Parte da un'esperienza ventennale che ho fatto in un gruppo, e ho sentito l'esigenza di uscire dalla comfort zone e di mettermi alla prova in un modo più profondo, più personale e più intimo. Lo ritengo il primo disco a tutti gli effetti perché Marie era stato sì un lavoro personale, ma arrivava da una chiamata esterna e, dato il suo immaginario anni Settanta, proveniva da un mondo sonoro ben preciso: Psychodonna invece è un lavoro molto più libero, in cui ho messo in gioco tutte le influenze.

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Non sono molto brava con le definizioni: c'è della musica elettronica, della musica classica, e c'è una attitudine punk. Quindi direi: punk, drum machine e Bach. 

Rachele Bastreghi @ Elisabetta Claudio

Nel disco collabori con un'altra delle nostre artiste preferite, Meg. Ci racconti come è nato questo featuring?
Con Meg ci conosciamo da tanti anni e c'è una stima reciproca, per cui era da tanto tempo che aspettavo l'occasione giusta per fare qualcosa insieme. Tutte le altre collaborazioni del disco sono con donne, perché mi piaceva che Psychodonna racchiudesse tante sfaccettature dell'universo femminile. Ma ogni collaborazione è nata soprattutto con la musica: quando ho scritto quella parte, ci ho immaginato Meg. E ho detto: “O lei o niente”

Finalmente torniamo a parlare di musica dal vivo, e oggi parte il tuo tour: da Genova a Roma, passando per il Santarcangelo Festival e il Festival di Villa Arconati, giusto per citare alcune date. Che show sarà?
Sarà uno show libero. Sono curiosissima e ho un po' di paura, ma le prove mi hanno entusiasmato. Non abbiamo particolari scenografie o luci, e le persone staranno sedute, ma le farò muovere dentro: mi muoverò io comunque, per me e per loro. In questo spettacolo mi voglio liberare, così come ho fatto nel disco: voglio continuare a vivere la musica ed esprimerla nel modo in cui amo farlo. Faremo tutto il disco e faremo anche dei pezzi vecchi di Marie, rivisitati in questa nuova chiave. Sarà un live molto potente musicalmente: la Psychoband - Mario Conte (co-produttore dell’album, alle tastiere e programmazioni), Marco Benz Gentile (basso, chitarra elettrica, synth e violino), Marco Carusino (basso e chitarra) e Leziero Rescigno (batterie) - è di uomini, perché in Psychodonna si parla di donne ma si parla anche di uomini. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Psychodonna? 
A tutte le donne.

FOLAMOUR - THE JOURNEY

Come è stato creato The Journey e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Dal mio primo album Umami, che chiudeva il capitolo della mia musica basata sui sample, ho deciso di puntare su un suono più strumentale, dal vivo e organico: qualcosa che è sempre stato il suono che volevo fare. Così ho deciso di imparare a registrare con gli strumenti, scrivere canzoni, testi e melodie vocali: questo album è il primo vero passo in quel nuovo mondo per me. 

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
È sicuramente un progetto impossibile da descrivere dal punto di vista musicale, perché è probabilmente uno dei più diversi ed eterogenei che abbia mai sentito! Passa attraverso jazz, breakbeat, soul, funk, pop, house, musica classica e altro ancora. Il legame tra tutti questi generi è nella mia storia e nel mio modo di fare musica che fa sempre confluire tutto insieme. 

Folamour @ Baptiste Le Quiniou

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Direi che la maggior parte delle tracce ha un bella storia, nonostante alcune siano canzoni abbastanza nostalgiche o tristi, ma se dovessi sceglierne una sarebbe The Journey. Quando ho scritto la strumentale, sapevo di cosa volevo che parlasse la canzone, ovvero di immigrazione: perché la mia famiglia l'ha vissuta e anche io stesso qualche anno fa, ma non riuscivo a trovare la voce che avevo da qualche parte nella testa. Un giorno, rovistando nella musica, ho sentito quella voce: dopo un paio di chiamate, ho avuto modo di parlare con il cantante Zeke, ed è stato l'inizio di un'amicizia che è andata oltre al processo di collaborazione. Nel nostro rapporto tutto viene molto naturale, anche perché sappiamo entrambi come parlare dell'argomento. 

Con chi (e come) hai collaborato? 
Zeke Manyika, come detto in precedenza, in The Journey, il mio amico SG Lewis in Lost In Space e una delle mie cantanti soul preferite in assoluto, Tertia May, in Rue de Paradis. Oltre ai vocalist, ho lavorato con il mio amico Olivier alle trombe e Bastien Doremus alla parte di missaggio. Un team di all-star! 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare The Journey? 
Questo album è dedicato a tutti coloro che si sentono apolidi, e a tutti coloro che sono effettivamente impegnati in un viaggio, che sia fisico o psicologico. Spero che questo album li aiuti a trovare la loro strada in quella oscurità che a volte attraversiamo quando cerchiamo una nuova vita.

MARGHERITA VICARIO - BINGO

Come è nato Bingo, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Si tratta del punto di arrivo dopo due anni di lavoro, e tutta una serie di singoli che ho pubblicato in questo lasso di tempo. Avevo un disco datato ormai 2014: questo è il mio secondo album in studio e segna una rinascita. Ci ho lavorato tantissimo a Torino gomito a gomito con Dade, il produttore. L'ho chiamato Bingo perché vuole dare la sensazione di avercela fatta: il Bingo, se ci pensi, evoca delle situazioni sia un po' tragiche sia di gioia e adrenaliniche, e la mia scrittura è un po' così. Al di là del nome, l'ho fatto esattamente come volevo, e mi rispecchia totalmente.

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Lo descriverei multiforme, e da un certo punto di vista sperimentale. Bingo è sicuramente pop, però è il pop più libero che ci sia, quasi post-teatrale. Dal punto di vista prettamente musicale è difficile da descrivere: va da pezzi a piano e archi ad altri da ballare. Cerca un po' di fare un giro per il mondo.

Margherita Vicario @ Mattia Guolo

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Pincio era una canzone nata per essere voce e pianoforte, ed era un valzer in tre quarti. Ci abbiamo lavorato tantissimo, quasi un anno e mezzo, perché volevamo cambiargli vestito. Ed è pazzesco il risultato finale, qui si vede il lavoro del produttore: la canzone è sempre rimasta identica, però abbiamo cambiato arrangiamento e abbiamo preso un'altra reference. Pincio si è trasformata in un pezzo che è quasi da ballare. Penso che questo sia il bello di fare un disco: si parte da un'idea e si arriva da tutt'altra parte.

Finalmente si torna a parlare di musica dal vivo e quest'estate sarai in tour. Dove potremo ascoltare Bingo?
In tantissime regioni: purtroppo non tutte ma usciranno altre date. Da Torino a Milazzo vado praticamente dappertutto, anche perché quest'estate ho due tour in parallelo. Con Bingo Tour andrò a Bologna all'Oltre Festival, a Roma allo Spaghettiland a Villa Ada, al WOW Music Festival di Como e all'Apolide Festival, giusto per citare alcune date. Sarò anche in tour con l’Orchestra Multietnica di Arezzo per lo spettacolo/concerto Storie della buonanotte per bambine ribelli, che passerà per Roma, Milano, Cagliari, Arezzo e tante altre città.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Bingo? 
Bingo è dedicato a Mattia Torre, grandissimo regista e sceneggiatore oltre che mio carissimo amico, che purtroppo non c'è più . Ha creduto in me quando ero piccola: il disco è dedicato a lui, anche se non l'ha potuto sentire finito.

POTÉ - A TENUOUS TALE OF HER

Come è nato A Tenuous Tale Of Her, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
È stato un lungo processo di scoperta di sé, principalmente in solitaria: ho scavato più a fondo che mai in questo progetto. L'idea di crescita e progressione non era ciò che prendevo molto in considerazione quando ero più giovane: fare questo progetto ha aiutato a spalancare quella porta, prefiggendomi di vivere di più il momento, perché niente dura per sempre, soprattutto le cose più belle. Scrivere e pubblicare questo album mi ha reso più coraggioso anche nell'accettare le mie idee più stravaganti, fuggendo il giudizio delle persone su ciò che dovrei fare, e al contempo essere vero nei confronti di ciò che voglio creare.

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Un parallelo musicale a un'opera di Jackson Pollock: bello, ma selvaggio e pieno di colore. Tendo a evitare di provare a descrivere quello che produco, perché non lo faccio mai con l'intenzione di realizzare questo o quel suono, quindi davvero non ne ho idea. È quello che mi piace.

Potè - Paul Scala

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Poco dopo aver ricevuto la notizia della nascita di mia nipote, sono partito per una breve vacanza in Islanda a casa di Damon Albarn. Ogni mattina mi svegliavo presto, mi sedevo al pianoforte e suonavo: da lì è nato il riff di pianoforte e il ritornello per la traccia di fine album Together. Non avevo mai provato tanta gioia e amore per nessun altro. Quella idea, di un essere umano e del suo avvenire, mi conquistò completamente, quindi ho scritto una canzone per lei. Una canzone di speranza e di amore senza filtri.

Il tuo album è pubblicato da Outlier Record, l'etichetta di Bonobo. Com'è stato lavorare con una leggenda come Simon? 
Avevo già finito, mixato e masterizzato l'album quando Simon l'ha ascoltato: ci siamo però sentiti parecchie volte durante la campagna di lancio dell'album per parlare di musica e di come io stessi in generale: una cosa che mi ha davvero aiutato. Pubblicare un album che ha dentro così tanto della mia vita è difficile: la preoccupazione che venga capito è sempre forte, quindi è fantastico avere uno come Simon che ci è già passato e parlarne anche con lui.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare A Tenuous Tale Of Her? 
Questo album è dedicato a Suzi Winstanley e Remi Kabaka Jr,  le due persone che hanno davvero visto qualcosa in me che io stesso non riuscivo a vedere, e mi hanno spinto continuamente a cantare e scrivere. Questo album sarebbe stato molto diverso senza il loro amore e supporto.

IMMANUEL CASTO - D!CKPIC

Come è nata D!CKPIC e cosa rappresenta per il tuo percorso artistico? 
D!CK PIC esce dopo una pausa (forzata) di tre anni dall’ultimo disco e volevo innanzitutto riprendere le fila del discorso. Questo brano unisce le mie due anime artistiche: quella giocosa e quella più profonda, sensibile. Visti i temi che tratto forse potrà sorprendere, ma è sopratutto per la seconda che ho dovuto lottare - innanzitutto con me stesso - per trovare il coraggio di portarla in scena. Spero che chi ascolta questa canzone si diverta - ci sono scelte lessicali di cui vado molto orgoglioso! - ma che al tempo stesso ne apprezzi i momenti più intimi. Certo, è uno sfrontato sberleffo alla fastidiosa pratica delle cosiddette unsolicited dick pics, ossia l’invio di foto intime non richieste, ma parla anche del coraggio di mettersi a nudo, per davvero. Sarà che in vita mia di dick pics ne ho viste parecchie, ma ora ad impressionarmi è la capacità di mostrarsi vulnerabili. 

Dal punto di vista musicale come descriveresti la canzone? 
Il brano è un omaggio alle sonorità e alle melodie di Brian Ferry e David Bowie. Anche dal punto di vista musicale abbiamo cercato di riprendere quei mood utilizzando strumenti analogici e tecniche di registrazione distanti dalla freddezza del digitale, passando attraverso un mastering del brano che ne rispettasse le dinamiche, senza appiattirlo. 

Immanuel Casto @ Francesco Corlaita

www.francescocorlaita.com

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di D!CK PIC? 
La canzone è ispirata ad una poesia di Viviana Viviani: è stata scritta assieme al mio storico collaboratore Stefano Keen Maggiore e registrata nel suo nuovo studio di Bologna, avvalendoci della preziosa consulenza di Romina Falconi. Per le fasi di mix e mastering ci siamo affidati a Nicola Roda e Virginia Faraci del Donkey Studio e a Francesco Brini di Spectrum Mastering, due realtà sempre della zona e con cui collaboriamo da tempo. La Extreme Video ci ha invece accompagnati nella realizzazione del video clip. Ormai nostri partner dagli inizi, Marco Ristori e Luca Boni sanno esattamente come rappresentare il mio immaginario. 

Nella traccia affronti in modo ironico una tematica che però è molto seria. Quanto è importante parlare ora di consenso e sessualità? 
È enormemente importante; ma oltre che parlarne, serve educare. Si tratta di un lavoro di respiro generazionale. Serve fare educazione affettiva e sessuale. Il tema del consenso è appunto solo uno dei punti di questo tipo di educazione. Purtroppo però si tratta di argomenti ampiamente osteggiati, persino più che in passato. L’educazione nelle scuole viene combattuta perché si ritiene che “indottrini al gender o sessualizzi" i più giovani anzitempo, quando la sessualità - e il nostro rapporto con essa - è una realtà in formazione in ognuno/a di noi. La scelta non è tra sessualizzare o meno, ma tra riconoscere ed educare la sessualità, oppure negarla e condannare i giovani a crescere al buio, formandosi solo sulla pornografia, che non nasce certo come strumento didattico, sebbene di fatto le venga affidato quest’onere. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare D!CKPIC? 
Nessuna persona specifica; forse perché la pandemia ha avuto un impatto molto negativo sulla mia libido. La dedico a tutte le persone che non vedono l’ora di tornare a celebrare la musica dal vivo. Anche quella è una forma di amore di cui sento tanto il bisogno.

FLOYD LAVINE - STORY TELLERS PT.2

Come è nato Story Tellers Pt. 2, e cosa aggiunge al progetto della tua etichetta? 
Questo EP è stato creato in più parti, prima e durante il lockdown. Prima del lockdown la mia vita era piuttosto impegnata a causa del tour, e non avevo molto tempo per godermi tutti i momenti incredibili e le persone che ho incontrato sul mio cammino. Per capirci: mi sono sempre sentito riconoscente per la vita che ho vissuto e per essere stato in grado di fare ciò che amo, ma a volte ero così concentrato sul mio futuro che ho dimenticato di prendermi un momento per apprezzarlo davvero, e celebrare tutti i traguardi emozionanti raggiunti lungo la strada. Quando ho creato questo EP, stavo riflettendo sul senso della mia vita: volevo esplorare e trovare la mia propria visione e la verità, liberandomi dalle aspettative sociali. Credo che sia probabilmente un processo senza fine e che durerà tutta la vita, ma il lockdown mi ha dato lo spazio e il tempo per tirare fuori tutte queste emozioni ed esprimerle attraverso la mia musica. Dato che non c'erano concerti o viaggi in programma, passavo molto tempo in studio e ho prodotto così tanta musica che volevo creare inizialmente un album. Ma poi mi sono sentito ispirato e ho finalmente lanciato la mia etichetta Afrikan Tales, con cui volevo collaborare con la scena afro-futurista e raccontare storie africane uniche. Le prime uscite hanno lo scopo di plasmare il sound, la visione e la filosofia dell'etichetta. Mentre il primo EP, Story Tellers, è accessibile e più allegro, il sound del secondo è invece più crudo e sperimentale.

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questa release? 
Il mio obiettivo era quello di creare un sound afro-futuristico, qualcosa di mai ascoltato prima. Volevo espandere il paesaggio sonoro della musica house africana, pur mantenendo un DNA afro. La prima traccia, Mr. Bones, ha una forte connotazione per il dancefloor. Una cosa che mi piace è quando una traccia è semplice, ma anche speciale in un modo unico: ho voluto poi dargli quel tocco in più registrando la mia voce sulla traccia. Big Bad Guns è una traccia che definirei Afro Acid, che parla di violenza e bellezza che spesso coesistono nel medesimo spazio. Black Jesus è invece energica ma al contempo solare: la traccia è stata creata durante il lockdown, in un periodo in cui mi sentivo in trappola e ottimista allo stesso tempo. Religione e dottrina rappresentano per me sentimenti paradossalmente simili: ecco perché ho chiamato il brano Black Jesus.

Floyd Lavine - Ursula Thomas

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
La prima volta che ho suonato Black Jesus è stata durante una sessione di ascolto organizzata dal mio amico Dede a casa sua: alcuni produttori e artisti si erano riuniti per suonare ed esibirsi coi loro nuovi progetti. Con mia grande sorpresa, ho visto seduta in salotto Maayan Nidam, che è in assoluto una delle produttrici che più ammiro, ma non la salutai nemmeno perché ero troppo nervoso. Dopo aver ascoltato alcuni brani di altri produttori, fu il mio turno di suonare la mia nuova traccia. La reazione fu tragica: nessuno si muoveva né ballava e io ero distrutto... Ahah sto scherzando! Grazie a Dio andò diversamente: la sala è impazzita e tutti hanno adorato la traccia! Per di più, dopo sono riuscito finalmente a incontrare Maayan e stare un po' con lei: in seguito mi ha persino invitato a far parte di un evento che stava realizzando. Come artista, i momenti più difficili sono sempre quelli in cui presenti il ​​tuo lavoro agli altri produttori. E non importa quanto cercherai di non curarti del giudizio degli altri: ti rende sempre felice ricevere un buon feedback, specialmente da persone che ammiri.

Big Bad Guns è un featuring con Thabo Sage. Puoi dirci qualcosa su questa collaborazione? 
Thabo Sage è un liricista e cantante di grande talento, ma anche un mio vecchio amico. Abbiamo condiviso molte esperienze bellissime ed incredibili insieme in passato. Se ci ripenso, sono state esperienze controverse in un certo modo: ed è la sensazione che ho voluto creare con questa traccia. Insieme abbiamo dato vita a qualcosa che è insolito ma al contempo piacevole. Come ho detto prima, Big Bad Guns parla di come violenza e bellezza a volte convivono allo stesso modo spazio. Viviamo in un mondo meraviglioso, ma come esseri umani stiamo distruggendo il nostro pianeta: abbiamo la capacità di amare, e di ferirci a vicenda al contempo, ed è una cosa straniante per me. Quando ho ultimato le parti strumentali, sapevo che Thabo Sage avrebbe inventato qualcosa di unico, per mettere in risalto questa ambiguità. Thabo ha un modo davvero speciale di scrivere canzoni con ritmi non ortodossi: quindi era la persona perfetta con cui collaborare.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Story Tellers? 
Vorrei dedicare questo EP in primo luogo a tutti i creativi e alle persone di quei settori che sono stati particolarmente colpiti dal pandemia: sono consapevole del conflitto interiore che ho attraversato e che sto ancora affrontando durante questi ultimi diciotto mesi. Voglio dedicarlo anche alla mia sodale Ursula Thomas, che è stata la mia roccia e la mia ispirazione: per me poter contare sull'amore e su un forte legame è molto importante per la mia crescita. Dedico poi questo EP anche ai miei amici e alla mia famiglia. E infine a tutti gli Afrofuturisti! Dobbiamo continuare a sognare un'Africa che ama e condividiamo la nostra umanità con il mondo.

RAFFAELE ATTANASIO - NUOVO FUTURO

Come è nato Nuovo Futuro, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
L’album nasce da una forte esigenza di rompere le righe della monotonia: eravamo proprio all’inizio della pandemia quando ho iniziato il percorso di produzione ed ero in uno stato mentale di forte irrequietezza. Nuovo Futuro è un passo nel futuro ma con un occhio al passato: è un obiettivo, un punto fermo della mia carriera da cui raccontare nuove storie. Ho avuto il piacere di lavorare con i miei amici e maestri d’armi Francesco Varchetta e Mario Urciuoli, con il quale ho definito il sound del disco, consegnato poi nelle sapienti mani di Jeff Mills. Rilasciare un disco su Axis Records è un po' il sogno di tutti quelli che vivono nel mondo della techno, mentre per il mio percorso artistico ho fatto quel passo in avanti che aspettavo da tempo; e Jeff ne è stato l’artefice principale perché sin dall’inizio ha creduto in me e nel progetto che ne sarebbe uscito fuori. Tengo a precisare che la mia carriera, come dj e produttore di musica techno, continuerà sempre.

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo progetto? 
Dal punto di vista musicale posso dire che è stato impegnativo quanto semplice: impegnativo come tempistiche di produzione e semplice come concetto. Il concetto di base è l’improvvisazione, è stato voluto così. Se vogliamo parlare invece di generi non riesco a collocarlo in uno solo: può essere jazz elettronico, blues, progressive. Soprattutto progressive.

Raffele Attanasio @ Ludovica Formisano

Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?  
Tutto l’album è una bella storia da raccontare, però uno dei momenti più adrenalinici è stato quando abbiamo fatto la prima sessione di missaggio a distanza - per colpa della pandemia - e mi sono ritrovato Jeff dall’altra parte dello schermo in webcam.

L'album esce per Axis, la mitica label del maestro Jeff Mills. Cosa significa per te questo riconoscimento da parte di una realtà così prestigiosa?
È un traguardo inestimabile: se poi penso che è il primo album della mia carriera la risonanza aumenta ancora di più. Jeff ha acceso la scintilla primordiale, ha saputo spronarmi e tirare fuori le mie incertezze, dato che era un progetto che centrava ben poco con il mio percorso artistico da dj produttore, anche se non con la mia vita da musicista.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Nuovo Futuro?
Sì, lo dedico ad una persona molto speciale che purtroppo non c’è più.

DEMUJA - IN MY SOUL

Come è nata In my Soul, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Con questa traccia ho cercato di fare qualcosa per il dancefloor ma che puoi anche ascoltare a casa: peraltro, essendo stata realizzata durante il lockdown, non ho ancora avuto la possibilità di testarla in un club. In My Soul ha inoltre la missione di portare il pubblico verso una nuova direzione, che è dove mi vedo in futuro.

Come descriveresti questa traccia, dal punto di vista musicale? 
È una traccia piuttosto "classica" con influenze house, ma ho cercato di dargli un tocco in più. Pianoforti, linee di basso acid e classica drum machine 707, oltre che alcune vocals. 

Demuja @ Frank Wimmer

@ Frank Wimmer

La traccia sarà nel tuo prossimo album, Period of Time. Puoi spoilerarci qualcosa sul tuo ultimo progetto? 
Period Of Time è il primo passo verso qualcosa di nuovo. Per me è molto importante crescere, cambiare, provare nuova musica e nuove direzioni, e penso che Period of Time sia un perfetto assaggio di quello che sta arrivando. Oltre alla musica, c'è una trilogia completa di video musicali, con un'intera storia dalla parte 1 alla parte 3. Check it out! 

Con chi (e come) hai collaborato? 
Nell'album ho delle ottime collaborazioni, principalmente con persone con cui ho già lavorato. Larry Houl, con il quale ho già realizzato un paio di brani, Mr. Beale e per la prima volta con il grande tastierista Lorenz Rhode.  Greg Barnes è la mente dietro i video musicali, un ottimo regista che lavora per Black Dog Film,  l'agenzia di Ridley Scott. Oltre a questo potevo contare su un grande team, Frank Wimmer alla fotografia e Harry Morgan come produttore. Sono super felice del risultato e non vedo l'ora di mostrare a tutti l'intero progetto.  

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare In my Soul?
Se devo dedicarlo a qualcuno è a Diva, il mio gatto.

MONOLINK - UNDER DARKENING SKIES

Come è nato Under Darkening Skies e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Under Darkening Skies è soprattutto un album creato durante il lockdown. Un vantaggio di non essere potuto andare in tour è stato essere in grado di immergermi davvero nel processo di scrittura e registrazione. Per il nuovo album ho messo in pratica ciò che ho imparato e sperimentato negli ultimi anni, aprendomi a mostrare più sfaccettature di me stesso, delle mie canzoni e delle mie produzioni. In questa occasione c'è un accento particolare sui contrasti: ho composto e creato nuovi suoni che si contrappongono, forti e bassi, duri e morbidi.

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Penso che sia un seguito al mio album d'esordio Amniotic, nel senso che l'ascoltatore può passare dalla prima traccia di Amniotic all'ultima traccia di Under Darkening Skies e sapere cos'è Monolink. Ma il suono è in evoluzione: sia per quanto riguarda la produzione, sia per le influenze sonore. 

Monolink @ Lisa Wassmann

LISA WASSMANN

C'è una traccia dell'album che ha una bella storia da raccontare? 
La title-track Under Dark è una traccia per me molto speciale, mi accompagna ormai da un bel po' di tempo. L'ho suonata per la prima volta durante il mio set di apertura al Fusion Festival del 2015, che è tuttora uno dei miei show migliori e a cui sono più legato. Il cielo si è oscurato mentre la cantavo, e il testo della canzone sembrava manifestarsi in tempo reale in quel momento. A un certo punto è iniziata a cadere una forte pioggia, ma il pubblico è rimasto con me fino a quando il cielo non si è aperto di nuovo. È stato un momento magico. 

Con chi (e come) hai collaborato?  
Non ci sono collaborazioni di altri artisti nell'album. È stata una decisione consapevole, perché nei miei album sto ancora raccontando la mia storia. Sono decisamente aperto a inserire featuring in futuro, ma non mi sembrava ancora che fosse il momento giusto. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Under Darkening Skies? 
Vorrei dedicarlo a chiunque abbia ancora il tempo di ascoltare e vivere attivamente la musica. Sembra che sia diventata una rarità in questi giorni.

ALFA MIST - BRING BACKS

Come è nato Bring Backs, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico? 
Bring Backs è stato registrato principalmente al Gizzard, nell'East London. Normalmente sono solito registrare con la band e tengo solo i take migliori: anche nel caso di questo progetto, il processo non è stato molto diverso.

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Le nove tracce di Bring Backs rappresentano nove diverse direzioni che mi interessano e che mi stanno a cuore quando si tratta di musica: spazia dal folk alla musica per quartetto d'archi, passando per hip-hop e jazz.

Alfa Mist @ Johny Pitts

JOHNY PITTS

In Mind the Gap, collabori con un'altra delle nostre artiste preferite, Lex Amor. Come è nata questa featuring? 
Conosco Lex Amor da qualche anno: quando le ho chiesto di partecipare alla canzone è stata una cosa dell'ultimo minuto, ma penso che lei fosse perfetta per quella traccia.

Questa è la tua prima uscita per Anti-. Com'è lavorare con un'etichetta con un roster così straordinario? 
È molto bello e sono felice di farne parte. Sono davvero delle belle persone! 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare questo LP? 
Sì, dedico Bring Backs a chiunque cerchi di andare avanti, e non sempre è facile. Bisogna celebrare le piccole vittorie!

ELASI - COCORICÒ

Come è nata COCORICÒ e cosa rappresenta per il tuo percorso artistico? 
La musica di COCORICÒ è nata due anni fa in un pomeriggio di jam nello studio zeppo di synth del mio amico musicista Simone Manzotti. Il suo testo mi è comparso in mente poco dopo in una spiaggia libera ligure mentre raccoglievo mozziconi, vetri rotti e altri rifiuti con le mie amiche: “Lì c’erano conchiglie, ora solo siga e bottiglie. E se il mare sotto tutto questo male, ci smettesse di abbracciare?”. Ci ho messo poi tanto a terminarla ma ne è valsa la pena. Qualche mese fa ho ripreso in mano la pre-produzione insieme ai miei amici e compagni di band Plastica (Matilde Ferrari) e Braoboy (Emanuele Tosoni). Poi, d’accordo con la mia etichetta e dietro consiglio di Pinaxa - sound engineer di Battiato, Jovanotti e tanti altri grandi - ho lavorato alla produzione finale con un duo di producer che solitamente lavora oltreoceano: Kleak & Veebu. Il sound del pezzo ha raggiunto così, con loro e con Pinaxa al mix e master. Un livello per me ancora sorprendentemente inedito per il mio percorso fatto finora: non potevo chiedere un vestito migliore!

Dal punto di vista musicale, come descriveresti la canzone? 
Dal momento in cui ho scritto i primi accordi del pezzo, sapevo di voler scrivere un pezzo pop-funk che potesse colorare la dancefloor o accompagnare le giornate di sole. È sicuramente influenzata dai miei ascolti di funk, dance ed elettronica americani o francesi: Earth, Wind and Fire, Jungle, Jamiroquai, Daft Punk. La linea melodica mi è venuta in mente in “finto inglese”, ma volevo assolutamente scriverlo nella mia madrelingua. Per me è interessante sperimentare l’italiano in questo tipo di mondo musicale. Senza volerlo, mi sono ispirata a Virtual Insanity dei Jamiroquai, anch’esso un pezzo pop-funk che ancora oggi balliamo spensieratamente, ma che ha un testo che parla di disgrazie a sfondo ecologico, di società egoiste e di follia virtuale.

ELASI @ Alice Blandini

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di COCORICÒ? 
Per la musica, ho collaborato con le persone e gli amici che ti citavo prima: a distanza - da Milano a Valencia - con Kleak & Veebu per la produzione; con Pinaxa per il mix e il master; con Plastica, Braoboy e Simone Manzotti - tutti lavorano o hanno lavorato con me nei live - nella fase di costruzione della pre-produzione. Per il video, ho scelto di lavorare con due amiche del cuore, al mio fianco da sempre nel percorso artistico e nella vita: Vittoria Paglino come regista e Arianna Puccio come art director. Con loro ho fatto una grande ricerca estetica che potesse trasmettere il più possibile in pochi minuti il mondo onirico, surreale e futuristico che ho in testa quando scrivo la mia musica. Vittoria e Arianna in poco tempo hanno messo su una squadra di persone straordinarie per la realizzazione del video: il D.O.P. Lorenzo Zanoni, lo sceneggiatore Mattia Gradali, la stylist Camilla La Gala, la MUA Chiara Ottonello, gli hair stylist Maurizio Carruso Morreale e Gaetano Pane e tanti altri super-professionisti. Nei video e nelle foto è sempre importante per me la ricerca di abiti di designer emergenti e sperimentali che utilizzino in modo non convenzionale materiali innovativi o riciclati: ad esempio l’abito bianco di Amorphose all’inizio del video è fatto interamente di sacchetti di plastica e il cappello a forma di paguro è costruito su misura per me dalla designer Veronica Toppino. Amo sempre anche mescolare la mia musica con performance di artisti come quelle di Salvatore De Pascalis e Francesca Mariano, a fianco a me nel video. Inoltre, Laura Tura è la meravigliosa artista visiva digitale che ha lavorato alla post produzione copertina: la sua estetica sognante e disturbante si sposa molto bene con la mia.

Nella traccia affronti in modo ironico un problema molto serio. Come vivi il tuo impegno in difesa dell’ambiente? 
Lo vivo in modo semplice, impegnandomi tutti i giorni a vivere nel modo più sostenibile possibile, per quanto non sia semplicissimo in una metropoli come Milano. Ad esempio, tra le piccole cose quotidiane che faccio: compro quasi esclusivamente abiti usati oppure faccio ricucire e riadattare miei vestiti vecchi da mia madre, che ha appena fondato un suo piccolo brand di abiti riciclati e riutilizzati: SimoBOOM. Compro meno possibile cibo o bevande in confezioni di plastica; stacco dalle prese i caricabatterie; quando vedo rifiuti abbandonati per terra, li raccolgo; uso poco la macchina, eccetera.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare COCORICÒ? 
La dedico a chi vuole bene a questo pianeta ballandoci sopra con amore.

JIMOTHY LACOSTE - JIMOTHY'S HOUSE PARTY PACKAGE

Come è nato Jimothy's House Party Package e cosa aggiunge alla tua traiettoria artistica? 
Ho creato Jimothy's House Party Package in base al tipo di musica house e musica elettronica che ho sempre voluto ascoltare ai party. A molte delle feste a cui andavo non la mettevano mai, quindi ho deciso di farla da solo per suonarla ai miei show! Adoro la musica house da quando ho quindici anni: ora ci sto cantando e rappando sopra, e mi diverto molto a farlo.

Come descriveresti questo EP, dal punto di vista musicale? 
Nello specifico, la traccia Describe my life parla del mio 2020. Parla semplicemente di me, di come ho trascorso l'anno con tutto quello che è successo, le persone che ho incontrato e le decisioni che ho preso. In generale, l'EP è contraddistinto da un sound che è facile da ballare: è musica fatta per persone che vogliono soltanto muovere la testa e ballare. 

Jimothy Lacoste @ Stanley Brock

Per questo EP, con chi (e come) hai collaborato? 
Con nessuno, ci sono solo io. Sono ancora in una fase sperimentale con la new house: il mio sound è un po' più "morbido" di quello che c'è in giro in questo periodo, quindi sto ancora cercando di capire chi ci starebbe bene sopra, perché è appunto un sound abbastanza unico. Però sarei davvero entusiasta di future collaborazioni. 

Hai uno stile incredibile e unico. Quali sono le tue principali fonti di ispirazione?  
Mi ispiro alla musica house, sia quella nuova sia quella più classica: mi piace mescolare e abbinare le diverse sonorità. L'ispirazione viene dall'ascolto di musica garage di quando ero molto giovane e, da un po' meno giovane, tanta house: un po' di tutti i tipi, da quella britannica a quella elettronica parigina. Anche il funk anni Ottanta e l'hip hop americano trash, che però in realtà non è affatto trash. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Jimothy's House Party Package? 
Questo album non lo dedico a nessuna persona in particolare, ma lo dedico al 2020, soprattutto la canzone Describe My Life. L'anno trascorso è stato come un gigantesco film per me, sono successe molte cose e ho incontrato molte persone. Describe a Blackbox è invece dedicata ai tre anni in cui non ho commesso infrazioni per eccesso di velocità in macchina. Spesso gli altri guidatori dietro di me sono furiosi per questo, anche se io sto semplicemente attenendomi alle regole!

POPA - PSICOMAGIA

Come è nata Psicomagia e che traiettoria ha il tuo nuovo progetto POPA?
L’idea di scrivere un pezzo come Psicomagia è nata osservando come i nostri amici e conoscenti hanno trascorso gli ultimi mesi: tra amori su Zoom, sughi pronti di Barilla, pellicole di Jodorowsky, l’astrologia e i tarocchi interrogati quotidianamente sulla vita e sull’amore, e pietre e statuine messe lì a controllare flussi di buona e cattiva energia! È curioso, ma è come se in un periodo così nebuloso e con così poche certezze, in tanti abbiano cercato delle risposte al di fuori di ciò che è tangibile e spiegabile. Da questo concetto è nata la prima bozza del testo della canzone, a cui sono seguite le prime note, gli accordi, fino al complesso arrangiamento finale che si ascolta oggi. Il progetto POPA è la mia prima esperienza musicale: lavoro da anni come designer nel campo della moda, ma ho sempre avuto una grande passione per la musica. Accorgermi di quanto il processo creativo di disegnare un abito sia simile a quello di creare una canzone, mi ha fatto venire tanta voglia di provare a fare musica: quando penso a una canzone infatti, prima visualizzo nella mia testa a che tipo di abito vorrei assomigliasse. Poi, con questa visione ben chiara, comincio a lavorarci. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti la canzone ?
Psicomagia tesse un fil rouge narrativo che collega la leggerezza degli anni del boom economico con le crisi esistenziali post-pandemiche, il cocktail di gamberi e le costellazioni familiari. Volevo richiamare le sonorità della golden-age italiana, quella in cui a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta raffinate pop songs cominciarono a vestirsi di funk e disco music. Per ottenere questo risultato c’è voluto molto tempo, tre mesi circa: anche perché, proprio come si faceva in quegli anni, abbiamo deciso di non utilizzare nessun suono finto o computerizzato, ma solo strumenti veri suonati da grandi musicisti!

POPA @ Federica Pascale

La canzone sarà inclusa nel tuo concept album in uscita nel 2022. Ci puoi svelare di cosa si tratterà? 
Per adesso, in maniera molto naturale, sto pensando alle canzoni che andranno a comporre un vero album, una canzone alla volta. È una modalità molto stimolante, perché più che fare un disco pensato a tavolino ho la sensazione di scrivere un diario, raccontando una storia che cambia giorno per giorno così come cambiano i nostri umori a seconda dell’epoca in cui viviamo. Questo mi consente di rimanere sempre in contatto con la realtà e di raccontare davvero la quotidianità. In ogni caso, guardando anche alle canzoni a cui sto lavorando in questo periodo, senz’altro individuo delle costanti: mi ispirano spesso alcune figure caratteristiche, personaggi a loro modo iconici che ho incontrato qui, ognuno con una storia molto interessante. Parto da questi personaggi per raccontare il paese stesso, con le sue piccole manie, gli slanci e le debolezze. Nel parlare dell’Italia utilizzo la mia prospettiva, quella di una ragazza che viene da un paese così diverso come la Lituania, e forse il mio punto di vista è più leggero e romantico del vostro, in cui spesso vedo e sento tanto cinismo e disillusione, ma credo sia normale: spesso non ci si rende conto di quanto sia bello ciò che si ha finché non lo si perde!  

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di Psicomagia?
Il pezzo, prodotto e arrangiato da Carlos Valderrama, è stato registrato tra Napoli, Milano e Rotterdam dal gruppo di musicisti di Fitness Forever e Nu Guinea. Il testo è stato scritto con la collaborazione di Victoria Genzini, che ha da poco fondato a Milano un’agenzia creativa, Salotto Studio, con Antonio de Martino e Clementina Grandi. Salotto Studio è parte fondamentale di questo progetto, sono stati loro i primi a credere che davvero potessi fare musica e curano dall’inizio la produzione e la direzione artistica Il video invece è stato diretto da Ghila Valabrega, talentuosa regista e appassionata di esoterismo. È intrigata dal poter raccontare un nuovo e più leggero modo di parlare di energie e rituali di purificazione. Questo sodalizio innesca una serie di incontri “psicomagici”, come quello con la casa di produzione Basement che ha co-prodotto il video, che è alla fine è quasi un fashion film in cui viene dato spazio a tanti giovani creativi. Dentro troviamo le artiste Miss Goffetown e Lula Broglio, i designer Gentile, Genevieve Xhaet, Vincent Vintage Bijoux, Ding Yi, e 20134 Lambrate Vintage.

RAMPA - THE CHURCH (MONDAY DREAMIN' BLUE EP)

La tua traccia The Church è inclusa in Monday Dreamin' Blue EP. Puoi dirci di più su questo ultimo progetto di Circoloco? 
Ormai non è più un segreto. Da tempo si ponderava l'idea di lanciare l'etichetta e sono felice che il progetto si sia finalmente trasformato in realtà. Quando abbiamo pubblicato il primo vinile con Circoloco e Toiletpaper nel 2019, girava già l'idea che Circoloco potesse dare vita anche a una sua etichetta musicale. Le cose buone richiedono tempo, e con Rockstar la combinazione è perfetta, visto che la musica, soprattutto quella underground, ha una valenza molto importante per loro: e per quanto mi riguarda è ovviamente fantastico farne parte.

La traccia ha dei vocals pazzeschi. Come descriveresti The Church, dal punto di vista musicale? 
Non riesco molto a descrivere la musica a parole. Ma è andata più o meno così: Antonio mi ha chiesto una traccia e io volevo creare qualcosa che desse quell'atmosfera, da "chiesa" appunto, che si prova quando si entra a un party del Circoloco. Quindi ho iniziato con la sonorità di un organo e poi sono andato ad aggiungere un layer alla volta. Volevo mantenere un sound che non fosse niente di "diverso" o "inaspettato", ma che fosse quello raffinato tipico di Rampa, così come lo si conosce dagli ultimi sei anni di mia residenza al Circoloco.

Rampa @ Steffen Grap 

Se non andiamo errati, gli appassionati di GTA hanno già ascoltato The Church a Cayo Perico Beach. Come è nata la collaborazione tra Keinemusik e Rockstar? 
Sì, abbiamo incluso una versione leggermente diversa di The Church nel update di Cayo Perico Beach, per la nostra missione DJ a GTA online. Ho conosciuto Sam - il fondatore di Rockstar - alle feste del Circoloco; è un vero appassionato di musica, l'ho visto un paio di volte in mezzo al dancefloor mentre si stava sempre divertendo un sacco! Un giorno ci ha chiesto di suonare a una festa e abbiamo subito avuto un'ottima connessione; abbiamo parlato molto di musica, skateboard e vibe. Quando mi ha chiesto se volevo far parte del gioco GTA, è stato dunque uno sviluppo molto naturale - e ovviamente anche eccitante [ride, ndr]!.

Circoloco è diventato una referenza non solo per il mondo della musica elettronica underground, ma anche per quello della moda. Perché pensi che il marchio sia diventato un luogo d'incontro così importante tra questi due settori? 
Ho vissuto il Circoloco come un luogo di incontro per tutto e tutti. È il posto dove stare, incontrarsi, uscire e divertirsi. Moda e cultura musicale sono sempre andate di pari passo e si sono influenzate a vicenda, quindi per me è abbastanza naturale che Circoloco sia come brand, sia come lifestyle, sia una referenza anche nel mondo della moda. Inoltre, penso che molti progetti in generale poggino le loro fondamenta sull'amicizia e su una buona vibe - e una buona parte di questi progetti probabilmente ha preso il via nel backstage del DC10.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare The Church? 
Sì, ovviamente ad Antonio, Sam e a tutta la banda. Non vedo l'ora di tornare a fare festa tutti insieme...

NOYZ NARCOS FT. KETAMA126, SPERANZA - GUARDAMI ADESSO 

Come è nata Guardami Adesso e il featuring con Ketama126 e Speranza?
Guardami Adesso è nata durante la lavorazione del mio album, in una villa in Italia in cui abbiamo prodotto la maggior parte dei pezzi che saranno nel mio prossimo lavoro. A un certo punto ci siamo ritrovati in casa svegli solo io e Piero (Ketama126, ndr) e non sapevamo bene come occupare il tempo. L'abbiamo occupato nella maniera migliore, visto che ci siamo messi a lavorare su questa produzione di Sine ed è venuto fuori un pezzo che è una bomba. Il “La” per questo pezzo l'abbiamo dunque dato io e Ketama126: avendo entrambi già collaborato con Speranza, abbiamo poi pensato di coinvolgerlo, e Ugo ci ha mandato subito la sua strofa. Credo che in Italia ci sia bisogno di questo tipo di rap e di pezzi di questo calibro perché, senza voler togliere nulla agli artisti di oggi, penso che si sia un po' persa la brocca con la musica che sta girando, e che si sia presa una deriva un po' diversa rispetto a quello per cui questo genere è nato.  

L'uscita del pezzo sarà accompagnata da una web serie di brevi documentari. Puoi raccontarci di che si tratta?
Sarà una serie di tre episodi che uscirà sull'Instagram di Noisey a partire dall'8 giugno, con interviste dietro le quinte agli artisti: si tratta di un focus sul video di Guardami Adesso, che porta l'ascoltatore dentro al progetto. In un momento in cui tutto il ciclo della musica è molto veloce, penso sia una cosa positiva approfondire gli aspetti di un'uscita: a maggior ragione in questo caso, che abbiamo un video girato da No Text Azienda interamente in pellicola, cosa abbastanza rara e complicata in questi tempi di musica spazzatura fatta di plastica. Tra l'altro, è un ottimo modo per dare il giusto merito a chi ha lavorato dietro alla macchina da presa! Per me, che vengo da un mondo del tutto analogico, vale sempre la pena fare questo tipo di approfondimenti, quindi grazie  ai ragazzi di Noisey per questo focus.

Noyz Narcos @ Rosario Rex Di Salvo

Il videoclip è stato realizzato in partnership con Havana Club. Come nasce questa collaborazione? 
Havana Club era già stato partner di un paio di festival che abbiamo fatto con Propaganda e ci eravamo trovati molto bene. Si tratta di una di quelle collaborazioni che nascono spontaneamente, anche perché è molto in linea con quelli che sono i nostri gusti: è molto più naturale di ciò che si possa pensare, visto che è un prodotto che si sposa molto con quella che è la nostra indole e le nostre esperienze di vita da sempre. Da "pischello" che viveva a Centocelle, passavo la gran parte delle mie estati romane a Trastevere: ed era immancabile nel mio giacchetto North Face una bella bottiglia di rum. 

Guardami Adesso sarà incluso nel tuo prossimo album. Ci puoi già svelare qualcosa sul tuo nuovo progetto?
Sul mio disco ho la bocca cucita e purtroppo non posso spoilerare niente. Quello che posso dire è che è un gran bell'album, e se abbiamo aspettato così tanto per farlo uscire è solo perché purtroppo i tempi non ci permettevano di fare altrimenti. Guardami Adesso comunque è l'assaggio perfetto di quello che sarà il mio disco: quindi, se sarà apprezzata quest'uscita, l'album sicuramente andrà bene. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Guardami Adesso?
Guardami Adesso nella fattispecie no, perché è un pezzo abbastanza hardcore: il mio disco invece penso proprio di volerlo dedicare a mio padre, che da poco è venuto a mancare. 

IKRAM BOULOUM - HA-BB5

Come è nato Ha-bb5, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Ha-bb5 è uno dei progetti più importanti che ho realizzato finora. Rappresenta un prima e un dopo nella mia carriera, perché è la prima volta che metto la mia voce in un progetto mio nella mia lingua madre, l'Amazigh. L'EP nasce dal mio impeto di catturare, raccontare e svelare tutta una serie di preoccupazioni che hanno a che fare con il mio patrimonio culturale e la mia identità.

Musicalmente parlando, come definiresti questo progetto? 
È un progetto dagli spunti pop, che viaggia tra l'estetica della musica marocchina e il suono del club. Ha una narrativa molto concettuale che in sostanza porta musica e voce ad esplorare oltre i limiti convenzionali di ogni genere. Ha anche molti simbolismi che gli fanno avere un immaginario di referenti e ampie connessioni.

Ikram Bouloum @ Ana Larruy

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare? 
Tutte le canzoni dell'EP hanno molto carattere. Alcune hanno un'aura malinconica come potrebbero essere Henna e Meime, altre sono più trasgressive e determinate come Ineia e The Game. Ma la quarta traccia dell'EP, Nhara, è un manifesto per le sorelle di terra, di origine e di sangue. Ha una forza genuina che riflette rapidamente l'emotività della fratellanza, e per me questo evoca qualcosa bello e genuino!

Con chi (e come) hai collaborato per realizzare Ha-bb5? 
Sono tante le persone che hanno reso possibile l'uscita di questo EP: il mio primo complice e uno dei più importanti, è stato Mans O, che è il produttore dell'EP e curatore dell'etichetta So Urgent, dove è uscito Ha-bb5. David M. Romero mi ha aiutato a plasmare l'immaginario visivo dei lyrics video, di cui Sara V. Mallo ha curato la grafica e Marcos Oteize la post-produzione. Ana Larruy è stata incaricata di immortalare le fantastiche foto di copertina dell'EP e del singolo, mentre Aida Belmonte e Lidia Gonzalez Beltran sono state le realizzatrici del videoclip, con un team fantastico. Nulla sarebbe però stato possibile senza il mio management Double Body, che ha supportato, accompagnato e consigliato tutto l'iter.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare l'EP?
Lo voglio dedicare alle mie sorelle Naual e Oumayma e a mio fratello Omar. Allo stesso modo, a tutte le persone che hanno un'identità culturale meticcia!\

BLUEM - NOTTE

Come è nato NOTTE, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
NOTTE è nato da una settimana di sfogo, in cui ogni giorno mi confrontavo con una parte diversa di me e di ciò che stavo vivendo in quel momento. È stata una sfida, ma anche una continua rivelazione. Nel mio percorso artistico, penso rappresenti il momento in cui ho finalmente trovato il modo in cui volevo comunicare con me stessa e con chiunque volesse ascoltare.  

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo progetto? 
Essenziale. Ho una tendenza, sia come cantautrice che come produttrice, a utilizzare poche parole e pochi elementi. Mi piace immaginare la mia musica come una stanza enorme, in cui ogni cosa presente all’interno è distante dalle altre e ha ampio spazio per respirare. In questo progetto in particolare, in cui ogni brano è stato impostato nell’arco di una giornata, sono voluta rimanere molto fedele a quella prima impostazione e non c’è niente che non sia strettamente necessario. 

BLUEM @ Jasmine Färling

Qual è la traccia con una bella storia da raccontare? 
VENERDÌ. È una storia che si racconta da sola ed è una traccia che è passata attraverso me, ma di cui mi sento solo un’umile servitrice. È anche l’anello che congiunge la parte musicale di NOTTE a quella visiva. La voce parlata di mia nonna paterna, presente nel brano, è tratta da un documentario sulla Sardegna intitolato Isole, a cura di mia sorella, Francesca Floris e di Kristijonas Dirse.  

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione dell'EP? 
Musicalmente parlando, ho lavorato alla produzione del progetto con Simone D’Avenia, che mi supporta dal primo brano che abbia mai scritto. Simone è l’orecchio fresco che vado a cercare dopo che ho passato settimane chiusa in casa a scrivere e a produrre e sono diventata completamente insensibile alla mia stessa musica. È paziente e mai invadente. Mi sento di citare anche il mixing engineer Enrico Berto, anche lui presente dai primi brani, perché creativamente è stravagante almeno quanto me e nel processo del missaggio tiriamo sempre fuori delle cose molto interessanti. Ultima ma non meno importante, Jasmine Färling, fotografa finlandese. NOTTE è accompagnato da un lavoro visivo che ho curato personalmente e che è parte integrante del progetto. Ho disegnato e realizzato uno scenario per brano e nessuno poteva scattarli meglio di Jasmine. Con lei, Marcella Massidda (MUA) e Marco Fois, che ha curato lo styling insieme a me. 

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare NOTTE? 
Vorrei dedicare NOTTE a mia nonna paterna, con cui questo progetto è stato uno scambio continuo, e che proprio il 27 Maggio avrebbe compiuto gli anni. Ovunque lei sia, spero che sappia che le sono eternamente grata.

SIMPLE SYMMETRY - SORRY! WE DID SOMETHING WRONG

Come è nato Sorry! We Did Something Wrong, e cosa significa per voi e per il vostro percorso artistico? 
Ad essere onesti è stato un viaggio lungo: ci sono voluti quasi tre anni per portare a termine il lavoro. Paradossalmente, il lockdown in qualche modo ci ha aiutato a finire tutto. Produciamo musica da dancefloor e dobbiamo la nostra fama principalmente a produzioni di questo genere. Quindi l'idea era di fare un LP per l'ascolto, con vere e proprie canzoni e usando strumenti musicali tradizionali, con l'aggiunta di sintetizzatori e drum machine. Questo disco è una specie di dichiarazione per noi: “Guardate, possiamo fare anche canzoni oltre che brani da club”.

Come descrivereste questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Per molti versi, si basa sui nostri ricordi musicali d'infanzia. Ascoltavamo molto i Beatles da bambini, e ciò ha senza dubbio instillato in noi l'amore per le melodie e il suono psichedelico. Il fatto è che abbiamo sempre cercato di utilizzare alcune di queste tecniche nella produzione della nostra discografia, ma erano molto limitate dalle restrizioni di genere. Quindi abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso e siamo andati in un'altra direzione. 

Simple Symmetry @ Alexey Kiselev

Quale traccia ha un bella storia da raccontare? 
Oh Lord: Volevamo trasformare un beat elettronico e un demo di chitarra che avevamo e renderli più "live". Il cantante e compositore che è possibile ascoltare nella traccia è il nostro amico - che vive a Berlino - Gil Abramov, della band garage punk Balagan. Alla batteria c'è invece Iggor Cavalera, ex membro del gruppo metal brasiliano Sepultura. Siamo grandi fan dei Sepultura da quando eravamo bambini e siamo onorati di averlo in questa traccia. La sostituzione della chitarra demo che avevamo preparato per synth e mellotron è stata l'ultima modifica. Questa canzone è sopravvissuta a molti cambiamenti, ma ci piace molto il risultato finale. C'è anche una bella storia dietro Sim Sim Sim. Abbiamo trascorso le vacanze in un piccolo villaggio in Brasile, chiamato Trancoso. Ogni giorno intorno alle 18:00, i grilli locali iniziavano a frinire: "sisisisi", un suono che si schiantava come un'enorme e meravigliosa onda sonora, perché c'era davvero una moltitudine di questi grilli ovunque, nell'erba, nei cespugli, tra gli alberi. Così il settimo giorno ho preso il telefono e ho iniziato a registrare quella strana cassa data dal suono dei grilli. È così che è iniziata questa canzone, che si è conclusa con la voce di Abrão - cantante israeliano della band post-punk underground Kafka, che si è spesso esibita nella zona di San Paolo durante gli anni '80.  

Con chi (e come) avete collaborato per la realizzazione di questo LP? 
Tutta la storia di questo album è basata sull'amicizia e le collaborazioni, dato che molti grandi musicisti hanno preso parte alla registrazione di questo progetto. Anche la geografia di chi ha contribuito è molto ampia: Australia, Israele, Germania, Brasile, giusto per citarne alcuni. 

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Sorry! We Did Something Wrong?
Non abbiamo mai pensato a nessuna dedica durante il processo creativo, ma dopo che ci hai fatto questa domanda abbiamo entrambi pensato ad Andrew Weatherall, scomparso lo scorso anno, che è stato una parte importante del nostro immaginario estetico, nonché un'importante fonte di ispirazione. In realtà una delle tracce dell'album, The Yes Tune,  ha un piccolo collegamento nascosto all'universo di Weatherall: è basata sulla traccia The No Tune dei Cowboys International, che era la traccia di apertura del suo programma mensile su NTS.

ERNIA - GEMELLI (ASCENDENTE MILANO)

Come nasce l'idea di ascendente Milano, e cosa aggiunge al progetto? 
Ho iniziato a scrivere ascendente Milano praticamente quando Gemelli era uscito da una settimana: non sapevamo se avremmo fatto live, e gli instore non ci sarebbero stati causa Covid: così mi misi subito al lavoro non sapendo, con gli ostacoli che la pandemia ci poneva davanti, come sarebbe andato l’album. Alla fine il disco è andato bene ed io ho tenuto i pezzi nuovi che avevo per farli uscire con più calma.  

Dal punto di vista musicale come descriveresti i cinque inediti? 
Mi sono fatto ispirare dai miei tanti ascolti: nella nuova versione si possono trovare varie reference e musicalità che gli appassionati di ogni sottogenere urban ritroveranno. Fare un disco che segua un solo filone musicale, una sola corrente, mi annoia e trovo che non mi dia spazio espressivo: il titolo Gemelli viene un po’ da questo, un’anima musicale plurale. 

Ernia @ Bogi – Chilldays

Qual è la traccia che ha una bella storia da raccontare? 
La prima volta si ispira a Wet Dreamz di J. Cole, una hit che ha quasi una decina di anni ormai, e parla appunto della prima volta a letto: ascolto da anni il pezzo di J. Cole finché a novembre mi son detto che volevo raccontare la mia. 

Collabori per la prima volta con i 2 Rari, esordienti assoluti. Ci racconti qualcosa di questo nuovo nome e di come è nata la collabo? 
Li ho visti la prima volta circa un anno fa, dopo che hanno vinto un contest per Redbull che in palio aveva un beat del mio amico producer Night Skinny. Guardandoli notai subito che erano diversi, avevano già un loro timbro stilistico e, al contrario di tanti giovani della loro età, non seguivano nessuna moda, facevano quello che gli piaceva fare: rappano in maniera pulita, quasi cruda e parlano di sé e della propria vita in provincia, non fingono di essere quello che non sono. Quando li ho contattati si son dimostrati due ragazzi educatissimi, mai una parola di troppo e a me questo piace: i giovani rapper dopo qualche piccolo successo si atteggiano a superstar, loro invece prendono con umiltà le opportunità che gli vengono offerte senza dire beh.

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare ascendente Milano? 
Dedico ascendente Milano al quartiere dove ho passato l’adolescenza: il quartiere Gallaratese a Milano e ai ragazzi con i quali ho condiviso i miei primi anni. Questo ultimo anno ha rappresentato un punto di arrivo per me e qui c’è tanto di loro.

ERIKA DE CASIER - SENSATIONAL

Come è stato creato Sensational e cosa significa per te e per la tua traiettoria artistica? 
Come la maggior parte dei processi creativi, ha avuto i suoi alti e bassi: momenti in cui pensavo di farlo per me stessa, e periodi in cui dubitavo di tutto. È una raccolta di brani che ho realizzato dall'uscita del mio primo album Essentials nel 2019, quindi è abbastanza tempo per attraversare molti stati d'animo diversi. Sento che ogni canzone è composta da frammenti di esperienze e stati d'animo diversi che ho messo insieme. Credo che avessi bisogno di tirarmi su il morale e scrivere qualcosa di empowering durante il lockdown. Ho imparato che è una parte importante della propria traiettoria artistica anche il lasciar andare la propria musica e darle nuova vita attraverso l'ascoltatore. È bello poterlo fare per andare avanti e iniziare a scrivere nuova musica. 

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Direi che si può definire un progetto R'n'B con riferimenti a molti generi musicali diversi: house, garage, triphop, dubstep, rock, soul, classica eccetera. E l'estetica ha un'influenza dalla cultura pop sia degli anni 2000 sia contemporanea.

Erika De Casier @ Dennis Morton

Quale traccia ha un bella storia da raccontare? 
L'idea del tappeto musicale di Friendly mi è venuta dopo aver fatto un sogno in cui c'erano foreste pluviali, cascate e campi verdi di erba. Penso che aver passato il lockdown in città mi abbia fatto apprezzare la natura e l'intimità in un modo completamente nuovo. 

Con chi (e come) hai collaborato? 
Ho collaborato con il mio amico Natal Zaks che ha co-prodotto molte delle tracce dell'album. Dopo le prime produzioni, ho pensato che Natal sarebbe stato perfetto per lavorarci su, perché ha il mio stile ed è uno dei più grandi compositori che conosco. Una volta che ho avuto un sacco di canzoni ce le siamo vicendevolmente mandate più volte, e infine ci abbiamo lavorato su dal vivo a Copenhagen e Aarhus, dove abbiamo ultimato quello che ora è Sensational

C'è qualcuno a cui dedicheresti Sensational? 
Ci ho pensato su parecchio: perché tantissime persone hanno influenzato la mia scrittura per questo disco: dagli amici alle relazioni passate, passando per la mia famiglia e altri artisti a cui guardo. Non l'ho fatto per una persona sola. Vorrei dedicarlo a chiunque abbia bisogno di coraggio: essere vulnerabile, difendersi, perdonare, lasciarsi andare, e sorridere. :)

CLAUDYM - TEMPO

Come è nata Tempo e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Tempo è nata una mattina di quest’estate: mi sono svegliata con in testa parte della melodia delle strofe e l’ho subito registrata nelle note audio del telefono. L’ho poi portata in vacanza, tra le varie tappe di un viaggetto in Italia, e sono riuscita a concluderla solo sul treno di ritorno. Per me questo brano è una sorta di “manifesto” personale - anche se sembra esagerato visto che il mio percorso artistico è proprio agli inizi - grazie al quale voglio liberarmi di una serie di paragoni musicali, forse un po’ prematuri, che mi hanno dato in questi mesi e mostrare le mie varie sfaccettature. 

Qual è la storia della traccia? 
In Tempo parlo di cose non dette, e di tutti quei rapporti che non viviamo fino in fondo. Presi dalla frenesia quotidiana, non ci rendiamo conto dell’imprevedibilità della vita e di quanto sia importante non rimandare e, anzi, agire subito. È come una sorta di esortazione personale a viversi il presente al 100% e concedersi alle emozioni, ai sentimenti.  

Claudym @ Andrea Olivo

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo progetto? 
Penso sia un progetto ricco di contaminazioni. Volevo che emergessero le mie varie contraddizioni, personali e musicali, e le influenze che caratterizzano la mia musica. C’è un po’ di elettropop, hyperpop, dream pop, e una piccola radice trap. È un brano “caotico” come me - in modo spero positivo - nella musica, nel testo e nelle emozioni che escono in quei 3 minuti. 

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di Tempo?
Alla realizzazione del brano ho lavorato con Mastermaind (Stefano Breda), Andrea Scarpa e Domenico Cambareri. Stefano è il producer di tutti i miei singoli usciti fino ad adesso: è molto bello lavorare con lui perché c’è molta sintonia a livello musicale e soprattutto grande libertà. È un professionista che non si impone, anzi: si è sempre messo a disposizione completamente per far suonare i pezzi come li immaginavo io, e questo approccio mi è sempre piaciuto tantissimo perché mi ha dato modo di sperimentare e di ritrovare sempre me stessa nelle produzioni sulle quali lavoravamo. Per quanto riguarda il video, invece, ho seguito la regia lavorando con Stefano Etter (DOP) e René Olivo (editor). Sono grata di poter collaborare con persone che mi danno fiducia, supporto e che credono nelle mie idee. Sento proprio l’esigenza di esprimermi con tutte le forme di comunicazione che ho a disposizione, e sono fortunata ad avere un team che mi aiuta a farlo: dalla mia mgmt, Circus, all’etichetta Island.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare Tempo?
Lo vorrei dedicare a tutte le persone a me care che a volte purtroppo respingo, e a tutte quelle che come me lo fanno. È abbastanza comune non riuscire a dire “ti voglio bene” alla propria famiglia, per esempio. Mi sento in questo senso vicinissima a tantissima gente che mi ha confessato di avere la stessa difficoltà e spero che questo brano ci possa in qualche modo unire tutti.

LIL JOLIE FEAT. CARL BRAVE - REGOLE

Come è nata Regole, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
(Lil Jolie) Il pezzo nasce dall’esigenza di mandare un messaggio leggero, ma non superficiale, riguardante tutte quelle convenzioni relazionali di cui spesso ci contorniamo per salvare dei rapporti, ma delle quali sono e siamo anche vittime. È sicuramente un passo importante per il mio percorso in quanto anticipa qualcosa di più grande; e poi perché lavorare con una figura come Carl per me è stato speciale, oltre che un grande onore. - 

Qual è la storia della traccia? 
Come quasi tutti i miei pezzi è nato da un mio viaggio. A volte vorrei vivere per sempre nel mio microcosmo senza dover seguire le convenzioni che la società, nel bene e nel male, ci impone. \

Lil Jolie @ Ilaria Ieie

Dal punto di vista musicale, come descriveresti Regole? 
Era da un po’ che volevo sperimentare un sound nuovo e con questo pezzo credo di aver iniziato un nuovo capitolo. Con Giorgio, il producer, ci siamo divertiti a giocare con una produzione fresca e leggera, creando una sorta di dualismo tra testo e beat. 

Ti abbiamo conosciuta grazie al featuring con Ketama126, e ora Carl Brave. Cosa vuol dire per te Lovegang? 
Lovegang è famiglia! 

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Regole? 
A tutti quelli che hanno trovato il coraggio di essere se stessi.

JIMI JULES - HAM THE MONKEY EP

Come è nato Ham The Monkey EP, e cosa significa per te e per la tua traiettoria artistica?
L'EP è stato prodotto in studio a Zurigo, dove ho trascorso la maggior parte del mio tempo negli ultimi anni: lì lavoro su nuova musica e altri progetti. Per me era importante andare avanti e sviluppare nuove idee che mi avrebbero spinto in avanti. Se usiamo la parola traiettoria, l'EP è un altra pietra miliare sulla mia strada. Un passo in avanti, in attesa di altra musica in arrivo quest'anno.

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Come le uscite precedenti per Innervisions, la musica rispecchia la prospettiva del dancefloor, ma è musica che si può gustare anche davanti a una tazza di caffè. Le sonorità principali si basano su un approccio di tipo strumentale: per esempio, in Don't Take It Personal vi è l'utilizzo di un basso elettrico, per ottenere un flow caldo e organico delle tracce. Di solito inizio con delle jam in studio basate su un certo argomento o idea, poi sviluppo la struttura della musica e il concetto attorno ad essa.

Jimi Jules @ Mirjam Kluka

Quale traccia ha un bella storia da raccontare? 
In realtà la storia si sviluppa in tutto l'arco dell'EP! Ham è stato il primo essere vivente inviato nello spazio. Come si può immaginare, un viaggio che non è stato concordato con una previa stretta di mano (Don’t Take It Personal). Nelle altre due tracce, sono riflessi i sentimenti (Grumpy Monkey) e i suoni (Tinnitus) frutto dell'essere proiettati nell'atmosfera, dell'essere fuori controllo e lontano da ciò che si conosce. Inoltre, è un riflesso del rumore che si è sviluppato durante quel lasso di tempo nella capsula.

Questa è la tua terza release per l'etichetta di Âme e Dixon. Cosa significa per te Innervisions? 
La prima volta che ho sentito Dixon e Âme è stato a Zurigo molto tempo fa: a quel tempo non ero molto addentro al loro sound. Il fattore cruciale che mi ha tenuto incollato sulla pista da ballo è stato frutto di una sensazione, e il modo in cui la serata è andata e di come si è sviluppata: il fatto che si iniziasse con qualcosa e si raccontasse una storia durante un certo periodo di tempo. Ovviamente, in seguito ho iniziato ad affezionarmi di più al sound dell'etichetta e allo stile che ha sviluppato nel corso degli anni, sia dal punto di vista musicale sia da quello artistico. Innervisions sembra quasi una famiglia o una comunità: quindi ogni uscita con la loro etichetta è caratterizzata da questo sentimento, che spero che sia ricambiato anche da loro.

A. G. COOK WITH CHARLI XCX - XCXOPLEX

Come è nata XCXOPLEX e cosa significa per te e per la tua traiettoria artistica? 
(A. G. Cook) È stata creata molto rapidamente e in modo impulsivo - come gran parte del mio lavoro con Charli, ma da alcuni anni esistono varie versioni del brano. Penso che punti decisamente verso il futuro, soprattutto in termini di direzione in cui voglio andare. 

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
È energia allo stato puro, pesante e leggera allo stesso tempo!  

Charli XCX e A. G. Cook @ Henry Redcliffe

Qual è la storia del video firmato da Actual Objects? 
Volevamo fare qualcosa che fondesse letteralmente la performance di Charli con le strutture fisiche che hanno sempre fatto parte dell'aspetto visuale della traccia. L'idea di Actual Object è stata quella di utilizzare l'intelligenza artificiale al fine di creare qualcosa che fosse abbastanza perturbante, pur essendo caratterizzata da un movimento molto veloce.

Questa è la vostra prima joint release, ma in precedenza avete collaborato molto insieme. Quali progetti avete in comune per il prossimo futuro? 
Charli ed io abbiamo lavorato su molta nuova musica di recente, cercando di fare qualcosa che non avevamo ancora fatto prima! Il 28 maggio, per PC Music, uscirà Apple vs 7G, il mio album di remix, incluso XCXOPLEX.   

C'è qualcuno a cui dedicheresti XCXOPLEX? 
In un certo senso questa traccia è dedicata a chiunque sia venuto ai nostri spettacoli, sia di persona prima della pandemia sia online nell'ultimo anno. Questa è l'energia di cui si nutre una traccia come questa. Allo stesso tempo, molto del mio recente lavoro è una dedica a Sophie, e per certi versi lo sarà per sempre... Lei è una parte molto importante della mia vita e della mia musica, e spero che canzoni come questa possano continuare a essere una celebrazione della sua vita e della sua influenza.

DREAMER BOY - ALL THE WAYS WE ARE TOGETHER

Come è nato All The Ways We Are Together, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
All The Ways We Are Together è stato creato in un periodo in cui, per la prima volta, sentivo come se avessi trovato il vero amore e la vera amicizia, oltre che un senso di comunità . Mi sentivo innamorato perso di uno dei miei migliori amici. Tra l'altro, con i miei amici stavo anche per intraprendere il mio primo tour, quindi era un periodo in cui stavo "esplorando" come condividere i miei sentimenti con loro. Avevo la sensazione che stessimo crescendo insieme, in modi in cui non mi ero mai sentito prima. Mi sentivo davvero come se fossi amato e compreso.

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo progetto? 
Varia da canzone a canzone, ma il progetto è pervaso tutto dallo stesso spirito. Si tratta di un album decisamente ottimista, ma è anche onesto. Abbiamo sperimentato di tutto, dal glockenspiel ispirato a Pet Sounds, per arrivare al pedal steel. È stato davvero un esperimento divertente avere la musica su sfondi diversi, a seconda di ciò che fosse più in linea con il messaggio della canzone. 

Dreamer Boy @ Adam Alonzo

Quale traccia ha una bella storia da raccontare? 
L'outro All or Nothing è stata fondamentalmente scritta in una ripresa dal vivo di freestyle in una stanza d'albergo con tutti i miei amici intorno: è stato un momento magico che non dimenticherò mai. Ci sono volte in cui la canzone cade giù dal paradiso.  

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione dell'album? 
Per quanto riguarda tutta la scrittura e la produzione, fondamentalmente siamo solo io e Bobby. Alcuni musicisti e amici ci hanno aiutato con canzoni e parti specifiche, così come dei meravigliosi sound-engineer per il mixaggio e la master. Alcuni dei miei momenti preferiti del disco provengono da amici che hanno contribuito. In particolare Bike, in cui il mio amico Mason e Sam hanno aiutato a scrivere gli arrangiamenti vocali.  

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare All The Ways We Are Together? 
I miei amici e la mia famiglia. Questo album sembra una conversazione con loro.

DUMBO GETS MAD - THINGS ARE RANDOM AND TIME IS SPEEDING UP

Come è nato Things Are Random and Time Is Speeding Up, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
TARATISU è l’insieme di nove tracce che ho raccolto negli ultimi quattro anni e che ritenevo perfette per far parte di un disco. Sono sempre molto autocritico nei confronti della musica che faccio, e mi capita spesso di impiegare molto tempo e sforzo per riuscire a dire che finalmente qualcosa è pronto per essere ascoltato. Dal punto di vista invece concettuale, in questi anni ho ragionato molto sulla casualità degli eventi, e quanto in particolare siano totalmente soggettivi e accelerati in base all’esperienza personale di ciascuno di noi, risultando spesso dissociati dal pensiero collettivo. Da queste riflessioni esistenziali molto noiose deriva il titolo del disco. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo progetto? 
Psichedelico. 

Dumbo Gets Mad @ Luca Massaro

C'è una traccia che ha una bella storia da raccontare?
Spero tutte, ma in particolare Chanson De Samir è un tributo ad una preghiera celebrativa originaria dell’isola di Sumatra, e il giorno dopo l’uscita del disco mi ha scritto un ragazzo indonesiano che ha trascorso la sua infanzia nell’isola, dicendomi gli ha riportato alla mente quella spiritualità tipica della sua cultura, e che il dialetto che in modo forse impacciato ho tentato di ricreare si chiama Minangnese. 

Con chi (e come) hai collaborato per la release? 
Il disco è uscito un giorno di febbraio, senza un'etichetta o una struttura promozionale. Ho sempre aspettato mesi e mesi di promozione e scambi di mail infinite prima della release di un disco. Questa volta ho deciso che il tempo era maturo, e non avevo voglia di aspettare oltre prima di farlo uscire. Quindi semplicemente l’ho caricato su un distributore digitale io stesso e ho premuto il tasto “upload”.

JOAN THIELE - ATTO II DISORDINATO SPAZIO

Come è nata l'idea di Atto II - Disordinato Spazio, e come completa il Primo Atto? 
Atto II è il secondo viaggio, un altro tema che ha attirato molto la mia attenzione quest’anno. Ovvero il processo creativo, uno spazio caotico e rarefatto come la mente, in grado di riformulare i pensieri e trasformarli in musica. Anche nel nuovo capitolo mostro due lati di me, la fragilità e la forza, opposti ma complementari.

Dal punto di vista musicale come descriveresti i due inediti? 
Sono due canzoni alle quali sono molto legata, sono nate nello stesso periodo, circa un anno fa, ma ognuna ha la propria anima e racconta due lati differenti di me. Tuta blu è dolcezza, è una canzone d’amore per un’amica. È organica e completamente suonata dal vivo, dalla chitarra ai fiati. Scilla invece, come una sirena, come natura a tratti spietata, cerca il sole, ha sonorità più elettroniche, più oniriche. Completano entrambe il mio disordinato spazio. :) 

Joan Thiele @ Giovanni Viganò

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di Disordinato Spazio? 
Ho voluto collaborare con produttori differenti, proprio perché quest’anno la condivisione come concetto mi è molto mancata. E quindi ho voluto farlo nella musica, in Tuta blu con Irbis 37 e Emanuele triglia. In Scilla con Amanda Lean e not for climbing. Fare musica insieme è importante, perché in qualche modo ci fa crescere. 

Ascoltare Scilla ci fa venire voglia di sole e mare. Che progetti (musicali e non) hai per quest'estate? 
Sarebbe bellissimo poter suonare dal vivo quest’estate. Questo sarebbe il mio piano, ma aspetto come tutti conferme ufficiali considerato il momento difficile. Sicuramente sogno il sole, mi piacerebbe andare in Colombia a trovare mio papà, visto che ormai non lo vedo da due anni. Spero di poterlo fare al più presto :) 

Hai dedicato il Primo Atto al Tempo. A chi vorresti dedicare Atto II? 
Atto II lo dedico alle idee, ai nostri pensieri. Alla volontà di realizzarli senza temere le nostre fragilità che vanno rispettate perché alla fine si trasformano sempre in punti di forza.

RKOMI - TAXI DRIVER

Come è nato Taxi Driver, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Taxi Driver è nato dalla voglia di sperimentare e confrontarmi con generi diversi, diversi da dove sono partito. E’ l’ennesimo salto nel vuoto che mi permetterà di conoscermi meglio. 

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo progetto? 
La caratteristica principale è che è quasi totalmente suonato. Pur non essendoci un genere madre definito ho cercato di trovare una coerenza e un ordine temporale di quelle che sono le mie influenze musicali di questi ultimi anni.

Rkomi @ Tarfu Studio

 Qual è la traccia con una bella storia da raccontare? 
Sicuramente Taxi Driver rappresenta quello che ad oggi è il mio mood attuale, è il preludio della mia musica futura.  

Nel disco i featuring sono variegati, da Tommaso Paradiso a Sfera Ebbasta. Qual è il filo conduttore che lega le collaborazioni? 
La mia capacità di sperimentare, la mia poliedricità, la capacità di unire tutte queste voci apparentemente differenti.

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Taxi Driver? 
Ti risponderei che lo dedico a me stesso.

GINEVRA NERVI - KLASTÓS

Come è nato Klastós, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico?
Klastós nasce dopo un lungo periodo di ricerca, di studio e di introspezione musicale, e tutto questo ha avuto un suo tempo fisiologico per poter prendere forma... In qualche modo posso dire che rappresenta il percorso che ho fatto in questi ultimi otto anni. Dopo la mia primissima uscita discografica nel 2013, ho sentito l'esigenza di prendermi tutto il tempo di cui avevo bisogno per conoscermi meglio, di lasciare letteralmente sedimentare tutto quello che stavo vivendo e apprendendo, ma senza darmi una deadline precisa per stabilire quando fosse il momento "giusto” per pubblicare qualcosa. Questa operazione è stata fondamentale per me e la sento molto forte nella natura più profonda di questo concept.


Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo EP? 
Racchiude varie sfaccettature della mia scrittura e quindi del percorso musicale che ho fatto e che sto continuando a fare, l’interconnessione tra realtà sonore e musicali che mi diverto ad esplorare in modo differente ogni volta. Dall'uso massiccio di samples, alla scrittura per voci, ad alcune contaminazioni dal mondo dello scoring... Ho cercato di lasciare confluire in musica tutto quello che in qualche modo mi rappresenta senza pormi limiti espressivi in fase di scrittura e produzione. Ogni traccia ha un suo carattere specifico e racconta un pezzetto di storia, ciascun brano ha spigoli e smussature diverse uno dall'altro ma ciascuno di questi fa parte di un'unità più grande. 

Ginevra Nervi @ Lorenzo Crovetto

Lorenzo Crovetto

Qual è la traccia con una bella storia da raccontare? 
Penso a Gaslighting. Scrivere questo brano è stato catartico, un atto liberatorio in fase di scrittura nel vero senso della parola e infatti è questo di cui parla la storia. Questo brano rappresenta uno di quei pochi casi in cui vivo molto più intensamente il peso delle parole che ho scelto e che cosa rappresentano. È stato un risveglio, una presa di coscienza. Spesso mi ritrovo a scrivere musica e testo assieme, in questo caso è stato liberatorio scrivere prima il testo e successivamente lavorare alla produzione musicale. 

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione dell’EP? 
Ho avuto il piacere di collaborare con Maurizio Borgna, amico e mix engineer di fiducia. Avevo pressoché concluso la scrittura e la produzione dei brani, la struttura era già definita e anche il carattere timbrico, ad eccezione della parte ritmica che non ho voluto chiudere definitivamente. Oltre al mix, ho chiesto a Maurizio di mettere mano alle mie produzioni in questo senso in particolare: sulla scrittura delle sezioni ritmiche e sulla scelta timbrica delle stesse, ed è stato determinate. Sapevo già che avrebbe utilizzato anche il suo sistema modulare ed era proprio quello che stavo cercando. È stato incredibilmente istruttivo seguire questa fase di produzione. Credo che la parte più bella del nostro mestiere sia il confronto più genuino e sincero con altri creativi, e lavorare con Maurizio ha significato questo ed è qualcosa di impagabile. 


C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Klastós? 
Vorrei dedicarlo alla me "ragazzina", che si spaccava la testa per capire come funzionavano tutte le cose che faccio ora, e alla terra dove sono nata e cresciuta, ai luoghi che mi hanno insegnato tanto, forse tutto, specialmente a rispettare i propri tempi.

DITONELLAPIAGA - MORSI

Come è nato Morsi, e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Morsi non è altro che un assaggio del disco vero, che uscirà dopo l’estate. Sono cinque bocconi - non contando il remix di Populous - che anticipano la portata principale. Questo EP, proprio come il disco di cui è in qualche modo figlio, è nato in maniera caotica e affatto metodica ed è un racconto schizofrenico di alcuni episodi della mia vita, spesso rivisitati. Adesso che ci penso sarebbe bello poter rivisitare anche la vita, o forse soltanto controproducente. Ad ogni modo, come ogni opera prima, scriverlo è stato un raccontarmi e scoprirmi allo stesso tempo e, proprio adesso che sento di aver trovato la mia strada, non vedo l’ora di potermela lasciare alle spalle in cerca di nuove.

Dal punto di vista musicale, come descriveresti questo EP? 
Non sono brava con le descrizioni quando riguardano me o la mia musica, ho sempre molta difficoltà nel vedermi con gli occhi degli altri, o ascoltarmi con orecchie altrui. Credo sia un EP molto eclettico, l’ho scritto dando ascolto a tutte le mie esigenze creative ed emotive, senza ricercare una coerenza forzata. Alla fine della fiera la coerenza c’è eccome, grazie anche al lavoro dei miei due produttori bbprod, che mi hanno sempre saputa capire e guidare nella ricerca di una sonorità identitaria ma non limitante.

Ditonellapiaga @ Kimberley Ross

Kimberley Ross

Qual è la traccia con una bella storia da raccontare? 
Tutte hanno una storia che mi fa battere il cuore, un po’ perché mi ricordano le vicende alle quali mi sono ispirata e un po’ perché mi riportano a quei momenti in cui ho deciso di riversarle su carta. La mia preferita credo sia quella di Carrefour Express perché, avendo un debole per il tragicomico, mi ricorda che nelle delusioni c’è spesso qualcosa di profondamente divertente che difficilmente si riesce a cogliere mentre si soffre. Oltre ad avere un debole per il tragicomico, ne ho uno per le persone fidanzate, ci combatto da anni ormai ma è così: non mi piace mai nessuno e quando succede scopro sempre che è già impegnato. È matematico, non so per colpa di quale congiunzione astrale accada, ma ormai è inevitabile che quando mi piace qualcuno senta puzza di sòla (a Roma si dice così). La logica vuole che queste poche informazioni confusionarie che vi ho dato, lascino intendere che la storia dietro questa traccia parli del palo chilometrico che ho preso da questo tipo fidanzato, che per una notte intera non mi ha detto di esserlo, facendomi quasi tornare a credere nell’amore. Quasi. Comunque ogni tanto lo incontro ancora e ogni incontro è una conferma del fatto che sotto sotto gli piaccio anch’io.

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione dell'EP? 
Per il momento di collaborazione effettiva ce n’è solo una, ovvero quella con i miei produttori. Io non so suonare nessuno strumento, non so nulla di teoria musicale e so a mala pena dove sia il do centrale sul pianoforte, ma ho avuto una grande fortuna sin da quando sono piccola: quella di cantare tanto con gli altri, di aver avuto sempre gruppi, band, frequentato musicisti eccetera. Credo di essermi abituata a fare musica senza fare affidamento soltanto su me stessa e sulle mie idee proprio grazie alle mie esperienze musicali adolescenziali. Bypassando l’input iniziale (che non sempre viene dal suono, a volte può nascere dalla voglia di raccontare in musica un’immagine che ho in testa, o una sensazione) la scrittura è una cosa che faccio tendenzialmente in solitaria e nonostante ci siano momenti in cui vorrei tanto essere più autonoma e indipendente anche nella composizione, per il momento credo che questo scambio di idee e di influenze sia la dinamica più giusta per me, più avanti si vedrà.

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Morsi ? 
Il tipo che mi ha dato il palo è sicuramente il primo della lista. A parte gli scherzi, non credo ci sia qualcuno a cui sento l’esigenza di dedicarlo: se dovessi farlo, lo dedicherei a tutte le persone che ho incontrato nella mia vita che mi hanno ispirata in qualche modo, sperando di poterne incontrare altrettante negli anni a venire. In questo momento sento moltissimo il peso dell’immobilità alla quale siamo relegati, sono una grande amante dei viaggi ma soprattutto degli incontri bizzarri, mi hanno sempre regalato la voglia di raccontarli. Quindi diciamo che questo EP lo dedico agli incontri, passati e futuri, ma anche a quelli presenti, con le persone che mi supportano giorno dopo giorno in tutto ciò che faccio.

MODESELEKTOR - EXTENDED

Come è nato Extended e cosa significa per voi e peril vostro percorso artistico? 
Extended è il nostro quinto album come Modeselektor. Abbiamo iniziato a lavorarci nel 2019 prima che l'attuale pandemia cambiasse tutte le nostre vite quotidiane. Non c'erano più spettacoli dal vivo, quindi avevamo molto tempo libero che passavamo in studio. L'ultima volta che abbiamo trascorso così tanto tempo in studio è stato quando abbiamo iniziato e a malapena avevamo date di concerti. Abbiamo cercato di trarre il meglio da questa situazione e abbiamo appena iniziato a fare musica, musica e musica. L'idea di fare un vero e proprio mixtape con musica che fosse nostra risale a molti anni fa, e abbiamo sentito che ora era il momento di lavorarci e finalizzare il progetto.

Come descrivereste questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Pensiamo che sia probabilmente l'album più ambizioso che abbiamo mai pubblicato. Sono 27 tracce mescolate insieme. Extended è il punto di partenza di molti progetti in divenire: ad esempio, un paio di EP che si concentreranno ciascuno su una traccia diversa dal mixtape con contributi vocali, remix e versioni alternative. Inoltre, Extended è stata l'ispirazione per il film Work in cui il ballerino statunitense Corey Scott-Gilbert esegue un'interpretazione del mixtape con movimenti coreografici.

Modeselektor @ Birgit Kaulfuss

In Movement è presente il feat. di una leggenda della dub come Paul St.Hilaire. Come è nata questa collaborazione?
Conosciamo Paul St. Hilaire da molto, molto tempo e, ad essere onesti, in passato abbiamo già pubblicato qualche traccia insieme. La collaborazione per Movement è nata molto spontaneamente nel nostro studio. La parte strumentale del brano è stata creata a Detroit, mentre suonavamo al Movement Festival 2019: per questo l'abbiamo intitolata Movement.

C'è qualcuno a cui vorreste dedicare Extended? 
Extended è dedicato soprattutto a tutti i nostri fan. Ci auguriamo che ispiri le persone. Ci auguriamo che porti voglia di vivere, divertimento e che faccia ballare la gente. Vorremmo concludere questa intervista con una citazione di Jeff Mills: Ballare non è un concetto musicale, è una reazione fisica.

M¥SS KETA - IL CIELO NON È UN LIMITE LATO B 

Come è nata l'idea del Lato B, e cosa aggiunge al progetto? 
L’IDEA DEL LATO B È NATA IN MANIERA TOTALMENTE ISTINTIVA, NEL SENSO CHE IN UN MOMENTO DI SPERIMENTAZIONE MUSICALE COME QUELLO CHE STO ATTRAVERSANDO E CHE HO DECISO DI APPROFONDIRE, ERA INEVITABILE CHE DOPO LE CANZONI DELL’EP IL CIELO NON È UN LIMITE, AMBIENTATE TRA VETRO E CIELO CON SUONI ELETTRONICI MOLTO RICERCATI, PER CONTRASTO VOLESSI ANCHE LAVORARE SU ATMOSFERE NOTTURNE E SUONI VIVI, DI STRUMENTI MUSICALI REALI. INOLTRE DAL PUNTO DI VISTA TESTUALE IN QUESTA LATO B DELL’EP LASCIO MOLTO ANDARE LE REDINI, C’È UN DIVERSO MODO DI TRATTEGGIARE GLI IMMAGINARI, UNA MODALITÀ DI DIALOGO ONIRICA, QUASI DA SEDUTA DI PSICOTERAPIA. LYNCHIANA SE VOGLIAMO. È UN PO’ COME VEDE LA NOTTE LA PROTAGONISTA DEL LATO A.

Dal punto di vista musicale come descriveresti i due inediti?
SONO DUE INEDITI ONIRICI, INFERNALI E SURREALI: UNA TWILIGHT ZONE SONORA CHE VA DAL DARK WAVE AL RUMORISMO ELETTRONICO, CON SUONI CHE CI PORTANO NELL'OSCURITÁ
DELLA NOTTE INCOLTA E PROIBITA, ALLONTANANDOCI DALL’AZZURRO CIELO DEL LATO A.
IN MIRIAM MI SFOGO CAVALCANDO UNA STRUMENTALE POST-PUNK/DARKWAVE CHE
PRENDE LE SEMBIANZE DI UNA CHIMERA. IN L02E FREESTYLE INVECE LA MIA VOCE ROBOTICA SI DEFORMA SU UNA BASE SONORA CHE SEMBRA UNA BATTAGLIA INTERGALATTICA TRA MONDI LONTANI, O FORSE SOLO INTERIORI.

M¥SS KETA @ Dario Pigato

Collabori per la prima volta con i DPCM. Ci racconti qualcosa di questa nuova band e di come è nata la collabo? 
QUANDO LA CHITARRA DI GIUNGLA, IL BASSO DI L I M E LA BATTERIA DI DANILA GUGLIELMI HANNO INCONTRATO LA MIA VOCE É STATO UN ASSEMBRAMENTO PLATONICO TALMENTE LETALE DA OLTREPASSARE QUALSIASI DPCM, TANTO CHE ABBIAMO DOVUTO CREARNE UNO EX NOVO. IN MIRIAM POTETE PERDERVI NEL RISULTATO SCOPPIETTANTE DI QUESTA BAND.

Nel Freestyle dici: Fanc**o Facebook, Instagram, Twitter. Com'è il rapporto della M¥SS con i social e come è cambiato con la situazione attuale? 
IL RAPPORTO CON I SOCIAL E IL VIRTUALE É SEMPRE STATO COMPLICATO, E LO STA DIVENTANDO SEMPRE DI PIÚ SOPRATTUTTO DI QUESTI TEMPI IN CUI ABBIAMO UNA VISIONE ALTERATA DI CIÓ CHE É LA VITA REALE, E LA TECNOLOGIA PUÓ TRASFORMARSI DA AIUTANTE A CARNEFICE.

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Lato B? 
A TUTTI I MIEI ALTRI LATI.

MAFALDA - BAILANDO SIN SENTIDO

Come è nato Bailando Sin Sentido e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Credo che Bailando Sin Sentido rifletta quello che sono come persona, è una fusione di tante influenze diverse. Sono cresciuta in vari paesi e questo ha avuto un grande impatto sulla mia vita. Sono nata a Londra da madre spagnola e padre bulgaro, ho studiato in Inghilterra, ecco perché Daisy Chain - il mio primo EP uscito nel 2019 - era tutto in inglese. Ma lo spagnolo è la mia lingua madre,  quella che si parla in famiglia, e mi ha sempre affascinato l’idea di approfondire questo aspetto anche nella musica. Bailando Sin Sentido è nata dopo un concerto a Madrid, dove ho cantato dal vivo in spagnolo per la prima volta. L’energia del pubblico è stata trascinante e il resto, come si dice, è storia!

Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto? 
Direi che Bailando Sin Sentido ha elementi musicali latino americani in quasi tutta la parte ritmica, ma melodie anglosassoni. Ogni volta che lavoro a qualcosa di nuovo cerco di crescere come artista, spingermi oltre i miei limiti. E scrivere canzoni nella mia lingua madre è stata una grande sfida per me, sia a livello musicale che emotivo. Il risultato di tutto questo lavoro è quello che alcuni giornalisti hanno definito “Dark Pop”, una cosa che mi è rimasta impressa.

Mafalda © Querida

Quale canzone ha una bella storia da raccontare?
Quando scrivo penso sempre che sia un riflesso di come mi sento quel giorno. Ricordo benissimo quando ho scritto Asi Lo Hago Yo. Ero a Los Angeles e avevo avuto una conversazione con una persona che mi aveva fatto sentire molto delusa e frustrata. Sapevo che di lì a poco avrei avuto una session di scrittura, quindi mi sono messa davanti allo specchio e mi sono fatta un discorso di incoraggiamento, poi la giornata è proseguita con un atteggiamento più positivo. Asi Lo Hago Yo parla appunto di questa sensazione, dobbiamo ricordarci che siamo gli unici a poter controllare le nostre vite, e che dopo una delusione si può diventare più forti, anche se a volte in quel momento non sembra.

Con chi (e come) hai collaborato per la realizzazione di Bailando Sin Sentido?
Ho iniziato a creare l’album a Los Angeles prima della pandemia e quindi per fortuna ho potuto collaborare con degli autori straordinariamente creativi per la maggior parte delle canzoni! Ma poi le session virtuali sono diventate sicuramente più frequenti a mano a mano che si avvicinava la data della pubblicazione. Ho pensato fosse importante collaborare con musicisti spagnoli, quindi abbiamo finito di produrre il disco fra Madrid e Barcellona. 

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Bailando Sin Sentido? 
Dedico questo EP a chiunque senta di fare le cose senza convinzione ma senza capire perché. Bailando Sin Sentido parla di questo: capire che, a prescindere da come ti senti, non sei solo. Ogni canzone rappresenta una fase diversa della mia vita, un riflesso di quello che ho vissuto, ma in senso lato, l’EP parla di introspezione. Spero che la mia musica faccia capire che sentirsi confusi, vulnerabili e incerti è legittimo. La vita è complicata! E a volte, anche nei momenti più bui, abbiamo la possibilità di trovare la luce riscoprendo la sicurezza in noi stessi, ricostruendola, per sentirci di nuovo sicuri di essere sulla strada giusta.

MYKKI BLANCO - FREE RIDE

Come è nata Free Ride e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Un'esperienza intensa, sia per la musica in sé, sia per la creazione del video. Per quanto riguarda la canzone, rappresenta davvero la mia vera direzione musicale, con un sound molto più organico e un focus sulla musica originale, niente sampling! Scrivere la musica e lavorare con i cantanti di questa canzone è stata una bellissima esperienza. Per il video volevo mettermi alla prova di nuovo, creare una narrazione queer mai vista prima, rappresentare una situazione insolita. Credo che il tema del battesimo di un bambino e la storia d’amore di una famiglia queer che ho scritto durante la pandemia comunichi quello che volevo dire al mondo sull’amore, sull’accettazione, e sul restare uniti, contro ogni difficoltà.

Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto? 
Pieno di energia, molto melodico e molto organico. Ci sono moltissimi elementi soul e classici, non assomiglia a niente di quello che ho pubblicato finora. Sono un artista emergente, di nuovo! (ride)

Mykki Blanco

Qual è la storia della traccia?
Fra i momenti e le conversazioni più intime che ho avuto nella mia vita ci sono quelle con mia madre durante i lunghi viaggi in auto nelle campagne del sud quando ero adolescente. La musica che faceva da colonna sonora a questi viaggi era della generazione di mia madre. Mi ritrovavo a sognare a occhi aperti, a pensare e immaginare che tipo di vita avrei voluto creare per me. Questi ricordi e la musica di Luther Vandross sono stati la prima ispirazione del nuovo singolo Free Ride.

Free Ride rappresenta il tuo esordio con Trasgressive Records. Com'è lavorare con una etichetta dal roster così prestigioso?
Sono molto felice di far parte della famiglia, credo che insieme faremo la storia, è una bella sensazione. 

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Free Ride? 
Free Ride arriva ai cuori di tante persone attraverso le generazioni. Puoi ballarla con i tuoi amici, con i tuoi figli, con tua nonna. Credo davvero che sia la canzone più friendly che abbia mai fatto e credo anche che sarà apprezzata da chi sarà felice di condividerla con gli altri!

BOSS DOMS - PRETTY FACE

Come è nata Pretty Face e cosa rappresenta per te e per il tuo percorso artistico? 
Per me rappresenta un momento importante, una sorta di follow up del primo brano da solista I Want More, che ho pubblicato la scorsa estate e che ha dato un certo tipo di impressione a chi mi segue. 
Con Pretty Face sono voluto andare nella direzione opposta per mostrare un po’ quello che potrebbe essere la mia rosa di produzioni. È un cambio di rotta radicale, sono passato da qualcosa di più cupo e underground a un brano molto più pop, radiofonico, colorato ed etereo. 

Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto? 
Sicuramente è un brano meno “club oriented”, anche se al suo interno ha le caratteristiche della canzone da club. Musicalmente parlando, c’è un piccolo “feticcio”: ho utilizzato una drum machine 303, tipica della musica techno, per fare degli arpeggi nell’introduzione, che ricordano quelli di un pianoforte. In più, ci sono tantissime chitarre e voci, tra cui la mia. È infatti il primo singolo in cui canto, nel ritornello, anche se sono soltanto dei cori. 

Boss Doms @ Gabriele Giussani

gabrielegiussani.com

Per la realizzazione di Pretty Face hai dato vita a una experience multisensoriale molto particolare. Ci racconti di che si tratta? 
Inizialmente ho creato un gruppo Telegram, con uno numero di telefono apposta per l’occasione, per selezionare il numero ristretto di fan che avrebbe partecipato all’experience. Si è trattato, appunto, di un’esperienza multisensoriale individuale, dedicata alla singola persona, che quindi ha vissuto il tutto in maniera unica e irripetibile. Ci tengo a precisare che ogni cosa è stata realizzata nel massimo rispetto delle norme sanitarie attuali: i partecipanti sono stati tamponati poco prima dell’experience in un luogo diverso da quello dell’installazione, in modo da evitare ogni eventuale contagio. L’installazione era caratterizzata da un gioco di luci che io stesso gestivo. Tutto l’iter era pilotato da me che ero alla regia, anche se i fan non lo sapevano. Loro erano convinti di incontrarmi, io in verità c’ero ma in modo diverso da quello che si aspettavano. Sono stato io a catturare le loro naturali espressioni mentre ascoltavano il brano, e questi filmati hanno poi costituto il videoclip di Pretty Face. L’ascoltatore è diventato l’assoluto protagonista. La cosa veramente bella, anche perché non calcolata, è che, dopo più di un anno senza live, le persone, anche se solo per il tempo della canzone, sono state catapultate all’interno di un piccolo club imbastito per loro, con luci e musica a tutto volume. È stato bello vedere le singole reazioni: c’era chi ballava, chi batteva i piedi, chi addirittura si è messo a piangere. Alcuni fan, a cui è stata fatta una breve intervista dopo la fine dell’experience, hanno raccontato che la cosa più bella è stata sentire i bassi sul petto che facevano vibrare: una cosa a cui nessuno era più abituato da un anno a questa parte! 

Su questo progetto hai collaborato con Fabio Weik. Come è nata la vostra partnership e com'è stato lavorare con quest'artista? 
In realtà io e Fabio siamo amici da tempo, da quanto io ho conosciuto Valentina, più o meno. Ci siamo spesso detti che avremmo voluto lavorare insieme, ma aspettavamo il momento giusto per farlo, in modo da poterlo coinvolgere a 360°. Il sodalizio artistico è iniziato con I Want More ed è continuato sino ad oggi; lui è molto bravo a elaborare le mie proposte, a concretizzare le mie idee. È un artista contemporaneo con una grande esperienza alle spalle, per cui sa rendere tutto di altissimo livello anche dal punto di vista puramente artistico. 

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Pretty Face? 
In verità nella canzone c’è già una dedica intrinseca, che è quella a Valentina e a Mina, la mia compagna e mia figlia. Nella parte dei cori, nel ritornello in cui si sente la mia voce, è presente una dedica a loro: perché in quel momento, quando stavo registrando, pensavo ai loro visi.

VENERUS - MAGICA MUSICA

Come è nato Magica Musica, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Sto lavorando sulla mia musica dal 2015 ma ho avuto la pazienza di aspettare la mia crescita personale e artistica per condividere qualcosa: ho una mia etica a livello di condivisione artistica nel lavoro e sono felice di avere aspettato fino a questo momento. È stato un anno molto complicato e questo ha dato un’impronta al mio lavoro, specialmente nel desiderio di poter portare dal vivo questo disco. Essendo il live la mia dimensione e il mio habitat naturale in questo disco ho sempre pensato a quella che sarebbe stata la resa dal vivo: mi ha aiutato a capire come voglio fare i dischi in futuro.\

Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto? 
Scardinare il concetto di genere musicale è una cosa in cui credo molto. In Magica Musica c'è tanta immaginazione, ma non c'è niente di finto: è come se avessi preso le mie vicende introspettive e le storie di cui parlo, e le avessi fatte scoppiare nel cielo. Per me è un disco che rappresenta un messaggio di amore e l’esperienza che mi viene dai concerti. Quando sai che qualcuno è innamorato di quello che fai e ti dà tanto indietro non puoi non pensarci più a questa cosa.  Ora che il disco è pronto mi sono fermato un attimo: ma già ieri parlando con Mace dicevo di volere organizzare una sorta di ritiri con dei musicisti. In questo periodo sto ascoltando tantissimo jazz tra la metà degli anni ’60 e degli ’70, e credo che questo influenzerà tantissimo la nuova musica che farò. 

Venerus  @ Sha Ribeiro

 

Qual è la traccia con una bella storia da raccontare? 
Sei Acqua parla di un incontro con una persona in particolare, ma anche di una vicenda: eravamo a Roma e avevamo salvato un gabbiano con un'ala rotta. Un evento molto bello di quest'estate che ho voluto incorniciare in questa situazione.

Con chi (e come) hai collaborato durante la realizzazione di questo album? 
Non c’è stata nessuna scelta a tavolino per le persone che volevo condividessero questo percorso con me: credo la collaborazione abbia senso nel momento in cui c’è una empatia. Per quanto riguarda i Calibro 35 abbiamo generato questa empatia ed è stato speciale, ero fan da tempo di Enrico Gabrielli e mi sarebbe piaciuto molto fare qualcosa con loro. Le altre collaborazioni sono state molto spontanee. Sono molto amico di Gemitaiz e di Rkomi siamo molto amici: l’idea di collaborare a questo brano con lui è nata mentre lavoravamo a della sua musica, mentre con Frah Quintale è avvenuto tutto a casa mia. E poi le collaborazioni più tacite: da quella con Marco Vanegas a Tommaso Colliva. Phra Crookers è una persona che stimo tantissimo e a cui ho detto: facciamo una cosa che non hai mai fatto. E abbiamo fatto una ballad, che è una cosa che non ti aspetteresti mai.

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Magica Musica? 
Ci sono delle persone che sono dei riferimenti per me - Paolo Conte e Luigi Ontani - che stimo molto sia come artisti sia come persone. Poi ci sono vari destinatari che sono menzionati nelle canzoni, nella narrazione di certe situazioni: quindi sanno già della dedica a loro.

 

LA NIÑA - EDEN

Come è nato Eden, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Eden per me è un inizio ed una destinazione allo stesso tempo. È nato dalla necessità di liberarmi del passato, di danzare i miei traumi e sussurrare ciò che un tempo mi assordava. Nulla di ciò che scrivo è mai un vero punto di arrivo, pur essendo un “prodotto finito”. Spero che la mia musica lasci qualcosa nelle persone anche e soprattutto dopo l’atto stesso dell’ascolto.

Dal punto di vista musicale come descriveresti quest’ultimo progetto? 
Eclettico, perfettamente imperfetto.

La Niña @ Carlo William Rossi


Qual è la traccia con una bella storia da raccontare? 
STORIA DI AFRODITE è forse l’unica vera storia che racconto in questo lavoro. È chiaramente frutto della mia immaginazione ma trovavo estremamente paradigmatico della realtà il fatto che una ragazza, bella come una dea e figlia di un quartiere popolare, fosse “nata mmiezo ‘o mare e cresciuta mmiezo ‘a via” (nata in mezzo al mare e cresciuta per strada). Il brano ha una struttura ispirata alla Villanella, una forma di canzone nata a Napoli nel XVI secolo e racconta della vendetta di Afrodite ai danni del suo stupratore. Volevo riscrivere il finale di un copione che solitamente, nella realtà, ha tutt’altro epilogo.

Con chi (e come) hai collaborato durante la realizzazione di questo EP? 
Nella produzione musicale e nella scrittura dei brani ho collaborato con KWSK NINJA che io ormai considero come l’altra metà del progetto. Mi sentirei persa senza di lui, ed è probabilmente con lui che mi sono ritrovata. KWSK è anche l’artista che realizza tutti i videoclip e le grafiche de LA NIÑA, e che da nuova forma alle mie canzoni e vita alle mie visioni. È bellissimo realizzare quanto negli ultimi anni abbiamo dato l’uno all’altra, il nostro è un connubio perfetto, dove musica, arti visive e performance si bilanciano armoniosamente. Insieme abbiamo trovato la luce, anche in momenti bui come quello che stiamo vivendo.

C'è qualcuno a cui vuoi dedicare Eden? 
Dedico Eden a chi non crede nel Paradiso.

MACE - OBE

Come è nato Obe, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Ho vissuto qualche mese in Sudafrica,a Johannesburg e ho registrato lì un disco con solo artisti africani. è stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita, ma quando sono tornato in Italia, ho deciso di non farlo più uscire. Come se sentissi che quello che avevo fatto avesse senso mentre ero lì, ma tornato qui non mi appartenesse più al 100%. Avevo comunque voglia di realizzare un disco tutto mio, e contestualmente ho trovato che la musica italiana era cambiata: ci sono un sacco di nuovi artisti interessanti,altri che c'erano da tempo ma che finalmente avevano ottenuto la visibilità che meritavano.Ho sempre un po' sofferto nel non riconoscermi nella scena italiana. Vedendo com'era cambiata mi sono detto che era il momento giusto per fare un disco qua in Italia al quale applicare la mia visione creativa.Ci ho lavorato nell'arco di due anni. In questo periodo mi sono occupato anche d'altro: ho fatto DNA con Ghali, il disco di Venerus e tante altre produzioni. Ma è stata comunque una lunghissima gestazione.

Quale traccia ha una bella storia da raccontare? 
In realtà ogni brano ha una vita a sé ed è stato tutto realizzato in vari step. Alcune idee le avevo scritte mentre viaggiavo - in Sudafrica e Giappone - in fase prettamente strumentale. Altre sono nate in studio da zero: per esempio con Venerus, con il quale avevo già scritto tanta roba. Il processo spesso è stato questo: mi viene un'idea musicale, faccio cantare il primo artista, vado avanti nella produzione e poi chiamo il secondo artista. In seguito procedevo con l'arrangiamento portando il pezzo ulteriormente da un'altra parte: quindi è stato un processo molto stratificato per questo motivo. Uno dei miei brani preferiti del disco è Ayahuasca, che è stato l'unico dove ho specificatamente chiesto di parlare di quell'argomento, a cui sono molto legato. Ho raccontato le mie esperienze con l'Ayahuasca a Colapesce, e lui è riuscito a metterle giù in un modo molto poetico. Al brano ho poi incorporato molti suoni presi dai rituali sciamanici  amazzonici, dalle percussioni ai flauti.

Mace @ Roberto Graziano Moro

Roberto Graziano Moro

Nel disco hai collaborato con tantissimi artisti. Qual è il filo conduttore che li lega?
La scelta è ricaduta su tanti artisti che innanzitutto mi piacciono molto, che fanno cose interessanti e che mi sono immaginato bene nel viaggio esperenziale che stavo creando. Quindi il collante è stato quello: con molti di questi artisti tra l'altro ci avevo già lavorato, con altri non ancora ma ero molto attratto dalla loro musica. In altre parole: il filo conduttore è che non c'è il filo conduttore.

C'è qualcuno a cui vorresti dedicare OBE?
Alla musica italiana. 

ARLO PARKS - COLLAPSED IN SUNBEAMS

Come è nato Collapsed in Sunbeams, e cosa significa per te e per il tuo percorso artistico?
Collapsed in Sunbeams è stato creato principalmente negli airbnb nell'East London. Ci siamo rintanati per alcune settimane, circondati di piante, candele e cristalli e ci siamo tuffati nel mondo dell'album. Ho preso molta ispirazione dai miei vecchi diari e dall'idea della nostalgia. Gli album di debutto sono sempre una cosa speciale per me, e avere il mio album sul punto di uscire fuori nel mondo ha un che di terrificante, ma anche di euforico. È la mia prima grande e definitiva dichiarazione di intenti come artista, è una capsula temporale e il primo grande passo nel mio viaggio.

Come descriveresti questo progetto, dal punto di vista musicale? 
Direi che è una fusione di musica soul, indie e pop. È ispirato a tutto, da Elliott Smith a Portishead a Tribe Called Quest ad Aphex Twin. È un ampio collage di generi diversi, il fatto che Collapsed in Sunbeams sia così fluido è ciò di cui sono più orgogliosa.

Arlo Parks @ Alex Kurunis

Quale traccia ha una bella storia da raccontare? 
Hurt ha un bellissimo retroscena: è la prima canzone che ho scritto dopo un periodo di blocco dello scrittore e ansia che circonda l'album. È stata scritto in un'ora circa, ispirata da questa citazione di Audre Lorde che dice "Il dolore cambierà o finirà" e stavo ascoltando Supremes, Digable Planets e Cleo Sol. Scrivere è stato un processo euforico, perché mi ha ricordato che la mia capacità di scrivere abiterà sempre il mio cuore e che la tristezza non è mai permanente.

Con chi (e come) hai collaborato? 
Luca Bucellati ha prodotto la maggior parte dei brani; ho lavorato con Paul Epworth su Portra 400 e Too Good, e con Badsounds su Bluish. Sono stati tutti collaboratori molto propositivi e si sono avvicinati a questo progetto con nient'altro che amore. Ne sono onorata.

C'è qualcuno a cui dedicheresti l'album? 
Vorrei dedicare questo album a mia madre, alla mia migliore amica Alice, a Sufjan Stevens e a Wolfgang Tillmans. Non sarei quella che sono senza di loro, come artista e come persona.