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In fondo i mostri chiedono poco, vogliono solo uscire da sotto il letto e farci paura per qualche istante, prima di tornarsene nel buio.
(Fabrizio Caramagna)

«Sei pronta?»
«Racconta»
«Tutto ebbe inizio quando il Borgo venne costruito sul suolo maledetto. Si dice che a quei tempi portavano vittime sacrificali. Giovani uomini e donne sulla vecchia roccia delle incisioni. Ora li è situato il pozzo ma una volta, sembrava un altare. Utilizzando queste vittime, hanno risvegliato una creatura. Una creatura dagli occhi rosso sangue, con le lacrime nere che a contatto con la neve diventano rosse. Denti aguzzi, artigli al posto delle mani e un corpo possente, con acunei su tutta la schiena, ricoperto da una pelle nera e bucata, come se lo avessero bruciato vivo. Questo mostro, preso dall'ira lí uccise, per poi sparire senza lasciare traccia. Il nostro fondatore, non credette a questa leggenda e costrui il Borgo definitivamente. Il mostro tornò. Una sera di Novembre, iniziò a nevicare e si presento in città un forestiero, sembrava umano. Ma poi, nei giorni a seguire trovarono tutta la popolazione massacrata, sangue ovunque con un messaggio sulla neve. "Siete miei ospiti, seguite le mie regole". Sui corpi delle vittime ha lasciato le sue prime regole, ma nessuno le ascoltò. Venne insabbiato tutto quanto, e successe di nuovo. Finché non arrivo la caccia alle streghe. Erano tutti quanti presi da questa cosa, che si scordarono del mostro e questo lo fece infuriare di più. Il borgo venne attaccato non da uno ma da due mostri, si credeva che ci fosse un esercito la fuori. E fu così che iniziarono gli abitanti a seguire le sue regole. L'unico problema è che la gente sottovalutata questa leggenda, sbeffeggiandola e risvegliando la bestia. E ogni volta che nevica lui torna e uccide, uccide senza sosta. Ma ha delle vittime precise.»
«È da anni che non nevica, forse è andato in letargo»
«O forse sta aspettando, in questi ultimi periodi sono state infrante delle regole, ma di una cosa sono certa, il mostro guarda molto e sa riconoscere chi merita la morte e chi no» mi acciglio sospirando, gustandomi il té.
«Credo che, andrò al confine a rileggere le regole... Anche perché, raccontandomela sembra un film horror agli inizi della trama» la donna osserva fuori dalla finestra.
«I dettagli macrabri te li risparmio solo perché sei ancora una giovane ragazza, e la tua mentre potrebbe giocarti dei brutti scherzi. Ho visto cosa è capace di fare, non ti stupire se un giorno trovi un corpo infilzato in un palo o se lo trovi senza occhi o senza organi» mi si gela il sangue. Credo che non sarei mai dovuta venire qui, è pazza. Sicuramente si è inventata questa storia. È solo una leggenda, nulla di vero. Giusto?

***

Ho i piedi congelati, nel vero senso della parola. Cammino tra le rocce della montagna, alla ricerca del cartello delle regole. Scivolo sul muschio e cado a terra. Mugolo rialzandomi. Per ironia della sorte, sono finita proprio davanti al cartello. Inizio a leggerle ma mi sembrano così assurde. I miei occhi vedono cadere un fiocco di neve, che si posa con tanta eleganza sul legno.
«Nevica?» sono incredula, un altro ficco scende posandosi sui miei capelli. Sarà meglio tornare indietro.
Risalgo con fatica tra le rocce, il borgo non è lontano, riesco a vedere le luci del posto e il fumo dei camini accesi. Sicuramente staranno dando di matto in paese, per l'arrivo del "mostro". La neve è il suo annuncio. Nonostante mi è stata raccontata la leggenda non ci credo ancora.
Passo paura quando davanti a me si palesa una figura slanciata, un ragazzo vestito di nero.
«Mi hai spaventato, non puoi vestirti così è contro le regole» sussurro e alzo appena lo sguardo, ma non vedo i suoi occhi, sono coperti dal cappuccio.
«Le regole...» ho incontrato un'altra persona bizzarra, fantastico. Riprendo a camminare oltrepassandolo.
«Ti sei perso? Vivi nel Borgo?» mi volto ma lui scende giù, verso il cartello.
«Sta nevicando e il Borgo si trova di sopra...» ma nulla, non mi considera. Mi acciglio apprestandomi a salire. Non ho voglia di diventare un pupazzo di neve. Appena arrivo al borgo come temevo, le persone sono fuori di testa. Corrono da una parte all'altra, incidono sulla porta e dipingono, scrivendo quella stupida frase.
«Holly, devi tornare a casa!» mi rimprovera Ippolito.
«State davvero incidendo e tutto il resto?»
«Holly! Il mostro sta arrivando! Vai a casa» mi urla strattonandomi.
«Perchè dovrebbe tornare?» il cuore mi martella nel petto.
«

Qualcuno, Holly, ha pronunciato il suo nome, ha infranto più regole»
«Qual'è il suo nome? Chi ha infranto le regole?»
«Tua zia Holly, tua zia...» mi allontano e corro verso la sua abitazione. Lei non c'è, non è in casa.
«Zia?» la chiamo confusa e cerco accuratamente in casa. Esco con i battiti che rimbombano pesantemente nel petto, è il crepuscolo e la neve attecchisce sempre più velocemente. Busso alla porta della gente e chiedo a chi sta scappando se ha visto mia zia, ma niente, nessuno sa niente.
«Holly! Vieni qui presto!» mi chiama la vecchia, corro da lei e mi chiudo nella sua casa, ha messo il simbolo e la frase in latino.
«Non trovo mia zia...»
«Holly, mi dispiace tanto» mi prende una morsa al petto, ma so che non mi farà uscire. La regola del coprifuoco la seguono tutti e pure lei, che è quella che rischia sempre di più nel fare di testa sua.

Neve Rosso SangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora