Il racconto

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JAMES

Vedere Katherin piangere abbattè tutte le mie difese. Mi avvicinai al corpo tremante di lei e l'abbracciai.
-Shhhh Kat, calma- le sussurai, -non siamo noi i figli del caos, e se pure lo fossimo non dobbiamo preoccuparcene. Abbiamo una missione e dobbiamo portarla a termine-.
Lei tirò su con il naso e annuii.
Le presi la pietra che teneva ancora in mano e la gettai in acqua.
-Dobbiamo continuare il viaggio okay?-
-Si. Andiamo James- mi rispose e con un battito di mani fece sparire la barriera d'acqua che ci circondava.
-Perfetto andiamo- dissi e le presi la mano, ma lei fece resistenza.
-James aspetta- sussurò appena,
-Cosa c'è ora?-
-Devo dirti una cosa-
-Se vuoi dichiararti non è il momento- scherzai io per alleviare la tensione, ma vedendo che la sua espressione non cambiò, capii che doveva dirmi una cosa seria.
-Okay dimmi- dissi, questa volta serio, lei fece un bel respiro e poi: -Tutto questo io l'ho sognato. Cioè non proprio così, ma comunque l'ho fatto-
A quanto pare feci una faccia stupita e idiota perché lei sbuffò e continuò:-Dal giorno in cui mi sono spuntate le ali faccio questo sogno. Ci sono io, ma sono più piccola. Sto sopra un fiume tipo questo e vedo un cesto come quello che abbiamo visto noi. Ero stremata e quindi decisi di prenderlo, forse c'era del cibo. Lo prendo e vedo la pietra. Ma prima che possa fare qualcosa, una fata alle mie spalle mi tira un pugnale e mi trancia le ali. Io l'ho sempre presa con superficialità, le ali, infondo, le riceviamo a undici anni. Ma ora...-
-Pensi che sia tipo una premonizione giusto?- conclusi io.
-Esatto- disse lei.
-Se è così come dici meglio proseguire a piedi. Secondo ciò che mi ha detto Roxy in volo ci avremmo messo un giorno, a piedi ce ne metteremo due giusto?- chiesi,
-Speriamo- concluse lei e mano nella mano iniziammo ad avventurarci nella foresta. Quando mi accorsi che le tenevo la mano mi irrigidii. Penso che lei se ne accorse infatti me la lasciò subito distogliendo lo sguardo.
Caminammo per circa mezza giornata scambiandoci solo qualche parola per chiedere acqua, cibo o semplicemente una pausa.
Erano da poco passate le due, quando decise che era ora di una pausa. -James, penso che sia ora di fare una pausa- mi disse la ragazza,
-Penso che sia una buona idea zuccherino- risposi con un ghigno,                         -NON.CHIAMARMI.ZUCCHERINO-  disse lei più incavolata che mai.                                                            -Certo..... zuccherino- continuai io con uno sguardo malizioso.                 
Mi guardai in giro e vidi un albero abbastanza alto, e non lontano dal fiume.
-Fermiamoci qui- dissi avvicinandomi e posando lo zaino a terra. Katherin mi seguì e si sedette accanto a me.
-James...- iniziò lei, -posso farti una domanda?-
-Non si chiede a qulcuno se gli puoi fare una domanda, si fa e basta- sorrisi io,
-Già-disse lei toccandosi i capelli imbarazzata, -allora... ehm... come ti sei sentito quando hai dovuto cambiare famiglia per via del tuo potere?- chiese infine.
La guardai un attimo e poi sospirai.
Non avevo mai raccontato a nessuno ciò che era successo quel giorno, ma non so che, mi disse che di Katherin avrei potuto fidarmi. Quindi le raccontai tutto.

Il mio undicesimo compleanno stava per arrivare. A mezzanotte di quella sera sarei diventato una fata e avrei scoperto il mio potere.
-Mamma- chiesi con timore alla bellissima donna davanti a me,

-Dimmi tesoro- disse accarezzandomi i capelli. Eravamo seduti davanti al fuoco, era gennaio, e la neve cadeva da ore fuori dalla nostra abitazione. Amavo la neve, ma il mio sguardo era sempre destinato al fuoco. Quella fiamma che ti scalda mi attraeva.

-Mamma, se per caso diventassi un dominatore del Fuoco mi vorrai ancora bene?- quella domanda mi tormentava da giorni ormai.
-Ma che domande fai! È ovvio che ti vorrò sempre bene!-
Sorrisi e l'abbracciai.
-Pensi che anche il papà mi avrebbe voluto bene?-
-Ne sono certa. Ma adesso vai a nanna, domani sarà un gran giorno-
Detto ciò mi diede il bacio della buonanotte e mi lasciò andare in camera mia.
Avevo paura di addormentarmi. Da quello che raccontano i grandi il processo per acquistare le ali era doloroso.
Provai ad aspettare, ma il sonno si impossessò di me.
A mezzanotte in punto mi svegliai per dei dolori atroci alla schiena. Le mani mi pulsavano e la testa sembrava che mi volesse esplodere.
Urlai, ma nessuno mi aiutò. È questa la tradizione.
Pian piano il dolore alle mani e alla testa cessò, ma quello alla schiena no. Sentii qualcosa crescere piano piano, ma non osai guardare. Si dice che se si guardano le ali durante la creazione queste si spezzano.
Dopo un'ora circa il dolore alla schiena passò e caddi sfinito.
Al mattino trovai mia mamma vicino al letto.
-Ehy tesoro. Come stai?- mi chiese lei,
-Bene credo- risposi io con voce debole,
-È il momento-
Mi vestii e andai al Palazzo di Giustizia con la mia mamma per vedere il ministro.
Una volta nel suo ufficio mi chiese di far spuntare le ali. Lo feci.
Pensavo di trovare delle ali azzurine, invece sulla mia schiena comparvero due bellissime ali rosse.
Mia madre sorrise e qualche lacrima le rigò il volto.
-Bene ragazzo, sei un dominatore del Fuoco- mi disse il ministro.
Io non sapevo cosa fare o dire. Dentro di me sapevo che sarebbe successo, ma ora avrei dovuto lasciare mia madre e il mio fratellino appena nato, avrei dovuto proteggerli con tutto me stesso. Ecco cosa avevo promesso a mio padre sul letto di morte. In quel momento odiavo ciò che ero diventato. Iniziai a urlare e lanciai senza volerlo una palla di fuoco che distrusse la scrivania davanti a me.
Mi odiavo e sapevo, anche se mia madre mi continuava a voler bene, che non sarebbe stato più lo stesso, che mi sarebbe mancata, speravo solo che non sarebbe caduta in depressione come dopo la morte di mio padre. Delle lacrime iniziarono a rigarmi le guance.
Uscii di corsa dal palazzo e prima di lanciare un'ondata di fuoco nella radura accanto a me sentii una voce che mi sussurava:-È questo il tuo destino giovane eroe-

Raccontai tutto di un fiato. Katherin non fiatava.
-Bhe ora sai tutto! Vuoi sapere ancora qualcosa?- dissi con voce sfinita. Come se avessi volato per un giorno,
-Bhe si...- rispose lei, -Com'è morto tuo padre?-
La domanda mi fece trasalire. Chiusi gli occhi e mi feci coraggio:-È morto per la sidrome di Moorfer, un mese dopo che mia madre era rimasta incinta di mio fratello. Fu terribile. Quella malattia uccise quasi trecento persone...-
-Che strano...- disse la ragazza ad un certo punto guardandosi intorno,
-No; non lo è- affermai io seccato, pensando si stesse riferendo a mio pare.
-James, tutto è immobile. Le foglie non si muovono, il vento non soffia, il fiume non fa rumore. È innaturale-
Mi guardai intorno. Aveva ragione. Ad un certo punto mi venne in mente una cosa che avevo letto a scuola. Una cosa terribile.
-Katherine dobbiamo andarcene!- urlai, -questa cosa è il sogno di Morfeo, se non ci muoviamo resteremo come pietrificati anche noi!-
La ragazza capì, questo bastò.


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