Luce spenta.

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Camminavo in una di quelle stradine quiete, sentivo la tranquillità della sera invadere le mie orecchie con le sue dolci melodie. Quei rumori assordanti che quegli odiosi insetti sono soliti emettere non mi davano più fastidio. Ero immersa nei miei pensieri e guardavo i lampioni man mano che mi li incontravo per strada. Seguendo un preciso ordine, ogni dieci metri ce ne era uno, e poi un altro. La dolce melodia continuava a a ronzarmi in testa mentre i miei pensieri si facevano sempre più forti e insistenti.
Forse ero partita dal fatto che fossi stata una "sorpresa", o forse dal fatto che mi reputi una persona ancora inutile per la società, oppure quella mia raccolta di pensieri non aveva mai avuto né capo né coda.

Certo che gli umani sono degli esseri proprio particolari... Ne esistono a miliardi, eppure non c'è né uno uguale all'altro, non ci sono due persone con la stessa ideologia, perché l'altra differirà anche solo di un piccolo particolare.
Il mondo è proprio vasto.
Però questo mondo spesso mi inquieta, non ha mai realmente dato un senso di sicurezza dentro di me...
Come se mi stesse nascondendo qualcosa, come se quel qualcosa, se venisse scoperto, farebbe di tutto pur di difendersi dalle menti umane che potrebbero sfruttarlo in malo modo grazie alle loro menti malate.
Ahh, i malati, quelli bacati nel cervello, sì! Quelli che finiscono dallo psicologo senza alcun risultato se non il biglietto di sola andata per il manicomio.
Quanto li invidio.
Vorrei vedere coi loro occhi e capire con la loro menti... Secondo me, secondo me, sono menti superiori, menti che sono riuscite ad andare al di là del confine della comprensione di un normale essere umano, coloro che hanno varcato quella soglia irraggiungibile e senza ritorno...
È un posto magico questo fantomatico mondo, ma lo sono ancora di più gli umani che lo popolano...
Perché? Perché mai popolare questo mondo fino a questo punto? Cosa ha spinto gli umani, in tutti questi miliardi di anni, ad espandersi fino ad arrivare ad oggi?
Perché? Perché creare generazioni future affidando il mantenimento del mondo a della fragili menti facilmente influenzabili?
Perché volersi affidare a piccoli esseri i ancora incapaci di intendere e di volere?
Che mondo strano... Però a tratti mi sembra anche divertente... Non so, è come se pensare a tutto questo mi faccia ridere.
Noi generazioni future, in fondo, non siamo altro che piccole marionette mosse da fantasmi del passato che, in qualche modo, sono riusciti a imprimere nelle nostre piccole menti innocenti, certi pensieri e credenze.
Un esempio concreto.
Babbo Natale.
Chi ma inventerebbe una storia del genere? A che fine?
Far obbedire i bambini non è tra quelli accettabili. Insomma, chi vogliamo prendere in giro? Un uomo anziano, a bordo di una slitta magica, trasportata da renne volanti, a consegnare regali ai bambini di tutto il mondo in una notte. Complimenti adulti, ne avete fatta uscire un'altra delle vostre.
AHAHAHAH.
Mi fate ribrezzo.
Odio vivere in questo mondo.
Quanta gente falsa esiste?
E perché mente?
Avrà dei punti deboli?
Avrà dei sentimenti? Mente e usa gli altri per proteggere se stesso o gli altri? E perché usa qualsiasi espediente pur di raggiungere il suo fine?
Lo invidio.
Io se mento, mi sento in colpa.
Ma se non lo sa, che male gli fai?
È una questione di principi...
Ma le loro maschere sono belle sode, non le togli facilmente...
Le mie sono fragili e intercambiabili, a volte... mi sento come se dentro di me vivessero più... me.
Insomma una specie di personalità multipla, ma... controllata.
A volte io stessa mi spavento da sola. Cosa diavolo potrei fare? Cosa mi salterà in mente? Buttarmi dal finestrino? Cadere giù dal ponte?
Non so se il solo pensiero mi terrorizzi o mi ecciti.
Vorrei capirmi meglio.
No, anzi, vorrei che dentro me restasse solo una parte di me, sperando sia la più sana.

Iniziai ad avanzare più lentamente perché sapevo di essere arrivata.
La luce del salotto era ancora accesa. Mi staranno aspettando o staranno ancora vedendo la televisione, pensai.
Entrai nel vialetto di casa e feci scoccare la serratura, aprendola.
Tolsi la pettorina a Rusty, il mio adorato cagnolino, ed entrai in casa.
Non regnava il mio amato silenzio, ma quelle odiose vocine della televisione.
Quale fastidioso apparecchio malefico.
I miei genitori erano stravaccati sul divano, ormai mezzi addormentati, a seguire quella trasmissione priva di senso, come tutte le sere in cui erano insieme.
Studiare per 18 anni per trovare il proprio posto in una società che ti ricuce in uno stato di coma apparente nei tuoi momenti di riposo? Complimenti uomo, hai compiuto un altro dei tuoi soliti giochetti.
Dio, spero di morire prima che questa quotidianità faccia parte di me.
Li salutai quasi sussurrando e andai a cambiarmi.
Lo specchio, il mio migliore amico.
Non so quante ore della mia breve vita abbia passato lì davanti a parlare, quasi in attesa di una risposta che non sarebbe mai arrivata. Ma io lo so, lo sapevo che avevo in qualche modo ragione.
Ma, andiamo con ordine.
Non ricordo di cosa parlai quella sera, ma so che fu uno dei discorsi più brevi, forse per la stanchezza, o forse per l'ora.
Dopo essere andata a letto, passai almeno un'oretta buona ad ascoltare musica, musica che per molti sembrerà improponibile.
Adoro la musica giapponese, sul rock e pop, al di là dei significati che sempre più mi stupiscono, apprezzo soprattutto musica ritmata, e in più questo mio aspetto, oltre a molti altri, mi differenzia dalla massa.
Chiusi gli occhi ancora con le cuffie accese e mi addormentai in balia dei pensieri che, una volta arrivata l'alba, avrei dimenticato come al solito.
~~~~~~~~~~~~
Suonata la sveglia, la mattina seguente mi preparai per andare a scuola e presi il pullman.
Mmhh, oggi potrei ascoltare la playlist di canzoni scaricate...e magari domani riprendo quella su Spotify.
Salita sul bus e accesa la musica, iniziai a guardarmi in torno, come di mio solito.
Sono molto bassa e ciò mi aiuta ad infilarmi in piccoli spazi, ma anche a farmi arrivare in faccia centinaia di cartelle e capelli lunghi.
Al di là di questo piccolo particolare, tra gli stereotipi che popolavano il pullman, notai i soliti soggetti: il ragazzo con lo zaino per il calcio, le quattro ragazze dei gossip, i primini intenti a scambiarsi i codice amico su Royale, quelli che chiacchieravano tra di loro e quelli che, come me, si facevano i cazzi loro osservando il solito percorso per arrivare a scuola.
Bella la scuola, un luogo in cui ti costringono a socializzare, ma che senza la quale non saprei come vivere le mie giornate. Sono una persona semplice a scuola, nella media, non pretendo l'impossibilità ma mi impegno per quel che posso, poi se non riesco esattamente a ottenere ciò che voglio, non ne faccio una tragedia e vado avanti.
Arrivata a scuola, scesi in mensa come di mio solito ed incontrai Eta, compagna di classe con cui condivido qualche passione, come ad esempio gli anime; Terg, il mio fidato consigliere anime, asociale, molto intelligente, ma tende a non seguire le lezioni... Poi il mio adorato Nyuu, anche lui segue alcuni anime, però essendo dislessico fa un po' di fatica e lo scorso quadrimestre gli avevo fatto evitare 3 recuperi.
È molto strano che io abbia trovato una combriccola con cui parlare e condividere cazzate e passioni, io, piccola asociale che si chiude in camera piuttosto che uscire.
Certo, dovrei cambiare le mie scelte, ma voglio procedere con ordine e vivere il presente come mi si presenta, senza andare a prevedere o creare false aspettative destinate ad avere breve durata.
Dopo chiacchierate inutili riguardo argomenti futili a cui noi giovani diamo importanza, suonò la campanella e salimmo in classe.
Non starò qui a dirvi che scuola faccio e quale indirizzo io abbia scelto, vi basta sapere che sono al terzo anno, nulla di più nulla di meno.
Penso che quando si racconti una storia, ciò che spesso manca sono i pensieri del narratore che spesso e volentieri può anche coincidere col protagonista. Certo, con questo non vi sto mica dicendo che questa storia sarà una raccolta di pensieri confusi e senza fine logico, cioè si ma no.
Riformulo. Nel senso...
Insomma per arrivare a certe situazioni bisogna prima spiegare il pensiero del protagonista, o si finirà per perdere il filo della narrazione e non capire più la storia.

"Certo che, ora che ci ripenso, è incredibile di come possa essere successo tutto quel giorno, tu che ne pensi...?"dico abbassando lo sguardo per scorgere il suo volto assonnato.
"Beh, si, diciamo che è una di quelle storielle che a sentirle ti sembrano talmente pazzesche e surreali, che... che poi quando ci sei dentro quasi stenti a crederci e... e ancora incredulo vaghi il quel luogo..." afferma il mio compagno di vita, alzando lo sguardo per scorgere la mia espressione serena mentre mi guardo attorno.
"Questo luogo, è qualcosa di magico... surreale, ma... ha quel qualcosa che mi spinge a tornarci."affermo quasi sussurrando, temendo che possa sentirci qualcuno.
Si mette a ridere fragorosamente "Tornarci? Ahhh, cara mia, tornarci o meno, siamo qui, certo è da un po' che non torniamo e tutti potrebbero essere... sai, preoccupati per te, no?"
"Lo vuoi sapere o no come son arrivata qui, caro il mio 'mi preoccupo sempre degli altri'?" Affermo ridacchiando.
"Ahh, okay, okay. Non ti interrompo più, promesso." Promette alzando le mani come se fosse minacciato da una pistola. Com'è buffo. Com'è buffa questa situazione.

Mi avviai in classe e mi sedetti al mio posto, attendendo l'arrivo del prof che si presentò ben 20 minuti dopo. Puntualità. Ma quella è meglio lasciarla alla Svizzera.
Mi pareva una giornata qualsiasi.
Insomma, c'era bel tempo e le lezioni procedevano normali, come al solito, no?
Tranne che per un particolare.
Giunta l'ora di italiano e passata una buona mezz'ora successe qualcosa di nuovo. Inaspettato, forse sconosciuto.
Improvvisamente mi sentii immersa, quasi soffocata dal silenzio dell'aula.
Il prof aveva dato da leggere e stranamente nessuno stava proferendo parola.
Sentendo tutta quella improvvisa calma, mi allarmai.
Era troppo calmo per i miei gusti, ma soprattutto per i loro standard.
Alzai lo sguardo dallo schermo del mio iPad, quella scritta "Sudoku" nera su quello sfondo bianco, quasi mi accecavano, e poi mi guardai intorno.
Cos'era quel luogo?

Vidi grigio. Fondamentalmente era tutto grigio.
Oltre all'assordante silenzio di tomba, c'era anche un odore nauseante e insopportabile.
Era come se mi fossi catapultata in una versione della mia scuola più... vecchia?
Nah, non più vecchia, quasi abbandonata. Come se quel luogo fosse stato improvvisamente abbandonato e lasciato a marcire per cinquant'anni.
Una fioca luce entrava dalle tapparelle, ormai rotte, ricoperte da ragnatele e muffa che illuminava il giusto l'aula.
Ero seduta sul mio banco, dove sono sempre stata, al centro dell'aula, come sempre, ma.
Mi resi contro di essere sola.
Io sulla mia sedia e il mio banco.
Tutto rigorosamente arrugginito, sporco, vecchio, ricoperto da muffa e ragnatele.
Mi alzai di scatto, quasi schifata dallo stato di invecchiamento improvviso della mia sedia.
L'aula era vuota, fatta eccezione per il mio banco e la lavagna.
L'odore era insopportabile, mi stava penetrando le narici col suo sapore acido e insopportabile di muffa in stato avanzato.
Corsi fuori dalla porta e mi ritrovai nella versione abbandonata della mia scuola.
Tutto era stato abbandonato a sè stesso, era quasi come se improvvisamente tutti fossero scappati da quel luogo e che esso fosse invecchiato all'improvviso.
Mi guardai in torno meravigliata da quello spettacolo quasi raccapricciante che mi si parava davanti agli occhi.
Ma l'odore di muffa mi fece risvegliare dal mio stato di trance facendomi uscire da quella scuola.
Mi schifai parecchio a spingere la maniglia arrugginita della porta dell'uscita e giunta fuori dalla scuola il cielo attirò la mia attenzione.
Un cielo grigio e spento.
Non c'era assolutamente nessuno.
Solo io e i miei pensieri in quel luogo a me sconosciuto, in quel luogo, abbandonato ormai da tempo.

N. A.
Salve cari lettori della mia (forse prima?) storia seria.
Si esatto, non sarà una delle solite cazzate e spero di concluderla seriamente.
Ho tante belle idee in mente per fare di questa storiella, una storia interessante.
Spero solo di trovare voglia, tempo e parole per scrivere tutto ciò.
Spero di creare un racconto piacevole da leggere e abbastanza scorrevole (nonostante i flussi di pensiero improvvisi e irrazionali).
Spero di non annoiarvi ma di sorprendervi.
E spero anche in giudizi e consigli sul come migliorare la fluidità della narrazione, anche se io stessa mi rendo conto di quanto possa essere difficile seguire tale flusso di pensiero e intrecci vari nel modo di narrare.
Scusate eventuali errori, se non capite qualcosa commentate e io vi spiegherò.
Spero vi piaccia questa nuova storia,
Un saluto,
Autrice ♪('ε )

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