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"Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata"

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DIANO D'ALBA OGGI


La famiglia Veglio aveva una storia bella da raccontare, bella e faticosa: la propria storia di vinaioli.

Così presso la loro Cascina Rossa è sorto il Museo della Civiltà Contadina. Ci sono gli strumenti del passato, quelli che sanno di sudore solo a guardarli e ci sono le fotografie che fanno sorridere e rimpiangere.

Qui se parli di vino, parli di Dolcetto d'Alba.

l’Associazione I Söri di Diano si battono da anni per riconoscere questo vino per quello che è: una perla proprio come Barbera e Nebbiolo.

A Diano si parlava di arte già nei decenni passati. è qui che Franco Garelli faceva nascere le sue opere che poi trovavano posto nelle pinacoteche più rinomate del mondo.

Per queste vie riecheggiavano le note di Piemontesina, composta da Giovanni Raimondo nato qui nel paese dedicato alla dea della caccia.


DIANO D'ALBA GALLERY



DIANO D'ALBA IERI


Le origini di Diano d'Alba risalgono all'epoca romana, come testimoniato da alcuni reperti storici, primo tra tutti un Tempio dedicato alla Dea Diana. 

 Il suo momento storico più importante avviene a cavallo dell’anno 1000, con la costruzione del primo nucleo del suo castello, in origine destinato alla difesa contro le scorrerie saracene.

Tra i secolo X e XII arriva la dissoluzione dell'impero carolingio e l'avvento al potere dei Vescovi.

Il castello di Diano viene sempre più potenziato e completato, fino a farne il più forte maniero della provincia, tanto che il Vescovo fa di Diano, per lungo periodo, la capitale di un territorio che arriva fino ai confini di Garessio.

La storia prosegue con vari passaggi di influenza fra i vari potentati e casate. 

Tre sono i periodi fondamentali: quello contrastato dei Marchesi di Busca; quello pacifico dei Gonzaga di Mantova e infine, in seguito al trattato di Cherasco del 1631, quello infinito dei Savoia .

Successivamente il feudo dianese, viene ceduto ai Conti Ruffino di Savigliano che lo mantengono fino al 1856 quando si estingue la casata e Palazzo Ruffino viene ceduto al Comune, che lo elegge a sede municipale.


 

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