L'Italia è il paese più irrorato di "scie chimiche" del mondo?

Uno degli articoli più condivisi online tra i sostenitori della teoria del complotto lo afferma: proviamo a vedere quanto c'è di vero (al netto delle inesistenti irrorazioni malvagie)

(Foto: Photo Dude/Flickr)

La risposta è meno ovvia di quanto si possa pensare. Non certo se ci si focalizza sulla composizione delle scie bianche che solcano i nostri cieli, che sappiamo essere frutto della condensazione del vapore acqueo e non la traccia di qualche forma di avvelenamento internazionale escogitata da chissà chi. Qui su Wired lo abbiamo già raccontato in molte occasioni. Se però si vuole rispondere seriamente alla domanda, magari per capire come mai l'Italia sia uno dei paesi in cui la credenza al cosiddetto complotto delle scie chimiche è più radicata, qualche numero può darci una mano.

Certo, occorre astrarre da tutte le folli argomentazioni che vorrebbero far credere che noi italiani siamo le vittime sacrificali di qualche occulto accordo dei nostri governi con gli Stati Uniti o altre super potenze mondiali. Il tema, tra l'altro, è tornato di moda proprio negli ultimi giorni, in seguito all'ondata di maltempo che ha causato seri danni in diverse regioni italiane e che, come spesso accade, ha stimolato la ricomparsa di strane spiegazioni e giustificazioni per questi eventi meteorologici estremi.

Uno degli articoli più condivisi in rete, che è online da 4 anni ma continua a raccogliere click – soprattutto negli ultimi giorni – è quello pubblicato dal blog Terra2000, il cui titolo riporta, categorico: "Scie chimiche in Italia, il Paese più irrorato d'Europa". Quanto c'è di vero in questa affermazione? Siamo effettivamente, a livello continentale o addirittura mondiale, lo stato in cui è più frequente vedere le scie in cielo?

Per rispondere bisognerebbe contarle una a una stando con il naso all'insù, paese per paese. Si dovrebbe tenere conto, infatti, che non tutte le rotte aeree hanno uguale probabilità di generare scie di condensazione. Il fenomeno dipende dall'altezza del velivolo e dalla sua velocità, dalle condizioni di umidità e temperatura, dalla circolazione dei venti e dalla latitudine. Inoltre, si dovrebbe tenere conto che non tutte le scie sono ugualmente lunghe e persistenti, e in generale è difficile prevedere in anticipo se per un determinato volo si formeranno o meno. Per semplificare il discorso, però, immaginiamo che la probabilità sia la stessa sempre e ovunque, e che dunque si possa ottenere una stima ragionevole del fenomeno a partire dal numero di aerei in volo.

Secondo l'Automatic dependent surveillance broadcast, che monitora da satellite tutto il traffico aereo globale, ogni giorno vede decollare e atterrare 100mila voli di linea. Poco meno di un volo su dieci passa all'interno dello spazio aereo italiano, e circa un quarto di questi (quindi grossomodo 2mila) decolla o atterra nel nostro paese.

Avere una quota parte di sorvoli che sfiora il 10% del traffico aereo globale non è poco, soprattutto per uno stato relativamente piccolo come l'Italia. A favorire questo effetto concorrono numerosi elementi: l'estensione territoriale del Belpaese in direzione nord-sud e la sua collocazione sulla traiettoria di molti voli che dall'Europa raggiungono il Medio Oriente, l'Africa e il subcontinente indiano. Insieme agli Stati Uniti, poi, l'Europa è la regione mondiale con il più alto numero di voli intra-continentali, e l'Italia ha aeroporti particolarmente frequentati a Roma e a Milano. Nonostante nessuno dei nostri scali si collochi nelle parti alte della classifica mondiale dei più affollati, quello di Fiumicino si piazza sempre a cavallo della trentesima posizione assoluta.

(Dati: OpenFlights)

Ovviamente non tutte le aree italiane sono sorvolate dagli aerei con la stessa frequenza. Oltre alle zone in prossimità dei grandi aeroporti, infatti, risultano particolarmente affollati i cieli della Pianura Padana e della Sardegna. Non è un caso, poi, che molte delle mappe che contengono le rotte più frequentate siano le stesse utilizzate dai sostenitori del complotto delle scie chimiche per identificare le parti d'Italia più irrorate.

Le principali rotte aeree che sorvolano l'Italia

Proprio la Sardegna, infatti, è una delle regioni che più spesso ricorrono nei racconti e nelle fotografie. L'articolo di Terra2000* *già citato e spesso ricondiviso, invece, curiosamente vuole denunciare il presunto eccesso di scie chimiche in Italia, ma nell'immagine mostra che cosa accade nei cieli della Corsica (anch'essi particolarmente solcati dalle rotte dei voli di linea).

(Foto: Terra2000)

Quindi siamo o non siamo il paese più ricco di scie? Possiamo dire di essere nella parte alta della classifica, ma non saliamo sul podio. In numeri assoluti, secondo il sito Ranker ci piazziamo al tredicesimo posto mondiale per numero di decolli, e quinti in Europa dietro a Germania, Regno Unito, Francia e Spagna. Se facessimo un rapporto con l'estensione territoriale dei diversi paesi, per ricavare una sorta di densità delle scie, supereremmo abbondantemente stati come Brasile, Canada e Russia, e rientreremmo certamente nella top ten. E faremmo ancora meglio se aggiungessimo nel computo anche i sorvoli.

Salvo staterelli di dimensioni molto piccole per i quali il rapporto potrebbe essere falsato dalla presenza di un aeroporto su un'estensione territoriale minima, in cima alla classifica pare esserci la Germania. Chissà se dall'Italia, paese con una grande tradizione di avvistatori di scie, non inizi un turismo chimico verso l'Europa centrale, alla ricerca di nuove e più ricche prove del complotto.