La chiocciola più piccola del mondo

È la Acmella nana, originaria del Borneo, il cui guscio non supera in media gli 0,7 millimetri di diametro

Solo un mese fa, un team di ricercatori coordinato dalla giapponese Shinshu University aveva svelato al mondo la più piccola chiocciola mai scoperta: la Angustopila dominikae, un mollusco cinese che può letteralmente passare nella cruna di un ago, grazie alla sua conchiglia larga solamente 0,80 millimetri. Il record però ha avuto vita breve. A detenere il primato da oggi è infatti la Acmella nana, una chiocciola che misura solo 0,7 millimetri, descritta in uno studio sulla rivista ZooKeys insieme ad altre 48 nuove specie scoperte nel Borneo.

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La Acmella nana in posa sui caratteri del paper in cui viene descritta (foto: Menno Schilthuizen, Naturalis Biodiversity Center)[/caption]

Alcune delle nuove chiocciole sono estremamente diffuse, ma hanno atteso anni prima di essere riconosciute come specie a sé stanti. Altre abitano in habitat estremi o areali molto ristretti, e non erano quindi mai state individuate fino a oggi. Sette delle nuove specie per esempio esistono unicamente sulla cima del monte Kinabalu, a 4.095 metri di altezza. Un'altra, la Diplommatina tylocheilos, vive solamente all'ingresso del remoto complesso di grotte della Loloposon Cave, sul monte Trus M****adi, seconda montagna più alta della Malesia.

L'Acmella nana, dal canto suo, ha un habitat più esteso, che comprende foreste e terreni calcarei dello stato di Sabah, nella porzione settentrionale del Borneo, ma a causa delle dimensioni microscopiche non era mai stata scoperta in precedenza.

Le chiocciole, spiegano gli autori della ricerca, hanno una particolare propensione a suddividersi in un enorme numero di specie endemiche, che abitano territori estremamente ristretti. Essendo animali lenti, possono facilmente rimanere bloccate in habitat molto limitati, in seguito a eventi geologici o tempeste, e vivendo a lungo in isolamento si trasformano quindi facilmente in specie a sé.

Questa distribuzione così limitata d'altronde le rende obbiettivi fondamentali per la conservazione della biodiversità della regione. “Basterebbe un incendio nella vegetazione che ricopre l'ingresso delle Loloposon Cave – spiega Menno Schilthuizen, ricercatore del Naturalis Biodiversity Center di Leiden e coautore dello studio – e l'intera popolazione di Diplommatina tylocheilos verrebbe spazzata via per sempre”.