Il cranio a metà tra rettile e mammifero che riscrive la preistoria

Ritrovato in Nord America sotto la zampa di un dinosauro, il piccolo teschio appartiene a un tassello evolutivo della transizione da rettili a mammiferi. Questo prova che la Pangea si è spaccata più tardi di quanto finora ipotizzato

(immagine: Jorge A. Gonzalez)

Un animaletto grande all'incirca come un leprotto, coperto di peli, che allattava i piccoli come i mammiferi. Eppure deponeva le uova, come i rettili. È questa la prima descrizione di Cifelliodon wahkarmoosuch, la nuova specie di Haramiyida (considerati antenati dei mammiferi odierni) scoperta grazie al ritrovamento di uno strano cranio sotto la zampa fossile di un grosso dinosauro nello Utah (Nord America). Un esemplare risalente al Cretaceo (130 milioni di anni fa) mai visto prima e che gli scienziati non si aspettavano di trovare in quest’area geografica, e che costringe a ripensare a quanto si pensava sulla frattura della Pangea.

Cifelliodon wahkarmoosuchChiamato così in onore del paleontologo Richard Cifelli (wahkarmoosuch invece significa “gatto giallo” in idioma locale), il team di paleontologi che ha effettuato la scoperta ritiene che il teschio appartenga a una specie mai osservata prima di Haramiyida, in particolare al sottogruppo dei Hahnodontidae. Si tratta di animali preistorici vissuti tra il Triassico e il Cretaceo che si ritiene siano antenati dei mammiferi, con un mix di caratteristiche di rettili e mammiferi. Se siano da annoverare già tra i primi mammiferi oppure no è ancora oggetto di dibattito.

Dall’analisi del cranio, datato 130 milioni di anni fa, i ricercatori hanno dedotto che l’animale doveva essere grande come un leprotto e pesare circa 1,1 kg. Piccolo se pensiamo alla schiera di tutti i mammiferi oggi viventi, ma doveva sembrare un gigante per i suoi contemporanei. Grazie alla tomografia computerizzata, gli esperti hanno scoperto che il suo cervello era relativamente piccolo, ma i bulbi olfattivi dovevano essere particolarmente sviluppati. Al contrario della vista, dal momento che le orbite sono piuttosto piccole. Probabilmente, dunque, si trattava di un animale notturno che si affidava all’olfatto per trovare cibo. Anche se non rimane molto della dentatura (un unico dente ritrovato), dalle cavità visibili i paleontologi credono che fosse simile a quella di alcuni pipistrelli odierni che si cibano di frutta: incisivi, canini e anche molari però suggeriscono che potesse succhiare, lacerare e masticare e che quindi la sua dieta potesse essere abbastanza varia.

Cosa c’entra la PangeaIl cranio ritrovato nello Utah è considerato dai paleontologi una scoperta straordinaria perché riscrive una parte di ciò che si pensava di sapere sulla rottura del supercontinente antico Pangea e sulle migrazioni di mammiferi e loro antenati.

Fino ad oggi esemplari di Haramiyida erano stati ritrovati in Europa, in Asia e nel Nord Africa e datati in era triassica e primo Cretaceo (da 145 a 101 milioni di anni fa).

Che i resti di animali simili e risalenti a un periodo tanto antico si ritrovino anche in Nord America costituirebbe una prova che i corridoi migratori della Pangea rimasero aperti per più tempo di quanto finora pensato: il supercontinente deve aver cominciato a frantumarsi più in là nel tempo, circa 15 milioni di anni più tardi.